tradimenti
Guidando in autostrada e scopata sulla Mustang
di esperienzanuova7375
17.12.2023 |
325 |
9
"Lo deglutii tutto assaporando il suo dolce gusto mentre altro sperma scaricò a piccoli fiotti sulle mie labbra..."
I racconti sono la rivelazione della propria personalità atti a svelare l’animo introspettivo, possono essere frutto di fantasie oppure la confessione di fatti realmente accaduti. Le mie sono confessioni di storie riconducibili a verità che vengono messe a frutto dopo che il mio cervello ha trasformato la fantasia in realtà. Mi è facile realizzare tutto quello che mi prefiggo utilizzando maschi ignari e non consapevoli di quello che di piacevole gli accadrà. Ciascuno di voi potrebbe essere, eroticamente e sessualmente parlando, una mia vittima, consapevolmente di essere una donna poco di buono, per dirla tutta una troia, che mi piace scopare con gli uomini inducendoli a tradire la propria partner, ma allo stesso tempo, consapevole di dare piacere a uomini svuotati sessualmente che non ricevono attenzione dalla propria donna, per cui mi sostituisco a loro trasmettendo libidine come fosse medicina. Allo stesso tempo ho la libertà di scoparmi chi voglio, perciò come il racconto di: COME HO SEDOTTO IL MIO VICINO DI CASA, questa è una storia reale.La preghiera è di non abbandonare immediatamente la lettura, pur sapendo che la prima parte potrebbe risultare noiosa per la mancanza di sesso esplicito ma non privo di contenuto erotico. Ben diverso è il racconto della seconda parte ove il sesso adrenalinico la fa da padrone, ma vi assicuro che nel complesso la narrazione la troverete soddisfacente ed avrete anche il tempo di masturbarvi. Non mi resta altro che augurarvi una buona lettura.
Correva l’anno 2021 e siamo in piena pandemia Covid-19, le misure varate dal Governo sono ancora restrittive per cui gli spostamenti da un posto all’altro sono limitati pur essendo giustificati. Il tempo passava lento e monotono, il mondo intero era affievolito atte a trasmettere in ciascuno di noi malessere psicologico; il virus ci stava uccidendo dentro non riguardava solo la nostra sopravvivenza per la vita, ci stava logorando tanto da renderci apatici e, io non rappresentavo l’eccezione della collettività. Ero in pieno stress da pandemia, non avevo abbastanza libertà a disposizione e come tutti gli altri ero costretta a vivere ai domiciliari, soprattutto per chi come me era abituata a vivere il sesso liberamente. Ho sempre apprezzato l’uomo che mi desiderasse e che ne facessi parte delle sue fantasie, mi soddisfà fare sesso con tre o più uomini e mi piace vestirmi da provocatrice tanto da sentirmi penetrata dai loro sguardi. Mi piace tutto ciò che riguarda la libertà sessuale senza alcun tabù.
Durante la pandemia l’unico contatto che aveva la mia pelle era con il divano, ci passavo ore ed ore raggomitolata su di esso. Dopo mesi non sopportavo più questa situazione, mi sentivo sciatta non sentendomi viva di essere me stessa, così la mia testa iniziò a ripetersi: “non puoi reprimere lo spirito sessuale che è in te”, perché io senza sesso non so vivere.
Era maggio e, un sabato mattina mi svegliai pensando che mi sarei data una scossa di speranza, per cui quel giorno, anche se privi dell’autocertificazione necessaria e contravvenire alle regole del Governo costrinsi mio marito a fuggire di casa.
Avendo la passione per il bricolage in quel periodo fui colta da una brillante idea, dato che come già precedentemente detto, “volevo farmi divorare con gli occhi dagli uomini che in quel determinato periodo erano arrapati da astinenza pandemica”. Diedi un’occhiata al mio guardaroba e scelsi il mio outfit ideale per essere la provocatrice seriale di uomini desiderosi. La mia scelta ricadde su un paio di leggings color carne, questo era il colore giusto dato richiamava la pelle umana, sopra ci abbinai una maglietta dalla vivace tonalità, in maniera tale da non passare inosservata. Successivamente calzai degli stivali neri, modello cowboy, per essere più spavalda del solito. Volevo apparire, oltre ad essere il desiderio di innumerevoli arrapati desiderosi di sbattermi, per cui l’unico posto in cui vi fosse una concentrazione alta di maschi per essere osservata era il centro commerciale “Leroy Merlin” di Casamassima in provincia di Bari.
Quando arrivammo sul posto ci concentrammo presso il punto vendita delle vernici per simulare l’acquisto di alcuni prodotti come lo smalto, lo stucco e del fissativo. Unitamente a mio marito ci rivolgiamo al primo commesso libero e avvicinandoci gli pronuncio: “scusa”, questo per attirare la sua attenzione. Rivolgendosi dalla mia parte con affermazione rispondendomi con un “mi dica”, mentre pensai a quanto fui fortunata ad aver scelto il commesso più bello dell’intero reparto. Lui era moro dagli occhi scuri dall’aspetto impeccabile che mi sorrise amabilmente chiedendomi se avessi bisogno di aiuto. Risposi a quel sorriso docile con ammiccamento, tanto da rispondergli con voce sdolcinata: «vogliamo acquistare del materiale per dei lavori di bricolage». Quel tipo mi piaceva parecchio fisicamente e lo consideravo un bel bocconcino da gustare immediatamente, ma non avevo idea di come e dove gustarmelo. La mia mente elaborava la possibilità di comprendere se quel ragazzo potesse essere il mio sfogo sessuale, tanto da studiare il posto in cui potesse infilarmi la sua mazza. Non riuscii a trovare un angolino idoneo a raggiungere il mio obiettivo non c’era un posto idoneo per poter fare sesso con lui nello store, mi sarei fatta violentare in qualsiasi posto dato che sentivo ardere in me la voglia di farmi scopare, mi sentivo una cagna in calore. La mia vulva emanava il suo liquido vaginale tanto da sentirla bagnata. Provavo il senso di troia non riuscivo a tenere a bada i miei istinti primordiali, per cui decisi di mostrargli il mio lato “B”, quindi chiamai quel ragazzo Simone, così era scritto sul suo tesserino. Lui mi seguì fino agli scaffali mentre abbassandomi per raccogliere un barattolo di “primer” misi in mostra il mio sedere, quel movimento di piegamento unitamente al lavoro dei leggings attillarono tutto il mio corpo tanto da far esclamare Simone con un “wow”. Presi quella esclamazione come un compiacimento e mi rivolsi con un sorriso dato che gradii molto quella sua espressione. Per ripagarlo della sua soddisfazione e del mio piacere ripresi quel movimento più volte. Quel giochetto fece indurire il cazzo di Simone dato che notai dai suoi pantaloni un rigonfiamento.
Da vera lussuriosa, alternavo un’espressione tra l’angelica e la vogliosa, in tutto ciò, ero rimasta incastrata da una situazione di auto erotismo dato che non avevo eccitato solo lui, ma fui vittima del mio stesso desiderio. Continuai a provocare Simone ogni volta che mi abbassavo, ripetevo lo stesso movimento ogni qualvolta mi guardava con desiderio, ed io volontariamente lo assecondavo per mostrargli il mio perizoma uscire dai leggings. Aveva un sapore piacevole ma allo stesso tempo drammatico, vedevo l’espressione di sofferenza di quel ragazzo unita alla mia sofferenza, avevo voglia di sesso, ecco il motivo per il quale ero considerata vittima del mio stesso gioco; non sapevo come soddisfare la mia bambina, aveva bisogno di fare un giro sul luna park e la sua giostra preferita era cavalcare la banana.
Sentivo uno smisurato bisogno di stimolare il mio clitoride e come tutte le donne disperate dal famigerato desiderio dell’orgasmo, in quel momento, ero pronta anche a servirmi da sola, ma non era il mio obiettivo, avrei potuto farlo comodamente a casa, sdraiata sul mio famigerato divano mentre il mio era uno smisurato bisogno di sentire il suo fallo dentro me.
Nonostante ci sentissimo attratti ed eccitati non accadde nulla. Simone, nonostante fosse notevolmente arrapato mantenne un profilo professionale non contravvenne alle regole, per ciò mi sentivo sconfortata, tanto da ripetermi sempre la stessa frase nella mente: “anche oggi non sarò soddisfatta”. Andai via delusa recandomi prima nel bagno per i miei bisogni e poi trovai il tempo di cambiarmi. Sostituii i miei leggings con una gonna cortissima, quel cambio mi diede un senso di libertà e allo stesso tempo mi fece sentire più intraprendente era come una iniezione di fiducia, nel mio caso significava la conquista di un nuovo trofeo un cazzo nuovo dentro di me.
Nonostante questa sensazione positiva, usciamo dal centro commerciale alle 18:00 o giù di lì, ero visibilmente nervosa tanto da accusare mio marito del mancato successo con Simone per cui gli proferii: “la colpa è tua se sono così arrapata e vogliosa di cazzi, non abbiamo organizzato nulla in questo periodo”. Continuai dicendo: “non ti sento mio complice, sei assente”.
Ascoltò senza dirmi nulla, avvertiva il mio nervosismo e il mio desiderio, per cui non volle ribattere per non trasformare una giornata di piacere in una giornata di diverbio, in questo mio marito è bravo tanto da trovarmi immediatamente la soluzione fornendomi subito un assist.
Mentre gli parlavo lo vidi prendere una direzione opposta rispetto al nostro parcheggio; in quel frangente scorse un individuo sulla cinquantina, mentre col dito cercava di attirare la sua attenzione. A voce alta: “scusi, scusi” rivolto a quell’uomo mentre si avvicinò a lui. Da lontano mi sembrò un bell’uomo, era alto e indossava un elegante completo grigio, una camicia bianca e una cravatta nera. Aveva una chioma ribelle e luminosi occhi azzurri che mi scrutarono con attenzione mentre mi avvicinai a loro due.
Il tipo aveva una Mustang Cabrio e, mio marito sapendo quanto fossi piacevolmente attratta da quella macchina incominciò ad influire su di lui raccontandogli della mia passione per le auto e nello specifico di quella. Gli chiese delle informazioni generali e questo allo scopo di farsi perdonare da me rigettando le accuse che gli mossi, per cui attaccò bottone con quell’uomo giusto il tempo necessario per aggraziarselo e dargli la possibilità di scrutarmi da vicino. Mi avvicinai timida e silenziosa cercando di non interrompere la loro conversazione ma nonostante fui accurata, involontariamente lo feci, dato che quell’uomo seppur intento nella conversazione si azzitti rivolgendo lo sguardo su di me. Questo silenzio indusse mi mio marito a percepire il mio arrivo, tanto da voltarsi nella mia direzione. Approfittò di quell’istante per strizzarmi l’occhio pronunciandomi testualmente: “questo è Luca è gli ho detto che questa è la tua macchina preferita e sarebbe il tuo sogno guidarla”.
Infatti, ho un debole per la Ford Mustang la considero un’auto contemporaneamente sportiva, veloce ed aggressiva. Ricordo che la prima volta che salii a bordo della Mustang furono quattro lustri fa e la guidò mio marito per un giro di prova su gentile concessione di un amico; in quell’occasione fungevo da passeggera e ne rimasi compiaciuta. Mi innamorai di quel bolide da enormi potenzialità il cui nome è associata ai cavalli selvaggi nordamericani e rimanendo a tema, avete capito che a me piacciono i veri stalloni, come Rocco Siffredi, che tra l’altro ho avuto l’onore di conoscerlo dal vivo durante le registrazioni del suo Accademy presso una struttura di Roma (piccola parentesi).
Tornando al racconto si presenta con: «sono Luca, piacere di conoscerti» mi disse, mentre mi tendeva la sua mano; di rimando le porgo la mia senza proferire il mio nome. «Tuo marito mi ha appena confessato il tuo desiderio» asserì. «Davvero, e quale sarebbe?» gli rispondo. In modo sicuro e diretto mi disse: «ti andrebbe di guidarla?» rivolgendosi alla sua auto.
Mi concessi qualche secondo prima di rispondergli, percepivo l’ebrezza di guidarla ma per quanto fosse grande il mio desiderio quella proposta mi mise tensione. Non mi sentivo in grado di guidare una macchina di uno sconosciuto con le varie conseguenze che potessero verificarsi e nel frattempo presi del tempo per pensarci. Rischiarii la mia voce per comunicargli: «sei stato gentilissimo e ti ringrazio per la fiducia ma non mi sento sicura di guidarla».
Tutto quello sforzo per niente pensò mio marito per cui intervenne deciso: «quando ti ricapita un’occasione del genere, non farti pregare e porta quel culo su quel sedile tutto questo per niente!». Quelle parole mi infusero coraggio, mi levai lo zainetto dalle spalle e con gesto fulmineo lo scaraventai sul sedile posteriore poi aprii delicatamente la portiera e rivolgendo un sorriso di compiacimento verso Roberto mi accomodai nella macchina di Luca. In cuor mio pensai quanto fossi stata folle a salire in macchina da sola con uno sconosciuto.
Col labbiale verso mio marito espressi una frase francese: «les jeux sont faits, rien ne va plus» (ormai i giochi sono fatti, nulla va più) e a bassa voce gli sussurrai ci vediamo tra mezz’ora. Posizionai le mani sul volante e avviai il motore, un rombo cupo provenne dalle mie spalle, era la sua marmitta che mi fece udire tutta la sua potenza mentre lentamente lasciammo Roberto da solo nel parcheggio.
Cercai di prendere confidenza osservando attentamente tutti gli strumenti presenti all’interno di quel bolide, ma Luca mi portò all’attenzione facendomi tornare alla realtà, mi obbligò ad incanalarmi verso l’autostrada giustificando quella scelta col dire che solo quel percorso mi avrebbe dato la giusta ebrezza di guida. Come potevo dargli torto, solo il rettilineo mi avrebbe dato la possibilità di guidarla con tutta la sua potenza concedendomi l’emozione dell’alta velocità, per cui lo assecondai senza troppi indugi. Durante il tragitto mi spiegò le virtù della sua auto all’udendole alle sue e, in più circostanze rimarcò che questo percorso mi avrebbe dato quello per il quale ero lì con lui. Ricordo che mi disse: «oggi, ogni tuo desiderio sarà appagato annullando le tue mancanze», non so bene cosa intendesse dire ma sembrava che conoscesse bene il mio pensiero, mi fece sembrare che andassi in giro col cartello inciso «cercasi cazzi per soddisfare la mia patata». Sicuramente era un uomo navigato ed esperto di signore con la mancanza di sesso, per cui era pronto ad accontentarmi senza che ne desse dimostrazione di ciò. Questo lo rendeva ancor più affascinante. Anche se entusiasta della guida, avrei dedicato meno tempo ad essa per concedermi subito a lui e fare quello che serviva per sfogare la mia mia sete di sesso. Il tempo incominciò ad essere mio nemico dato che avevo promesso a mio marito di tornare da lui in mezz’ora. Il tempo promesso era già passato da un po’ mentre guidavo una macchina che mi stava trasmettendo un'esperienza indimenticabile. Ricordo che la giornata era soleggiata, il vento accarezzava i miei capelli e schiaffeggiava le mie guance rinfrescandole dal calore del mio corpo. I miei ricci svolazzavano all’alta velocità recandomi un po’ di fastidio e per sanare quella situazione staccai per un breve attimo, le mani dallo sterzo per raccoglierli sulla testa. Il mio collo era nudo e visibile, tanto da concedere a Luca la possibilità di accarezzarlo con le dite mentre mi sussurrò: «sei una donna bellissima». Ebbi segnali di una pregustata scopata aumentando incontenibilmente il desiderio di sesso, il mio corpo mi dava segnali di sensazioni piacevoli che di lì a poco avrei vissuto condividendoli con quell’uomo. La vera sfida era riuscire a padroneggiarla completamente.
Lo ringraziai del complimento continuando a guidare attentamente. La strada era solo nostra e mi consentì di mantenere una velocità costante di circa 150 km all’ora, mi sentivo padrona della macchina e di me stessa. Cercai di avere come alleato ancora una volta la velocità per far svolazzare la mia gonna con l’intento di mettere a nudo le mie cosce. La mia strategia si rivelò efficace, la gonna salì tanto da scoprire tutte le mie gambe concedendo anche la possibilità di far intravedere il mio perizoma colorato. Non mi sforzai tanto per mettere in mostra la parte erogena del mio corpo dato che ogni qualvolta la gonna si spostava verso l’alto c’era l’occasione per avere il suo sguardo di compiacimento sino al momento in cui non resistette alla tentazione e posò la sua mano sinistra sulla mia coscia. Non so quanto involontario fu’ il suo gesto, ma si rivelò un’ottima strategia per testare la mia reazione tanto da chiedermi immediatamente scusa.
Accettai in silenzio le sue scuse anche se in cuor mio speravo che continuasse ad accarezzarmi e ad andare oltre quel gesto. Quando mi cambiai in bagno mi le vai anche il reggiseno, per cui i miei seni incominciarono a farsi notare rizzando i capezzoli. La mia t-shirt li metteva in mostra. Feci passare qualche istante è gli dissi: «se ti va la mano la puoi appoggiare». «Scusa» ribatté lui. «Intendevo dire che la tua mano potevi tenerla appoggiata dove l’avevi messa, non mi dava fastidio» replicai. Quelle parole furono un assist per lui e avendo quella parte del corpo scoperta gli permisero di posare, senza indulgenza, la sua mano sulla maglietta per stringere il mio seno e ad accarezzare i miei capezzoli prendendomi in contropiede pensando che la posasse sempre sulla coscia. C’era attrazione chimica con quell’uomo lo percepii dal contatto della sua pelle, la mia figa pulsava di voglia mentre i miei fluidi bagnarono il mio intimo e quella mano mi abbandonò alla voglia di fare sesso.
Non respinsi le sue avance non ne avevo la forza. Ero inerme. Il piacere incominciava ad attanagliarmi vivevo in uno stato di trance sessuale; sentivo il piacere attraversare il mio corpo nel momento in cui decise di passare più in basso facendosi strada prima tra la gonna e poi tra le mutandine. Provò a stuzzicare teneramente le mie grandi labbra e poi a solleticare il mio clitoride, mi sentivo eccitata e in preda al desiderio sessuale.
Ormai guidavo con inerzia mentre allargai le gambe sentendomi dominata. Passò ad accarezzarmi i capelli teneramente, mi fece sentire brividi di piacere afferrandomi con forza portandomi verso la sua bocca e mi sbaciucchiò leggermente le labbra cercando di incrociare la mia lingua. Quando si rese conto di possedermi sollevò la mia t-shirt per accarezzare le mie tette, poi si chinò per baciucchiarle sino a scendere verso la mia figa rasata sempre tenendo la stessa azione. Quando la raggiunse la leccò delicatamente.
Il volante risultava di impaccio ma mi sentivo ugualmente compiaciuta per le sue attenzioni e, soprattutto, desideravo che giocasse ancora con la mia patata, così riprese a stimolarmi intensamente con le dita giocando con il mio clitoride ficcandole continuamente senza sosta. Sentivo il piacere di quel movimento tanto da godere a fondo, girai lo sguardo verso di lui e mi sorrise alludendo al piacere che mi stava dando.
Si era fatto tardi, la mezz’ora era passata da un bel po’, necessariamente avremmo dovuto uscire e rientrare dall’autostrada per rimetterci nella corsia opposta e fare rientro. C’era mio marito che ci aspettava. Tante erano state le telefonate da parte sua, non risposi a nessuna di esse non avevo il tempo e la circostanza per farlo. Arrivammo al casello autostradale per invertire le nostre posizioni; passai al suo posto mentre lui passò al mio. A questo punto non ero più la preda ma la cacciatrice.
Alla guida si posizionò Luca tenendo un’andatura costante mentre facevamo rientro al parcheggio. Anche se era tardi e mio marito era sicuramente adirato con me, pensai che c’era ancora del tempo per fare quello che avevo in mente. Sbottonai il suo pantalone e glielo abbassai, passai la mia mano sotto le sue mutande e presi in mano il suo arnese guardandolo negli occhi e lo portai dritto in bocca. Lo succhiai a modo calippo per lubrificarlo e, con piccoli ma decisi gesti, lo maneggiavo andando su e giù; ci sputai sopra e poi lo leccai per spargere la saliva sulla sua cappella, iniziai a fargli un soffocone da urlo tanto da godere come non mai implorandomi di continuare. Mi afferrò i capelli tenendomi la testa giù per farmi sentire il suo cazzo in gola. Sentivo il suo arnese vicino la mia ugola mi dava una sensazione di vomito, ma la sua cappella era così gonfia che fungeva da tappo; allentò la presa ma continuò a guidarla su e giù sul suo cazzo mentre ripresi a succhiare con determinazione.
Fargli il pompino in macchina era adrenalinico, stavo quasi arrivando dalla goduria. Quel viaggio doveva essere unico, doveva ricordarselo per tutta la vita ed era il mio marchio di fabbrica, per cui gli sfilai anche le mutande lanciandole sul sedile posteriore. Il suo cazzo era una mazza da baseball eretta pronto a ricevermi e prima di saltargli addosso mi sfilacciai con violenza il mio perizoma facendogli annusare i miei umori vaginali. L’odore della mia figa lo fece inebriare tanto da portarmelo via dalle mie mani e sniffarselo come fosse una potente droga. Non resistette alla tentazione della mia vulva come io non resistetti al suo membro per cui gli saltai addosso mentre era alla guida; fissai i suoi occhi azzurri guardandolo vogliosamente mentre magneticamente i nostri occhi si attrassero, entrambi volevamo concludere con la penetrazione quello che avevamo iniziato. Con dovizia mi sedetti sopra di lui “alla reverse cowgirl”, ovvero di spalle e, delicatamente appoggiai la mia pucchiacca sulla sua cappella per poi spingerla verso il basso lentamente in modo tale da prendere la misura e l’intensità delle spinte. Quando arrivai a toccare il suo pube risalii nuovamente con la stessa intensità della discesa fino a fermarmi sul suo glande per giocarci con dei movimenti circolari per lubrificargli tutta la cappella e nello stesso tempo per fargli vedere il mio eiaculato biancastro naturale dovuto al piacere. Alla visione della mia lubrificazione iniziò a scoparmi più intensamente facendomi scivolare sul suo pene in maniera progressiva, ad ogni discesa e risalita la scopata si rivelava più intensa tanto che godevo da cagna. La prestazione andò avanti per qualche minuto a ritmo serrato mentre percorrevamo la strada alla velocità dei 100 km all’ora. Nonostante i rumori che ci circondavano i nostri ansimi era udibili, il nostro respirare affannosamente era dovuto a qualcosa di non provato prima. Boccheggiavamo dal piacere per cui decise di portare la sua mano tra la fessura della mia figa e il suo pene per sgrillettare il mio clitoride con una violenza tale da farmi urlare di goduria.
Ancora in preda al godimento mi girai di fronte a lui tenendo ben stretto il suo cazzo nella mia figa, mi contorcevo dal piacere fino al momento in cui mi infilò il dito nell’ano. Prima fui raggiunta da un lieve dolore che si attenuò presto e poi mi assalì un nuovo piacere; in quel momento ero deliziata da due godimenti tanto da sentire il mio cuore battere a mille. Avevo una nuova situazione da provare e la strada era segnata da quel dito per cui provai ad accompagnare prudentemente il suo cazzo proprio lì, in quel buchino stretto stretto, pronta a regalarmi sensazioni uniche sin dal primo impatto.
Tutti gli uomini considerano il sesso anale come qualcosa di brutale e di predominio sulla donna, sono curiosi e ne sono attratti proprio perché è così misterioso dando anche la possibilità di diventare un atto super piacevole che può scalzare, di tanto in tanto, il rapporto più classico tanto da aumentare la libidine. Lui non rappresentava l’eccezione, anzi non riusciva a trattenersi dal mettermelo nel culo, mi sussurrò più volte che stava per arrivare; seppur compiaciuta da quelle parole mi divertiva il fatto che si tratteneva dallo sborrare, con voce del piacere gli bisbigliai: «non venirmi fuori, fammi sentire almeno il tuo piacere dentro di me». A questo punto gli chiesi di scoparmi lentamente per provare la sensazione del cazzo dentro il mio pertugio. Riuscì a mantenere quel ritmo lento senza eiaculare e la sensazione era planetaria.
Eravamo quasi arrivati al centro commerciale, Luca mi chiese che voleva concludere la nostra avventura in un altro modo, e senza mezzi termini mi disse «voglio riempirti la bocca di sborra». Quelle parole per me erano miele per cui senza rispendergli mi sollevai e avvicinai la mia bocca al suo pene, e feci la simulazione di come tirare un morso alla banana, in realtà lo stavo facendo al suo cazzo, che non era inerme come il frutto perché dal suo pene partì un getto della sua sborra, sentii la sua colata calda e dolce scivolare nel mio esofago. Ne aveva tanta di riserva nei suoi testicoli che un secondo getto riempì la mia bocca depositandosi sotto il mio palato. Lo deglutii tutto assaporando il suo dolce gusto mentre altro sperma scaricò a piccoli fiotti sulle mie labbra.
Mugugnando di piacere raccolsi con la lingua quel liquido appiccicoso dalla mia bocca, lasciando il necessario per baciare Luca sulle labbra con l’intento di fargli assaporare il suo composto organico. Apprezzò il contatto tra le bocche tanto da gustarsi il suo liquido baciandomi con foga per poi infilare la sua lingua dentro la mia bocca.
L’amplesso terminò anche perché stavamo giungendo sul posto dove tutto ebbe inizio, ad attenderci in trepidante attesa c’era mio marito. Nel frattempo mi risistemavo per avere un aspetto adeguato ad una signora, a vicenda ci scambiammo i complimenti per quanto successo.
Da lontano scrutammo la sagoma del mio cornutello pronto ad espettarci. Ci avvicinavamo a lui sorridenti parlando ancora della scopata fatta. Il mio amante occasionale appena si avvicinò a Roberto per salutarlo gli chiese come stesse; gli rispose con la smorfia dello scocciato ma le parole che gli uscirono furono: «a me tutto bene tranne del fatto che aspetto da un pezzo». Rivolgendosi dalla mia parte mi chiese: «come mai hai impiegato tutto questo tempo? Dove sei stata? Ti è piaciuto guidare la Mustang?». A quest’ultima domanda gli risposi con un lapidario: «non solo quello mi è piaciuto», sorridendogli mi avvicinai per abbracciarlo e sottobraccio lo accompagnai alla nostra auto. Luca che ci osservò dalla sua Mustang e a voce alta chiamò mio marito: «Roberto!»; che si fermò di impeto, tenendo ancora il mio braccio per ascoltarlo mentre lui proseguì la frase: «complimenti per tua moglie è una bomba del sesso, è stato un vero piacere conoscerla». Schernendosi dietro una risposta secca e decisa mio marito gli rispose: «credi di essere la prima persona a dirlo? Lo sapevo già, comunque mi fa piacere sentirtelo dire». Mi sentii tirare dal mio arto mentre riprendemmo a camminare per la nostra strada. Nel frattempo vidi Luca allontanarsi con la sua macchina che mi sbirciava. Mi chiesi cosa pensasse, se stesse considerando alla persona che fossi, se stesse riflettendo ancora sul mio culo, di quando in primis lo ha semplicemente accarezzato e in secundis lo ha trapanato, forse ripensava alla scopata in sé, domande a cui non seppi rispondere. Però di una cosa fui certa, scopai da divina, e fu una cosa che non mi capitò prima di allora. Sentivo ancora dentro di me l’eccitamento mentre dovevo combattere per ripianare il broncio di mio marito dato che mi aspettò a lungo.
Come credete che sia finita quest’ultima faccenda? Il suo malumore, ovviamente, è durato pochissimo poiché fui brava a persuaderlo con l’unica arma che avessi a disposizione: la figa, e non solo quella. Se siete stati attenti nel racconto mi aspetto che qualcuno di voi lo faccia nei commenti accompagnato dalle le vostre opinioni.
Ognuno di noi desidera quello che vediamo, mentre altre volte desideriamo solo di essere visti. Pensiamo che quello che ci serva sia fuori da noi mentre quello di cui abbiamo davvero bisogno è invisibile; butta fuori i tuoi pensieri o finiranno per ucciderti.
Un bacio a tutti voi maschietti.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.