tradimenti
Mi scopo il suo migliore amico - parte 2
di esperienzanuova7375
07.06.2024 |
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"Infilò l’avambraccio sotto la mia nuca e mi permise di stargli accanto..."
“Il sesso è la consolazione che si ha quando non si può avere l’amore”. Non gli dissi quello che pensavo. Non ero più intimidita. «Dove vuoi le mie labbra, Sara?» Mi sussurrò sfiorandomi i fianchi con entrambe le mani. La sua bellezza era sconvolgente e non capivo come facesse a non rendersene conto. «Dove vuoi le mie labbra?» Ripeté più lentamente avvicinandole alle mie nel chiaro tentativo di stordirmi poi mi tirò di colpo dalla coda alta con la mano destra e con la sinistra mi palpò un seno, infilando un ginocchio tra le mie cosce. Mi svegliai finalmente dallo stato di trance in cui ero caduta e mi strusciò sul fianco la sua erezione per farmi sentire in che stato fosse e che dimensioni avesse raggiunto il suo cazzo. «Che stai facendo?» Rimase immobile, rendendosi conto di aver tirato fuori troppo in fretta l’animale che era, spaventandomi prima ancora di eccitarmi. Mosse piano il ginocchio tra le mie gambe con lo scopo di illanguidirla, colpendo lentamente il punto che sapevo le avrebbe concesso il giusto piacere, poi agganciò con l’indice l’elastico dei miei capelli e sciolse la coda, attento a non farmi male. Sapevo di piacergli, sapevo l’effetto che avevo su di lui, sapevo che l’attrazione, quella maledetta chimica che ci univa, fosse reciproca. Mi baciò il collo e con la mano sinistra iniziò a palparmi il seno, il pollice mi sfregava piano il capezzolo già turgido come una gemma e la gamba strofinava sul clitoride. Completamente nuda, me ne stavo immobile, appiccicata a lui e ai vestiti di cui si sarebbe presto liberato. Gemetti sommessamente e capii che stavo per perdere il controllo, la sua mano abbondonò il mio seno, attraversò il ventre e raggiunse il pube. Con l’indice mi toccò il clitoride, lo ruotò un paio di volte sostituendolo al suo ginocchio e scese sulla vulva percependo la mia eccitazione sul polpastrello. Da gran bastardo sorrise perché ero nuda e bagnata proprio come avevo desiderato. «Le vuoi qui le mie labbra?» Premette l’indice sull’ingresso della fica, senza penetrarla e afferrai il suo polso per fermarlo o forse incitarlo. «Non concedo attenzioni simili a nessuna. Mi fa schifo infilare la lingua tra le cosce, soprattutto se troie che la aprono a uomini diversi ogni giorno. Sono intransigente sul sesso orale, mi gusta riceverlo, da impazzire, ma non amo ricambiare. Tu saresti la fortunata.» Mi disse per farmi capire quanto le piacessi. Lo fissai e lui ricambiò il mio sguardo con una voglia tale da farmi capire quanto mi stesse immaginando in quel momento perché avevo risvegliato in lui i desideri che non faceva altro che rinnegare. Gli sorrisi in modo diabolico e mi voltò dai fianchi, facendomi urtare la schiena contro il suo petto. Avevo voglia di farmela assaggiare, una voglia malsana che non avevo mai avvertito prima. Schiacciò il bacino contro il mio culo e spinse il cazzo tra i miei glutei, avrei voluto disfarlo del pantalone per sentirlo pelle contro pelle, ma dovetti pazientare per concederci il dovuto piacere. «Che diavolo vuoi fare?» Allacciò i suoi occhi ai miei dal riflesso dello specchio, voleva che vedessi le smorfie di piacere che avrei impresso sul mio viso, voleva che ci vedessimo mentre godevamo, voleva che capisse quanto mi piaceva essere fottuta da lui. Solo da lui. Con le mani strinsi il bordo del marmo mentre mi scostò i capelli su una spalla, senza smettere di premermi dietro. «Adesso lo vedrai…» Mise in atto un giochino perverso. Iniziò a raccogliere con la lingua le goccioline d’acqua che imperlavano la mia spalla nuda, tenendomi ferma dai fianchi. Sapeva che lo stessi osservando dal riflesso dello specchio e questo mi eccitava maggiormente, tanto quanto eccitava lui. Continuò a leccarmi seguendo la linea della mia schiena e imboccò la strada che mi avrebbe condotto dritto alla mia isola che non c’è. Le sue labbra accarezzarono ogni centimetro della mia pelle profumata, infilò i pollici nelle fossette di Venere e immaginò perversamente quanto gli sarebbe piaciuto fottermi il culo. Mi leccò anche quello e si inginocchiò dietro di me. Adesso i miei fantastici glutei erano completamente esposti alle sue voglie perverse mentre mi fissava quel succoso frutto leggermente schiuso che attendeva soltanto di accoglierlo, come se fosse il miglior luogo nel quale realizzare la sua perdizione. Mi morse una natica e mi schiaffeggiò subito dopo, facendomi sobbalzare in avanti. Mi aggrappai al marmo con più forza e feci bene a reggermi, perché mi avrebbe stordita completamente. «Sean…» Mormorai come se gli stessi pregando di smetterla, ma sapevo che invece desideravo che continuasse. «Shh…Sara…preparati a volare con me», accarezzandomi il culo sodo lentamente. Ai tempi avevo un culo tondo, alto, un culo di porcellana completamente alla sua mercé. Allargò le natiche e avvicinò il suo viso nel solco centrale per leccarmela. Sobbalzai quando sentii la sua lingua calda scorrere dallo sfintere fino alle labbra morbide e bagnate. Affondò nella mia fica e sussultai ancora a causa dell’improvvisa intrusione. «Sean…», gemetti trascinando il suo nome e piegandomi sui gomiti, ma non aveva ancora iniziato. Ritrasse la lingua troppo presto, perché conosceva bene le tecniche da adottare per far impazzire una donna ed io volevo uscire di testa. Ero particolarmente sensibile così iniziò ad accarezzarmi con la punta della lingua le grandi labbra dal basso verso l’alto, fermandosi ogni tanto per baciarmi l’interno coscia. La barba creava la giusta frizione e i brividi che mi scorrevano sulle gambe ne erano la prova. «Sean», lo chiamai ancora inarcando la schiena, sorrise senza rispondermi perché voleva solo sentirmi godere. Affondò con più decisione, leccandomi le piccole labbra e la vulva sovreccitata e dondolai il bacino sulla sua bocca, come se mi stessi per sedere sulla sua faccia. Mi leccò ancora e me la succhiò, urlai proprio come desideravo, e il suo orgoglio maschile esultò e il suo cazzo sussultò contro le mie natiche. Si sentiva stretto e bloccato a causa delle dimensioni che aveva raggiunto, e non appena pronta, mi avrebbe sfondata.«Devo capire cosa ti piace e come ti piace…voglio conoscerti a modo mio», parlò prima di affondare ancora dentro di me stimolandomi con la lingua il mio punto G, mi aiutò inserendo anche l’indice e una vibrazione del mio bacino gli fece capire che tutto questo mi stava facendo impazzire. Stava attento alle mie reazioni per memorizzare cosa mi entusiasmasse di più, perché il sesso non è uguale per tutte e ogni donna ha le sue preferenze, come io avevo le mie. «Continua» ansimai. Lo sentivo. Lui sentiva i miei gemiti, il mio profumo, il mio sapore divino che mi inebriava del tutto, le mie gambe che fremevano, la mia fica che bagnava la sua lingua mentre beveva il mio desiderio e cazzo…scoprii che non mi ero mai sentita così fuori dalla realtà come in quel momento. Continuò a colpirmi con slittate di lingua intense e decise, dedicandosi anche al clitoride, poi affondò ancora e ancora dentro di me, quel posto intimo nel quale era stato il primo ad avere accesso dopo mio marito. Ero schiava della sua perversione, percepivo il suo respiro frenetico, non riusciva più a respirare, il suo desiderio era irrefrenabile e stavo per venire. Si fermò prima che potessi raggiungere l’orgasmo e mi diede uno schiaffo sulla natica, lasciandomi il segno rossastro delle sue dita. Si allontanò dalla mia intimità e mi rimisi in piedi, lentamente. Voleva scoparmi, guardarmi mentre urlavo di piacere, voleva godersi di ogni mia espressione eccitata, voleva fottermi il mio corpo ancora acerbo, voleva stordirmi e assistere mentre accadeva.
«Piaciuta l’anteprima?», puntò i suoi occhi nei miei dal riflesso dello specchio. Il vetro era lievemente appannato dal mio respiro e la sua immagine apparve offuscata, tuttavia potei notarlo. Ero irriconoscibile, i capelli sfatti, le labbra schiuse, le guance rosse e gli occhi velati dalla pura eccitazione, mi conferivano un aspetto selvaggio e sexy. Si leccò il labbro inferiore raccogliendo le mie secrezioni e avvampai, imbarazzata. Quando sentì il mio sapore nella sua bocca gli venne ancora più duro. «E a te è piaciuta?», mi voltai reggendomi a malapena sulle gambe, non mi aveva concesso il piacere di venire e avvertivo la tensione del suo corpo, la stessa che circolava nel mio. Mi sorrise provocatorio, poi afferrò la mia mano per posarmela sull’erezione. «Che ne pensi?». Era gonfio e durissimo, il cazzo si incurvava volgarmente sotto i jeans e lo stavo sentendo. Arrossii e quella reazione ebbe un effetto del tutto anormale su di lui. Si avvicinò e mi afferrò per i glutei schiacciandoli tra il suo corpo e il marmo alle sue spalle. Sussultai, ma non mi scostai, non avevo intenzione di porre fine a quello che avevamo iniziato. Lui invece voleva farmi sentire il mio sapore e quanto lo avessi desiderato mentre mi leccava. Mi baciò cogliendomi di sorpresa e intrecciò la sua lingua alla mia, confondendo le nostre salive, unendo le nostre voglie. Le mie mani corsero ad accarezzargli gli addominali e salirono sui pettorali. Indossava ancora la sua camicia, ma gli sentivo i muscoli bollenti pulsare dal desiderio, esattamente come li sentivo anch’io. Ci baciammo ancora. Aveva capito quanto mi piacesse baciarlo sin dalla prima volta in cui era successo a casa dei miei quando eravamo studenti, lì avevo firmato la mia condanna. Ci fermammo per prendere fiato e lui si sedette sul letto. Era bello come un angelo. Lo guardai e non desiderai altro che affondasse dentro di me. «Distenditi e apri bene le gambe» mi ordinò, sfilando la camicia dalla testa come se stesse andando a fuoco. La lanciò in un punto imprecisato, la stessa fine fecero anche i jeans e i boxer. Salii in ginocchio sul suo corpo, aveva in dotazione un cazzo dalle enormi qualità e questo gli permetteva di ostentare una certa sicurezza. Invece, ero in soggezione, avevo le guance completamente in fiamme, il respiro ansante e gli occhi carichi di lussuria. Lo guardai tutto, guardai il maori sul bicipite e il tribale sul fianco sinistro con una certa ammirazione, ma potei notare anche un leggero riflesso della mia paura nelle sue iridi, perché era nudo come lo ero io e mi intimidiva la sua presenza. Deglutii a vuoto, stavo evitando di fissare in basso perché aveva il cazzo eretto, che svettava grosso fino all’ombelico in tutta la sua imponenza, puntando proprio me. Mi afferrò con una mano e mi mosse piano accennando un sorrisetto insolente che mi fece spostare lo sguardo altrove. «Guardami» mi dissi, riferendosi alla sua erezione. Volevo smettere di imbarazzarmi, volevo che abbattessi le barriere del pudore e che mi lasciassi andare. Lo feci, lo guardai ma non dove volesse, guardai lui, i suoi occhi, come se volesse scorgere la sua anima. Smise di muovere la mano che saliva e scendeva per prepararsi a fottermi e mi guardò come gli avevo chiesto. Me ne stavo adagiata sul letto come se fosse qualcosa di prezioso e fragile, il mio corpo era minuto rispetto allo spazio troppo grande che ci circondava, i capelli ramati aperti a ventaglio sul copriletto bianco, i seni nudi e piccoli erano perfetti, l’addome piatto e disteso, le gambe divaricate ostentavano una sicurezza che non possedevo, perché stavo tremando e poi lì, nel mezzo, c’era la mia voglia che aveva volontariamente lasciato insoddisfatta. “Perché non mi scopava e non si accontentava del mio corpo”? Pensai in mente. “Cazzo”! «Ti ho guardata» mormorai sbrigativa, lì sotto non era cambiato niente anzi, ero più vogliosa di prima. Provavo ancora il malato desiderio di essere scopata e questo non sarebbe cambiato. Aveva le palle contratte e l’erezione sul punto di esplodere, sentivo l’eccitazione scorrergli nelle vene. Si distesi sul mio corpo reggendosi sugli avambracci. Iniziai a deglutire come a tremare di piacere. Piegò il viso sul seno destro e lo succhiò facendomi ansimare, poi leccò il neo sotto il capezzolo. Tornò a guardarmi e mosse piano il bacino su di me, colpendo il clitoride e strusciandosi con il cazzo tra le grandi labbra che sentivo calde e bagnate. Raggiunse la sua erezione con la mano e la indirizzò dove volessi. Mi afferrò dalla base e strofinò il glande sulla vulva per lubrificarlo, l’erotismo raggiunse il suo picco quando si spinse contro di me sentendo il mio calore liquido circuirmi. Volevo indossasse il preservativo, in realtà lo indossava sempre mi disse, ma non con me, gli piaceva sentire la sensazione della nostra pelle a contatto. Mi scivolò dentro sentendo le mie pareti strette modellarsi attorno al suo membro. Il suo cazzo era liscio, duro e bollente come una mazza infuocata. Glielo avvolgevano con le mie pareti morbide, lo strizzavano e lo accoglievo in tutto il suo spessore. Guardai in basso e la sensazione era surreale, trattenni il respiro per tutto il tempo in cui si fece spazio dentro di me. Si seppellì tra le mie cosce senza fretta e strinsi i denti respirando piano, ero a conoscenza delle sue dimensioni e sapevo che spesso inducevano le donne a provare un lieve dolore, non lo percepii, al contrario sentii per la prima volta un enorme piacere. Espirai di colpo quando fu quasi tutto dentro di me e si fermò; lo guardai deglutendo in attesa che si muovesse. «Non fermarti. Prosegui, voglio sentirlo tutto dentro», strinsi le mani per prepararmi ad un eventuale dolore. Graffiai la sua schiena quando decise di affondare ancora un po' e gli accarezzai subito i lombari, poi gli avvolsi le gambe attorno al bacino posando i talloni sui glutei. Così, mi avvolsi a lui. Gli sorrisi e gli diedi un bacio casto sulle labbra carnose. Mi resi conto troppo tardi, però, di quel gesto intimo, stavo cercando di rassicurarlo, ma in quel modo l’avrei soltanto illuso facendogli credere che tra noi potesse esserci altro oltre a questo e non potevo permettermi tale errore. Iniziò a muoversi, tirandomi indietro e affondando con forza. Smisi di guardarmi negli occhi mentre mi concentrai solo sui nostri respiri, sui miei gemiti e sull’incastro dei nostri corpi. Sputò sulle sue dita per lubrificarmi il clitoride continuando a sbattermelo dentro per cavalcare le onde del piacere e nient’altro. Mi baciò il collo, adoravo il suo profumo di cocco, mi piacevano gli uomini puliti e profumati, e Sean lo era. Tantissimo. Scese fino al seno succhiandomelo facendomi inarcare la schiena, perché adorava anche quelle, le mie forme delicate e morbide. Avvolse il mio piccolo capezzolo tra le labbra e lo mordicchiò con i denti facendomi gemere. Mormorai in un ansito spezzato, conficcai le unghie nella carne della sua schiena e mi aggrappai mentre sobbalzai ad ogni colpo. La spalliera del letto urtava contro il muro e le molle cigolavano. Si sfilò di fretta e mi afferrò per i fianchi voltandomi prona. In questo modo avrei evitato con più facilità qualsiasi contatto visivo compromettente. Mi tirò su il culo, in modo tale che mi posizionassi carponi di fronte a lui, e passò due dita sulla sua fica, con quella lubrificò la punta del pene. Si avvicinò e mi penetrò con una forte spinta aggrappandosi ai miei fianchi. Non volevo guardarlo eppure lo feci. Stringevo il copriletto in due pugni, i capelli ramati erano arruffati e selvaggi, la schiena inarcata e sudata, il culo arcuato e vittima delle sue spinte feroci. Scesi a fissare l’esatto punto di unione dei nostri corpi e quella visione mi esaltò. Vedevo il suo cazzo duro farsi strada nel mio fiore rosato, vellutato, morbido, che si apriva e chiudeva in modo ritmato seguendo i suoi colpi, era come un tulipano candido con quei petali delicati che avvolgevano il suo centro profondo. Mi afferrò per i capelli con una mano inclinandomi il collo, successivamente mi piegai di schiena. «Adoro scoparti» mi sussurrò invece all’orecchio, poi inspirò il mio odore sul collo. Non fiatai, strinsi i denti e subivo, gemevo e godevo proprio come volevo. Ad ogni mio ansito sensuale seguiva una spinta più forte e concitata. Posizionò una mano sotto il mio stomaco e mi strinsi un seno, stuzzicando il capezzolo tra il pollice e l’indice, sussultai, mi piaceva il suo corpo e il modo in cui mi sfondava, e allo stesso tempo come utilizzava i suoi modi e le sue carezze. Si dimostrò maledettamente sensibile da eccitarmi oltre ogni limite. Il suo cazzo era nella morsa stretta della mia fica, i seni che sobbalzavano, ero nelle sue grinfie e lui che si muoveva come un diavolo. La libidine scorreva bollente nelle mie vene in tensione su tutto il corpo, le mie ginocchia cedettero di colpo e crollai, arresa alla sua dominanza. Gemevo contro il copriletto e mi mordevo il braccio per reprimere le urla che invece avrei voluto fargli sentire. «Ti piace essere fottuta da me…lo percepisco» mentre mi tirò uno schiaffo sul culo così forte da farmi urlare e gemere insieme mentre mi cavalcava. Sorrise come un bastardo per l’obiettivo raggiunto e mi cambiò di posizione, stendendosi su di me reggendosi sui gomiti. Il suo cazzo strusciava come un serpente sulla mia fica sbattendomi come un forsennato. «Stronzo», mormorai sottovoce, incapace di parlare. Continuò a muovere i fianchi marchiandomi e possedendomi sempre più forte, una sua mano si posò sul mio culo per incitarmi a rallentare o forse a non fermarmi. Comunque avrebbe continuato fino a sfinirmi. Entrava con spinte brusche ed usciva lentamente facendomi sentire ogni suo centimetro, voleva che lo percepissi. Stavamo sudando entrambi e i respiri divennero rotti. Velocizzò le spinte, il mio corpo si tese sotto di lui. Un brivido violento attraversò la mia spina dorsale esplose col suo seme schizzandomi ovunque.
Quando l’orgasmo volò via riportandoci lentamente alla realtà. Rimanemmo fermi, cercando di riprendere aria. Eravamo madidi di sudore, i capelli bagnati, la gola secca e il cuore non sapevamo più dove fosse finito, forse nello stomaco, nelle tempie. Distesi l’una acconto all’altro fissammo il soffitto lievemente illuminato dalla luce dell’abat-jour del comò, io inspirai l’aria satura di sesso, di cocco e di muschio. Satura di noi, una combinazione alquanto strana. Sean voltò la testa verso di me, rimanendo a pancia in sù, con le braccia flesse accanto al viso e i palmi aperti sul copriletto. Mi guardò tutto, con adorazione, poi allungò una mano sul mio fianco sinistro e con l’indice accarezzò il contorno del mio seno. Rabbrividii a causa del suo contatto, aveva le mani fredde. Le sue dita lunghe continuarono ad accarezzarmi ed io avrei tanto voluto sentirle più in basso, muoversi attorno alla mia fica. Sostituì il mio desiderio con la sua voglia: «avrei voluto infilartelo in bocca per venirti sulla lingua». “Cazzo”! sarebbe stata una piacevole situazione pensai. Stuzzicai nuovamente il suo cazzo passandoci con delicatezza la mia mano in maniera tale da fargli avere una nuova erezione. Volevo che ricominciasse tutto da capo, solo per lo scopo di assaporare la sua sborra. Volevo farmi scopare anche dalla bocca, ma gli avrei chiesto troppo. Sperai che non si accorgesse del mio rossore, ma Sea mi fissò ancora, con quegli occhi così grandi, intensi, seri e particolarmente vicini ai miei. Era magnifico il modo in cui il mio corpo si univa al suo, sentivo tutto di lui, sentivo la sua mente, la sua presenza emotiva, il suo cuore che accelerava sempre di più, sentivo i suoi occhi che non mi stavano soltanto vedendo, ma mi stavano osservando. “Pensai anche in quanti buchi si era infilato”! Contro ogni mia aspettativa riprese a fottermi. Ondeggiando in modo deciso e profondo, si tirava fuori senza mai uscire completamente e rientrava con forza, premendo il torace sui miei seni. Le sue spinte aumentarono ancora, ogni suo muscolo si tese. Le mie mani finirono sui glutei che si contraevano ad ogni colpo, sprigionando una virilità che avrebbe reso insicuro qualsiasi altro uomo, il suo respiro divenne irregolare mentre mi baciava ingoiando ogni mio gemito con la sua lingua che si mescolava alla mia, come se si stessero fondendo tra loro. Improvvisamente aprì gli occhi e li inchiodò nei miei, permettendomi di percepire un’insolita confusione che aleggiava nella sua testa. Issò d’istinto il busto e si resse sulle ginocchia, afferrando i miei fianchi. Iniziò a muoversi con più forza e sollevò il mio bacino per spingersi più a fondo. Il suo lato selvaggio e rude ebbe il sopravvento e inarcai la schiena sconvolta da quell’inaudita carnalità. Schiusi le labbra per emettere un urlo viscerale, ma Sean si piegò su di me e mi baciò ancora impedendomi quasi di respirare. Il suo fu un bacio liberatorio, potente...eccessivo. La presa delle sue mani sui miei fianchi si fece possessiva e lo guardai confusa. «Sean...» trascinai il suo nome incapace di parlare, mentre lui continuava a spingere emettendo dei piccoli sospiri virili e profondi che mi facevano increspare la pelle. «Fa’ silenzio, bimba...» ringhiò come un felino affamato, non chiamandomi più leonessa. Il leone reclamava il suo regno e fu sufficiente la sua voce roca per consentire al mio corpo di raggiungere l'apice, i miei muscoli si tesero troppo in fretta, persi il controllo della mia razionalità, serrai gli occhi e strinsi i suoi capelli, lasciando che il mio piacere esplodesse come un potente vulcano attorno a lui. La mia intimità lo risucchiò in modo energico e convulso, i muscoli pelvici si strinsero e si dilatarono in preda a delle sensazioni sublimi che fluirono libere nel mio corpo. Fu intenso, struggente ed indimenticabile. Tremai sotto di lui e i suoi fianchi mi concessero una breve tregua. Mi guardò prudente, forse per stroncare sul nascere qualche mio possibile lamento, perché non era stato affatto delicato ma brutale e veloce. Io era venuta, subito, in neanche dieci minuti, lui aveva invece tutta l’intenzione di riprendere e di continuare in eterno. In quell’istante di pausa, Sean, abbassò il mento sul punto di congiunzione dei nostri corpi e così, retto sui gomiti, tentò di non gravare troppo su di me, poi riportò il suo lungo cazzo sul mio viso, sbattendomelo come un martello, pensando a chissà cosa.
Arrossii e le spalle fremettero nuovamente, squassate da un debole soffio al petto, quando spinse ancora i fianchi contro di me, annunciando la fine della nostra pausa. Affondai le unghie nella carne della sua schiena e subii i suoi colpi forti e concitati che ripresero a marchiarmi con possesso. Avevo le sopracciglia aggrottate e il labbro inferiore stretto tra i denti perché iniziai a sentire un leggero fastidio al basso ventre che non potevo lenire in alcun modo. Era possente, smisurato, dominante ed io ero minuta, esile e delicata, lo sentivo sempre in quel modo piacevole e doloroso che era una caratteristica di lui e della sua prestanza. Mi oltrepassava, mi possedeva, mi penetrava fino a sottomettermi completamente alla potenza del suo corpo. La visione del nostro incastro mi esaltò, tanto da assecondare i suoi movimenti, rendendomi partecipe della sua corsa verso l’orgasmo. I suoi occhi scivolarono sulla mia figura nuda, lambita da altre ondate di piacere e con un ringhio di gola, si irrigidì. Le spinte divennero più secche e profonde, sobbalzavo in avanti e scivolavo indietro, in sincrono con i suoi fianchi, ma dove voleva arrivare? Lo sentivo perfino nello stomaco e tra i seni. La sensazione di percepirlo così ingombrante era totalizzante, perché Sean mi riempiva tutta e non si trattava solo di una pienezza fisica ma anche emotiva. I suoi sospiri sensuali erano carichi di fascino erotico e si confondevano con i miei in un'unica melodia, insieme lasciammo che la magia del momento ci avvolgesse come se fosse una tempesta di sabbia, come un'onda impetuosa. La sua fronte premette contro la mia, mentre le sue labbra schiuse liberarono per la prima volta degli ansiti virili e gutturali che rivelarono la perdita del suo controllo. Con una mano palpò il mio seno mentre con l'altra si aggrappò al mio fianco come se stesse precipitando nel vuoto. Il suo respiro divenne incalzante, le guance bollenti, la pelle sudata, e quando si fermò dentro di me, soggiogato dalle contrazioni potenti dei suoi muscoli, lo sentii pulsare nel mio basso ventre, un calore anomalo mi invase nel profondo, perché lui...lui stava venendo. Stava venendo e continuava a spingere, mentre sentivo il suo membro scivolare con più facilità, il suo seme colare tra le cosce ed era…era fantastico. Era venuto dentro di me e qualcosa si era rotto, la sua barriera era crollata.
Sean si adagiò su di me senza fiato e respirò accanto al mio orecchio, facendomi rabbrividire. «Mi hai fatto fare un’enorme stronzata» mormorò con disappunto ed io ammirai il suo corpo che luccicava come se fosse rivestito da una carta d'argento, era scolpito come il marmo, definito come le linee di un dipinto perfetto, seducente come una divinità ma perverso come un diavolo. Gli accarezzai la linea della schiena e accompagnai il suo respiro che man mano divenne regolare e misurato. Scivolò al mio fianco ed io mi appoggiai sul suo petto, perché avremmo dovuto condividere lo stretto spazio di quel lettino e anche perché amavo sentire il calore della sua pelle e l’odore che emanava in qualsiasi momento, anche dopo momenti come questo.
«Io ho rubato la tua prima volta, adesso ti ho concesso la mia. Siamo pari, Sara» guardò in alto, come se volesse nascondere i suoi occhi da me. Mi sentivo stanca, appagata e stordita da quell’assurda rivelazione e divenni di un’imbarazzante tonalità di bordeaux quando realizzai cosa avesse detto. «Non avevi mai fatto una cosa del genere con una donna prima d’ora?» Sussurrai appena. Infilò l’avambraccio sotto la mia nuca e mi permise di stargli accanto. Anzi…addosso. Posai il palmo della mano sul suo petto e, nudi e incasinati, guardammo il cielo insieme, ubriacandoci di stelle in un silenzio perforante e riflessivo. Lui mi guardò tutta, poi abbozzò un sorriso enigmatico e si piegò, ad un soffio dal mio orecchio. «Tutti sanno qual è il finale del principe azzurro e della principessa» Sussurrò con il suo timbro baritonale e maturo. Il torace sfiorò i miei capezzoli e trattenni il fiato, soggiogata dalle sensazioni che il suo corpo innescava in me. «Ma ti sei mai chiesta quale sarebbe il finale della principessa e del cavaliere oscuro?»
Mi era venuto dentro. Porca puttana. Lui…proprio lui aveva fatto una stronzata simile dopo tutti quegli anni di esperienza, dopo aver condiviso di tutto e di più con le donne senza mai commettere un errore simile. Non era stato però casuale, non era stato uno sbaglio dettato dall’alto picco erotico che avevano provato i nostri corpi, l’avevamo deciso insieme, lui l’aveva premeditato, per farmi capire quando piaceva ad un uomo, soprattutto quando piaceva a lui venirmi dentro. Perché gli piaceva quando entrava dentro di me senza alcuna barriera a fronte della mia fica morbida e vellutata. Mi era piaciuto quando era esploso senza preoccuparmi di controllarmi e di reprimere il mio impulso.
La notte terminò con una mia riflessione: “le donne non sono immuni alla tentazione di tradire, e spesso lo fanno in modo più astuto e silenzioso dei loro partner maschili. I motivi possono variare, dal desiderio di rompere la monotonia della relazione alla vendetta per un torto subito. Gli uomini devono essere cauti e prestare attenzione ai segnali, per evitare di essere traditi dalle loro partner. Al di là delle apparenze. Il lato oscuro delle donne che tradiscono, le donne che tradiscono spesso vengono dipinte come vittime impotenti o come seduttrici senza cuore. Tuttavia, la realtà è spesso molto più complessa. Alcune donne tradiscono per sentirsi desiderate, altre per una questione di potere o per vendetta. Alcune cercano semplicemente di trovare quella scintilla di passione che sentono mancare nella loro relazione”. Il mio fu un tradimento differente. Ci fu l’amore di una notte con un passato ben più lungo. Non ci siamo potuti amare per la vita, un po' per colpa sua, ma soprattutto per colpa mia. Non provavo attrazione per i bad-boy, ma lui ne era l’eccezione. Mi portò oltre i confini, mi lasciai sedurre dal suo lato oscuro tanto da fargli sborrare dentro di me mettendo a rischio il mio matrimonio con la preoccupazione di crescere un figlio suo. Non accadde nulla di tutto questo, tranne che l’affievolirsi del nostro sentimento che la distruzione di un’amicizia, nata durante l’infanzia, tra mio marito e il mio amante di una notte.
Sicuramente sono stata la causa che ha generato la sopraffazione di un dolore, confusione e incertezza. Sono stata la troia di turno, ma il mio tradimento è nato da motivazioni legate alla passione e al desiderio, di passare una notte d’amore col ragazzo che da sempre ho desiderato farlo. Unitamente alla mancanza di attenzioni mi ha reso una donna fedifraga e la ricerca del piacere, a volte in modo estremo, era nata come una soluzione apparentemente sensata per poi trasformarsi, man mano, in una dipendenza velenosa. Ma quello era l'unico modo per liberare la frustrazione che avevo dentro. Non era una giustificazione, certo, era soltanto il motivo che mi induceva a comportarmi in quel modo.
Per precisazione, il suo orgasmo avuto dentro di me non ha prodotto alcun risultato.
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