incesto
Così fan tutte: scopata da mio cugino Valerio
di esperienzanuova7375
09.11.2024 |
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"Sentivo quel inconfondibile sensazione che si prova quando il piacere esplode..."
Introduzione:Il sesso è un gran casino e se non sai resistere alle sue tentazioni ti fa impazzire. Fare sesso, fare l’amore o scopare, sono tre atti che appartengono ad un’unica grande categoria: il piacere. Il mio piacere è differente: faccio sesso per raggiungere l’orgasmo mentale oltre a quello fisico. Il mio eros mi permette di raggiungere il malato senso dell’eccitazione nell’immaginare cose proibite. Tra queste fantasie proibite rientra il sesso fatto tra cugini. Spesso leggiamo racconti tipo: mi sono scopata mia cugina, a letto con mio cugino o cose simili, verosimilmente storie inventate da scrittori occasionali solo per implementare il concetto di leggenda riferito al sesso tra consanguinei. Ci sono passata anch’io da questa perversione che ha trasformato la leggenda in storia.
Le vostre domande inonderanno le vostre menti nella chiara intenzione di capire cosa è successo con il mio impavido cugino. Questo che sto narrando è storia accaduta con uno dei più belli cugini, Valerio, ed è una storia vera e del tutto mia, un “labirinto caotico” nel quale non è stato semplice trovare la via d’uscita, ma vi assicuro che chi vorrà seguire questa vicenda enigmatica, troverà tutte le risposte nella lettura. Consapevole di aver narrato una tematica abbastanza delicata frutto di una realtà “corrosiva”, dedito a rispettare tutti coloro che purtroppo o per fortuna si sono trovati nella mia stessa situazione. Ho la convinzione che il sesso nelle sue varie forme diventa fuoco o ghiaccio, normalità o follia, di cui la vita stessa è uno schema temporale del quale nessuno avrà mai il pieno controllo. Se non possiamo manovrare il tempo, corromperlo o gestirlo, possiamo almeno catturarne i secondi, gli attimi fugaci e i momenti più belli e più intensi per il nostro piacere; quello che ti serve per far tremare le gambe e trasformare i desideri in brividi da trasmettere al cervello e poi alla pelle. Emozioni che io stesso ho provato e che porterò sempre dentro di me, anche se condivisi con un mio parente e proprio questo tabù che ha reso il sesso con mio cugino una cosa unica e indescrivibile, dove il peccato è diventato piacere, il piacere è diventato desiderio, il desiderio è diventato un’esplosione di sensi. Per cui mettetevi comodi sul vostro divano e leggete attentamente il mio racconto, tenendovi una mano nel posto che sapete già, e con molta delicatezza abbracciatelo con le vostre dita e portatelo su e giù con cura, ma molto lentamente giusto il tempo di leggervi la novella e quando vi sentirete pronti per esplodere liberate il vostro piacere.
«Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori».
Racconto:
Tra la primavera e l’estate scorsa passai da mia madre per una visita di cortesia, abitavamo a qualche chilometro di distanza. Io abitavo in campagna lontano dal trambusto della città mentre lei viveva da sola in un altro paese da separata. Quella mattina indossavo una camicetta scollata corta in vita e un paio di fuson maculati che mostravano il mio fisico dalla cintola in giù; ho sempre amato indossare i leggings per la loro comodità e quelli non facevano eccezione, erano un tantino particolari perché leggermente più aderenti alla pelle e mettevano in risalto la mia passera. La mia patacca è stata sempre appariscente per la sua protuberanza ed è notabile a qualsiasi indumento aderente che io indossi e non facile mascherare il suo turgore, anzi, anche in quella circostanza la esaltava mostrandone la fessura presente tra una parte e l’altra di labbra. La mia stessa mamma prima di abbracciarmi calorosamente si complimentò per la mia bellezza e contemporaneamente mi redarguì per l’uso di quell’abbigliamento stravagante. Non aveva nulla incontrario contro l’uso dei leggings, ma mi appuntò che quelli non era consoni e adatti ad una donna del mio stile. Sottolineò di quanto fosse inappropriato uscire in quella maniera, anche se non ero d’accordo. Colse l’occasione per evidenziare che ero una madre di tre figli e che le donne sposate non si mettono in mostra anche se belle. Le sue parole mi sconvolsero ma non avevo alcuna intenzione di discutere con lei del mio abbigliamento, e se fosse stato giusto o meno indossare tale abbigliamento da parte mia o da chi è sposata e mamma allo stesso tempo. Durante la sua romanzina rimasi a fissare un quadro di Gesù appeso nella sua stanza e in quel momento pensai a quanto fossi lontana dalla parola del Vangelo e dalla fede di mia mamma. Lei mi ribadiva che avrei dovuto ringraziare il Signore tutti i giorni della mia vita solo per avermi donato la vita e che avrei dovuto fare una preghiera quotidiana e andare a messa con lei almeno una volta a settimana, quindi avrei dovuto fare l'esatto contrario di quello che facevo ogni fine settimana. Per cui gli risposi in modo sarcastico: «Mamma, il signore lo ringrazio sempre. Almeno una volta al settimana mi reco nel mio tempio e grazie alle sue creature mi concedo tanto piacere. Rendendomi la vita uno spasso.» Ovviamente alludevo al luogo dove passavo alcuni sabato sera e, se solo sapesse a cosa mi riferivo mi avrebbe cassata come figlia, dato che non conosceva i miei desideri più reconditi, scopare con gli uomini con il consenso di mio marito.
Nel frattempo preparò dell’ottimo caffè e continuammo a parlare di qualche pettegolezzo di paese mentre il tempo passò velocemente e arrivò l’ora in cui dovetti andare via. Salutai mia mamma e nel mentre mi accinsi ad aprire la porta, in quel preciso momento apparve mio cugino Valerio. Lui era solito passare da mia mamma per un saluto giornaliero anche perché la sua dimora è lì attigua.
Valerio è un uomo sempre al top nonostante sia poco più piccolo di me; ma sa sempre porsi con assoluta naturalezza nei confronti di tutti e, soprattutto sa sempre come provocare e attirare l’attenzione su di sé con i suoi modi e le sue scelte, quasi sempre in controtendenza. Si veste in modo insolito, al di fuori dello stile attuale, ma sempre accattivante e capace di far discutere e parlare di sé. Si muove in modo unico, proprio per conquistarti con i suoi movimenti eccitanti tanto da non passare inosservato tra le donne. Essendo sua cugina non ho mai dato senso e peso al suo modo di essere fino a quel giorno. In quel momento scattò dentro di me una scintilla, conseguenza del suo modo di guardarmi con particolare interesse. Lui è sposato con una bella donna di nome Patrizia ed è anche padre di tre figli. Valerio, come detto passa sempre da mia madre per un saluto giornaliero e quel giorno ci incontrammo per caso. Non vedendolo da tantissimo tempo, certamente non si aspettava la mia presenza come io non mi aspettavo la sua entrata; infatti, sembrò quasi colto da un bagliore tanto da esclamare delle parole a raffica: «Dio, che bella sorpresa oggi! Ti trovo benissimo! Da quanto tempo non ci vediamo!» Tutto questo mentre mi afferrò le spalle guardandomi dalla testa ai piedi. «Cos’hai fatto ai capelli? E che fisico! Sei uno schianto! Wow!» Sparò tutto così in fretta che non mi diede il tempo di replicare, poi mi abbracciò tenacemente e con passione, per poi guardarmi in faccia mentre gli sorrisi. Appunto: «stavamo parlando proprio di Dio e del fatto che tua zia mi vorrebbe sempre a messa con lei» gli replicai dopo avermi mollato. Valerio replicò: «Sai che tua mamma è molto credente», mentre lui con quell’abbraccio non lesinò a farmi sentire il suo sesso. Lo sentii duro mentre si appoggiò al mio ventre; non saprò mai se lo fece apposta a farmelo sentire o se il gesto fu del tutto casuale, ma sono certa che notai dai suoi pantaloni un ingrossamento nelle sue parti basse tanto che osservai in silenzio quella protuberanza ed esclamai nella mia mente la parola “perbacco”, tanto fu’ il mio stupore eufemistico nell’immaginare la grandezza del suo arnese dopo essersi appoggiato all’altezza del mio ventre.
Ebbe una reazione così virile nell’abbracciarmi che mi posi la domanda: “E’ impazzito”. Qualche secondo dopo mi sembrò tutto più chiaro, in realtà, ripensai alle parole di mia mamma e di quanto quei leggings fossero inadatti per essere indossati in quel preciso istante. Era del tutto naturale la sua reazione, tanto da intravedere le sue iridi verdi come l’edera che tentavano di sconfinare e di guardare oltre quello che mostravo a tutti indossando quei pantaloni. Mi guardò con l’espressione di un predatore che stava studiando a fondo la sua vittima e, in quell’istante, una scossa elettrica mi attraversò il petto, mentre nei suoi occhi vidi il mare di piacere e l’oceano dell’eccitazione. «Cosa ti succede?» gli osservai, mentre ben presto capii dove il suo sguardo si concentrò facendomi fare un passo indietro, «ma sei scemo! Dov’è che stai guardando?» Gli proferii. «Che significa?» mi chiese sorpreso. «No…pensavo!» replicò subito dopo. Mi sembrò impacciato e incapace di sostenere quell’assurda conversazione. Era evidente che sbattendo le ciglia sembrò spaesato e anche sorpreso dalle mie parole; non si aspettò una mia reazione e del fatto che lo sorpresi a guardarmi la fregna. Lo scrutai con disprezzo pur ammettendo quanto fosse stato inutile negare la sua bellezza e del suo modo di essere attraente come pochi. Il suo fascino misterioso e al contempo selvaggio vanificavano il mio tentativo di odiarlo per avermi guardata con gli occhi del desiderio. Sapeva usare la sua bellezza come una pozione magica capace di stregare le donne; la usava per farle inginocchiare alle sue voglie. Era un satiro pericoloso, potente insidiatore delle virtù femminili, agile manipolatore e incantatore pericoloso che usava quella maledetta voce baritonale per stordire le sue muse, un uomo itifallico che aveva in dotazione tutto ciò che una donna potesse desiderare. Da cugina stavo cedendo alle sue lusinghe, mi stavo lasciando desiderare da uno che ha il mio stesso cognome, da colui il quale siamo cresciuti assieme, da colui che ha il mio stesso sangue. Mi stavo lasciando andare all’immaginazione di sentire il suo arnese dentro di me. Andai via di corsa mentre lo lasciai conversare con mia madre, ma prima di ciò gli strizzai l’occhio immischiandone il piacere di essere desiderata e lo stupore che mio cugino di sangue stesse provando qualcosa per me. Prima che sparissi del tutto proferì: «Fatti viva più spesso così posso ancora ammirarti».
Ad agosto scorso partimmo per Santorini convinti di festeggiare il nostro anniversario di matrimonio. Partecipammo ad una serata di gala denominata “serata romantica a lume di candela” che si svolgeva nella sala ricevimento dell’albergo in cui soggiornavamo. Intanto, in camera, ero intimo a scegliere l’abito più adatto ad indossare per la serata. Mentre mio marito indossò un paio di pantaloni blu notte particolarmente eleganti abbinati ad una camicia bianca, nello stesso tempo mi lanciò un’occhiata furtiva e scrollò le spalle con indifferenza pur di non prendersi la briga di consigliarmi quale vestito fosse più idoneo per la serata. Odiavo quando non mi concedeva le dovute attenzioni. «Sì, okay. Grazie tante. Sei davvero di grande aiuto», brontolai dandogli le spalle. Non potevo contare su di lui. «Lo sai che ti preferisco nuda. Ti sta bene tutto, ma senza niente sei una dea.» cercò di addolcirmi con quella frase. Sobbalzai e decisi di optare per un vestito bianco perla che mi sarebbe sceso morbido sui fianchi. Legai i lembi dietro il collo e mi voltai appena per ammirare la scollatura sensuale sulla schiena. Era un abito da indossare senza reggiseno, pertanto tenni addosso solo il tanga bianco. «Questo ti piace? Che ne pensi?» dissi mentre mi voltavo verso Roberto e rimasi senza fiato quando lo trovai concentrato a fissarmi, con i suoi bellissimi occhi color miele sul mio corpo. Dalla sua figura slanciata provenne: «Direi che è troppo scollato. Vuoi attirare l’attenzione di tutti i coglioni laggiù?». Era quello che volevo, pensai.
Scesi le scale stando attenta a non cadere sui tacchi alti. Mentre alcuni commensali sorseggiavano un cocktail sul divanetto intanto che gli altri confabulavano tra di loro, abbozzai un sorriso incerto quando, oltrepassammo l’immenso salone e mi ritrovai, inconsapevolmente, la presenza di mio cugino Valerio con la sua consorte. Ebbi la sensazione di aver sbagliato abito nel momento in cui inarcò un sopracciglio e mi osservò attentamente, indugiando più del dovuto sul punto in cui il vestitino mi avvolgeva i seni. Mi guardai attorno e non credetti di trovarmelo nel posto in cui avrei passato le mie vacanze. Mi costrinsi di sorridere e, tuttavia, mi irrigidii all’istante. Valerio scrollò le spalle e mi salutò con la sobrietà che era solito usare in presenza di mio marito e di sua moglie, per cui evitò di abbracciarmi come l’ultima volta. «Voi che ci fate qui?» Intervenne. «Abbiamo scelto di festeggiare il nostro anniversario di matrimonio sull’isola degli asini.» Replicai.
Terminammo il nostro cocktail di benvenuto e mio cugino non si fece scappare l’occasione di invitarci a passare la serata con loro. Sua moglie non fu’ da meno, ci sentimmo costretti a cenare con loro tanto da prendere posto ad un tavolo da quattro. Valerio si mostrò subito gentile facendomi accomodare sussurrandomi furtivamente al mio orecchio «cugina, sei bellissima». Non interpretai il suo tono ma non sembrò malizioso, anche se… qualcosa di strano c’era nelle sue parole. La serata fu’ incentrata sul suo alter ego, si vantò spesso di quello che aveva sotto la cintura rimanendone estremamente orgoglioso, fu’ impegnato ad esaltare le sue prestazioni sessuali. Insomma…il mio consanguineo si autocompiaceva così apertamente delle performance con sua moglie Patrizia, mentre lei stessa, gli reggeva il gioco alimentando ancor di più il suo lato focoso narrandoci alcune performance. Mio marito non l’avrebbe mai fatto, questo era uno dei motivi per il quale non mi piacevano gli uomini altezzosi e superbi, ma allo stesso tempo fui attratta dalla sua personalità forte e sicura di sé. L’uomo che si prendeva ciò che voleva senza avere il beneplacito altrui, che mostrava la sua virilità con i fatti. Pur rivelandosi un uomo spocchioso in quel contesto mi sentii persuasa dalle sue parole e volevo sperimentare la sua virilità, che in un certo senso avevo già sentito, esattamente il giorno in cui ci incontrammo da mia madre quando abbracciandomi mi fece sentire il suo pacco.
La mia immaginazione fervida e la debolezza per gli sguardi penetranti che mi lanciava mi infastidivano, ma allo stesso tempo mi compiacevano. Nel clima disteso della serata i suoi sguardi si facevano ancora più accattivanti e l’atmosfera incominciava a circondarmi di un peso, tanto da immaginarmi che lui appoggiandosi di fronte a me, mi guardasse in faccia. La sua gamba che si distanziava a pochi centimetri dal mio braccio significava che anche il suo cazzo era vicinissimo alla mia bocca e, al posto di degustarmi il mio dessert avrei succhiato il suo cazzo come un calippo. Distolsi lo sguardo, tornando alla realtà, e cercai i suoi occhi decidendo di semplificargli il compito della mia immaginazione. Il suo sguardo si fece ancora più accattivante. Ma a sorprendermi davvero furono le sue parole. «Ti interessa sul serio?» «Cosa intendi dire. Spara cuginetto. Stasera ho voglia di rischiare.» gli replicai, liberandomi del mio accento. Sul suo viso passò un lampo velocissimo, ma sparì prima che ne potesse capirne il significato. Poi arricciò le labbra in una smorfia maliziosa e cominciò a cambiare il modo di guardarmi. Compresi dai suoi occhi che aveva ancora in mente la visione della mia figa e dei leggings indossati quel giorno da mia madre. Mi guardava furtivamente i capezzoli che irrompevano dal mio vestito bianco destabilizzandogli l’immaginazione. Alla mia voglia di rischiare rispose con la seguente frase «scherzi a parte, se hai voglia di parlare ci sono.» E sulla sillaba “parlare” ebbe un’intercalare subliminale. Di cosa avremmo dovuto mai parlare? A cosa si riferiva? Intanto risposi con un semplice «si, ci sono.» lo feci senza dargli un peso. La serata volse a termine e prima di salutarci Valerio mi disse: «sei la donna perfetta per me».
Non ero un’abitudinaria della masturbazione ma quella stessa sera, rientrata in stanza, decisi di praticare l’autoerotismo. Era il giusto rimedio ai miei momenti di smarrimento, pensai alle prestazioni sessuali che potesse offrirmi Valerio dopo aver passato tutto il tempo agli auto compiacimenti, alle sue allusioni e alla scena di sesso immaginata. Non era il semplice piacere personale che cercavo, avevo solo voglia di condividerlo con qualcun’altro e mi piaceva spartirlo col mio partner, qualsiasi ragazzo fosse, perché questo mi provocava un leggero senso di sollievo quando fottevo con un uomo. Arrivata nel letto dell’hotel iniziai a ripensare agli istanti precedenti. Si, a quando ero seduta e la mia mente iniziò a fantasticare. Immaginai alle spalline del mio vestitino che ogni tanto scendevano giù sul mio braccio facendogli intravedere perfettamente la linea del capezzolo, d’altronde avevo scelto quel abito bianco apposta per non passare inosservata. Ogni volta che diventava turgido il suo sguardo cadeva su di me. In quel momento però non mi bastava più essere guardata, avrei voluto di più. Sentivo la mia figa completamente bagnata, un po’ per il caldo ed un po’ per quell’irrefrenabile desiderio del cazzo di mio cugino che si sarebbe potuto insinuare dentro di me. Il vestitino corto, mi dava la possibilità di infilare la mano di sotto per controllare con discrezioni il tasso di umidità. Non potetti fare a meno di notare che il mio gesto fu un piacere per molti. Immaginai, come in sala i diversi clienti mi potessero guardare mentre la mia mano si infilava con discrezione sotto le mutandine. A quel pensiero fulgido iniziai a giocare con le dita ed accarezzare con leggerezza e maestria quella parte del mio corpo così calda e umida. Vedevo gli uomini bramosi che mi circondavano mentre mio cugino non poteva fare di più per via della presenza di sua moglie. Potevo leggere nei loro occhi la voglia di farsi una puttana italiana, una vera maiala. Sapevo che chiunque in quella sala avrebbe voluto partecipare a quella carezza intima anche in maniera saffica. A me era sufficiente questo per eccitarmi, sapere di essere l’oggetto del loro desiderio. Mi feci prendere la mano da questo giochino erotico…sentivo che dovevo soddisfare quella voglia irrefrenabile che stava salendo dentro di me. Che esibizionista porca che sono, pensai. Quanto godevo nel sentire le mie dita fresche scivolare dentro di me e nel sapere che avevo gli occhi di tutti quegli uomini puntati addosso che si sfregavano le mani sul cazzo mentre immaginavano ciò che stavo facendo sotto la mia gonna. Le dita sfregavano freneticamente sul clitoride per poi infilarsi nel buco e farmi provare sensazioni meravigliose. Con gli occhi chiusi cercavo di assaporare l’odore di figa che proveniva da sotto, totalmente non curante di essere in un luogo pubblico. Sentivo quel inconfondibile sensazione che si prova quando il piacere esplode. Chiusi le gambe, che fino a quel istante avevo tenuto semi aperte per potermi muovere più liberamente possibile. La mia mano rimase li, ad accogliere tutto il piacere che avevo tenuto imprigionato fino a pochi attimi prima. Ero allo stremo. Il caldo era insostenibile e le mie guance completamente paonazze. Riaprii gli occhi nella mia camera d’albergo dopo aver ansimato di piacere, pensai a quanto la mia immaginazione poté andare oltre la realtà del momento. Decisi di farmi una bella doccia fresca in maniera tale da calmare i miei bollenti spiriti. Quella doccia mi servì per portarmi alla realtà della vita: era contro natura sedurre e farsi scopare dal proprio cugino.
Il giorno dopo mi fermai al bar per una bevanda fresca, seduta allo sgabello osservai che c’erano svariate bottiglie di alcolici esposte, un maxischermo appeso alla parete che stava proiettando la replica di una delle partite di calcio, un mixer da dove il dj aveva appena avviato una canzone pop e un tavolo da biliardo circondato da alcuni ragazzi concentrati a giocare. «Be’, che te ne pare?». Sentii un uomo mormorarmi all’orecchio e per un attimo rimasi senza parole. Non sapevo cosa dire, mi voltai e vidi Valerio, «ecco, sei tu…» feci per dire. «E’ un luogo strepitoso. Annusa l’aria. Non senti anche tu un eccesso di testosterone?» Era sempre allusivo. Sentivo la sua presenza dietro di me, il mio concentrato di testosterone in quel momento si era interposto tra me e lui. Non potetti fare nulla per sottrarmi alla sua volontà, così mi voltai appena e guardai il suo viso. Era un uomo bellissimo e la mia indifferenza sfumò via per cedere il posto al solito languore tra le cosce. L’istinto traditore mi suggerì di abbandonarmi sul suo torace marmoreo, ma non lo ascoltai. Mi rigirai difronte al bancone e mi irrigidii sussultando quando percepii il suo bacino contro il mio sedere. Fui proprio certa che il rigonfiamento possente nei suoi pantaloni mi stesse pungolando la base della schiena. Improvvisamente la gola divenne secca e dovetti umettarmi le labbra sorseggiando la mia bevanda, per gestire quelle sensazioni incontenibili. «Ma che ti prende? Smettila di spingere», brontolai infastidita. Mi voltai verso di lui e lo guardai. Stavo per dire qualcos’altro, ma Valerio si piegò accanto al mio orecchio e mi precedette. «Se iniziassi davvero a spingere, Sara, mi chiederesti di non smetterla…», sussurrò provocante, facendomi rabbrividire. Era un piacere sentirgli scivolargli quel nome dalle labbra. Lo fissai, smarrendomi nella bellezza del suo sguardo caldo, poi gli fissai la bocca e i miei pensieri corsero. Deglutii e tentai di non crollare, di non mostrargli quello che facilmente avrebbe potuto leggere nei miei occhi troppo trasparenti, troppo sinceri con lui. Ebbi la forza di voltarmi e incamerai aria, mentre il cuore stava per esplodermi dentro.
I nostri rispettivi consorti erano in camera per un riposino pomeridiano, per cui decidemmo di passare un paio di ore in spiaggia per respirare l’aria fresca del mare. Avevo optato per indossare un costume a due pezzi, nero, che mi avvolgeva i seni in modo erotico, che potesse valorizzare le mie forme mentre era abbastanza scoperto dal sedere, sensuale ma non volgare. Prima di andare in spiaggia lavai bene i denti, lasciai i capelli lunghi oltre le spalle e mi ero perfino accertata di essermi depilata per risultare presentabile. Lui indossò un costume bianco che avvolgeva l'abbondanza del sedere marmoreo mentre dal tessuto eccessivamente sottile traspariva la sua virilità mentre fermo sorseggiava ancora il suo cocktail. Mi fissò in un modo che mi inquietò subito. Spostò lo sguardo oltre le mie spalle come per indicarmi qualcosa e mi voltai lentamente con una strana paura aggrappata addosso. Il cuore sussultò e io trasalii sul posto, quando incontrai gli occhi di Valerio fissi su di me come due tizzoni ardenti. Avvertivo uno strano presagio.
Distesi a terra il mio telo per sdraiarmi prona, appena possibile slacciai il disopra del mio costume lasciando le spalle nude. Approfittò del mio gesto per cospargermi volontariamente la crema solare sul mio dorso. Mi versò l’olio sulla schiena, poi la spalmò anche sulle braccia nonché sul collo. Anticipò il tutto raccogliendomi con armonia i capelli per non ungerli d’olio, sembrò premuroso e dolce. Ci sapeva fare, si improvvisò massaggiatore. Dalle spalle passò alle braccia percorrendole con cura per più volte per poi dedicarsi alla schiena. Fatta la schiena passò subito alle gambe. Versò ancora un po’ di olio su una coscia e lo spalmò massaggiandola. Frizionava a due mani dalle cosce alle caviglie e su ancora alle cosce. Quando arrivava in alto mi sfiorava il sesso. Un’attenzione particolare la dedicò ai piedi che massaggiò a lungo con cura comprese le dita che fece passare una ad una tra pollice e indice premendo e tirando fino a farmele scroccare. Lasciò il culo per ultimo. Partì dai fianchi e con un movimento a ovale si portò verso l’interno. Con le mani a taglio si infilò tra i glutei percorrendo la fessura tra di essi da cima a fondo, mentre saliva tendeva a fare pressione verso l’esterno allargandoli mentre quando scendeva lo faceva a mani unite. La fase successiva comprendeva l’uso del pollice che usò per massaggiarmi l’ano. Ero eccitatissima, si stava approfittando di me mentre rimanevo inerte. “Ora girati così posso cospargerti della crema abbronzante anche davanti”. Fu una richiesta audace, non credetti a quanto mi stesse chiedendo. Era consapevole che non avevo il disopra del costume, ma aveva delle mani magiche, sembrava un professionista. Accettai la sua richiesta. Mi voltai lentamente mettendo in mostra il mio seno. Si mise in ginocchio di fianco e lentamente vidi il suo membro passare dallo stato di riposo svettare ritto fiero in tutta la sua pienezza. Questa volta l’olio se lo versò sul palmo di una mano per poi con quello sfregarli entrambi in modo da distribuirlo uniformemente. Iniziò come in precedenza dal collo fino ad arrivare dietro le orecchie e sotto il mento. Poi passò a spalle e braccia. Versò nuovamente dell’olio sulla pancia e lo spalmò massaggiandomi dall’inguine in su fino al seno muovendo le due mani in modo circolare premendo e rilasciando a ritmo costante. Passò ai capezzoli. Versò ancora una piccola quantità d’olio e iniziò col far strusciare il pollice in tondo sulle areole che presto si fecero turgide, vidi le sue labbra socchiudersi, la sua espressione era di assoluto benessere. Era compiaciuto come lo fui io mentre fu la volta dei capezzoli che titillò un poco con un dito per poi stringerli tra pollice e indice premendo e rilasciando, torcendoli e rilasciandoli di nuovo. Emisi i miei primi gemiti. Raccontarlo non dà la giusta idea, mi sentivo avvolta in una nuvola di piacere dove il tempo aveva smesso di esistere. Nel frattempo era passato di nuovo alle gambe e ripeté i gesti fatti in precedenza compreso il massaggio ai piedi. Terminato il massaggio ai piedi fece scorrere le mani lungo le mie gambe e raggiunse l’inguine. Usò per primo il pollice che fece scorrere lungo le grandi labbra fino al clitoride dove si fermò a massaggiarlo. I miei gemiti si fecero più intensi ed il respiro più profondo, vedevo i seni alzarsi mentre inspiravo per poi riabbassarsi quando espiravo. Lo stuzzicò con l’indice dell’altra mano e poi con l’aiuto del pollice lo strinse e lo strapazzò leggermente premendo e tirando «uuuuu» mi lasciai sfuggire. Riprese il massaggio, ma allo stesso tempo fece scorrere le dita affondandole nella fessura fino ad arrivare in fondo dove due di esse si intrufolarono e sparirono presto dentro quel magico anfratto. Si muovevano lente ma in modo sapiente. Capii che conosceva perfettamente i punti più sensibili «uuuuuu, siiiiiiiii li, oooooo, che bello, uuuuiii come godo». Io per raggiungere quel livello di piacere dovevo muovere le dita in modo disordinato e frenetico, mentre lui otteneva lo stesso effetto o anche di più con pochi tocchi calibrati. La mia passera era piena di liquido bianco. Stavo sudando. Era difficile resistergli. Se non ci fosse stata gente, avrei mandato al diavolo tutto e gli avrei permesso di farmi sua, però c’era un mucchio di gente, cavolo, non potevo minimamente pensare al sesso in loro presenza. «Per favore. Non voglio che vai oltre» tentai di dire. Strinsi i denti e mi imposi di resistere. Il suo membro era più rigonfio, le vene apparvero più evidenti sotto lo strato del tessuto sottile del suo costume. Il glande adesso era scoperto e lucido, pronto a darmi quello che attendevo. Valerio mi sorrise sfacciato quando alzai gli occhi sul suo bellissimo viso. Si era accorto che lo stavo fissando. Era perverso, arrossii e iniziai a respirare in modo affannato. Lo volevo dentro di me; l’avrei preso a schiaffi se non mi avesse soddisfatta, subito. Non avevo mai provato così tanto la necessità di sentirlo come quel giorno. C’era indubbiamente qualcosa di diverso in me. Era affascinante e la sua aura autorevole mi fece eccitare ancora di più.
Mi prese per un braccio e mi portò di forza dentro uno spogliatoio del nostro albergo. Eravamo al sicuro e nessun potevano vederci, per cui lo spinsi contro la porta e lo baciai a stampo e iniziamo a baciarci, prima senza e poi con lingua. Moralmente avevamo superato la linea sottile dell’incesto tra cugini. Abbassai il suo costume e tirai fuori il cazzo. Volevo vedere il suo bel cazzone di venti centimetri per la prima volta. Capii che avevo sempre represso il desiderio che sentivo per mio cugino. Sentivo un desiderio irrefrenabile di “scopare con mio cugino! Voglia di farmi sbattere da mio cugino! Voglia di fottere furiosamente con mio cugino! Per cui mi lasciai andare: «Scopami, Valerio! Scopami, cuginetto, scopami adesso! Voglio baciare il tuo grosso cazzone di venti centimetri! Scopami dai Vale!!!» Mi stava osservando le tette, avevo i capezzoli dritti che sembrano due chiodi appesi al muro! Mi mise le sue mani sulle mie boccette, palpandomele per bene. Non gli dissi nulla ed iniziò a giocare con i capezzoli durissimi. Ormai caddero tutti i tabù, quindi alzai lo sguardo e guardandolo gli dissi: «Per favore baciami». Le nostre lingue si incrociarono mentre si muovevano dentro e fuori la mia bocca. Nel frattempo continuò a palparmi le tette e giocò con i miei capezzoli. Lo guardai dritto negli occhi e gli dissi sorridendo: «mica ti scandalizzi se tua cugina fa un po’ la porcellina, vero?» Afferrai dolcemente il suo uccello con la mano e lo infilai in bocca. «Oh siii, cugina, ancora un po’ e vengo.» Glielo smanettai ancora per un po’ e sempre più velocemente mentre succhiavo golosamente la sua asta. Stetti attenta a non farlo arrivare subito, alzai lo sguardo verso di lui sorridendogli, lo afferrai per mano e lo trascinai su di un tappetino mentre gli dissi: «Valerio leccami la figa, leccamela dai, che non ce la faccio più.» Non dovetti pregarlo, perché Valerio mi sfilò gli slip e con stupore esclamò «cazzo cugina, hai proprio una bella figa, non ne avevo mai visto una così depilata, mi viene proprio l’acquolina in bocca e la voglia di leccartela.» Gli chiesi come l’avesse sua moglie, nel mentre mi allargò le gambe mi rispose «ce l’ha col pelo, ma senza è meglio» e si tuffò sulla mia fighetta bollente, leccandomela sapientemente mentre con le mani mi palpava le tette. In queste condizioni non ci misi molto per arrivare all’orgasmo e venire. «Aaaahhh!!! Mmhhh!!! Cugino!! Siii!! Vengooohh!!!» Una marea di umori fuoriuscirono dalla mia passera bollente e si riversano dentro la bocca di mio cugino. Mi disse di avere un sapore meraviglioso e che non ne avesse fatto volentieri più a meno! Alzò la testa dalla mia passerina e col suo cazzo duro avrebbe voluto svettare dentro di me. Mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi: «Adesso scopami cugino. Scopami. Sbattiti pure la tua cuginetta.» Afferrò delicatamente il suo uccello e lo strofinò sull’apertura della mia passerina bollente. «Si, mi scopo mia cugina! Adesso mi sbatto mia cugina!» mi disse un arrapatissimo Valerio, mentre mise il suo uccello duro nella mia figa. Prima incominciò lentamente per poi iniziare a pompare in modo sublime. Mi scopò con tutta la potenza dei suoi oltre venti centimetri, sbattendomi poderosamente per qualche minuto alzandomi le gambe sulle sue spalle fino ad entrare completamente dentro di me. Avvolse le mie gambe attorno al suo sedere e lui spinse ancora di più.
Nel frattempo, si posizionò con le gambe nella pratica yoga chiedendomi di sedermi sulle sue gambe e di abbracciarlo. Mi sollevò esigendo di prendergli in mano il cazzo e di aggiustarglielo in modo tale da poter essere penetrata. Quando fui nella posizione giusta mi lasciai andare così da accogliere la sua mazza per intero. Restammo fermi limitandoci ad abbracciarci e a baciarci facendo scorrere le mani lungo i corpi. La passione con cui vissi quei momenti trasparirono in maniera inequivocabile, come se stessimo provando lo stesso intenso piacere che dava lo scorrere del cazzo nella figa pur essendo fermi. Il solo contatto fisico di quella posizione: le braccia, le mani ed i baci procurarono un piacere che raggiunse il cervello mandandomi in estasi. Eravamo fermi uno dentro l’altra ma la cosa straordinaria fu quando mi accorsi di sentire pulsare il suo cazzo. Stavo impazzendo di piacere. Mi sollevò e posò delicatamente sul materassino. Il cazzo sempre ritto e duro come un palo. Si mise sopra di me e ci baciammo. Non ci dicemmo più una parola e il silenzio veniva interrotto solo dagli ansimi e dai gemiti. «Prendimi di nuovo e montami, voglio che vieni dentro di me, desidero sentire il tuo seme caldo che mi riempie il ventre» furono le successive parole. «Ne sei certa? Non vorrei ingravidarti». «Non è il mio periodo fertile ma anche se fosse non mi interesserebbe, sono disposta a correre il rischio e non temere, mi assumo tutta la responsabilità.» Mi stavo mettendo in una situazione di merda, fu una pazzia, ma avevo voglia del suo sperma dentro di me. Mi penetrò di nuovo ma stavolta lavorò di lombi e non si risparmiò. Espresse tutta la sua potenza tanto che il suo pistone mi scuoteva ad ogni colpo. Sentivo in maniera chiara il rumore delle sue palle quando colpivano violentemente la mia figa. I seni sussultavano e gemevo ad ogni sua spinta, fino a strozzarmi. Anche in questo caso dimostrò un’invidiabile resistenza in quanto mi diede il tempo di avere altri orgasmi prima di venire a sua volta dopo una monta selvaggia. Quando mi annunciò che sarebbe venuto, ero talmente presa dal piacere e senza alcun freno dissi «oh, sì sborrami caro riempimi del tuo seme, ingravidami.» Lui raggiunse il punto di non ritorno e riversò in me una quantità di sperma tale che nel pompare se ne tirò dietro parecchio sul cazzo da imbiancarmi la figa della sua sborra densa e lattiginosa. «Oooh si, come la sento scorrere calda, mmmm quanta ne hai, sei inesauribile», in effetti non contai quante volte schizzò ma furono di certo superiori alla media, tanto da bere qualcosina fino all’ultima goccia. «Mmmm, è stato bellissimo cuginetto!» furono le mie ultime parole.
Quella scopata mi pervase tutto il giorno. Non riuscivo a togliermelo dalla mente. Era stata una bella scopata, ma il pensiero di averlo fatto con mio cugino mi logorava l’anima. Come sarebbe stato il nostro rapporto da quel momento in poi? Ci saremmo visti con gli occhi della parentela e con gli occhi degli amanti? Domande che annebbiavano la mia testa. Quella sera stessa ci incontrammo casualmente in un disco pub del posto. Ordinammo al banco ognuno la propria bevanda. Il primo ad ordinare fu’ Valerio, nel mentre sullo schermo stavano trasmettendo proprio il video di Elodie: Margarita. Perciò optò per quella bevanda e non so quanto fu casuale la sua scelta. Poi fu la volta di Patrizia con un Mojito, proseguì mio marito con la scelta di un AK 47, il nome parla chiaro in quanto prende ispirazione, non a caso, dall'omonimo fucile d'assalto. In effetti d'assalto è anche questo drink, considerato tra i più alcolici e pesanti in assoluto. E terminai con la mia richiesta: Sex on the beach, tipico cocktail da spiaggia e da aperitivo, per rimanere in tema alla mia vacanza. Alla mia richiesta, un lieve sorriso si incurvò tra le labbra peccaminose di mio cugino e il suo sguardo divenne avvolgente. Pagò il conto e senza smettere di fissarmi mi disse: «Ottima scelta, cugina», e nel mentre mio marito e sua moglie si apprestavano a trovare un posto libero lui mi avvicinò il bicchiere alla bocca, e assecondai la sua richiesta. Posai le labbra nell’esatto punto in cui l’aveva fatto anche lui poco prima e sorseggiai. Al primo impatto, il cocktail era squisito. «Com’è?» mi chiese, poi bevve dopo di me e mi soffermai sul pomo d’Adamo che oscillava su e giù. Avrei voluto baciarlo e mi sentivo già ubriaca. Di lui. Del suo profumo. Nessun cocktail avrebbe avuto lo stesso effetto su di me. Inebriata, agii d’impulso e feci qualcosa di davvero stupido. «Preferisco il tuo sapore», gli sussurrai all’orecchio e lui rimase con il bicchiere a mezz’aria a fissarmi, accigliato. Pensai di averlo spiazzato con quelle parole, ma aggrottò la fronte dedicandomi un sorriso beffardo. «Bimba, non sai neanche com’è…» si avvicinò alle mie labbra, «…il mio sapore», mormorò seducente e io lo guardai confusa. Stavo parlando dei suoi baci, ma forse lui intendeva…il suo seme. Perché quella mattina mi venne copiosamente tra le mie gambe lasciandomi quanto più possibile della sua sborra. In effetti non avevo assaggiato il suo sperma. Quando intuii la direzione che aveva preso il discorso. Valerio mi tenne stretta a sé, rafforzando la presa sul mio fianco mentre tentammo di raggiungere i nostri consorti. Ero proprio un’ingenua e stavo giocando con il fuoco.
Accennai un altro sorriso quando lessi sul mio telefonino il suo messaggio (che riporterò integralmente in seguito). Era piacevole la sensazione di appartenere a qualcuno in maniera così viscerale. Riposi il cellulare in tasca e sollevai la testa quando una delle cameriere apparve al nostro tavolo per segnare le ordinazioni. Facemmo un altro giro di cocktail stando attenti ad ordinare sempre gli stessi in modo tale da non superare la soglia della sobrietà, per lo meno io cercai di non superarla. Volevo rimanere lucida. Mio marito venne meno a questa regola ed ordinò un Cosmopolitan. La cameriera mora annotò le nostre ordinazioni. Mi squadrò incuriosita, poi sorrise maliziosa nella chiara speranza che io ricambiassi. Rimasi indifferente e il mio sguardo gelido innalzò un muro d’imperscrutabilità che la donna parve scorgere: niente moine, niente confidenza, niente sesso. Il messaggio era chiaro. Dopo qualche minuto la cameriera tornò con i nostri cocktail e Roberto pagò per tutti, lasciandole anche una mancia. La serata proseguì a base di cocktail. La proposta tenne la regola del quattro: eravamo in quattro e a turno avremmo continuato ad ordinare. Il locale era strapieno e questa volta venne direttamente il proprietario a chiederci cosa volevamo bere. «Il barista qui sta aspettando te» feci sapere a mio marito mentre tornò dal bagno. «Io ho ordinato il solito e continuerò con quello, Valerio e sua moglie hanno ordinato due Margarita. Tu cosa prendi?» «Un bel Martini con ghiaccio», non facendo attendere la sua ordinazione. Aveva le guance leggermente arrossate e gli occhi più lucenti di quanto ricordassi. «Roberto non cambiare sempre bevande alcoliche!» Lo redarguii scettica stando attenta a non offenderlo. «Non sono ubriaco», replicò con l’espressione di un bambino capriccioso al quale avevo detto qualcosa di oltraggioso. Bevemmo anche il nostro ultimo cocktail prima di avviarci al nostro albergo.
Appena entrammo nella nostra camera, Roberto lasciò che le palpebre, troppo pesanti e provate dall’alcool, si chiudessero per abbandonarsi al torpore del sonno. Il suono di un messaggio riportò la mia attenzione sul telefono: «Se Roberto dorme già, raggiungimi tra dieci minuti alla spiaggia di questa mattina». Non sapevo cosa fare, le mie mani non smettevano di tremare, non facevano altro che tentare di restare aggrappate a questa realtà destabilizzante. Davanti a me avevo ancora nitida l'immagine del suo corpo e del sesso che avevamo fatto quella mattina. Avremmo dovuto darci subito un taglio, non poteva continuare in eterno questo gioco. Lo stesso poteva diventare fuoco e dolore, passione e pericolo. Stranamente provavo una voglia diversa dal normale; sorrisi a causa di quegli assurdi pensieri, doveva essere solo uno dei miei tanti desideri sessuali, niente di più. Del resto, rimasi disorientata quando nel locale con sorriso beffardo parlò del sapore del suo sperma e subito dopo mi inviò quel messaggio: «Ti desidero Sara. Ti sembrerò un folle ma tu sei troppo bella per non fotterti. Dico sempre quello che penso, soprattutto alle donne e sì…te lo ripeto. Ti desidero.» (il testo del messaggio). Mi lasciai tentare della sua persuasione e dalla voglia di assaporare la sua sborra. Mi chiesi se fosse stata dolce, amara, acidula, aspra, liquida o densa. Senza più perdere tempo, ponendomi domande stupide, decisi di andare a provare di persona in modo tale da avere tutte le risposte.
Lo raggiunsi in spiaggia e restammo a guardare le stelle per un po’ mentre ci accompagnava il suono lieve delle onde che finivano delicatamente sulla sabbia. Con le spalle sulla sabbia e gli occhi rivolti alle stelle. Guardai in alto, e Valerio mi disse che sarebbe stato bello fare il bagno nudi, liberi di muoverci nell’acqua tiepida della notte. L’idea mi aveva sempre intrigata. Si alzò in piedi e cominciò a spogliarsi, si liberò della camicia come fosse una t-shirt e la lanciò a terra. Sbottonò i pantaloni e li lasciò cadere al suolo. Adesso aveva solo gli slip. «E perchè no?» – tirò giù anche gli slip, e venne fuori il suo enorme cazzo penzolante. «Ti prego, non lo fare» dissi in maniera ironica. Sentivamo l’imbarazzo anche se avevamo già scopato una volta. Dai suoi occhi come dalla sua voce calda gli leggevo che avrebbe voluto completare qualcosa di unico con sua cugina. Voleva sperimentare l’impossibile con me. Voleva riempirmi la bocca del suo seme, scoparmi nell’ano, farsi un bel sessantanove. Lo capivo, ma facevo la perbenista. Lo guardai senza stancarmi, penzolava proprio davanti ai miei occhi. «Vuoi bagnare il tuo uccello nella mia passera, vero?» «Ho ancora voglia inondartela di sborra la tua passera», mi rispose. «Sei un porco», gli risposi dandogli uno schiaffo leggero sulla coscia e con il sorriso sulle labbra. Il cazzo di Valerio era molto invitante, abbastanza grosso, anche se era ancora a riposo. La cappella era coperta dalla pelle, lo guardavo senza mai abbassare lo sguardo. Mi alzai e mi spogliai in due secondi. Quasi me li strappavo i vestiti. Quel giorno non indossavo il reggiseno e sfilai tutto, anche la mutandina, facendola cadere sulla sabbia. Valerio guardava la mia passera spoglia. Raccolse il mio perizoma e la annusò intensamente, sorrise, poi si prese l’uccello in mano. Lasciò la mia mutandina sulla sabbia e tenendoci per mano corremmo fino all’acqua nudi. Facemmo il bagno, l’acqua era calda. Mi abbracciò spesso, forse perché voleva farmi sentire la sua erezione. Effettivamente sembrava gigante il suo uccello. Ma io mi divincolavo, e tornavo a tuffarmi in acqua. Lui mi inseguiva, mi cercava e poi mi prendeva in braccio con tutte e due le mani. E tenendomi in braccio mi accarezzava le cosce. Ci fu un momento che le nostre labbra stavano per incontrarsi, perché ci trovammo faccia a faccia. Sentivo la voglia di baciarlo, ma non lo feci, mi divincolai di nuovo e scappai da lui. Mi inseguì, voleva prendermi, e io scappavo, con l’acqua che mi arrivava alle ginocchia. Poi lui mi prese per le braccia. Non mi era mai capitato di divertirmi così tanto. Ridevo e non riuscivo a fermarmi. Non feci altro che aumentare il mio desiderio oltre che al suo. «Ti ho presa. Adesso devi pagare la punizione.» Mi fece inginocchiare, e con la mano mi puntò il suo cazzo contro le labbra. Voleva che glielo prendessi in bocca. «Su, dai prendimelo un po’ in bocca» – insistette con il suo glande gonfio, a cercare di farmelo entrare in bocca. Cercai di tenere la bocca chiusa o comunque di scansarlo per dargli ancora più stimolo ed eccitamento. Sentivo una voglia irrefrenabile di sentirmi schiava. Volevo essere presa con violenza e forza, volevo semplicemente essere dominata. «Lasciami Valerio, sennò mi metto a urlare». Mi tappò la bocca con una mano mentre con l’altra mi prese per capelli, mi abbracciò per riscaldarmi e non lo fermai, avevo bisogno del suo calore. Iniziai a sentire la punta del suo arnese gonfio che mi toccava l’inguine. Le mani iniziarono ad accarezzarmi tutta la schiena, fino a giungere sul mio culetto. Me lo strinse con entrambe le mani, spalancai gli occhi. «Che fai? Ci stai provando?» gli chiesi sarcasticamente. «Voglio fare l’amore con te, Sara. Adesso. Muoio dalla voglia di entrarti dentro, voglio trombarti, voglio sentire l’odore della tua pelle e del tuo sudore.» Questa volta mi baciò e glielo feci fare senza opporre resistenza. Effettivamente anche io lo volevo, volevo il sesso più dei suoi baci. Quindi subito arrivai al punto, senza troppe storie. Mi girai, dandogli le spalle, e mi inchinai a novanta gradi, con il culo proprio diretto verso il suo cazzo, per sistemare il mio asciugamano che era pieno di sabbia. Sapevo che stava guardando il mio buchetto, e per questo restai a sistemare il telo con lentezza. «Adesso, inginocchiati sul telo, e mettiti a quattro zampe, come una cagna.», mi lasciai dire e feci esattamente quello che mi ordinò. Aspettai che il suo glande mi penetrasse. Sentivo che mi stava sopra con il suo corpo e con la punta del suo cazzo cercava il mio buchetto. Cercò di entrare, mi fece un po’ di dolore ma non mi lamentai. Ero pronta a subire. Mi allargò per bene il sedere e cercò di fare entrare anche il resto del suo uccello verso il mio buchetto. Lo introdusse piano, gemevo dal dolore e dal piacere ma non cercai di convincerlo a smettere, anche se mi stava rompendo il culo con la sua mazza. Preso dall’eccitazione sprofondò completamente nel mio sedere. Trattenni l’urlo di dolore, mentre mi penetrava con più decisione. Iniziò a muoversi dentro di me sempre con maggior vigore, mentre incominciai a mugolare di piacere. La fase del dolore era terminata e ad ogni affondo cercava di penetrarmi sempre di più tanto da rendermi conto che i coglioni mi sbattevano sulle natiche. Mi stava sfondando, sentivo la sua enorme asta su per il culo. Uscì dal mio buchetto credendo fosse finita. Con una mano si tenne il cazzo e si masturba e con l’altra avvicina la mia faccia al suo uccello. «Che fai adesso?» Gli chiedo esausta. «Voglio sborrarti in bocca.» «Si, la voglio tutta in bocca la tua sborra!» Con un urlo liberatorio, Valerio scaricò tutto il suo sperma all’interno della mia bocca. Fui costretta ad ingoiarla tutta in quanto mi trattenne per capelli, e i suoi fiotti erano così autorevoli che il primo schizzo mi colpì il palato, e lo mandai giù senza problemi. Era caldo e denso. Il secondo si ferma sulla lingua. Il terzo pure, ed è il momento in cui realizzo appieno che sapore abbia. E’ dolciastro e mi piace. Altri due schizzi fiochi si fermarono sulle mie labbra e l’altro facevano penzolare la sua sborra sul mio mento. Mi alzai sorridente. Lo baciai mentre avevo ancora il suo seme tra le mie labbra e vidi la sua faccia impallidire. «Su, non fare quella faccia, è solo il tuo sperma» gli dissi. «Blea, che schifo» rispose mentre con la lingua mi levai l’ultima goccia di sborra dal viso.
Rientrammo nel nostro albergo senza che nessuno dei nostri consorti si accorse della nostra fuitina. Le nostre vite tornarono alla quotidianità e da quel giorno non ho più incontrato mio cugino.
QUELLO CHE DESIDEREREI
Appena arrivati in spiaggia, mia moglie chiese allarmata: “ma è un posto di nudisti ??” Ma certo che no, risposi sicuro. Poi fingendo costernazione, ripresi “o forse si???” Scoppiò in una risatina isterica. “Ma guarda che cazzo combini una volta che ti lascio fare da solo…” disse a mezza voce, dopo aver parcheggiato.
Lei che era a disagio in un modo evidentissimo: voleva fuggire, ma sapeva che era impossibile; eravamo in Croazia, mica a pochi passi da casa! Sforzandosi di fare finta di nulla ogni volta che incontravamo qualche villeggiante, ovviamente nudo…..
Faticai non poco a farle tornare il sorriso, promettendole che saremmo andati al mare come se niente fosse, con i nostri bei costumi. Si tranquillizzò e, dopo un veloce panino, decidemmo di andare a vedere se almeno il mare era quello che ci avevano promesso. Era bellissimo, e per me era impreziosito da tante belle signore nude. Eravamo in una spiaggia dove tette e culi di ogni forma e dimensione mi volteggiavano attorno facendomi girare la testa, quasi diventavo strabico nel tentativo di sbirciare senza che mia moglie se ne accorgesse. Anna invece era scura in volto, con la faccia a pochi centimetri dal giornale che aveva comprato. Ogni tanto mi diceva seccamente “smettila!”, dando prova di non essere poi così immersa nella sua lettura, ma io le rispondevo che era impossibile….
Fu un pomeriggio strano. Io mi guardavo intorno estasiato, lei sempre china sul giornale.
Era tesissima, se solo avesse immaginato che ero io il responsabile di quel “disguido”…….. Meglio non pensarci!! Passai il tempo cercando di farle pensare ad altro, ma ogni tanto ripeteva: “ma guarda che cazzo hai combinato…”, insomma fu un brutto pomeriggio, che quasi mi fece pentire di quello che avevo fatto.
A cena, per fortuna era una serata fresca, il ristorante era pieno di persone vestite, e la mia mogliettina si rilassò un po’. Non le sfiorò neppure l’idea di andare a fare una romantica passeggiata notturna sulla spiaggia, così terminata la cena tornammo subito in camera per dormire. Fui contento che fosse finita la giornata.
Il mattino dopo l’aria era di nuovo tesa. Dopo colazione ci vestimmo in silenzio e poi ci avviammo verso il mare: sembravamo due condannati diretti al patibolo. Stessa scena del pomeriggio precedente. Poi un colpo di fortuna: un pallone le strappò di mano il giornale, facendola trasalire. Subito accorse una signora francese, bellissima e dolcissima. Aveva grandi occhi celesti, mora, con due tette piccole ma bellissime ed una fighetta assolutamente splendida. Chiese scusa con un gran sorriso, e Anna la guardò sorridendo dicendo che non era successo nulla. “Italiani?” chiese lei in italiano stentato “Si” rispose Anna, aggiungendo qualcosa in un francese sciolto. Per fortuna è sempre stata una donna di spirito e di grande adattabilità, così nel giro di pochi minuti già chiaccherava amabilmente con questa bellissima donna, di nome Sophie, la quale dopo un po’ andò a chiamare il marito per fare le presentazioni. Arrivò un bel ragazzo, palestrato, con un attrezzo tra le gambe che causò alla mia lei un evidentissimo imbarazzo. Io ridevo di gusto, e i due (forse) non capivano. Anna è una signora che in tutta la sua vita aveva visto si e no 2 membri maschili, il mio e quello del fratello.
Avere quello di un estraneo – tra l’altro un bel ragazzo – a pochi centimetri, in una situazione di totale naturalezza, la scioccava. Non l’avevo mai vista così: era imbarazzatissima, me anche incuriosita da una cosa che non le era mai capitata. Cercava di non guardare Alain, ma proprio per questo era facilissimo sorprenderla, come una bimba con le mani nel vasetto della cioccolata, in quei momenti in cui l’occhio “cascava” dove non avrebbe dovuto. Dopo alcuni minuti di chiacchere tra le signore, i francesi tornarono a giocare a pallavolo, mentre noi tornammo alla situazione di prima. Anzi, no: ora Anna aveva finalmente alzato lo sguardo. Per lasciarla libera di ambientarsi, finsi di leggere, spiandola di nascosto.
Ogni tanto lo guardava, e non potevo certo biasimarla: oltre ad essere un bel ragazzo, giocando con la compagna metteva in mostra tutti i suoi muscoli, e quell’uccellone che sballottolava tra le gambe sicuramente attirava l’attenzione più dei suoi muscoli. Io invece, per non guardare troppo Sophie, mi immersi nella lettura del giornale per non guardare, tanto che, rientrati in albergo, mia moglie mi rimproverò per la mia scortesia. Quando le spiegai il motivo, ammise che era molto carina ed affascinante, ma mi intimò di stare attento perché anche il marito non era affatto male. “Lo so benissimo che è un bell’uomo – replicai - e mi sembra che tu lo abbia guardato un bel po’, oggi “aggiunsi ridendo allegramente, per stemperare la tensione che saliva di nuovo “e come facevo a non guardarlo? Era sempre davanti a me….” rispose lei, imbarazzata.
La presi un po’ in giro, poi le spiegai che non ero per niente geloso. Anzi, mi piaceva molto l’idea che lei fosse circondata da uomini nudi. Mi guardò con aria interrogativa ed io le chiesi se la cosa la eccitava. “Beh, non proprio…..E’ strano, sono troppi, belli e brutti…..più che eccitazione c’è imbarazzo. Solo noi abbiamo i costumi…” Cambiò velocemente argomento: evidentemente non era pronta per affrontarlo. Ed io non volli forzare la mano, così cenammo ed andammo subito a dormire, stanchi per la intensa giornata di mare.
Il mio fu un sonno agitatissimo, ed il mattino non volevo alzarmi. Poi l’eccitazione della sera prima si reimpossessò di me, così riuscii ad alzarmi ed in breve fummo pronti. Anna indossò un bikini, che conteneva una seconda barra terza, splendida, misura di seno. Su una spiaggia normale sarebbe stato considerato un costume decisamente succinto, sulla nostra spiaggia la faceva sembrare una monaca. Ci sistemammo di nuovo vicino alla famiglia francese, e mi riusciva sempre più difficile non guardare quella splendida donna. Ora però, ogni tanto, pizzicavo la mia mogliettina che lanciava occhiate furtive verso il marito, e la cosa mi ingelosì tantissimo; la gelosia però era nulla se paragonata all’eccitazione che provavo. Così le due signore chiacchieravano e noi maschietti leggevamo. Nelle pause che le signore mi concedevano, anch’io scambiai quattro chiacchere con mia moglie, notando con gioia che cominciasse ad abituarsi ad avere intorno uomini e donne nudi. Per pranzo andai al bar a prendere due gelati, e al banco mi servì una bella ragazza con due tettone. Glielo dissi al mio ritorno, e lei rispose che l’indomani mi avrebbe accompagnato, per evitare che perdessi la strada… Il fatto che avesse fatto una battuta era la conferma che si stava abituando, quindi risi di gusto, contento. Andò via anche il pomeriggio e, dopo cena, tornati in camera mia moglie tentò un approccio.
Feci finta di non capire che voleva fare l’amore. Volevo che le rimanesse la voglia addosso, speravo l’avrebbe aiutata a superare i suoi tabù. La notte non dormii benissimo, ero molto eccitato.
Il mattino dopo arrivammo un po’ tardi in spiaggia, e ci sistemammo lontani dalla riva. Senza la signora francese, Anna fu costretta ad intrattenersi con me ed iniziai a farle notare come le signore della sua età (49 anni) fossero quasi tutte peggio di lei, che pensava di avere un brutto corpo. Iniziammo a fare involontariamente un gioco: analizzavamo tutti i difetti dei corpi che vedevamo, sorridendone in maniera bonaria. Iniziai io ovviamente dalle donne, e lei – altrettanto ovviamente – proseguì, sempre con altre donne. Dopo che fu più sicura di essere ben messa, mi disse “guarda quello che chiappe strane che ha !!” Non ebbi quasi il tempo di osservarle, che il tipo in questione si voltò, rivelando un pisellone ancora più strano. “Ohps…..” ridacchiò mia moglie, girandosi verso di me facendo la faccia buffa. Cominciammo così a commentare anche i corpi buffi maschili, ed io gioivo perché questo era un passo importantissimo nel processo di disinibizione di Anna che volevo portare a compimento. Ad un certo punto, girandosi, vide qualcosa e disse “guarda !!” Mi girai : c’era un uomo inginocchiato a testa in giù, con il sedere verso l’alto che faceva vedere solo i testicoli ed il buco posteriore… Si mise la mano sulla bocca per soffocare la risata, e continuò a guardarlo ridendo discretamente. Effettivamente era stranissimo, in quella posizione innaturale. Stava costruendo un castello con un ragazzo più giovane, poi si alzò per scuotendosi la sabbia di dosso e per non farla cadere su di esso si girò verso di noi. Era un bellissimo ragazzo, con un corpo veramente ben fatto ed un pisello enorme tra le gambe. Anna sbiancò in volto e spalancò involontariamente gli occhi, poi accortasi della sua reazione tentò di darsi un contegno, senza avere successo. Si girò verso il mare ma dopo pochi secondi non resistette e lo guardò di nuovo, incapace di non farlo, pur accorgendosi che io avevo notato la sua reazione. Mi avvicinai sorridendo e, facendo finta di non aver capito nulla, le sussurrai: “hai visto che pisello mostruoso ha?? Pensa quando gli diventa duro!!!” e risi silenziosamente in modo esagerato. Sorridendo, finse di stare al gioco, ma era ormai impossibile per lei distogliere lo sguardo.
Guardava altrove ma subito gli occhi tornavano a cercarlo. “Cerchiamo qualcuno che ce l’abbia più grosso? “dissi io ridacchiando” “Ok” disse sorridendo. Cominciammo a guardarci intorno, ma ogni volta che la guardavo la coglievo sempre con lo sguardo lì. Ero indeciso sul da farsi: volevo che si eccitasse, ma non capivo cosa stesse succedendo. Avevo paura che, sbagliando una frase o un qualcosa, la situazione tornasse alla sera prima. Il mio disagio era aumentato dal fatto che il ragazzo, accortosi della reazione di mia moglie, ora faceva di tutto per essere sempre di fronte a lei per essere sicuro che lo vedesse. Mi resi conto che il fatto di essere gli unici con il costume era un po’ come se fossimo gli unici nudi: Tutti ci guardavano, e tutti gli uomini cercavano di far vedere ad Anna che bel pisello avevano. Evitai di parlarne con lei e feci finta di non vedere, per il resto del pomeriggio, che continuava a cercarlo con lo sguardo. Dunque – pensai – Anna non è insensibile al fascino maschile. Anzi, per essere più espliciti, non è insensibile al cazzo….
Provai di nuovo un misto di eccitazione tremenda e gelosia altrettanto tremenda, stavolta però non capii se era di più la gelosia o l’eccitazione. Soprattutto mi dispiaceva che mia moglie non mi rendesse partecipe di queste sue sensazioni. Era una serata calda, così quando andammo al ristorante trovammo parecchia gente nuda o mezza nuda. Io indossavo il costume ed una maglietta, Anna il suo bikini nero con il pareo anch’esso nero. Tutte, assolutamente tutte le donne nel locale avevano almeno le tette di fuori, così le dissi che – per non sembrare del tutto fuori luogo – se si fosse tolta almeno la parte di sopra del costume sarebbe stato meglio. “Scordatelo” mi rispose feroce. Chiacchierammo un po’ durante la cena. Ad un certo punto si avvicinò la coppia francese: lui aveva il costume, lei era tutta nuda. Con un senso di trionfo, notando che Anna mi guardava, indugiai volentieri sulle bellezze della signora, finché, salutando cordialmente, tornarono al loro tavolo. “Sei talmente porco che risulta imbarazzante starti vicino” ringhiò. Sorridendo, la guardai negli occhi e dissi dolcemente “Beh, è proprio bona. E poi come fai a fare la predica, tu che oggi pomeriggio quasi saltavi addosso a quel ragazzo….??” Arrossì violentemente ed abbassò gli occhi, dicendo uno “stronzo” che non lasciava spazio ad alcun commento. “Dài, scherzavo! – ripresi – …….Lo sai che se tu mi dicessi che ti eccita vedere altri uomini nudi, andrei in visibilio???” Mi guardò spalancando gli occhi, e disse “certo che sei proprio strano ……….Porco e strano!!“ “Mi ami lo stesso? chiesi alzandomi e dandole un bacio. Mi sorrise e si alzò. Uscimmo dal locale e mi diressi verso il mare. Lei mi seguì docilmente, nonostante fosse evidente che lì avremmo trovato, nel buio, sicuramente qualcuno che faceva l’amore. Infatti dopo poco, proprio nel mezzo della spiaggia, incurante della nostra presenza, una signora dalle tette grosse cavalcava il suo uomo disteso, gemendo sommessamente. Mi fermai, certo che Anna mi avrebbe tirato via, visto che la signora era esattamente davanti a noi ed era spuntata una fantastica luna che illuminava bene la scena. Invece si fermò anche lei a guardare, ma per pudore si nascose dietro di me, abbracciandomi da tergo.
Rimanemmo diversi minuti così, finché la signora, evidentemente libera da ogni tabù, iniziò a gemere forte, rendendoci partecipi di un magnifico e coinvolgente orgasmo. Poi ci sorrise, si sfilò l’uccello del suo uomo da dentro sé e lo masturbò per alcuni secondi. Un grugnito prolungato ci avvisò che anche lui era venuto, anche se non vedemmo nulla. La signora si stese al fianco del suo uomo e lo abbracciò, allora ci allontanammo in silenzio. “Bellissimo” dissi io con voce tremante. “Ti sei eccitato?” mi chiese, le presi la mano e la poggiai sul mio cazzo durissimo, chiedendo “tu che dici??” “Che sei un gran porco” rispose lei seria. “Lo so – ribattei – mi piacerebbe fare la stessa cosa” “Ma che sei matto? – si scandalizzò – Potrebbero vederci“ “E’ proprio quella la cosa che più mi piacerebbe – dissi sorridendo. Poi ripresi – e a te non piacerebbe?” “No….” “Non ti piacerebbe fare l’amore sulla spiaggia, mentre un’altra coppia ti guarda e si eccita, senza pericolo per te??” “Non lo so…..” Tornammo a casa e non ce la feci a resistere. Appena entrati in camera, la baciai con grande voglia. Lei mi allontanò, poi si mise davanti a me e si spogliò. “Allora – disse con aria divertita – hai visto qualcosa di meglio oggi??” “Assolutamente no – risposi spogliandomi rapidamente – tu invece hai visto di meglio, ma mi sa che dovrai accontentarti, almeno per stasera….” “Stupido” mi disse Anna, prendendomelo in mano e cominciando a masturbarmi piano. “Pensa che bello se fossimo in spiaggia, in piedi davanti a quei due che abbiamo visto stasera…” “Preferisco essere qui, al riparo da occhi indiscreti “rispose sorridendo. Per la prima volta da anni, però, notai che mi guardava proprio lì, mentre agitando piano la mano, il mio membro diventava sempre più duro. Mi buttò sul letto e mi saltò sopra, iniziando subito a cavalcarmi furiosamente, come non aveva mai fatto. Era eccitatissima e si vedeva, ma io non riuscivo a capire cosa la eccitasse. Venimmo subito entrambi e ci addormentammo abbracciati, senza neanche lavarci.
La mattina dopo arrivammo tardi in spiaggia, e la mia signora mi sembrava particolarmente spigliata e sicura di sé. Ci sistemammo un po’ lontani da Sophie ed Alain, guardandoli giocare a pallavolo. Le dissi :“Siccome lei ha le tette piccole, belle ma piccole, guardandoli giocare si vede soprattutto il suo uccello sballonzolare!!!” “Già” – rispose Anna, guardando fisso nella loro direzione “Mi piacerebbe avere un uccellone così bello” dissi improvvisamente “Perché?”– chiese ridacchiando Anna, girandosi per guardarmi “Mi piacerebbe che tu mi guardassi così…:” dissi sorridendo, pentendomi immediatamente di aver pronunciato quelle parole. Diventò subito rossa in viso e, abbassando lo sguardo, sussurrò “scusami…:” “No, amore mio, non mi fraintendere. Non sono arrabbiato, per nulla. Son eccitato, senti…” dissi prendendole la mano e mettendomela sul cazzo duro. Proprio in quel momento, notai che i due stavano venendo sorridendo verso di noi. “Bella figura di merda” disse mia moglie, prima di alzarsi per salutare con un sorriso. Di nuovo io ed Alain ci mettemmo a leggere, mentre le signore parlottarono a lungo ridacchiando, così quando la bella francese si allontanò chiesi a mia moglie cosa si fossero dette, e lei disse, guardando apparentemente all’orizzonte, che avevano chiacchierato del più e del meno. Seguendo il suo sguardo, notai invece che stava guardando Alain, il quale si era alzato e, stiracchiandosi in piedi, metteva in bella mostra, a meno di 2 metri da Anna, il suo bel pacco. La signora, in lontananza, sorrideva. Mia moglie arrossì un po’, accorgendosi di essere stata colta in flagrante da entrambi.
“Hai proprio ragione – dissi ridendo – non è niente male neanche lui!!” Arrossì ancora, ridendo e rispondendo “hai visto che ho ancora dei buoni gusti??” Non resse la tensione e finse improvvisamente di interessarsi dei suoi piedi, ma io la incalzai e dissi: “Perché non lo guardi più? Ti sei già stancata? Guarda che si è messo così proprio per permetterti di guardare meglio certi particolari….” Mi osservò perplessa, paonazza in volto. “Perché vuoi che lo faccia?”, mi chiese seria. “Perché mi eccito se ti eccita” risposi con la voce che mi tremava.
Tornò ad interessarsi ai suoi piedi, dicendo distrattamente “non è così che funziona…..” L’abbracciai e le chiesi scusa, dandole un tenero bacio sulla guancia. Era offesa, forse perché l’avevo colta in una cosa di cui non voleva rendermi partecipe. La signora si avvicinò di nuovo, e ripresero a chiacchierare amabilmente, ridacchiando ogni tanto. Arrivò l’ora di pranzo, ed io chiesi a mia moglie cosa volesse. Andammo al bar sulla spiaggia per prendere qualcosa di leggero, e, sedutici al tavolo, subito arrivò un cameriere. Altro bel ragazzo, con un fisico muscoloso, il quale si mise al fianco di mia moglie così che Anna, nel momento in cui si girò per parlare con lui, si trovò a venti centimetri da un bel cazzo nerboruto. Anziché voltarsi di scatto dall’altra parte (come mi sarei aspettato io), lo guardò con aria sorniona, quasi studiandolo. Poi il suo sguardo salì pian piano gustandosi tutto il corpo del cameriere, fino ad incontrare il volto. Sorrise ed ordinò.
Ero senza parole, ma riuscii ad ordinare anch’io. Quando si allontanò, sorridendo mi disse: “bello questo posto, dobbiamo ritornare…:” Ah –risposi – non vuoi più andare via??” “Beh, visto che siamo qui, tanto vale che apprezziamo le bellezze del luogo!!!” Tornati sulla spiaggia, i francesi non c’erano, ma la loro roba era ancora lì. Cinque minuti dopo, li vedemmo uscire dall’acqua, davanti a noi. Effettivamente erano entrambi molto belli, e lo dissi a mia moglie. Le feci anche notare, ridendo, che lui ce l’aveva un po’ duro. Non aveva proprio un’erezione, ma la stava trattenendo (o l’aveva appena avuta). Anna rispose ridendo che ovviamente lo aveva notato anche lei. Sembrava divertita dalla cosa, non eccitata. Io invece ero a mille.
Ci passarono vicino, sorridendo. Lui si stese pancia in giù di fronte ad Anna, dietro di me, lei invece proseguì verso il b
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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