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Prime Esperienze

L’ho tradito ed è stato stupendo (racconto) Parte 3


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
21.01.2021    |    16.425    |    6 8.5
"«Mmmh… Va decisamente meglio, ma devi dimostrarmi che hai capito chi comanda…» Carlo stava per impazzire, lo capiva dai movimenti spasmodici del corpo, che..."
«Posso confessarti una cosa?» disse Clelia, guardandola con occhi ancora lucidi di pianto. «Ti ho sempre considerata un’amica, e sapevo di poterti parlare con il cuore in mano, ma non credevo che avresti davvero accettato quello che avevo da dirti. Faccio fatica io a non considerarmi una bagascia, invece non ho mai avuto l’impressione che tu mi giudicassi. Grazie, davvero.»
La clientela del bar del Pain4Gain era cambiata considerevolmente nell’arco dell’ultima mezz’ora, perdendo per strada almeno quindici anni d’età media. I gruppi eterogenei di ragazzi delle superiori che ora pascolavano nei pressi del bancone, con i pesanti borsoni a tracolla, facevano sentire Laura molto più vecchia dei suoi trentotto anni. Si sentiva addosso gli sguardi dei maschietti con gli ormoni in orbita alta, e anche quelli più pacati ma egualmente penetranti delle femminucce, divisi a metà tra fastidio venato di invidia e aperta ammirazione.
«Non devi ringraziarmi» rispose. «Magari tra un po’ potrei chiederti di ricambiare il favore.»
Clelia sorrise come se avesse sentito una battuta molto divertente. «Non credo che vedrò mai quel giorno, anche se ero convinta che tu avessi idee più… tradizionali.»
«Oddio, mi credevi una bacchettona?» ribatté Laura, ricambiando il sorriso. «In questo caso sono contenta di averti sorpreso. Aspetta che vado a pagare i caffè.»
«Bacchettona no, ma neanche così aperta, e ai caffè non pensarci nemmeno: faccio io. Stai buona qui che devo andare un attimo in bagno.»
«Allora ti accompagno. La mia segretaria da un po’ mi riempie di tisane drenanti ed è un continuo correre a fare pipì» spiegò, sentendo il rossore salirle alle guance al pensiero del momento ad alta carica erotica che aveva condiviso con Sonia nel bagno delle signore al 15º piano della Castell, qualche giorno prima. Allo stesso tempo le mutandine del suo intimo, un coordinato Floral Lace V-String Panty di Victoria’s Secret, si inumidirono in modo inequivocabile.
“Non di nuovo” pensò, stupendosi sempre più di se stessa. Se solo Clelia avesse potuto leggerle il pensiero non si sarebbe meravigliata tanto della capacità di comprensione che aveva dimostrato.
Qualcosa stava cambiando in lei, come se una piccola scintilla iniziale avesse dato vita a un incendio ormai al di là di ogni possibilità di controllo.
Anche Carlo cominciava a esserne consapevole, e non sembrava che la cosa gli dispiacesse. Quella mattina si era svegliato con la vulva fradicia di sua moglie premuta sulla faccia. Laura si sentiva in fiamme e voleva essere soddisfatta. La reazione di Carlo, quella che Laura aveva sperato di ottenere, era stata istantanea. Le aveva stretto con forza le mani sui glutei e, allargandoli leggermente, aveva affondato la faccia tra le sue cosce, infilando la lingua nella fessura e facendola correre su e giù dal clitoride al perineo, dedicando lunghe leccate a tutti i punti sensibili e mordendo piano le piccole labbra aperte e turgide.
Laura aveva cominciato a strofinarsi come una gatta sentendo il calore nel basso ventre aumentare come se una massa di lava fusa stesse risalendo dal profondo del suo corpo per deflagrare all’esterno, spazzando via ogni cosa. In meno di tre minuti, tre lunghi meravigliosi minuti, aveva raggiunto un orgasmo da record che le aveva quasi fatto perdere i sensi. Ma non si era fermata. Con una mossa rapida si era voltata per offrire a Carlo anche il culo, mentre con frenesia tirava giù i suoi boxer e scopriva il sesso durissimo e già bagnato sulla punta.
Ma non l’aveva subito preso in bocca. Con un senso di colpa appena avvertibile aveva ripensato alla magistrale leccata regalatale da Andrea, e a quella ancora più intensa di Sonia, cominciando a passare le labbra a qualche centimetro dalla base dell’asta, carezzando la pelle con piccoli tocchi di lingua che traevano brividi violenti dal corpo di suo marito.
Cercando di non farsi distrarre dalla lingua che continuava a frugarle la vagina fradicia, si era concentrata sul regalare piacere al suo uomo, sfiorandone i punti caldi con la maestria di un navigato direttore d’orchestra.
«Leccami il culo» aveva ringhiato, in un tono più simile al growling di un frontman death metal che a quello di un’affermata professionista.
Appena aveva sentito il calore umido della lingua carezzarle lo sfintere anale, mentre le dita di Carlo pompavano in vagina con un movimento lento, ampio e ritmato, un brivido rovente lungo la schiena aveva portato con sé un nuovo travolgente piacere. Carlo aveva cominciato a mugolare e a spingere con il bacino per forzarla a prenderglielo in bocca, ma Laura non l’aveva accontentato, aumentando la pressione del culo sulla faccia durante le contrazioni muscolari dell’orgasmo per tenerlo fermo.
«Buono, piccolo» l’aveva blandito, meravigliandosi ancora per quel pazzesco tono di voce che sembrava venirle fuori in modo così naturale. «Aspetta e mi ringrazierai.»
Stava dominando Carlo in modo dolce ma inequivocabile, e quella parola, dominazione, le aveva fatto esplodere nella mente, brillante come il lampo di una granata al fosforo, il ricordo di Sonia che mormorando un afrodisiaco «Sì, padrona» immergeva la lingua nella sua vagina ancora gocciolante urina. “Le ho pisciato in bocca ed è stato meraviglioso”, aveva pensato, passando la lingua sui testicoli, non prima però di aver carezzato con l’alito caldo il glande duro, lucido e liscio come seta purpurea. “E ho una voglia pazzesca di farlo di nuovo.”
«Implorami» aveva detto, arrivando con la lingua a due millimetri dalla punta del cazzo, ma senza toccarla. «Fallo e metterò fine alla tortura.»
«Ti prego…»
«Devi impegnarti di più, piccolo mio.»
«Ti prego, farò tutto quello che vuoi…»
Sentiva un’eccitazione mostruosa bruciarle dentro, ancora più intensa di quella che aveva provato con Andrea, e quel pensiero le aveva piantato dentro un seme che era germogliato in una nuova, stupefacente consapevolezza.
Non si trattava di Andrea, di Sonia o di Carlo, ma di lei, esclusivamente di lei e della sua sensualità troppo a lungo repressa. Gli orgasmi multipli erano sempre stati parte del suo essere femmina: non erano merito dei partner, ma della sua rinnovata volontà di scoprire ogni sfumatura del piacere.
«Ti prego, farò tutto quello che vuoi» aveva ronfato, felina, consapevole di averlo in pugno. «Mmmh… Va decisamente meglio, ma devi dimostrarmi che hai capito chi comanda…»
Carlo stava per impazzire, lo capiva dai movimenti spasmodici del corpo, che non riusciva quasi più a controllare, e dalla frenesia con cui le lappava il culo.
«Ti prego farò tutto quello che vuoi… padrona.»
Con un gesto fluido Laura aveva ingoiato metà dell’asta, continuando a ruotare la lingua mentre lo faceva. Il gemito di puro godimento di Carlo le aveva quasi provocato un terzo orgasmo, che era comunque arrivato pochi minuti più tardi insieme ai fiotti di sperma di suo marito, il quale le stava dilatando la vagina con tre dita carezzando nel contempo il clitoride, mentre con la lingua le praticava un rimming delizioso.
Dopo averlo soddisfatto l’aveva messo alla prova baciandolo con la bocca ancora piena, avendo chiarissimo in mente il sapore delle labbra morbide di Sonia umide della sua urina, e Carlo l’aveva superata in modo brillante non tirandosi indietro neppure quando aveva sentito il gusto pastoso del suo stesso sperma sulla lingua.
Era uscita di casa carica di energia come un tornado di categoria 5, dopo un secondo round sotto la doccia che aveva lasciato Carlo stordito, sazio e finalmente sereno.
Durante tutta la giornata Sonia le aveva ronzato intorno come se sentisse l’odore delle secrezioni che le avevano impregnato le mutandine durante il tragitto in un ascensore eccezionalmente vuoto, a parte lei e Andrea, trascorso praticamente in apnea.
Sonia le aveva fatto trovare la solita rosa sul vassoio, accogliendola con un sorriso dolcissimo che le aveva scaldato il cuore e il basso ventre.
E adesso, all’idea di andare a fare pipì insieme a Clelia, si stava bagnando di nuovo.
“Se continua così mi disidraterò e morirò” pensò, scherzando solo fino a un certo punto. Andarono in bagno insieme, continuando a chiacchierare, e per fortuna lo trovarono libero.
«Entriamo insieme?» propose, con le farfalle nello stomaco.
«Ma sì, dai, facciamo le ragazzine» rispose Clelia, ridendo.
La stanza per fortuna era abbastanza spaziosa e il water aveva la tavoletta. Clelia tirò fuori dell’amuchina dalla borsa e la ripulì usando alcuni strappi di carta igienica.
«Non riesco a farla stando sospesa» spiegò. «Piuttosto me la tengo. Ok, ora sì.»
Tirò giù il leggings che indossava scoprendo un perizoma sportivo giallo senza cuciture, pratico ma sexy, poi abbassò anche quello e si accomodò sulla tavoletta di plastica bianca. Il pube era completamente liscio, come se fosse stato rasato di recente. La pelle sembrava ancora un po’ irritata dalla lametta.
«Così stai più fresca» commentò Laura.
Clelia arrossì. «L’ho fatto perché… Moira la tiene così e mi è parso che a Marco piacesse.»
«Anche a me piace.»
Clelia si concentrò un attimo e cominciò a fare pipì. Laura, per un istante, ebbe una potentissima immagine di sé a bocca aperta tra le cosce dell’amica per raccoglierne il flusso, che era sonoro, intenso e prolungato.
“Oddio no.” Sentì la vulva schiudersi e inumidirsi contro la sua volontà e sperò che Clelia non lo notasse, o meglio, la sua parte razionale sperò che non lo notasse, mentre quella più ferina si augurò esattamente il contrario.
Clelia finì e si asciugò con tre strappi di carta monovelo economica, mentre la mente ormai fuori controllo di Laura si chiedeva come sarebbe stato pulirgliela con la lingua.
«Tutto tuo» disse l’amica, ignara della tempesta che si stava scatenando a pochi centimetri da lei.
Laura tirò su con attenzione la gonna del tailleur, scoprendo il coordinato di classe che indossava.
«Che bell’intimo» si complimentò Clelia.
«Victoria’s Secret» rispose con voce roca. Quando tirò giù il perizoma, il cui colore da catalogo risultava essere Almost Nude, dei filamenti si allungarono dalle piccole labbra aperte e umide al tassello in puro cotone.
«Oh» mormorò Clelia, che non riusciva a distogliere lo sguardo. Aveva le guance in fiamme, le pupille dilatate e le labbra scure per l’afflusso di sangue.
«Tutto quel parlare di sesso mi ha fatto effetto. Scusami, non volevo metterti in imbarazzo.»
«No, tranquilla, figurati.»
Laura cercò di concentrarsi ma l’incredibile languore che avvertiva al basso ventre le rendeva impossibile rilassarsi abbastanza da svuotare la vescica. Lo sguardo di Clelia puntato tra le sue cosce la scaldava come gli specchi parabolici di una centrale a energia solare.
«Non riesco» si scusò.
«In quelle condizioni dev’essere difficile» rispose Clelia, la cui voce sembrava essere scesa di tonalità.
Laura si sentiva colare: quell’assurda situazione da lei stessa creata la stava eccitando sempre di più.
Quasi contro la sua volontà la mano destra, posata sulla gamba corrispondente, scivolò verso l’interno delle cosce finché le punte delle dita sfiorarono il clitoride eretto e le piccole labbra.
Riuscì a bloccarne l’avanzata solo a pochi millimetri dalla meta, grazie a un enorme sforzo di volontà.
«Non farlo» disse Clelia, in un soffio. «Non fermarti.»
Laura si morse le labbra, che sentiva essere caldissime, e affondò le dita nella fessura, provando una sensazione talmente intensa da mozzarle il respiro.
Cominciò una carezza lenta e profonda, resa più dolce dal gioco di sguardi con l’amica in piedi accanto a lei.
«Prima hai detto che saresti disposta a…» iniziò Laura, interrompendosi prima di dire troppo. Ma ormai non era più lei a parlare quanto l’incendio feroce nel suo ventre, che voleva essere spento a tutti i costi.
«…leccare la fica di Moira» concluse Clelia al posto suo.
«sì… e anche se io non sono Moira...»
«Sei molto più bella di lei» la interruppe Clelia con un filo di voce. «Molto molto molto più bella di lei.»
Laura allargò con le dita le piccole labbra turgide ormai imperlate di rugiada per mostrarne l’interno roseo all’amica. Clelia le si inginocchiò tra le gambe aperte, come Sonia qualche giorno prima. Le sue guance sembravano ustionate tanto erano rosse.
«Non so se ci riesco» mormorò. «Non l’ho mai fatto.»
«Non preoccuparti, per stavolta guarda e basta» la rassicurò Laura, riprendendo a carezzarsi con movimenti languidi. Anche solo averla vicina era eccitante. Si masturbò con ritmo via via crescente, sentendo montare il piacere come un’onda di marea, lento e inesorabile. Quando alla fine venne si morse le labbra per non urlare, sotto gli occhi sgranati di Clelia.
Rimase altri trenta secondi ad occhi chiusi, assaporando la sensazione del piacere che scemava quasi fosse un vino d’annata, poi guardò negli occhi Clelia, ancora in ginocchio di fronte a lei, e con lentezza deliberata avvicinò le dita bagnate alle sue labbra.
Quando furono a pochi millimetri, Clelia aprì la bocca e cominciò a succhiarle piano, senza mai interrompere il contatto visivo.
Fu un momento dolcissimo e rovente allo stesso tempo, che si incise a fuoco nelle menti surriscaldate di entrambe.
«Ora forse riesco a farla» disse Laura. Clelia era sempre di fronte a lei.
Con l’incendio ridotto a una distesa di tizzoni ardenti, riuscì a rilassarsi quel tanto per bastava per cominciare. Clelia, in ginocchio tra le sue gambe spalancate, osservò il getto limpido scendere nel water finché si ridusse a un lieve gocciolio poi, prima che Laura potesse farlo da sola, prese alcuni strappi di carta e con dolcezza, come se aiutasse una bambina, glieli passò in mezzo alle cosce per asciugarla. Laura emise un gemito a labbra chiuse e le carezzò i capelli.
Si presero ancora un po’ di tempo prima di alzarsi in piedi. Laura tirò su il perizoma umido e lo sistemò alla meglio sotto la gonna.
«È stato… incredibile» disse Clelia. «Non credevo di poter fare una cosa del genere.»
«È nuova anche per me.»
«Non si direbbe proprio.»
«Te lo giuro, ma da un po’ di tempo a questa parte ho scoperto che fuori c’è un mondo immenso, mentre io non ero ancora nemmeno uscita di casa.»
Ora che erano entrambe in piedi lo spazio a loro disposizione sembrava essersi ridotto. Erano molto, molto vicine. Laura sentiva l’essenza che Clelia aveva messo quella mattina, qualcosa di floreale con note di cedro e sandalo. Vedeva le labbra naturalmente rosse e gli occhi dalle pupille dilatate a causa dell’eccitazione. Fece un passo avanti ed entrò consapevolmente nel suo spazio personale, sfiorandole i seni piccoli e ben fatti con i suoi.
Le posò le mani sui fianchi snelli e l’attirò a sé. La sua bocca, quando vi insinuò la lingua, aveva un sapore dolce, in cui si avvertivano appena le tracce del caffè che aveva bevuto poco prima. Era molto diversa da quella di Sonia, ma ugualmente stimolante.
Fu un bacio molto tenero che entrambe gustarono senza alcuna fretta, giocando con le lingue in modo lieve.
«Grazie di tutto» le mormorò Clelia all’orecchio quando alla fine le bocche si divisero.
«Hai fatto più tu per me di quanto abbia fatto io per te» rispose con sincerità. Lo spaccato della sua vita che Clelia le aveva offerto le aveva aperto nuovi orizzonti da esplorare con attenzione.
«Usciamo, altrimenti ci linciano» la esortò. «È da un bel po’ che siamo dentro.»
Fuori dalla porta trovarono due ragazzine in attesa, entrambe con indosso degli short in jeans sgambatissimi e aderenti che evidenziavano un fisico da gazzelle. I culetti sodi sembravano praticamente nudi. Bastò un solo sguardo scambiato con quella che sembrava la più sveglia delle due, una biondina dai capelli rasati ai lati con un ciuffo biondo e rosa che le ricadeva sulla fronte, per farle capire che tra un minuto in quel bagno sarebbe successo qualcosa di bello.
Il sorriso di rimando, invece, le disse che neanche i loro giochi erano passati inosservati.
Con molta meno sorpresa di quanto si fosse aspettata, capì che la cosa non solo non la imbarazzava, ma le faceva persino piacere.
“È stato dolcissimo” pensò, sorridendole e immaginando di dirglielo a voce alta, “e vi auguro di divertirvi almeno quanto noi.”
Mentre raggiungevano il parcheggio dopo aver pagato il conto, inaspettatamente, Clelia le prese la mano.
«Prima sono stata una scema a bloccarmi» si scusò.
«È stato bellissimo comunque.»
«Dovrei sentirmi in colpa, ma sono solo pentita di non essere andata fino in fondo.»
«In colpa nei confronti di chi?»
«Di Marco.»
«Tu lo ami?»
«Sì.»
«Dopo quello che c’è stato tra noi poco fa il tuo amore per lui è diminuito?»
«No, anzi, ma se lui lo sapesse forse non lo accetterebbe.»
«Tu l’hai visto fare l’amore con un'altra, e non solo non hai smesso di amarlo, ma ti sei addirittura resa conto di quanto fosse importante per te. Forse avete sbagliato il metodo, ma credo che il merito fosse giusto.»
«Quindi secondo te tradire non è un errore?»
Laura scrollò le spalle. «Se me l’avessi chiesto un paio di mesi fa ti avrei risposto che tradire è il male assoluto, ma adesso non credo che riuscirei più a essere così categorica.»
“Lo credo che la pensi così” disse la solita vocina sorniona, “Andrea, Sonia, Clelia, presto forse anche Micheli e quel suo cazzo mostruoso e magari, perché no, quella croccante diciottenne all’uscita del bagno che ti ha spogliato con gli occhi mentre stava per farsi l’amichetta… La lista comincia a essere lunga. Se fosse sbagliato tu saresti già a tre quarti di strada per l’inferno.”
«Io amo mio marito» riprese, «ma ho bisogno anche di altro e probabilmente per lui è lo stesso. Ignorarlo porta solo ad accumulare frustrazioni e all’infelicità. Tu puoi capire benissimo di cosa sto parlando.»
«In effetti sì, ma visto il casino che è successo a me forse tradire non è il modo giusto per risolvere i problemi.»
«Tradisci se lo fai di nascosto, ma se entrambi ne siete consapevoli non si può più parlare di tradimento. Anche Marco non era soddisfatto, altrimenti non ti avrebbe proposto di mettere l’annuncio. Se aveste affrontato la cosa insieme, senza nascondervi l’uno all’altra, forse le cose sarebbero andate diversamente.»
«Pensi che avremmo dovuto fare tutto alla luce del sole? Credi davvero che sia possibile?»
Fu in quel momento che Laura ebbe l’idea. «Non lo so» rispose prendendo il cellulare dalla borsa e cominciando a cercare un numero in rubrica, «non ancora, almeno, ma intendo scoprirlo.»
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