incesto
...L'arbitro...
di honeybear
28.11.2014 |
39.436 |
7
"Superato anche lo sgomento per quell’inaspettata rivelazione, e confortato dai gemiti di Michele, riprendo la chiavata continuando a spingere la mia nerchia..."
Arbitrare una partita di calcio mi mette sempre addosso uno strano stato di eccitazione.Sarà perché nell’ambiente il nome di Alvaro Lamberti è da sempre sinonimo di imparzialità e correttezza; sta di fatto che ogni volta che mi ritrovo ad indossare il mio completino nero, il tasso di adrenalina sale inesorabilmente.
Oggi ancor di più: è una giornata speciale per me!
Mio figlio Michele, fresco di corso, ha appena debuttato nel ruolo del padre! È infatti il massimo giudice della partita delle squadre giovanili dei rossi e dei blu che precede il derby!
All’eccitazione, si aggiunge necessariamente anche un certo stato d’ansia ‘da debutto’, legato al carico emotivo che sicuramente Michele dovrà sopportare: saranno inevitabili i confronti con la mia figura...
Per non gravare ulteriormente sullo stato d’animo del mio ‘bambino’ (ha ormai 18 anni, ma per me rimarrà sempre un bambino) e per una questione di principio, ho deciso di non assistere alla partita; così mi ritrovo a camminare come un ebete nello spogliatoio privato che mi è stato assegnato.
Non so se iniziare a prepararmi per la mia partita o cercare di trovare un modo per rilassarmi.
Osservo il mio corredo: il completino, i calzettoni e le scarpe sono perfettamente sistemati al loro posto. Opto per una doccia bollente.
Lascio scivolare l’acqua sul mio corpo, osservando i rigagnoli d’acqua che dalla fitta peluria scorrono giù fino ai piedi raccogliendosi nel piatto doccia e turbinando nello scarico.
Inconsciamente allungo la mano verso il distributore di sapone liquido e ne lascio scendere una dose con la quale inizio a massaggiarmi la zona pubica. In breve tempo il mio cespuglio scuro si riempie di schiuma e la mano si sposta verso l’asta. Scappella il cazzo ed inizia a segarlo dolcemente, mentre l’acqua scorre lavando tutto quanto.
Sono in piena erezione quando lo sento entrare.
“Papà!! Papà, posso!?!?” il suo tono è gioioso.
“Arrivo… Un istante e sono da te!!” mi sciacquo in fretta. Afferro l’accappatoio per nascondere il ‘problema’ ed uscire ad ascoltare le sue impressioni sull’esperienza appena vissuta.
Lo trovo intento ad armeggiare con il cordino dei pantaloncini.
“Uff… - mi guarda con la sua tipica espressione imbronciata, puntandomi addosso i suoi occhioni nocciola - …Si è formato un nodo e non riesco a scioglierlo…”
Gli sorrido e per la prima volta vedo mio figlio con occhi diversi. Ha la maglietta appena sollevata: il suo fisico atletico (ovviamente pratica calcio), con quell’accenno di lanugine soffice e scura sulle gambe e sull’addome me lo fa vedere in tutta la sua acerba maturità.
“Lascia che ti dia una mano! Sei il solito impedito! Faresti di tutto pur di non raccontarmi com’è andato l’arbitraggio…” così dicendo m’inginocchio davanti a lui cercando di slacciare il cordino.
“Saresti fiero di m… Ehi… Ma che hai pa’!? Stai diventando rosso… - sghignazza - T’imbarazza di non riuscire a slegarlo o c’è qualcos’altro?” non posso fare a meno di leggere una punta di malizia in quella domanda.
“No… No… È che non ricordavo quanto… Quanto tu fossi, diciamo… Grande…”
“Forse è la tua mano che mi stimola a produrre questo… Effetto!”
Riesco infine a disfare il nodo. Gli abbasso il pantaloncino e mi trovo il suo cazzone che, attraverso la stoffa dei boxer, punta dritto alla mia bocca. Lo guardo negli occhi; lui fa lo stesso e senza pensarci due volte, mi spinge la faccia verso quella freccia celata dalla fantasia a righe. Non posso fare altro che liberarlo dalla prigionia, facendomelo rimbalzare sul naso, stringerlo forte ed iniziare a segarlo.
"Bravo papà... Non… Non ti fermare - m’incoraggia reclinando la testa in segno di godimento – ora scappellalo e succhialo per bene!”
Ubbidisco. Eseguo un lavoro di lingua sbalorditivo. Schiudo le labbra per accogliere la cappella incappucciata e, lentamente ma inesorabilmente, sento sgusciare la sua carne viva e palpitante sul mio palato.
“Così… Così papino! – ansima – Dacci dentro… Affogamelo nella tua saliva… Non immaginavooohhh che tuuuhhhh fossi così bravo! Bravooohhh…”
D’improvviso però bussano alla porta.
In un attimo mi ricompongo e chiedo chi è.
“Sono l’allenatore, arbitro. Noi siamo pronti manca solo lei!”
“Arrivo!”
“Faccia presto! Sugli spalti sembra che non abbiamo molta intenzione di aspettare ancora a lungo!”
Mi vesto alla velocità della luce; poi rivolto a Michele: “Voglio finire il lavoretto iniziato! Aspettami qui! Ma ti raccomando: non ti segare…” lui annuisce con la testa, ma non sembra troppo convinto.
Onde evitare sorprese, lo accompagno perciò nella doccia.
“Che intenzioni hai?”
“Voglio essere sicuro che tu mantenga la parola!”
“Ma papà… Ehi!! Che fai!?” e senza rispondergli, usando i lacci delle sue scarpe, gli sollevo le braccia, lo lego per i polsi al soffione della doccia.
L’ultima immagine che ho di lui prima di chiudere a chiave la porta sono il suo sorriso malizioso e vagamente preoccupato e la maestosa erezione che spunta dal pelo pubico e che so non potrà toccare… Ma solo cercare di mantenere!
Mentre sono impegnato sul campo, la mia concentrazione è massima, nonostante sia infoiato come non mai.
Il pensiero è sicuramente rivolto al ruolo che sto ricoprendo in questo momento, visto che i giocatori oggi sembrano scatenati e stanno segnando a ritmo continuo.
Ma, soprattutto, sto impazzendo all’idea del delizioso bocconcino che mi aspetta nello spogliatoio… M’immagino Michele, così come l’ho lasciato… Con la sua voglia matta di segarsi e di sborrare… Fantastico sul suo cazzo sul punto di esplodere; me lo figuro intento a cercare di trovare il modo di strusciarselo alla parete della doccia, senza riuscirci...
E sorrido perfidamente divertito mentre i blu hanno segnato nuovamente!!!!
Allo scadere del primo tempo mi precipito nella stanza riservatami.
Lo trovo come l’ho lasciato.
Riprendo a tormentargli l’uccello sia con le mani che con la lingua. Michele si dimena come un ossesso tanta è l’eccitazione che il mio massaggio ai grandi capezzoli gli provoca.
“Aaahhh… Aaahhh… Sei… Sei straordinario papi…” mi ansima incredulo.
Gli sorrido dal basso, senza fermare nemmeno per un istante la lingua, intenta ad ingoiare quanto più cazzo può, il naso che si sofferma ad aspirare l’aroma acre di maschio sudato che si diffonde dai peli pubici e le mani che passo e ripasso oltre che sul petto, anche tra il solco delle chiappe sode e pelose.
Più di una volta mi sembra di fargli raggiungere il punto di non ritorno, ma sfilando l’uccello di bocca e dando una bella stretta al rubinetto (la cappella), evito la catastrofe.
Uno sguardo all’orologio: sta per iniziare il secondo tempo!
Prima di lasciarlo chiedo: “Hai sete?”
Annuisce.
Lo slego appena per farlo inginocchiare.
“Bene. Apri la bocca adesso!” ubbidisce docile.
Tiro fuori il mio cazzo iniziando a pisciargli prima in bocca e poi su tutto il corpo… Riceve tutto avidamente e quando, dopo aver nuovamente stretto i lacci che lo immobilizzano ed essermi ripulito sulla sua casacca, richiudo la porta dello spogliatoio, lo lascio sempre in piena erezione. Il mio piscio, che gli ha impregnato a fondo gli indumenti, inizia a colargli dappertutto.
Mentre chiudo la porta sorride dolcemente umettandosi le labbra: posso riprendere seraficamente l’arbitraggio…
Nel secondo tempo, la mia immaginazione corre all’idea di mio figlio che mi aspetta bagnato del mio piscio; ma soprattutto a cosa avverrà dopo averlo slegato…
L’idea di quella situazione mi eccita sempre di più. Non vedo l’ora che questi ultimi… 25 minuti volino, per averlo tutto per me.
Tre fischi. La partita termina in parità, fortunatamente senza tempi supplementari!
Corro nel mio spogliatoio.
Mi avvento su Michele iniziando a spogliarlo e ad inebriarmi dell’aroma di cui è impregnata la sua divisa: il suo sudore misto al mio piscio.
Lui mi restituisce il favore, leccandomi la divisa ormai satura di sudore e sporca terra.
Completamente nudi, lo lascio accarezzarmi il pelo sul petto mentre le mie mani scorrono sulla sua pelle umida…
Le nostre bocche si avvicinano pericolosamente. Si sfiorano…
“Papi… - sospira, mentre le sua labbra si aprono per far entrare la mia lingua che, avida e golosa, punta dritta alla gola – Sei superbo…”
Sorrido e arrossisco ancora una volta. Anche lui sorride per il senso d’imbarazzo provocatomi.
“Sai che devo punirti per toglierti quell’espressione sarcastica che ti sei stampato in faccia, vero?”
“Fai pure papino…” risponde languido.
Le sorprese che mio figlio mi sta riservando sono infinite: mai mi sarei aspettato tanta arrendevolezza da parte sua. Nemmeno ora che lo faccio accomodare sulla tazza del cesso, gli divarico le gambe e, piantandomi davanti a lui, gli ficco il mio pezzo di carne in bocca. Tenendolo saldamente per la nuca inizio a scoparlo dolcemente stabilendo il ritmo della pompa.
Il passaggio della sua lingua sulla mia cappella e nella zona del frenulo mi fa venire la pelle d’oca. Ma ciò che mi eccita di più e sentirlo gemere e godere mentre esegue un lavoro di bocca a regola d’arte (devo dire anzi, che sua madre non è così brava).
“Alzati! – gli ordino. Mi guarda interlocutorio – Vieni, voglio restituirti il favore!”
Lo trascino sotto la doccia. Apro l’acqua ed una pioggia tiepida inizia a lambirci.
Mi abbasso e dopo essermelo girato e rigirato con le mani, lo ingoio completamente.
“Aaaahhhh… - un sussulto violento – Cazzo papi… Vacci piano o me lo stacchi…”
“Scusami figliolo… Ma questa situazione…”
“Stai tranquillo… Va tutto bene… Tuttooohhh… Più pianooohhh… Succhia più pianooohhh… Così mi fai venire… Vengooohhh… Vengooohhh…” ed è così che mi riempie la bocca di tutta la sua sborra. Non ingoio; la trattengo per restituirgliene una parte tramite un bacio.
“Adesso è il tuo turno di godere papino!! Cosa ne dici di aprirmi il culo?” mi chiede continuando a baciarmi e stringendomi sempre più forte mentre giocherella prima con i capezzoli e poi con i peli del pube e banana annessa.
“Cer… - muoio dalla voglia di soddisfare quell’incredibile richiesta. Ma rimango comunque allibito dalla sfrontatezza di Michele - …Certamente…”
E mentre divarica le gambe mettendosi a novanta, appoggiandosi saldamente alla parete, pronto a regalarmi il suo buchetto, nell’istante esatto in cui la mia cappella comincia a farsi strada tra le increspature dell’ano, si volta e con aria divertita mia chiede: “Ooohhh… Pensavooohhh che mi… …Miiihhh dilatassi almeno con qualche ditooohhh – intanto continuo a spingere inesorabile. Lui ansima – Maaahhh anche a me piace di più cheeehhh me lo ficchinooohhh dentrooohhh direttamenteeehhh… Mmmm… Sììì… Mmmm…”
“Diciamooohhh... Dio come sei strettooohhh…” non riesco a formulare un pensiero compiuto. Il turbine di sensazioni che mi pervade per quanto sta accadendo, mi impedisce di essere lucido.
So solo che, dopo aver vinto la ritrosia iniziale dell’ano, il mio cazzo continua spietatamente la sua corsa. Lo sento scivolare veloce ed inesorabile negli intestini di mio figlio per squartarlo in tutta la sua lunghezza.
“Sei… Seiiihhh sorpresooohhh!?” mi chiede. Sembra che stia trattenendo il respiro. Forse deve semplicemente abituarsi alla mia presenza dentro di lui… E non è una presenza da poco!!
“Diciamo che non mi aspettavooohhh unaaahhh… – sbuffo mentre inizio la chiavata con lenti colpi pelvici - …Una richiesta così esplicitaaahhh…”
Per tutta risposta, dopo essersi aggiustato la posizione, mi strizza l’occhio: “Sapessi che cosa combino negli spogliatoi, con l’allenatoreeehhh… Mmmm… Si vede che avevi voglia di sfondarmi il culo… Mmmm… Continua… Continuaaahhh… Perché ti sei fermato!?”
Lo guardo incredulo!
“Perché… Perché l’allenatore è…”
L’acqua continua a scorrere dalla doccia: è l’unico rumore che si sente…
“Sì, è lo zio! Ma adesso preoccupati di farmi godere… Ricomincia, dai!”
Deglutisco. Superato anche lo sgomento per quell’inaspettata rivelazione, e confortato dai gemiti di Michele, riprendo la chiavata continuando a spingere la mia nerchia sempre più forte… Sempre più in profondità…
“Mmmm… Che meraviglia… - allungo una mano sul suo uccello. È tornato duro come il marmo!! - Non fermarti paaahhh… Non fermartiiihhh… Così… Cosììì…”
“Sto per venire… Sborro… Voglio venirti nel culo… Sborro… Sborrooohhh…”
Fulmineo Michele si divincola dalla presa ai fianchi. S’inginocchia nell’istante esatto in cui chiudo gli occhi e la mia fontana calda esplode in tutta la sua forza.
Spero raccolga tutti i miei schizzi. E quando il getto si è esaurito, sento che continua a cercare altro seme con la lingua che vogliosa passa e ripassa a pulirmi la cappella.
Quando riapro gli occhi, il seme che ha imbrattato il suo bel viso, sta colando sul suo petto: sembra una maschera di cera...
Questa volta sono io che lo lecca. Sono io che ferma la sua mano mentre si smanetta. Sono io che lo fa venire soffocando il suo grido di piacere con una mano. E sono sempre io che raccoglie il suo seme in una mano, lo avvicina alla sua bocca per farglielo bere fino all’ultima goccia.
E siamo infine noi che in piedi uno di fronte all’altro, ci guardiamo sorridendoci, ci baciamo e continuiamo a coccolarci sotto il getto bollente dell’acqua prima d’iniziare ad insaponarci.
Eh sì, oggi è stata una giornata davvero speciale!
Magari non per i tifosi dei rossi e dei blu che si sono dovuti accontentare di un pareggio… Ma per me e mio figlio sarà indimenticabile!
E per quanto riguarda lo zio e lo spogliatoio!?!?
Beh, questa magari è un’altra storia, che dite!?!?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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