Gay & Bisex
SCOPATE DA BACKPACKER pt.4
di Cazzone_spacca
24.03.2016 |
8.444 |
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"Voleva che gli sborrassi in culo, voleva il mio sperma scaricato dritto in pancia, la puttana..."
Era stato un piacere lasciarmi la caotica Bangkok alle spalle ed immergermi nei paesaggi verdi che scorrevano sotto i miei occhi dalla carrozza del treno che mi avrebbe portato verso il mistico e selvaggio Nord del Paese.I grattacieli e le superstrade intasate avevano lentamente ceduto il passo ad ampi spazi aperti fatti di piantagioni di banane o riso interrotti da sparuti gruppi di piccole case basse.
Ero rilassato e in pace con me stesso e anche il mio cazzo sembrava essere rimasto soddisfatto dall'ultima esperienza dell'ostello così mi godevo il viaggio è chiacchieravo con una coppia di australiani in viaggio da tre mesi con cui condividevo la cuccetta e che mi diedero molti consigli utili.
Fatta quasi ora di cena mi recai al vagone ristorante del treno, una delle esperienze più folcloristiche che abbia vissuto in quel viaggio!
Da degli altoparlanti usciva musica popolare thailandese a palla, le cameriere, avanti con l'età e con i chili avevano uno splendido sorriso e servivano ai tavoli un po' ballando un po' scherzando tra loro e con i commensali.
C'era una bellissima atmosfera, viaggiatori di un po' tutte le nazionalità si incontravano lí per scambiarsi impressioni sui viaggi, sugli itinerari migliori, fumando e gustando pietanze su cui ronzavano impuniti insetti di ogni sorta visto che i finestrini erano tutti abbassati. Ma eravamo tutti contenti così.
Io avevo notato subito un gruppo di inglesi di cui mi aveva colpito un ragazzo in particolare.
Iniziai a puntargli gli occhi addosso per tutta la sera e lui sembrava ricambiare.
Le ore passarono e il vagone iniziò a svuotarsi.
Decisi di accelerare i tempi e fingendo di alzarmi per stiracchiarmi feci in modo che si accorgesse dell'imponente erezione che mi era cresciuta nei pantaloni. Lasciai dei soldi sul tavolo e guardandolo mi avviai verso il bagno.
Quella sera ci rimediai un bel bocchino con tanto di ingoio dall'inglese che sembrava avere una fame di cazzo infinita.
La mattina, riposato e con i coglioni adeguatamente svuotati giunsi finalmente a Chiang Mai. Con gli australiani ci dividemmo un taxi fino al centro città.
Il primo giorno lo passai a bighellonare tra splendidi templi e mercati pieni di colori e profumi poi passai in un'agenzia e prenotai un trekking di tre giorni nella giungla con pernottamento in un villaggio locale.
L'indomani all'alba si partí per il trekking. Un pick up ci portò ai piedi di una montagna ricoperta da una fitta e rigogliosa vegetazione. Eravamo un gruppo di 9 persone, due ragazze inglesi, una coppia di tedeschi e due coppie di spagnoli e poi c'ero io. A parte le due ragazze inglesi, un po' troppo sulle loro, il gruppo era affiatato e si era creata subito una bella intesa tra tutti noi. Io avevo già puntato uno degli spagnoli, Álvaro, che nonostante fosse in coppia mi lanciava certe occhiate che mi facevano rizzare il pisello ogni volta che i nostri sguardi si incontravano. Sul pick up ci eravamo un po' stuzzicati a vicenda guardandoci e io a volte anche pizzicandomi il cazzo in maniera disinvolta ma per mostrare come fosse barzotto. Iniziato il trekking io mi trovai proprio dietro Álvaro e avevo il suo culo scolpito che mi ondeggiava davanti la faccia. La maggior parte del percorso era in salita così notai come ad ogni passo le sue gambe, grosse e muscolose, si gonfiassero mettendo in mostra ogni singolo e perfetto muscolo.
Aveva capelli corti neri, carnagione olivastra, occhi profondi più neri della pece, grosse labbra sontuose è un corpo da adone greco. Grosse spalle forzute, torace largo e definito e addominali di pietra che spingevano contro la canotta sudata.
Il classico belloccio che a me in genere non piace, ma l'idea di sottomettere quel manzo ormai si era fatta strada nella mia testa. Àlvaro era un vero "macho", assolutamente insospettabile... Ma sotto tutti quei muscoli doveva nascondersi qualcosa che non gli aveva permesso di staccare gli occhi dal mio cazzo per tutto il tragitto in pick up.
Purtroppo presto la fatica, il caldo, la sete, la stanchezza e le punture di zanzara mi spinsero ad abbandonare le mie fantasie e concentrarmi sulla scalata per raccogliere ogni energia e affrontare la buona parte di percorso che ancora ci mancava.
Del clima allegro da gita in campagna dell'inizio era rimasto ben poco, eravamo tutti stremati e in silenzio per non sprecare energie. Non ricordo di aver mai sudato così tanto in vita mia. Né di aver avuto così tanta sete.
Solo che più bevevi più sudavi è più sudavi più avevi sete...
Gli ultimi 2-3 km furono stremanti, una pendenza pari al 95% unita a un'umidità pari al 195%!
Così che quando finalmente arrivammo al villaggio tutti ci gettammo sui primi giacigli che trovammo, che pure, non ci erano mai sembrato così comodi in tutta la nostra vita. Chi su una roccia, chi ai piedi di un albero, chi direttamente in terra. Guardai Álvaro e ci sorridemmo, nonostante la prestanza fisica anche lui era stremato. Goccioline di sudore gli scendevano ovunque evidenziando ogni piccola duna dei suoi muscoli marmorei.
Io anche ero un bagno di sudore. Avevo i pantaloni zuppi, che aderivano perfettamente al mio pacco mettendolo in mostra.
Bevemmo tutto ciò che ci era rimasto nelle borse e poi a turno andammo a farci la doccia... se così si può chiamare visto che era acqua piovana raccolta in un serbatoio che fuoriusciva da un tubo lurido, ed eri coperto solo da un sottile quanto logoro cannucciato di bamboo. Ma la vista mozzafiato lo rendeva il bagno più lussuoso del mondo! Io andai prima di Álvaro e per metterlo alla prova lascia appositamente le mie mutande, impregnate del mio odore, attaccate fuori la doccia.
Passato il tempo delle docce la nostra guida ci presentò alcuni membri del villaggio che quella sera avrebbero cucinato per noi, io chiesi di poter assistere per imparare un po' di cucina tradizionale. Mangiammo quando c'era ancora un po' di luce perché non essendo il villaggio servito da elettricità, calato il sole si fece buio pesto.
E lí iniziò lo spettacolo! La capanna dove avevamo sistemato i nostri sacchi a pelo, una palafitta di bamboo dove avremmo dormito tutti insieme, era dotato di una specie di terrazzamento, realizzato ance questo in bamboo, che dominava la giungla e offriva una vista impagabile su un cielo che, giuro, non ho mai visto così pieno di stelle in vita mia.
Passammo del tempo su quella splendida terrazza, io e la guida strimpellavamo la chitarra e cercavo di farmi insegnare qualche musica tipica ma lui stava in fissa con i pink floyd e di musica popolare thailandese ne conosceva poca, e scarsa! Uno dei ragazzi spagnoli, Jorge, era appassionato di astronomia e ci aveva illustrato qualche costellazione visibile da quella parte dell'emisfero. Si rimase ancora un po' a chiacchiera per conoscerci meglio tra di noi, e uscí fuori che Álvaro è quella che io pensavo fosse la fidanzata, erano in realtà fratello e sorella. Questo accresceva le mie possibilità di farmelo prima di rientrare tutti in città. Comunque tutti molto stanchi, a poco a poco iniziammo a salutarci e darci la buonanotte ed entrare nella capanna. Io ovviamente avevo già posizionato il mio sacco a pelo accanto a quello di Álvaro e da come mi guardò quando vide che il sacco a pelo accanto al suo era il mio, mi sembrò felice della mia iniziativa. Mi spogliai lentamente alla luce della luna, per permettergli di guardare il mio corpo e accrescere in lui il desiderio. Non lo guardavo per non dargli soddisfazione, ma sentivo i suoi occhi addosso, mi stava spogliando con lo sguardo. Allungai la mano nello zaino per prendere lo spray anti zanzare e sentii qualcosa. Erano le mie mutande sporche, come avevo previsto Álvaro le aveva prese, chissà che non ci si fosse anche sparato una sega! Poi sentii qualcosa che non riconobbi subito al tatto... Tastai meglio e mi aiutai con la poca luce della luna che filtrava dalle fessure tra le canne di bamboo e... Sorpresa! Àlvaro aveva messo una confezione di un preservativo avvolta nelle mie mutande! Che gran troia! Beh visto che aveva quella fame del mio cazzo lo avrei soddisfatto come dicevo io e il preservativo non ci sarebbe servito!
Aspettai paziente che i respiri degli altri si facessero regolari prima di allungare una mano con sicurezza e spavalderia e infilarla nel sacco a pelo di Àlvaro che dormiva su un lato dandomi le spalle - o sarebbe meglio dire il culo! Raggiunsi subito le sue chiappe che sembravano scolpite, iniziai a stimolare il suo buchino con un dito da sopra i suoi pantaloncini. Lui si sistemò per facilitarmi l'operazione e offrirmi il suo culo. In breve si girò anche lui a pancia all'aria e allungando una mano mi afferò la mazza e iniziò a segarmela. Mi fece una pippa con gran maestria. Aveva le mani grandi calde e morbide che si muovevano abili sul mio cazzo in fiamme. Mi portò presto a sborrare imbrattandogli la mano. Lo presi per il polso e gli portai la sua mano alla bocca facendogli capire che volevo che leccasse la mia sborra. Percepivo un movimento ritmico nel suo sacco a pelo e dall'aumento re della frequenza capii che venne anche lui mentre leccava la mia sborra dalla sua mano.
Sereno mi guardi su un lato per non dargli soddisfazione e sottolineare la mia dominanza su lui e mi addormentai.
L'indomani di nuovo all'alba si partí per la seconda giornata di trekking. Dopo una ricca colazione salutai l'abitante del villaggio che mi aveva insegnato a cucinare un vero Pad Thai originale, e che aveva cucinato anche la colazione per noi e decisi di lasciargli anche qualcosa per lui e la famiglia.
Io e Àlvaro eravamo molto complici, ma io cercavo si stare un po' sulle mie per fargli capire che non eravamo fidanzati i in viaggio di nozze, ma mi aveva solo svuotato i coglioni. Mi eccitava quel suo guardarmi implorante, di una parola, un'attenzione, il mio cazzo.
Il programma prevedeva di ridiscendere l'altro lato della montagna e raggiungere un villaggio sul fiume che stava sul versante opposto rispetto a quello dove avevamo pernottato quella notte. La discesa non fu meno impegnativa in quanto molto ripida e scivolosa a causa dell'umidità. Di nuovo arrivammo sfiniti al villaggio, ma accolti come dei re dagli abitanti che ci fecero trovare un banchetto già apparecchiato su una palafitta sul fiume! La povertà di questa gente era direttamente proporzionale alla grande bontà d'animo e senso di ospitalità che non potrò mai dimenticare! Di nuovo chiacchiere serali, osservazione delle stelle, rimediammo anche qualche barretta da dividerci da un abitante che andava a comprarle in una cittadine oltre la montagna per rivenderle ai viaggiatori che soggiornavano nel villaggio.
Apprendemmo dalla latra guida che stavolta non avremmo dormito tutti nella stessa capanna ma saremmo stati "smistati" nelle varie capanne degli abitanti che ci avrebbero accolto nelle loro casette di bamboo. La a miglia che avrebbe ospitato me era composta da una bellissima donna che seppur sicuramente giovanissima sembrava molto più grande dell'età che aveva, il marito un uomo dal sorriso gentile con una lunga cicatrice sul viso e la loro piccola bimba Yue, una bimba down di una dolcezza infinita alla quale mi affezionai subito.
Tuttavia attesi di raggiungere la famiglia che mi ospitava finché non rimanemmo solo io e Àlvaro sulla palafitta sul fiume.
Sfoderando il mio miglior sorriso sfottente gli proposi una "passeggiata al chiaro di luna". Lui sfoderando il suo miglior sorriso malizioso acconsentí.
Ci inoltrammo nella giungla. Bastava spostarsi di poco dalle fioche luci delle candele del villaggio per essere immersi nell'ombra. Io sentivo il cazzo pulsarmi nelle mutande. Appena ci allontanammo abbastanza mi girai e lo afferrai per il collo dandogli un lungo e appassionato bacio. Le nostre lingua si cercarono, si intrecciarono e avvinghiarono, poi si staccarono, e la sua andò a cercare la mia pelle. Mi leccò le orecchie, il collo mi alzò la maglietta e mi leccò anche il torace, indulgiò sui miei capezzoli, risalí il petto e arrivò alle mie ascelle che leccò e sniffò con dovizia. Io mi slacciai i pantaloni e lo feci inginocchiare piantandogli il cazzo in gola. Lui prese a menarmi il cazzo, leccandoli la cappello, poi io lo tenevo dalla nuca e lo rimettevo tutto dentro. Aspettavo che faticasse a respirare e lo ritiravo fuori per metterci i coglioni. Quel pezzo di figo era lí, inginocchiato davanti a me in tutta la sua mascolinità che succhiava sul mio cazzo come un'idrovora. Non lo mollava un attimo il cazzo lo voleva, lo ingoiava tutto, lo tirava fuori lo prendeva in mano, lo guardava adorante e se lo rinfilava tutto in bocca. Faticava a respirare e a contenerlo tutto in bocca ma si impegnava assai per procurarmi un profondo piacere simile all'estasi.
Io gli afferravo quella testa che ondeggiava sulla mia nerchia è la spingevo in fondo per penetrare tutta la sua gola e sbattere la mia cappella contro le sue tonsille. Sentivo il piacere crescere dentro di me ma volevo di più. Volevo incularmi quel maschio e i suoi occhi mi chiedevano la stessa cosa. Sfilai il mio pisello, glielo strusciai bene sul viso lo feci alzare e girare e iniziai a strisciare la cappella tra le sue chiappe. "Il preservativo" provò a dirmi ma io gli mesi una mano sulla bocca "Callate. Eres mi puta" "zitto, sei la mia puttana" gli dissi. Avevo viaggiato a lungo in Spagna e conoscevo abbastanza bene la lingua e pensai che sottometterlo nella sua lingua potesse fargli capire che ormai potevo dominarlo in tutto ciò che volevo. Difatti come un agnellino si calmò e si piegò in avanti offrendomi il suo buco "soy tu puta" "sono la tua puttana" mi disse dandomi il via libera ad agire come volevo e a fare di lui ciò che più mi aggradava. Lo avevo sottomesso, mentalmente e fisicamente, era mio. Poggiai la cappella sul buco e in un solo colpo fui tutto dentro. Soffocò un urlo e questo mi eccitò ancora di più. "Quiero ponerte perro" gli dissi e lui di tutta risposta si allargò le chiappe per farmi entrare ancora meglio. Presi a scoparlo piano, lentamente, quasi con amore. Lo sfilavo quasi fino alla punta e poi lo rimettevo fino ai coglioni. Mi stavo godendo quel culo che sembrava finto tanto era perfetto e lui mugolava come la peggiore delle troie. "¡ Qué buena solución!¡ Qué solución de puta madre!" Sussurrava in un nirvana fatto del mio cazzo chi lo raggiungeva nello stomaco. Quando capii che aveva goduto abbastanza e che ero stato un padrone fin troppo buono, senza preavviso, dopo averlo sfilato quasi tutto, lo rimisi dentro di botto, lacerandolo. Stavolta non trattenne un lamento! Lo avevo impalato con forza "Ay qué culo rico!!! Voy a ponerte como un cerdo" ci dissi all'orecchio con cattiveria. E presi a fotterlo con forza rabbiosa, lo afferravo per i fianchi e gli piantavo tutto il cazzo in culo. Lui mugugnava stava impazzendo di piacere, si segava a più non posso. Era una cagna in pieno calore che mi chiedeva di scoparlo e non smettere "fuck me, i'm a bitch, don't stop please, don't stop" e io non mi fermavo. Quel suo sfidarmi a scoparlo sempre più forte mi faceva impazzire, volevo sfondarglielo quel culo e aumentavo sempre di più. Da lì a poco lo avrei riempito di sborra. Mi sarei svuotato i coglioni i quel buco ormai slabbrato lo avrei inondato con tanta sborra calda e lui me la stava chiedendo. Voleva che gli sborrassi in culo, voleva il mio sperma scaricato dritto in pancia, la puttana. Affondai altri 3/4 colpi e esplosi in tutto il mio piacere. Ho goduto tantissimo, l'ho insultato, ho bestemmiato e ho riversato con 8/9 schizzi litri di sborra in quello sborratoio umano. Lui venne insieme a me ma continuò a muoversi per non perdere gli ultimi momenti di rigidità del mio cazzo nel suo culo.
Non voleva proprio staccarsi la puttana allora lo sfilai e gli andai davanti e mi feci ripulire bene bene il cazzo.
Mi ringraziò, io decisi che si era meritato un bacio e ci riavviammo verso la capanna.
Spero di riuscire presto a scrivere il prossimo raconto senza far passare mesi come l'ultima volta! Intanto voi commentate con le vostre impressioni, opinioni e consigli! Che dite? Vi è piaciuto?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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