bdsm
PadroneAnziano 7

27.04.2025 |
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"Tu sei la mia cagna, non più una ragazza..."
Il messaggio arrivò pochi minuti dopo la mezzanotte.PadroneAnziano: "Domani. Hotel Roma stanza 305. Arriva alle 14:00 in punto. Non un minuto prima, non un minuto dopo."
Elisa tremava.
Il cuore le batteva forte nel petto mentre si guardava allo specchio.
Doveva prepararsi.
Aveva già messo il collare ogni giorno, come routine. Ma ora... sarebbe stato diverso.
Il pensiero di incontrarlo dal vivo la mandava in un vortice di eccitazione e paura.
Il giorno dopo, finalmente, si trovò davanti all'hotel.
Un luogo che sembrava estraneo, ma allo stesso tempo già familiare.
Il codice della stanza era nel messaggio, ma non c'era nessuna altra indicazione.
Si preparò, sentendo l’umiliazione avvolgerla come un velo invisibile.
Nessuna borsa, nessun trucco. Solo il suo corpo.
Entrò nell'ascensore, il cuore che le batteva forte.
Il piano 3.
La stanza 305.
Arrivò davanti alla porta.
Toccò con le mani sudate.
Il respiro corto.
Poi aprì.
L'aria nella stanza era densa di un'elettricità palpabile.
PadroneAnziano stava seduto sulla poltrona, immobile, il suo sguardo penetrante su di lei.
Elisa non osò parlare, non osò muoversi.
Si inginocchiò davanti a lui, senza una parola.
PadroneAnziano: "Avanti, cagna. Spogliati."
In un istante, la sua minigonna scivolò a terra, seguita dal resto dei vestiti.
L’unico che non toccò fu il collare.
Era il suo simbolo. La sua condanna.
PadroneAnziano: "Così, bella cagna. Nuda e in attesa. Come ti piace.
Ma ricordati, oggi non è solo un incontro.
Oggi ti insegnerò cosa significa essere vera proprietà."
Elisa sentì il suo cuore battere sempre più forte.
Era pronta.
Ma le sue mani tremavano mentre si inginocchiava di fronte a lui, pronta a ricevere ciò che PadroneAnziano avrebbe deciso per lei.
Si accorse che, mentre lo guardava, la tensione si faceva palpabile.
L’aria era carica di un desiderio incontrollato.
Lui rise.
PadroneAnziano: "Alzati. Voglio che ti pieghi in due. Mostrami la tua figa umida.
Sono curioso di vedere quanto ti eccita il sapere che sei qui solo per me."
Elisa obbedì immediatamente.
Si piegò, gambe divaricate, esponendo la sua umidità in modo sprezzante.
Il suo corpo bruciava di voglia, ma l'umiliazione che sentiva la rendeva ancora più eccitata.
PadroneAnziano: "Bene, troia. Ora ti farò provare cosa significa essere completamente mia."
Con un gesto rapido, PadroneAnziano la fece alzare e la spinse verso il letto.
Il suo corpo tremava, non solo di paura, ma anche di piacere, mentre sentiva la pressione delle sue mani.
PadroneAnziano: "Girati, e mettiti a quattro zampe. Non voglio vedere altro che il tuo culo. La tua bocca, la tua figa, tutto deve appartenere a me."
Elisa si girò come un automa, il corpo pronto ad accogliere ogni sua volontà.
PadroneAnziano si avvicinò, le mani sulle sue natiche, facendole sentire il peso della sua autorità.
PadroneAnziano: "Senti il mio controllo, Elisa. Questo è il mio momento. Tu sei la mia cagna, non più una ragazza. Sei una schiava."
Un brivido percorse la schiena di Elisa.
Ogni sua cellula era in attesa, pronta ad accogliere il suo Padrone.
In quel momento, PadroneAnziano si spostò dietro di lei, le mani sui fianchi.
La sua voce bassa e autoritaria la penetrò come un colpo.
PadroneAnziano: "Ora sentiresti il mio desiderio, cagna? Sei la mia, in ogni modo. Preparati."
E senza un altro pensiero, le mani di lui la presero, un movimento potente, deciso.
Era il momento in cui tutto ciò che aveva vissuto in chat, nelle notti solitarie, prendeva forma in carne e ossa.
Il piacere che provò Elisa era profondo, fisico, ma soprattutto psicologico.
PadroneAnziano la possedeva completamente, come aveva sempre desiderato.
PadroneAnziano: "Bene, troia. Ogni momento che trascorri con me ti appartiene. Ogni respiro che fai è per me. Ogni orgasmo che provi è sotto il mio controllo."
E Elisa, senza più parole, senza più resistenza, si lasciò completamente andare alla sensazione travolgente di sottomissione.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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