bdsm
Trasformazione totale: da dom a schiavo 9
di FeBOMo79
26.08.2024 |
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"Poi, il padrone prese un profondo respiro e, con un gesto deciso, penetrò delicatamente, ma con forza, rendendo chiaro il dominio che esercitava su di me..."
9Il profumo intenso dei fiori freschi e il calore delle candele accese inondavano la stanza, creando un'atmosfera sensuale e carica di aspettative. Ogni angolo sembrava progettato per esaltare il desiderio e l’intimità, ma era chiaro che il cuore dell'evento era il momento che stava per arrivare: il padrone e io avremmo finalmente condiviso un'intimità che avevo atteso con ansia.
Mi trovavo inginocchiato al centro della stanza, nudo e completamente a disposizione, con la gabbia di castità che mi imprigionava ancora. Sentivo il peso e la pressione dell’acciaio contro la mia pelle, un costante promemoria della mia condizione di totale sottomissione. Il cuore mi batteva forte, il corpo teso e pronto, ma sapendo che non avrei potuto raggiungere il piacere completo, ero immerso in un profondo stato di desiderio trattenuto.
Il padrone, vestito con eleganza e autorità, entrò nella stanza con passo deciso. Il suo sguardo era caldo ma determinato, e ogni suo movimento era carico di potere e controllo. Avevo imparato a riconoscere i segni della sua presenza e ogni volta che lo vedevo, il desiderio e l'adorazione mi pervadevano completamente.
“Cagna,” disse con voce ferma ma morbida, “questa sera è per me. Ogni tua reazione, ogni tuo gemito è un tributo al mio dominio. Sei pronto per obbedire a ogni mio desiderio?”
“Sì, padrone,” risposi, la voce rotta dall’emozione e dal desiderio.
Il padrone si avvicinò e si sedette su una poltrona di velluto, con il suo sguardo che non perdeva mai di vista il mio corpo nudo e in attesa. La sua presenza era dominante, e io non potevo fare altro che obbedire e accettare la mia posizione.
“Avvicinati,” ordinò, e mi avvicinai a lui, la pelle che bruciava dal desiderio mentre sentivo il metallo della gabbia di castità premere contro il mio corpo. Ogni movimento era un test per la mia resistenza, e ogni passo che facevo era una dichiarazione della mia dedizione.
Il padrone fece un cenno verso il suo corpo, e con un gesto elegante, sfilò il suo abbigliamento, rivelando una pelle liscia e tonica che mi fece ansimare di desiderio. Non c'era alcuna vergogna nel guardarlo; era la manifestazione del potere e del controllo che tanto bramavo.
“Prendi il mio cazzo in bocca” disse, la voce carica di autorità. “Voglio che assapori il suo gusto. Voglio che tu sappia cosa significa desiderare senza poter mai raggiungere il climax.”
Mi inchinai con umiltà e presi il membro del padrone tra le labbra. Era caldo e duro, la mia lingua accarezzava la cappella liscia. Ogni movimento era calibrato per offrirgli piacere, mentre la gabbia di castità limitava ogni mia possibilità di risposta al desiderio. Il contrasto tra il mio desiderio e la mia impotenza era un'agonia dolce, che mi faceva sentire più sottomesso che mai.
Il padrone gemette leggermente mentre io lo stimolavo, ogni gestoera pensato per massimizzare il suo piacere. Il suo respiro diventava più rapido, e io ero consapevole di ogni sfumatura del suo piacere, sapendo che era il risultato del mio completo servizio.
Quando il padrone sentì di aver ricevuto abbastanza, mi ordinò di alzarmi e mettermi a quattro zampe, la posizione che mi permetteva di sentirlo più vicino, anche se non potevo ancora toccarlo.
“Questa gabbia di castità,” disse il padrone, “è un simbolo della tua totale sottomissione. Non solo ti limita, ma amplifica il tuo desiderio, rendendoti un mero strumento del mio piacere. Ogni volta che ti vedo gemere e contorcerti, mi ricordo di quanto sei mio.”
Lo sentii avvicinarsi dietro di me, la sua presenza avvolgente e rassicurante. Sentii il suo respiro caldo sulla pelle, e ogni tocco era un richiamo al piacere che non avrei potuto raggiungere. Il padrone prese il lubrificante e lo applicò delicatamente, ogni movimento preciso e controllato.
La pressione e il calore del suo tocco mi fecero gemere, e il desiderio aumentava ogni volta che sentivo il suo corpo più vicino al mio. Poi, il padrone prese un profondo respiro e, con un gesto deciso, penetrò delicatamente, ma con forza, rendendo chiaro il dominio che esercitava su di me. Ogni millimetro che entrava in me era una lezione di sottomissione e desiderio, e la gabbia di castità faceva sì che ogni movimento fosse amplificato, rendendo ogni sensazione più intensa.
“Sentilo,” ordinò il padrone. “Senti quanto sono potente, quanto ti controllo. Ogni tuo gemito, ogni movimento è un tributo alla mia volontà. Voglio che tu sappia quanto sei mio, quanto appartieni a me.”
Obbedii, ogni movimento del suo corpo dentro di me era un atto di adorazione e sottomissione. Il mio corpo si adattava ai suoi ritmi, e ogni gemito era un segno della mia devozione. La gabbia di castità, limitante e tormentosa, amplificava il mio desiderio e la mia impotenza, rendendo ogni spinta del padrone una prova della mia totale dedizione.
Il padrone continuava a muoversi dentro di me con un ritmo forte e costante, ogni spinta era un promemoria della sua superiorità e del suo dominio. Sentivo il suo piacere crescere, e ogni sua reazione era una conferma del mio successo nel servire e obbedire.
Finalmente, il padrone si fermò, il suo corpo teso e il respiro affannoso, e mi ordinò di inginocchiarmi davanti a lui e ricoprì il mio viso della sua calda sborra. La sua espressione era soddisfatta, il suo dominio completo e innegabile.
“Ben fatto, schiavo,” disse, accarezzandomi il volto con un gesto che era sia affettuoso che autoritario. Raccolse con un dito il liquido dal mio viso e lo portò nella mia bocca. “Hai dimostrato la tua dedizione e il tuo servizio. Ricorda sempre questo momento, perché è la manifestazione della tua totale sottomissione.”
Mi inginocchiai e presi a leccare i piedi del mio padrone, completamente piegato alla sua volontà con il cuore che batteva ancora forte, il corpo esausto ma profondamente soddisfatto. Sentivo che, sebbene la gabbia di castità avesse limitato il mio piacere, il vero premio era la consapevolezza di appartenere completamente al padrone, un segno di devozione e sottomissione che non potevo più negare.
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