Lui & Lei
L’arbitro, secondo capitolo
di Portia
09.06.2023 |
520 |
3
"Aveva appena arbitrato una partita di volley femminile in un piccolo palazzetto dello sport..."
Aveva già percorso diversi chilometri tanto da essere vicino a casa quando Luca si accorge di non avere con se il cellulare.Aveva appena arbitrato una partita di volley femminile in un piccolo palazzetto dello sport.
La partita era finita con la sconfitta delle padrone di casa.
Perdita molto bruciante piena di rimpianti e rabbia per una sconfitta maturata a causa di una discussa decisione di Luca, che era il primo arbitro, a sei minuti dal termine della partita.
Immediata la rabbia dei tifosi sugli spalti, ma anche delle giocatrici perdenti…
Luca è uscito dal campo subissato dai fischi.
La dura vita degli arbitri incompresi.
Ora gli toccava tornare indietro a recuperare il telefono.
Le luci del palazzetto erano già spente, ma la porticina laterale che portava agli spogliatoi era ancora aperta, si vede che il custode era in giro.
Luca entra e senza indugiare si dirige verso lo spogliatoio degli arbitri per recuperare ciò che aveva dimenticato e correre a casa.
“Caro arbitro, te li sei meritati tutti i fischi, posso accettare la sconfitta, ma non se questa ci viene inflitta da una persona incapace e faziosa come sei stato tu.
Ti odio e volevo dirtelo”.
A parlare era una delle ragazze che avevano giocato e perso, che girandosi si ritrovò alle sue spalle.
Evidente che si era attardata, era ancora nuda, dopo la doccia, con un asciugamano intorno al corpo e i lunghi capelli rossi ancora bagnati.
“Mi dispiace, è stata una decisione sofferta, ma non faziosa, giusta…” rispose lui.
L'aveva notata in campo, una giocatrice nata, una lottatrice.
Ora la notava meglio e si rese conto che era una ragazza stupenda.
Alta quasi quanto lui, carnagione diafana, occhi di cristallo e capelli lunghissimi.
Forse appena diciottenne.
Poteva essere sua figlia.
“Non si distruggono così i sogni di ragazze che hanno lavorato tanto per avere dei risultati!!”
Nella foga le si apre l’asciugamano e le cade a terra.
Due tette piccole tonde con i capezzoli rosa a punta che guardavano verso il cielo.
La pancia piatta.
La fica con i peli curati, rossi.
Le labbra rosse e leggermente aperte.
Due gambe lunghe, toniche e muscolose.
Un sedere alto e sodo.
Luca si china per raccoglierle l'asciugamano.
Lei gli prende la mano.
Lui è scosso da un brivido, che gli corre lungo la schiena e gli fa diventare il cazzo duro dentro le mutande.
Con le dita la sfiora la fica che è già un lago.
Non c'è bisogno di parlare.
La bocca serve ad altro.
Luca si inginocchia e comincia a leccarla, con la lingua gira intorno al clitoride che è già turgido e voglioso.
Lei geme, perché alla lingua si sono aggiunte le dita prima due, poi tre.
Ha un orgasmo, così in piedi, quando lui è ancora tutto vestito e col cazzo che preme nei jeans.
A questo punto lei lo spoglia.
Gli brandisce il cazzo duro con le mani.
A questo punto lei si inginocchia e lo spompina, il cazzo di Luca è gonfio grosso e pulsante.
Con la punta della lingua indugia sulla cappella e poi con la bocca lo ingoia tutto, fino alle palle.
Su e giù, su e giù. Facendo impazzire lui.
“Non ce la faccio, ti debbo scopare”.
La fa appoggiare col busto sul lettino del massaggiatore e la prende da dietro.
Le chiappe di marmo.
La fica era bollente, bagnata, vogliosa, ma piccola e stretta, quasi inviolata.
Colante di umori e bisognosa del cazzo di Luca, maturo ed esperto, ma anche grosso e duro.
Senza domandarsi se le facesse male la scopa selvaggiamente.
Era una ragazzina ma aveva i bisogni di una donna matura.
Luca la scopa con foga e lei gode, gode da morire.
Gemitavano e godevano insieme.
Fu questo che vide il custode sull'uscio dello spogliatoio: una giovane ninfa, candida con un corpo stupendo presa da un uomo grande e grosso, che per quanto godevano non si accorgono di lui che li stava spiando.
Alla fine gode pure Luca con un urlo gutturale, quasi bestiale e con estrema incoscienza le sborra dentro, un fiotto violento e denso.
Viene così copiosamente che lo sperma cola giù per le cosce chilometriche della ragazza.
“Mi hai fatto perdere stronzo di un arbitro, ma ho avuto la mia vittoria lo stesso….”
Riprende l'asciugamano e se ne va.
A Luca non rimane che rivestirsi e tornarsene a casa con la consapevolezza che tutti sommato a volte ad essere severo ed inflessibile serve a raccogliere bei frutti.
I racconti di Portia
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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