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Gay & Bisex

Soap opera - 2


di adad
27.02.2021    |    3.948    |    6 9.7
"L’odore era pungente, ma inebriante… terribilmente inebriante..."
Poi ad un tratto, quasi un fulmine avesse squarciato la sua mente obnubilata, Giulio si riscosse:
“Ma che cazzo sto facendo?”, sbottò, avvampando in volto, e ritirata bruscamente la mano, corse verso il suo armadietto, che aprì, tirando fuori i pantaloni da lavoro, che usava al posto della tuta.
Si cambiò in silenzio, incurante del cazzo ancora duro e delle mutande bagnate, poi si diresse in officina senza neanche voltarsi a guardare il povero Rudy, che era rimasto lì, in un certo qual modo sedotto e abbandonato.
Lavorarono tutta la mattina senza scambiarsi una parola, a momenti senza neanche guardarsi, solo scambiandosi qualche occhiata ogni tanto di soppiatto, tutti e due con la mente in subbuglio per l’imbarazzo.
Giulio non riusciva a capire cosa gli fosse successo, perché avesse fatto un gesto del genere… un gesto assurdo, inaudito… del tutto avulso dal suo normale modo di comportarsi… normale… era il caso di ribadirlo. D’accordo, vedere… sì, insomma quella maledetta scena lo aveva turbato, non poteva negarlo; ma perché? Solo perché aveva visto il culo nudo di un uomo? o perché aveva visto un uomo infilare la faccia…? E perché lo aveva turbato così tanto l’idea che Valdemaro stesse leccando il culo del suo domestico? Sapeva bene che i… che certi uomini lo facevano tra loro, ma vederlo… Ripensarci gli dava ancora i brividi, ma non riusciva a capire se erano brividi di ribrezzo o di eccitazione. E intanto sogguardava il suo aiutante, spiandone il bel posteriore, quando era di spalle.
Era innegabile che gli aveva fatto un effetto strano toccarglielo… gli era piaciuto, siamo onesti, gli era piaciuto infilargli la mano sotto le mutande, toccargli il… E Giulio si risentì sotto i polpastrelli la grinzosa levigatezza dell’orifizio. Del tutto involontariamente, il cazzo tornò a lievitargli nelle mutande.
E gli era piaciuto anche quando Rudy glielo aveva toccato… altroché, se gli era piaciuto… stava quasi per farlo venire! Ma allora Rudy… Naaa!... non poteva essere, non aveva niente dell’effeminato, come certi che capitavano in officina per farsi aggiustare la macchina e stavano lì a ronzargli attorno come gallinelle. Ma forse non erano tutti così. Ma gli aveva palpato il cazzo e con che gusto glielo aveva palpato! Questo si agitava nella mente di Giulio, mentre puliva candele e avvitava bulloni.
Ma anche Rudy aveva la mente in subbuglio. DA sempre aveva subito il fascino di quel magnifico quarantenne atletico, con quel giusto filo di pancetta e un adeguato malloppo alla convergenza delle cosce muscolose; spesso aveva dovuto farsi forza per distogliere lo sguardo e non farsi sorprendere a fissarlo troppo insistentemente. Ma quanto era successo quella mattina lo aveva decisamente spiazzato, non riusciva a capire cosa fosse successo per spingere Giulio a comportarsi in quel modo.
Rudy era uno dei pochi a non seguire la soap, quindi non era a conoscenza dell’insolita piega che aveva preso l’ultimo episodio; anche se lo avesse visto, però, mai più avrebbe ricollegato le due cose.
A metà mattina, l’atmosfera nell’officina si era fatta pesante, la tensione si poteva tagliare a fette: non era possibile andare avanti così ancora a lungo. Fu Rudy a rompere gli indugi. Approfittando del fatto che Giulio si era seduto un momento su una pila di copertoni, raccolse tutto il suo coraggio e gli si avvicinò.
“Signor Giulio… - fece con un filo di voce – ecco… volevo chiederle scusa per stamattina… se mi sono permesso…”
“No, scusami tu, - lo interruppe in fretta l’altro, quasi non vedesse l’ora di togliersi un peso dallo stomaco – non avrei dovuto… E’ stata una cosa indegna, me ne vergogno molto. Scusami, non dovevo molestarti in quel modo… Se non si fa con una donna, a maggior ragione non bisogna farlo con un ragazzo. E’ stato uno stupido incidente, Rudy. Non si ripeterà più. Non ti mancherò più di rispetto, promesso.”
“Signor Giulio, - riprese Rudy, adesso più calmo – lei è sempre stato gentile con me e… e le assicuro che non mi sono sentito affatto offeso per… sono rimasto solo sorpreso, tutto qui… e se devo essere sincero… beh, mi è piaciuto.”
“Ti è piaciuto?”, si sorprese Giulio.
L’altro fece cenno di sì con la testa, tenendo gli occhi fissi al suo inguine, sotto il quale gli sembrava di vedersi muovere qualcosa.
“Sei per caso?...”
“E’ importante per lei?”
“No… che discorsi… ognuno ha i suoi gusti. Sono un po’ sorpreso, tutto qui.”
Rudy lo fissò con espressione interrogativa.
“Beh, non dai l’aria… li vedi certi che vengono in officina.”
“Non tutti siamo così.”, disse Rudy.
“Già. Incidente chiuso?”
“Non c’è mai stato nessun incidente, signor Giulio.”
Stava per allontanarsi, quando:
“Mi sbaglio, o mi hai toccato pure tu, stamattina?”, disse Giulio.
Rudy avvampò.
“Beh…”, fece e alzò le spalle.
Gli occhi di Giulio lo scrutavano in profondità. Ed ecco che d’un tratto, quasi animata da una propria volontà la mano di Rudy cominciò a muoversi, ad avvicinarsi, fino a poggiare sull’inguine dell’uomo.
Giulio vide quella mano muoversi, la seguì nel suo lento avvicinamento, non la fermò, non volle fermarla, non ne era capace, era soggiogato da quella sorta di malia che era sbocciata fra loro. Scoprì che lo voleva, voleva essere toccato: se non lo avesse fatto lui, gli avrebbe afferrato la mano e se la sarebbe piazzata lì! Il suo cazzo reagì prontamente, in un attimo gli si torceva e sbavava nelle mutande. Rudy lo palpò per un poco, poi, considerando l’inazione dell’altro come un assenso, gli aprì i pantaloni e gli tirò fuori l’uccello dalle mutande. Apparve enorme ai suoi occhi, conforme all’idea che se ne era fatta. Giulio aveva il cuore in gola: che sarebbe successo adesso?
Ma Rudy non gli diede tempo di porsi qualsivoglia domanda: sempre stringendo nella mano quel poderoso strumento, gli si inginocchiò davanti e accostò il naso ad annusarlo. L’odore era pungente, ma inebriante… terribilmente inebriante. Era da tanto che lo desiderava ed ora eccolo, lo stringeva in mano, stava per succhiarlo… Rudy chiuse gli occhi, accostò le labbra e ingoiò il glande congestionato dall’eccitazione. Il sapore del cazzo è straordinario… quello del cazzo maturo per il sesso è ineguagliabile, il sapore del cazzo che sogni da una vita è semplicemente inesprimibile! E Rudy lo degustò appieno, mulinandoci attorno la lingua.
Giulio rimase senza fiato: non era certo il primo pompino che gli facevano, ma era il primo in cui sentiva una passione, un desiderio, un’adorazione così profondi. All’improvviso tutte le sue remore scomparvero e si abbandonò totalmente al piacere che stava provando.
“Aspetta, - disse ad un tratto, come recuperando per un momento la lucidità – sarà meglio chiudere l’officina… non sia mai che arrivi qualcuno.”, e rimettendosi l’arnese nelle mutande, andò a tirar giù la serranda.
Il locale piombò nella penombra, appena attenuata da una vetrata laterale incrostata dalla sporcizia e dal grasso di secoli. Tornando verso di lui, Giulio si sfilò del tutto i pantaloni e si tolse le mutande, che gettò all’interno di una macchina in riparazione, così che per la prima volta Rudy poté ammirare a nudo la sua poderosa virilità, completata da uno scroto penzolante, che lui si affrettò a soppesare con la mano, strappando all’uomo nuovi brividi di piacere, prima di riprendere a succhiarlo con rinnovata voracità, alternandolo stavolta con lunghe leccate che partivano dai coglioni e, risalendo a tutta lingua l’intero gambo, si concludevano con una golosa slurpata al glande snudato.
Giulio era in visibilio: al piacere del pompino si univa la gratificazione che qualcuno si stava prodigando per lui, ed era la prima volta… la prima volta che era lui al centro dell’attenzione, era lui l’oggetto del desiderio. Un empito d’emozione lo travolse.
“Alzati.”, fece a Rudy, aiutandolo a sollevarsi con le mani sotto le ascelle.
Quando Rudy gli fu in piedi davanti, Giulio gli tirò giù la zip della tuta.
“Spogliati”, gli disse e appena quello se l’ebbe sfilata dalle spalle, lo prese per i fianchi e lo fece girare, tirandogliela giù del tutto.
Rudy rimase con solo le mutande e la tuta afflosciata ai piedi.
Ed eccolo quel culo, che tanto lo aveva incantato. Giulio protese le mani e afferrò entrambe le natiche, godendosi la sensazione della carne soda che scivolava sotto il tessuto degli slip. Poi, lentamente, gli sfilò pure quelli e la perfetta rotondità dei due globi, visti ora da vicino, lo incantò… ebbe voglia di toccarli, di impastarli, di baciarli… e li toccò, li impastò, li baciò… Poi li aprì e per la prima volta vide un buco di culo. Non ebbe il coraggio di andare fino in fondo, di ripetere quello che aveva fatto Valdemaro al suo domestico: per quanto lo pensasse, c’era ancora un senso di ritegno a trattenerlo.
Ma il desiderio di entrarci era forte… il desiderio di possederlo era sempre più impellente… Giulio sentì il cazzo che gli scoppiava dalla voglia di fottere… di fottere quel culo.
Allora, si alzò in piedi e gli si addossò, facendogli scivolare l’uccello in mezzo alle cosce. La cosa elettrizzò entrambi. Rudy manovrò in modo da portarsi sull’orifizio la punta del cazzo e Giulio cercò di spingere dentro, ma per quanto il desiderio lo avesse ammorbidito, lo sfintere non allentò la sua morsa, per cui i primi tentativi andarono a vuoto. Rudy si guardò attorno.
“Aspetti, signor Giulio.”, disse e andò a prendere un oliatore, che aveva visto sul banco da lavoro.
Gli schizzò sull’uccello una generosa dose di quell’olio viscoso e gliela spalmò per bene; poi lo diede a lui e si piegò in vita, aprendosi le natiche con le mani:
“Ne metta un po’ anche a me…”, disse con voce strozzata.
E Giulio gli ficcò il beccuccio direttamente nell’ano e diede un paio di schizzate, poi, messo via l’oliatore, gli accostò la punta del cazzo al pertugio luccicante d’olio e diede un affondo. Il glande, ben oliato, scivolò dentro senza problemi, ma l’impatto fu lo stesso devastante per entrambi.
“Ah!”, fece Rudy, sentendosi come squarciare il buco del culo e rimase con la bocca spalancata e il grido a metà.
Ma la strettezza del pertugio ebbe ripercussioni anche su Giulio, a cui sembrò che gli si sbucciasse l’uccello. Rimasero fermi e tremanti entrambi; poi, appena il dolore cominciò a placarsi, Rudy diede un leggero rinculo e Giulio, colto il segnale, riprese la sua avanzata. Che stavolta avvenne senza patemi e in lampo la congiunzione si concluse, con reciproco enorme piacere. A Giulio non sembrava vero che stesse inculando un uomo e a Rudy non sembrava altrettanto vero che il cazzo tanto agognato del suo datore di lavoro fosse finalmente infisso nel suo sedere fino alle palle.
Da qui in avanti, è chiaro a tutti quello che successe: il pistone di Giulio cominciò a scorrere avanti e indietro nel condotto di Rudy come un perfetto meccanismo, suscitando ondate di piacere, che nessuno dei due ancora conosceva e di cui non avrebbe mai voluto vedere la fine. Giulio, infatti, era la prima volta che scopava un culo ed era estasiato dalla sua strettezza ed elasticità; Rudy, contrariamente a quanto si potesse credere, era la prima volta che lo prendeva e non avrebbe saputo immaginare un modo migliore per perdere la sua verginità.
Ad un certo punto, nel bel mezzo della cavalcata, Giulio afferrò d’impulso l’uccello di Rudy e cominciò a segarlo, regolando il ritmo della mano con i propri affondi, e questo mandò ancora più in tilt il povero Rudy, che d’un tratto si sentì travolgere da un duplice orgasmo di cazzo e di culo, schizzando sborra per terra davanti a sé e strozzando il pistone di Giulio con le pulsazioni dello sfintere. L’orgasmo di Rudy fu la spinta finale: subito dopo, infatti, Giulio si inarcò, lo strinse con forza fra le braccia e si lasciò andare alla sborrata più goduriosa e liberatoria della sua vita. Le pompate sembravano non finire mai, mentre l’uomo premeva con forza il bacino sul culo di Rudy.
Poco dopo erano seduti fianco a fianco sul sedile posteriore di una macchina, su cui avevano steso un asciugamano per non sporcarlo, entrambi ancora senza pantaloni, entrambi ancora ansimanti. Giulio aveva passato un braccio sulle spalle di Rudy, che gli si era rannicchiato contro. Ogni tanto si guardavano. Non dicevano niente. Solo un sorriso. Poi Rudy prese a giocherellare con l’uccello ormai moscio di Giulio.
“Ti piace così tanto?”, gli chiese questi.
“Sì”
“Ok, allora. Anche il tuo culetto mi piace. Ma ricordati che sono sposato.”
“Non si preoccupi, signor Giulio, quello che succede qui dentro, rimane qui.”
“Sei un bravo ragazzo…”, disse allora Giulio, mentre l’uccello tornava a farglisi duro.
Stavolta Rudy gli fece una sega e per Giulio non fu meno piacevole, specialmente quando lo vide leccare golosamente la sborra che gli imbrattava le dita.
“Che ne dici di tornare al lavoro, adesso? – disse l'uomo dopo un po’ – La pausa pranzo è finita: dobbiamo portare a casa la pagnotta.”
“Certo, signor Giulio.”, sorrise Rudy, uscendo dalla macchina e cominciando a rivestirsi.
Lavorarono alacremente tutto il pomeriggio, dovendo recuperare la mattinata persa, e alla sera, mentre si rivestivano nello spogliatoio, Giulio inaspettatamente gli andò vicino e:
“Oggi è stato un gran giorno, non trovi?”, gli disse.
“Spero che non si sia pentito, signor Giulio.”, fece Rudy.
“No, non mi sono pentito e non mi pentirò, ma solo se la smetti di chiamarmi signor Giulio. Ok?”
“Ok… Giulio, buona serata.”
“Buona serata anche a te. A domani.”
E da come si guardarono e si strinsero la mano Rudy capì che non era un semplice arrivederci.

FINE
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