trio
Tre amici e una sorella
di Salina
06.02.2024 |
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"’
La giro e la spingo contro il muro di pietra..."
Francesco non lo avrebbe ammesso con nessuno, ma era ossessionato da Chiara. La amava, la desiderava, voleva sentirsi dentro di lei più di ogni altra cosa: era sempre nei suoi pensieri. Forse per questo, quando una mano gli si posò su una spalla senza preavviso la voce di lei lo fece sobbalzare.“Potremmo andare a correre appena guarisci” suggerì, ben sapendo che il fratello odiava qualunque sport che non fosse praticato sulla playstation.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un gemito di sconforto. “Che diamine ti è venuto in mente…” Francesco sorrise “vado in camera mia, stanno venendo Diego e Davide e non vorremmo disturbarti”.
“Non vorremmo disturbarti” ripeté Chiara, “nella lingua maschile significa: parleremo di ragazze e di chi ce lo fa tirare di più e non vogliamo farlo scoprire alla sorella, giusto?”
La porta della camera si chiuse sbattendo e troncando l’ultima parola di un “vai a cagare, Chiara!”, seguita da una risata dal marcato tono fraterno.
Il corpo di Diego occupò in pieno il letto nella cameretta di Francesco: un ragazzo di diciotto anni che ne dimostrava venticinque, bellissimo. Aveva le spalle larghe, ben allenate come il resto del corpo.
Francesco non ammirava, e desiderava, solo il corpo del suo amico, ma anche la personalità. Diego sembrava prendere la vita con leggerezza in ogni circostanza, un sorriso ironico costantemente sulle labbra e la battuta sempre pronta, soprattutto se ciò comportava l’abbattimento dei piedistalli su cui solevano ergersi certe ragazze che non avevano alcun titolo per farlo.
Nessuno, forse nemmeno lui stesso, sapeva esattamente con quante ragazze avesse condiviso il suo uccello, ma erano comunque parecchie. Forse era proprio questo che Francesco più invidiava in Diego: alcune lo consideravano un pervertito, ma a lui non importava affatto, e si godeva la sua bellezza e il suo cazzo, sostenendo che chi lo criticava fosse solo invidiosa.
Ancora una volta, si chiese se l’amico fosse mai stato con un ragazzo e se mai, un giorno, avrebbe avuto il piacere di essere lui, anche solo per una volta. Chissà se Diego sarebbe stato in grado di dare piacere a lui come sapeva fare con le donne.
“Sono felice di chiacchierare un pò solo con te prima che arrivi anche Davide”.
Il sorriso illuminò il viso di Francesco “Anche io, Brò”.
Passarono qualche minuto a parlare, raccontandosi come trascorrevano le giornate. La novità era l’iscrizione di Diego alla facoltà di giurisprudenza.
“Per festeggiare potremmo uscire una sera noi due a mangiarci una pizza”.
“Mi piace la proposta” rispose Francesco, felice di poter passare un po’ di tempo con lui.
“E se tua sorella non avesse impegni, potresti dire di venire anche a lei?”
Francesco rimase un attimo interdetto, il suo amico non sembrava mai aver avuto alcun interesse per sua sorella, e una punta di gelosia affiorò, ma non avrebbe saputo dire se nei confronti di Chiara o Diego.
Davide li raggiunse e si intromise nel discorso con un sorriso maligno che lasciava presagire ben poco di piacevole.
“Non glielo hai ancora detto?”
“Detto cosa?”
Visto il silenzio dell’amico fu Davide a sganciare la bomba. Altro che iscrizione all’università.
“Dai raccontagli di ieri sera..”
Ancora silenzio.
“…di quando ti sei sbattuto Chiara”.
Il silenzio cadde nella stanza come un macigno. Nelle orecchie di Francesco, però, quel nome risuonava come l’eco assordante di un colpo di fucile.
Diego era impallidito, incapace di spiccare una singola parola. Probabilmente non sarebbe stato così imbarazzato e confuso nemmeno se fosse stato colto sul fatto la sera prima.
Solo dopo qualche secondo, Francesco incapace di nascondere il suo smarrimento chiese, fingendosi incerto: “Ma, esattamente, quale Chiara? Perché io ne conosco parecchie…”
Davide fu sul punto di mettersi a ridere ma, per qualche motivo, non lo fece. Fissò, invece, il comune amico seduto di fronte a lui “Ma come, quale Chiara? Ma la tua cara sorella!”
Il silenzio nella stanza sembrò solidificarsi.
Davide si mise a ridere nemmeno avesse fatto la battuta più divertente al mondo, mentre Diego appariva decisamente a disagio, come forse non lo era mai stato prima di allora parlando di sesso.
“Io…” tentennò, quasi facesse fatica a trovare le parole “forse non è il caso di… voglio dire…”
Francesco non era meno sopraffatto dall’emozione,
facendolo sudare: “Tu… hai fatto sesso con mia sorella?” chiese con un filo di voce.
Lo sguardo di Diego mentre fissava Francesco sembrava quello di chi dovesse dare l’annuncio della morte di un caro ad un proprio amico.
“Mi spiace…” fu l’unica cosa in grado di sussurrare il ragazzo.
“Per favore, Diego… raccontami…”
Perfino Davide rimase stupito dalla richiesta del ragazzo, smettendo di sghignazzare.
Diego deglutì come se avesse inghiottito qualcosa con la gola secca.
“Forza, Diego, narra loro della tua scopata con Chiara! Anche suo fratello vuole sapere. E non mentire…”
Il viso di Diego, solitamente solare e con un velo di simpatica strafottenza che lo rendeva irresistibile per chiunque lo vedesse, adesso non riusciva a celare la rabbia che lo scuoteva. Nonostante questo, forse anche per la richiesta di Francesco, non poté fare altro, dopo qualche istante, che sospirare e cominciare il suo racconto.
“Ieri sera” iniziò raccontando lentamente “volevo fare una conquista e ho deciso di andare al 24mila baci per trovare una ragazza con cui chiavare.
Quando arrivo con il motorino nel parcheggio, comincio a guardarmi attorno, ma non c’è in giro nessuno di interessante: solo stronzette di quattordici anni o quindici, che si credono fighe che il sabato sera vogliono solo sballarsi di canne e cagate simili. Quelle hanno perfino il coraggio di venire a provarci con me, puzzando di erba come delle merde e con gli occhi rossi, rovinandomi la serata e il divertimento della caccia.
Nel vederle mi viene quasi voglia di andarmene da un'altra parte, quando noto anche Davide nel parcheggio. Mi dico che, magari in due, quella torma di ragazzine ci starà lontano; quindi, mi avvicino a Davide e gli chiedo se entriamo insieme nella discoteca. ‘Se mi offri un drink, sì’ mi risponde, ‘così magari mi insegni qualcosa su come rimorchiare.’
C’era poca gente anche nella discoteca. Era ancora presto, e le ragazze della nostra età non erano ancora arrivate, mentre quelle più grandi erano già impegnate con qualcuno. La serata sembrava portare a poco di utile.
Davide mi propone di offrirgli da bere al bar e accetto, già convinto di restare solo un quarto d’ora, buttare giù qualche bicchiere e poi tornarmene a casa, sperando di trovare qualcosa da guardare in televisione.
Ci sediamo al bar e ordiniamo da bere. Mentre cerco di annegare la mia insoddisfazione nell’alcol, Davide mi colpisce al braccio con il gomito, indicandomi una coppia di ragazze. Mi sporgo per vedere meglio oltre di lui: mi ci vuole poco per riconoscerle, anche se le luci sono basse…” Diego tentennò un attimo, come se facesse fatica a nominarle. “Sono Laura e… beh, tua sorella.”
Il ragazzo deglutì, al contempo felice che finalmente la storia cominciasse a parlare di Chiara, ma anche spaventato di quanto Diego stava per raccontare nei suoi confronti. Era il suo migliore amico ma, in quel momento, si rese conto che era anche un suo rivale al cuore di sua sorella e, con il corpo e il carattere che possedeva, partiva con un vantaggio notevole.
Lui quella sera l’aveva passata a casa con la febbre rifiutando l’invito di Chiara ad uscire con lei.
Peccato che, quella sera, a sua insaputa, sua sorella sarebbe stata sedotta dal suo migliore amico proprio perché lui era rimasto a casa. Quando, a mezzanotte, Chiara era rientrata, e lui le aveva chiesto com’era andata, si era limitata a fare spallucce, senza dire di essere passata per la discoteca e essersi fatta penetrare da Diego. ‘Solita routine’ aveva risposto con un sospiro, come se fosse tornata dal lavoro invece di una scopata con un ragazzo pure più piccolo di lei.
Nel frattempo, la voce di Diego divenne dura “Davide ride nel vederli. ‘Facciamo una scommessa’ mi fa, ‘venti euro che non riesci a portarti a letto Laura.’ Mi guarda strano, lasciandomi capire che, in ogni caso, sarei io a perderci: se rifiuto ci rimetto venti euro, se me la scopo… Beh, avete presente Laura no?”
Un mormorio di consenso risuonò nella stanza.
“E poi, non mi vergogno ad ammetterlo, a me Chiara piace, e molto. Non ci ho mai provato perché… beh, perché è la sorella di quello che considero il mio migliore amico e… e spero lo sarà ancora dopo quello che sto raccontando”.
Diego rimase qualche istante in silenzio, come a cercare il coraggio di continuare o lasciare la possibilità di Francesco di ribattere, ma il ragazzo non rispose.
Dopo un attimo in cui regnò il silenzio, la narrazione di quella sera riprese.
“Sapevo che Davide lo faceva solo per farmi fare una figuraccia davanti a tutti, quindi decido di contrattaccare: ‘Te ne do cento io se te la scopi tu.’ E dalla tasca estraggo il mio portafogli e da questo un verdone che metto sul bancone del bar. Sono i soldi che mi aveva dato mia nonna per l’iscrizione all’università.
Davide mi fissa stupito, so che è sempre in bolletta. Mi meraviglierei se non accettasse, e non resto deluso.
“Mi stai descrivendo come un morto di fame!” sbottò Davide, rosso in viso dalla rabbia.
“Ok mi correggo, Davide ha fatto un po’ il difficile, tirando fuori la storia che non potevo sfidarlo quando lui lo aveva già fatto con me, e che a lui Laura non piaceva. Alla fine, però accetta comunque. Allunga una mano per prendere il verdone ma io sono più veloce, me lo aspettavo. ‘I soldi saranno nella tua tasca dopo che il tuo pisellino sarà stato nella sua fregna, caro mia…’ gli sorrido.
Ci alziamo prendendo i nostri drink e ci avviciniamo alle due ragazze. Loro ci notano e sollevano lo sguardo verso di noi, sorridendo. O, più precisamente, Laura sorride all’idea di vederci arrivare, mentre Chiara sembra apprezzare meno la nostra presenza.
Davide non perde tempo e inizia subito a parlare con Laura, facendo il carino. La ragazza, che dev’essere a secco di cazzo peggio di quanto immaginiamo, non si lascia sfuggire l’occasione e, una volta che il bicchiere di Davide è vuoto, propone di pagargliene un altro.
“’Sono maggiorenne,’ fa, ‘meglio se prendo io gli alcolici anche per te. Che ne dici?’.
Davide, forse ancora più attratto dall’alcool che dai cento euro, sembra quasi saltare dalla gioia a quella proposta. Si alza con Laura e vanno al bancone per prendere qualche drink: fatto sta che nel giro di due minuti io e Chiara rimaniamo soli sul divanetto dove era seduta al nostro arrivo”.
Diego si fermò un attimo, come a scegliere le parole giuste per poter continuare, probabilmente per non offendere Francesco con quanto stava per dire.
“Io… beh, mi è sempre piaciuta Chiara, l’ho detto anche prima. È simpatica, intelligente, carina. Da qualche tempo, poi, non lo so… Quando ti guarda con quel sorriso insolente… sembra che ti spinga a metterla contro un muro e penetrarla con due dita sussurrando in un orecchio che non mollerai finché non l’avrai chiavata”.
Poi si bloccò, trattenendo il respiro, accorgendosi di aver fatto davvero qualcosa che non avrebbe dovuto. Abbassò lo sguardo e la voce.
“Non ci avevo mai provato per rispetto tuo, Francesco, ma ho sempre sentito una forte attrazione verso di lei”.
“Non avrei voluto nemmeno in quel momento, ma quando lei mi ha sorriso e invitato a chiacchierare, probabilmente sollevata dall’allontanamento di Davide e Laura dal nostro tavolino, mi sono sentito sopraffare da un bisogno incontenibile di stare con lei.
Abbiamo parlato per un momento, ma non è difficile capire che lei prova quello che sento io nei suoi confronti. Noto continuamente che i suoi occhi passano dai miei alle mie labbra e, in quel momento, si morde le proprie: la cosa non fa altro che eccitarmi sempre più.
Mi sento come se fossi ubriaco. Stare accanto a Chiara senza fare nulla mi causa un dolore fisico, devo fare qualcosa. Pure una pazzia, anche a costo di rovinare tutto, mandare tutto a puttane e farmi prendere a sberle, ma non posso restare immobile. Riduco a zero la nostra distanza che ci separa sul divanetto, lei mi guarda incuriosita. Mi chiede cosa sto facendo, ma le mie labbra non voglio usarle per parlare. Metto una mano dietro la sua nuca, avvicino la mia testa e la bacio sulla bocca”.
Francesco sentì il suo cuore perdere un colpo a quelle parole, immaginando sua sorella venire baciata dal suo migliore amico. Non sapeva più se gridare “sei una porco, Diego!” o “come bacia mia sorella? Com’è?”
Diego era ormai incapace di fermarsi “Credo che Chiara abbia solo due possibilità: staccarsi da me o, come molte prima di lei, infilarmi la lingua in bocca… Invece, con mia sorpresa, appoggia una mano sul mio collo con delicatezza ed una dietro la mia schiena e inizia a succhiarmi un labbro, intervallando questo con baci sull’angolo della mia bocca. Sono stupito da quanto si stia dimostrando dolce: ero convinto fosse una di quelle che apre le gambe ad un ragazzo senza troppi problemi e te la scopi fino allo sfinimento.
Dopo diversi minuti passati a baciarmi, coccolandomi con le sue labbra e sfiorandomi con le dita sul collo, si stacca da me. Mi guarda negli occhi con un sorriso. ‘Mi piace la sensazione che danno le tue labbra’ mi dice. Io non riesco a parlare: sono eccitatissimo, l’uccello mi sta bagnando le mutande e i pantaloni, sono accaldato e voglio entrare dentro di lei come mai prima, ma al tempo stesso vorrei che non smettesse mai di baciarmi.
’Chiara…’ le dico, incapace di respirare per il desiderio, ’ti voglio!’
’Anch’io ti voglio’ mi risponde, continuando a guardarmi negli occhi come se si fosse persa. ‘Ma non posso portarti a casa mia perché… Diego si interruppe di colpo, come se avesse improvvisamente compreso di aver detto qualcosa di troppo.
“…perché ero a casa io” commentò. Aveva impedito a sua sorella e al suo migliore amico di fare sesso a casa loro perché aveva la febbre. “Mi spiace…” aggiunse con un soffio di voce.
Davide scoppiò in una risata. “Ma tanto hanno chiavato comunque, di che cazzo ti preoccupi?”
Francesco sollevò gli occhi sul ragazzo che se la rideva. “Continua a raccontare, per favore” lo pregò Francesco. Ormai voleva sapere come era andata a finire.
“D’accordo…” riprese dopo un istante di silenzio.
“Non potevamo andare nemmeno a casa mia perché c’erano i miei e mio fratello, impegnato in un qualche torneo di videogiochi come quasi ogni sera. E di certo non volevo fare sesso in un gabinetto: l’ho fatto una volta ed è stata un’esperienza disgustosa scopare in mezzo all’odore di piscio e cannabis. E poi avevo visto che Davide e Laura erano scomparsi; quindi, avevo immaginato ci fossero già andati loro nei cessi.
Chiara dice che potremmo andare sulla sua macchina e, per quanto non lo trovi affatto comodo, accetto, non vedendo alternative. Usciamo e ci dirigiamo verso il parcheggio, ma in quel momento iniziano ad arrivare macchine una dopo l’altra, a occupare posti: speravo in un po’ di privacy, ma resto deluso. Farsi beccare dentro un’auto che stai cavalcando una ragazza non è da me. Non possiamo nemmeno andarcene, perché Chiara dice di avere a bordo i documenti di quella stronza di Laura.
Mi fermo sconfitto, bloccando anche Chiara. Io ho una gran voglia di fare sesso con lei e non voglio rimandare e, per quanto sia insoddisfacente, mi basterebbe anche una sveltina: non voglio che sia solo quella volta ma che Chiara si innamori di me per poterla avere ancora, quindi ho un’idea.
Avvicino le labbra al suo orecchio e toccandolo su una spalla gli dico: ‘Qui dietro c’è un capannone che non usa nessuno in questo periodo. Appena oltre c’è un prato: potremmo fare lì.’
Lei mi guarda stupita e sembra sul punto di rispondere di no, ma evidentemente anche lei ha una gran voglia come me e accetta. ‘Lo faremo meglio la prossima volta,’ mi promette, ‘ma in questo momento non posso fare a meno di averti mio.’
La porto dietro alla discoteca e poi oltre il capannone. A pensarci adesso ci potrebbero essere state delle telecamere a riprenderci, ma, se è successo, chi ha visto i filmati dev’essersi limitato a farsi una smanettata su di noi e non ha caricato su Internet il video della nostra scopata.
Beh, attraversiamo il prato dove c’è una vecchia casa in sasso mezza crollata con l’erba che cresce alta ed una selva poco distante. Andiamo a nasconderci dietro e torniamo a limonare e, senza nessuno attorno, Chiara inizia a palparmi il pacco. Non si limita a stringerlo ma lo accarezza, lo manipola. Mi piace talmente tanto che, senza che lei me lo dica, io sbottono i pantaloni e li abbasso perché possa massaggiarmelo meglio.
Lei mette una mano davanti, sul bagnato che ha intriso le mie mutande. ‘Sei già eccitato’ dice, sorridendo soddisfatta. ‘Meglio.’ Usa l’altra mano per avvicinarmi la testa alla sua e comincia a baciarmi il collo, poi sussulto quando sento un paio di sue dita scivolare oltre l’elastico dei miei slip e sprofondare nel pelo fino a raggiungere la base dell’asta. Quello che sembra un litro di liquido ne cola fuori e un forte profumo di cazzo ci avvolge.
Chiara mi spinge contro il muro in pietra continuando a lavorare sul mio cazzo massaggiandolo. E dimostra di essere davvero brava. L’altra sua mano è sulla mia nuca per non farmi sbattere la testa contro la parete e le sue labbra mi baciano il collo.
“’Voglio essere il tuo porco, Chiara’ sussurro nel suo orecchio quasi senza nemmeno accorgermene.
“Lo sarai maialino’ mi promette lei.
“Quella mano stretta sul cazzo, Chiara che lecca il mio collo con le sue labbra, non mi sono mai sentito tanto eccitato in vita mia.
Stringo Chiara a me, le pianto i denti nella spalla quando mi sento venire. Porca merda, che meraviglia! E le riempio la mano di roba.
Non posso più resistere, devo possederla o impazzisco. La bacio con passione e metto una mano sulle sue mutandine mentre la mia lingua fa ciò che vorrei farle nella passera: è evidente sotto il tessuto dello slip che anche lei è pronta a scopare. ‘Ora ti chiavo, Chiara…’ le sussurro senza riuscire a fermare il mio ansimare, ‘ti voglio entrare dentro.’
La giro e la spingo contro il muro di pietra. Faccio scivolare le mutandine lungo le sue gambe e una sua mano salgo sotto la maglietta, acchiappandole una tetta. Finisce con le gambe aperte, inclinata con il busto in avanti, appoggiata contro il muro con una guancia e le mani. Sento l’inguine appoggiarsi alle sue chiappe, e un attimo dopo qualcosa di bollente mi avvolge per intero il cazzo.
’Adesso sei mio, Diego’ dice, e un attimo dopo il mio uccello sprofonda dentro di lei
’Voglio riempirti, troietta’ le dico cominciando a spingere, colpi profondi e potenti. La voglio, voglio la mia nerchia dentro di lei, ho bisogno che il mio latte riempia la sua fregna.
In quella posizione non è altro che un buco dove trovare un orgasmo, e questo non fa altro che aumentare la mia eccitazione.
Mi chiama porco, e io puttana, zoccola, ed ogni insulto non fa altro che far intostare di più la mia mazza, ed ogni colpo mi avvicina sempre più al mio secondo orgasmo.
Con la mano con cui stringevo la tetta scendo al suo inguine e comincia a sgrillettarla. Il piacere sembra dolore tanto è intenso, mi arriva al cervello e mi impedisce di pensare a qualsiasi cosa che non sia chiavarla sempre più forte. ‘Chiara…’ gemo contro il muro.
“’Adesso sei il mio porco’ dice Chiara. Io non rispondo perché non voglio ammetterlo davanti a lei, ma sono disposto a qualsiasi cosa in quel momento.
E per quanto creda di aver raggiunto il culmine, un attimo dopo ho un orgasmo che, al confronto di quello precedente, è qualcosa di inarrivabile. Sento le gambe cedermi, cerco di afferrarmi ai sassi del muro.
Credo di crollare a terra, e invece i colpi dentro la sua fregna diventano più profondi e lenti. “Sei il mio porco, Diego, sei il mio porco” mi dice con una dolcezza che sembra impossibile. Le mie spinte rallentano sempre più, fino a restarle dentro, fino in fondo, a lungo. Il mio cazzo sembra avere vita propria e un attimo dopo il suo liquido caldo ci cola sopra. Non posso trattenere un sorriso nel sentire che anche lei mi è venuta sul cazzo. Improvvisamente, mi sento soddisfatto.
La aiuto a sollevarsi dalla sua posizione a novanta gradi, la giro, la stringo a me, la sua passera riversa il mio succo e il suo contro la mia nerchia che si sta sgonfiando, e mi bacia con dolcezza e passione. “Grazie, bambino” mi sussurra mentre passa dalle mie labbra al mio collo.
Diego aggiunse sorridendo: “In quel momento, vedo dietro a Chiara Davide e Laura che escono dal bosco accanto a noi, e a loro volta ci vedono. Si fermano, Davide sconvolto e Laura divertita, fissandoci. Sorrido loro e poi torno a pensare a Chiara, mi inginocchio, apro le labbra della sua fica e…
Francesco non volle sentire quell’ultimo particolare raccapricciante.
Non credeva di essersi mai sentito così… così tradito. Tradito da Diego, tradito da Chiara. Quel maiale aveva sedotto sua sorella, e lei non aveva perso occasione per scoparselo. Stronza schifosa… Stronzi schifosi, piuttosto: una non sa tenere a bada la passera e l’altro il proprio cazzo nei pantaloni, e dentro di sé Francesco sapeva che avrebbe voluto fare sesso con entrambi.
Continua?
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