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Prime Esperienze

I nuovi orgasmi di Serena


di Salina
20.10.2022    |    15.501    |    6 8.0
"Alla fine si trattava solo di farmela leccare, non me lo sarei certo portato a letto, anche se..."
“Diana comincia a essere molto rischiosa, sembra volere di più di una scopata. Ieri sera, ad esempio, non ha voluto nemmeno scopare, le bastava che i genitori ci guardassero come due fidanzatini, questa cosa non può andare avanti, almeno non così”
“Ed è per questo che vi ho convocati amici, qua si prepara un inverno bollente e se ci organizziamo...”
“Scopiamo tutti ahahah! Io sono single e anche se ho l’età del loro padre un giro in quel culetto voglioso lo farei volentieri, se poi vuole anche un fidanzato beh farebbe del gran bene alla mia autostima”
“Sembra che dobbiamo organizzare uno scambio di sorelle…”
“Un altro dici?”
“Ma non vi ho ancora raccontato cosa mi ha combinato quella troia della sorella che è toccata a me nel negozio di scarpe…”
“E che aspetti?”
“L’ho portata al centro commerciale qui del paese accanto, c’è più scelta e soprattutto era un campo neutro dove mi conoscono meno e nessuno conosce lei, abbiamo aspettato quasi l’orario di chiusura e una mezz’oretta prima siamo entrati. Non era ancora vuoto, c’era una coppia sulla sessantina e un ragazzo che li accompagnava, il figlio immagino.
Serena indossava un vestitino rosso scollato, leggero e corto come al solito ed un paio di ciabattine con dei nastri d’argento. Quando finalmente venne il nostro turno, quello che avevo scambiato per il figlio si avvicinò, era l’ultimo commesso rimasto per la chiusura e voleva sbrigarsi. Faceva molto caldo, e si vedeva fosse molto stanco. “Come posso aiutarvi?”

“Si ma come la fai lunga… per fortuna ho appena visto che sta scendendo…ce lo faremo raccontare da lei”.

La stagione estiva era agli sgoccioli, nonostante facesse ancora un caldo invitante e piacevole, il paesino dove ci eravamo trasferiti è una località prevalentemente balneare e iniziava a spopolarsi. Come sarebbe stato l’inverno? E come sarebbe stato ora che praticamente avevo la mia comitiva fissa di guardoni che sapeva come riempire le mie fantasie solitarie? Con questi pensieri e in dosso solo una magliettina tipo canottiera, che mi lasciava totalmente scoperte le braccia, accompagnate da un paio di pantaloncini decisamente corti, che mettevano in esposizione le gambe, e delle ciabattine, che mi lasciano in vista i piedi che avevo in programma di smaltare quel pomeriggio, dopo l’interminabile pranzo domenicale in famiglia, mi accorsi che la mia comitiva si era radunata giù in giardino da Antonio e sembravano discutere animatamente di questioni di assoluta rilevanza. La curiosità, il caldo e la troppa birra bevuta a pranzo mi spinsero a raggiungerli.

“Ma come fate a restare qui con questo caldo?” li salutai sudata e rossa in viso, mentre cercavo di farmi aria sventolando mano.
Dallo strano atteggiamento dei tre nei miei confronti intuii che l’argomento di discussione prima che arrivassi ero io, spesso li sorprendevo a fissarmi negli occhi, e anche quando ricambiavo lo sguardo, lo mantenevano, come aspettandosi qualcosa, mi sentivo circondata. E già molto eccitata solo per questo.
Con la scusa, nemmeno troppo scusa, del caldo li feci entrare nella portineria di Antonio. Ritornarci in pieno giorno amplificò il ricordo eccitante di quel luogo, ora non erano nemmeno solo in due ma c’era anche Cristian, la cosa si metteva decisamente a mio favore, o svantaggio, dipende dai punti di vista.
Presi posto sulla poltroncina di Antonio, accanto a me si sedette Guido. Ero sempre abbastanza in imbarazzo quando capitava di restare così vicina a lui dato che quel gioco era nato a una distanza ben precisa, ora con i loro sguardi fissi su di me e la sua vicinanza sembrava non sapessi più cosa dire. Volevo facesse partire il gioco, ma questa volta sembrava toccare a me.

“Non ce la faccio più” volevo confessare, ma mi sembrò subito troppo sfacciato, “questi pranzi di domenica mi distruggono!” aggiunsi sbuffando.
Mentre lo dicevo lasciai scivolare i piedi, su cui non ero riuscita a mettere lo smalto, fuori dalle ciabattine e ne poggiai uno sul bracciolo della poltroncina del portiere su cui ero seduta. Mi sembrò il segnale perfetto per gli altri due di fronte che potevano iniziare a sbirciare.
“Eh sì, fa una caldo della Madonna…” si limitò a rispondere Cristian, mentre ora per me il caldo sembrava essere raddoppiato.
“Allora, non mi hai nemmeno ringraziato per il regalo, che ragazza cattiva, non ti sono piaciute le scarpe che hai scelto? E Antonio che ti ha accompagnato non lo ringrazi?”
“Ahahah sapessi come ci guardava ieri il commesso…” ripensarci faceva triplicare il caldo, quadruplicare forse.
“Ti…ti ha guardata?” mi incalzò Guido e io imbarazzatissima era proprio l’effetto che cercavo iniziando da là il racconto.
“Ma…forse è solo una tua impressione, sai quante donne vede al giorno, figurati…e non c’è niente di male comunque” minimizzò Guido per provocarmi, prendendo in mano il mio piede per portarlo ad aprire le gambe ampliando la visuale degli altri due.
“Sarà, ma io ho notato che spesso mi guardava le gambe e i piedi…non è così Antonio?” proseguii cercando conferme che non facessero passare come al solito solo me per la troia.
“Beh, non so…può essere che sovrappensiero ogni tanto abbia fissato lo sguardo su di te…non ci ho fatto molto caso sinceramente, magari aveva solo fretta di chiudere”, rispose lui capendo il gioco con la voce compiaciuta per il colore rosso incandescente che aveva raggiunto il mio viso.
“Ah ok…pensavo gli piacessero i miei piedi…”, continuai sforzando la voce in tono estremamente sensuale.
“Beh, un commesso di un negozio di scarpe guarda i piedi, certo”, rispose ancora Guido tra l’impaziente e il divertito.
“Oh vabbè, allora anche la fica me l’avrà guardata per abitudine professionale, che vi devo dire!” avevo confessato spazientita, un po' offesa e molto eccitata.
“Un giovane commesso eterosessuale, magari un po' feticista, ti guarda la fica mentre cerca solo di fare il suo lavoro e tu te la prendi con noi?” mi domandò Guido, facendomi restare sempre più sbalordita per quel trattamento quasi colpevolizzante.
“Ha ragione Guido, ti stai scaldando troppo. Se ricordo bene non è stato mica lui a chiederti di guardartela e non avrebbe potuto farlo se tu avessi avuto le mutandine quando gli hai chiesto di aiutarti a provare tre paia di scarpe…non uno, ma tre. La vecchietta prima di noi non mi pare abbia allargato le gambe come te…e per tutto quel tempo!”
“Oh ma che cazzo volete voi due oggi?” non sembrava più il nostro solito gioco e stavo iniziando ad arrabbiarmi sul serio.
“No davvero Sere, sei troppo accaldata, dovresti rinfrescarti un po’”
“Si vabbè…prendimi un po’ d’acqua allora” replicai, accorgendomi già dopo pochi secondi di aver detto un’enorme fesseria.
“Non è l’acqua ciò di cui hai bisogno, stupidina” intervenne finalmente Cristian, sedendosi per terra proprio di fronte a me, spostando ancora il mio piede fino a trovarsi a pochi centimetri dalle labbra della mia fica.
Alla parola “stupidina” la mia fica, che scalpitava già da svariati minuti, raggiunse il culmine della lubrificazione; mi eccitò essere insultata da lui, anche se con toni e maniere così gentili.
“Avanti lo abbiamo capito che ti piace mostrarla perfino ai commessi, non siamo cretini…” mi incalzò lui.
“Facci vedere come hai fatto prima che torni tua madre sul balcone” aggiunse Guido e solo allora mi resi conto che mia madre stava approfittando della giornata di sole per stendere il bucato e, cosa ben peggiore, con tutta quella luce e la posizione dell’ampia vetrata della portineria non avrebbe avuto dubbi su chi fosse quella ragazza in mezzo a tre uomini.

Ci riflettei un attimo, era forse per questo che perdevano tempo in chiacchiere?
Farmi leccare la fica era un mio enorme desiderio, il mio piacere più sublime. Era un’esposizione al quadrato, non solo perché per farlo l’uomo deve guardarla attentamente, con precisione, ma anche perché la guarda così da vicino che di più non può e io mi sento vulnerabile, completamente a disposizione, senza filtri né segreti. Fino a quel momento, solo Antonio me l’aveva leccata con tutta l’esperienza della sua età, Cristian l’aveva solo assaggiata sul finale e Guido non si decideva nemmeno ad avvicinarsi, perfino da quel commesso sconosciuto in un luogo così poco familiare me la sarei fatta leccare di gusto. E ora ero qui, con la bocca di Cristian talmente vicina da sentirne il fiato e il suo sguardo serafico sulla mia intimità che lo avrei tirato per i capelli pur di godere sulla sua lingua, ma il pericolo di mia madre sul balcone era deleterio, rischiava di farmi venire troppo in fretta per quanto fosse rischioso ed eccitante.
Restai indecisa per qualche secondo su come procedere; capii che il tempo era scaduto e il piacere della fica prevalse su tutto il resto.
Alla fine si trattava solo di farmela leccare, non me lo sarei certo portato a letto, anche se....
Quando lui tirò fuori la lingua restando fermo fui io a spingere il bacino per andargli incontro, strofinando svariate volte la stoffa leggera del pantaloncino proprio sulla sua lingua.
Guido lo aiutava tenendo il mio piede in mano in modo che non potessi ripensarci mentre l’amico bagnava ogni singolo centimetro di stoffa.
Cristian si alzò per consentire anche ad Antonio la stessa visuale e lo stesso trattamento. Accolsi la seconda bocca tra le gambe, soffrendo e godendo insieme della stoffa che copriva solo la vista ma faceva sentire bene ogni colpo di lingua.
Antonio leccò sempre più rapidamente perché il tempo stava per scadere.
Sprofondai sulla poltroncina e nel mio piacere liquido, sollevando le gambe per offrirmi in modo osceno, senza che l’uomo smettesse di leccare.
Mentre leccava in questo modo inusuale, Guido riprese a parlare chiedendomi se casualmente anche oggi fossi senza mutandine.
Quel casualmente era la parola chiave del nostro gioco dei ruoli. Nonostante fosse sempre lui il regista, la “colpa” doveva ricadere su di me e sulla mia “insana” voglia di sentirmi troia e sulla mia splendida vagina depilata, naturalmente.
Il pantaloncino non era più bagnato proprio all’altezza della fica solo a causa della saliva; mi stavo bagnando per quel trattamento strano e per le domande impertinenti di Guido. Mentre Antonio continuava a leccare freneticamente, portai una mano sotto il pantaloncino e cominciai a toccarmi emettendo dei leggeri gemiti di infinito piacere. La velocità della mia mano confermò ai presenti di trovarsi di fronte a una vera professionista della masturbazione. Fu allora che Guido e Cristian mi imitarono iniziando una gran sega sui cazzi durissimi che avevano tirato fuori.
Dopo circa un minuto, arrivata al culmine dell’eccitazione, Antonio e Cristian si scambiarono nuovamente posto e a me successe una cosa stranissima. Ero veramente al limite, cercavo di trattenermi e quando credetti di non esserci più riuscita provai un piacere mille volte più forte dei precedenti e degli orgasmi a cui ero abituata. Mi arresi, lasciandomi andare completamente senza controllo con Cristian seduto per terra di fronte a me come fosse il bersaglio del mio piacere che infatti lo colpì, violentemente praticamente addosso, sulla sua maglietta e un po’ anche sul pavimento. Ero sconvolta, per l’intensità del mio stesso piacere, con gli occhi chiusi che facevo fatica a capire il senso delle risate dei tre maiali intorno a me.
“Cristo Sere ma gli hai…”
Non ebbi bisogno di ascoltare la frase intera che un imbarazzantissimo odore di pipì iniziava a diffondersi nella stanza.
Tornai repentinamente a sedere togliendo la figa dalla disponibilità di Cristian.
Ansimante e rossa in volto, provai a mettermi in piedi e, con le dita ancora bagnate di un liquido diverso, mi diedi una sistemata ai capelli.
“Che caldo, mamma mia!”, riuscii solo a dire sbuffando.
“Eh sì…sono fradicio” commentò Cristian scuotendosi la maglietta e facendo ironicamente notare il liquido giallo che avevo sparso su di lui.
Mi limitai a sorridere poi, accortami delle gocce cadute a terra, provai con il piede a ripulire per nascondere il disastro e con esso la mia vergogna.
“Ma quanto ci mette mia madre con quel bucato!” dissi sbuffando di nuovo vedendola sul balcone, sperando nel tempismo del destino. Mi alzai questa volta più saldamente e vidi Cristian indicarmi la porta del bagno.
“Vado a lavarmi” disse senza aggiungere altro.
“Vengo pure io”.
Cristian mi guardò con fare interrogativo ma non disse nulla.
Entrammo in bagno insieme e ci lavammo come potevamo, in silenzio.
Era tutto così strano. Sebbene stessimo all’apparenza solo lavandoci le mani e poco altro, quello che mi era successo non era normale.
Finita la pulizia, lui mi guardò e disse “Dovrei fare io pipì, adesso.”
“Ok.”.
“Se per te non è un problema…” continuò a guardarmi, incuriosito da quel mio modo di fare totalmente diverso dal solito.
Poi si diresse verso il gabinetto, quasi incerto sul da farsi.
“Che fai... non esci?” mi chiese.
“Se vuoi che io esca, va bene, posso uscire.”
“Guarda che non devi dimostrarmi nulla...eh? Se vuoi uscire puoi farlo anche da sola. Non c'è bisogno della mia approvazione.”
“Io rimango.”
Lui mi fissò stupito, quasi sconvolto.
“Ok!” esclamò.
Calò i pantaloncini e i boxer più del necessario.
Io lo fissavo con le braccia conserte.
Lui distoglieva lo sguardo, capiva perfettamente che quella non era più una cosa normale. Era fatto di proposito. Volevo che lui lo avvertisse esattamente così.
Il fiotto di pipì iniziò a scorrere. Sentivo lo scroscio in modo lampante.
Quando iniziò a pisciare, Cristian mi guardò dritto negli occhi.
Io rimasi impassibile, con le braccia incrociate e con la schiena poggiata sul muro, in piedi accanto alla porta. Avvertii una strana sensazione di vendetta, sebbene in qualche modo cominciai a sudare e ad eccitarmi di nuovo.
Durò circa dieci secondi ma sembrò un’eternità. Per me sicuramente ma anche per lui. Finito il flusso di pipì, si sciacquò le mani e si ricompose.
“Fatto...!”
Fui soddisfatta della mia presa di posizione.
“Non credo tu possa restare con quei pantaloncini bagnati addosso, anche se ti donano”
“No, non credo nemmeno io” e li tolsi lasciandoli in bagno prima di tornare dagli altri, nuda e con la fica ancora umida non più solo di umori.

Mia madre, nel frattempo, aveva finito con il bucato e rientrò in casa chiudendo il balcone. Tirai un sospiro di sollievo pensando a quello che sarebbe potuto succedere se fosse rientrata anche solo due minuti dopo.
“Mi sono rinfrescata un po’!”, dissi sorridente. “Ora però non so come tornare a casa”
Guido avvicinò la bocca al mio orecchio e a voce bassa e calda, mi disse che non c’era fretta di tornare.
“Insomma se il commesso ti ha fatto questo effetto al prossimo meglio se ti faccio mostrare il culo”
Mi limitai a sorridergli, non pensando che intendesse ora.

Antonio era molto concentrato sulla situazione e sulla mia figa nuda in attesa delle evoluzioni, mentre Cristian sembrava più distratto, preso a scrivere al cellulare furtivamente.

"Hai una moglie davvero sublime, sarà per me un gran piacere andare fino in fondo a lei, farla godere come si merita e regalare a te il piacere di essere il cornuto che sogni. Non scusarti per tua figlia, a quell'età è normale essere così esuberanti, dovremo cercare di evitarla quando andiamo in fondo, se arriva sul più bello potrebbe rovinare l'atmosfera, a meno che non sia un tuo desiderio anche quello?”
“Guarda è difficile immaginare realisticamente questa situazione. Ci ho pensato ieri guardandovi insieme e ho anche fantasticato che siate andati oltre ieri. Un po' forse funzionerebbe anche con lei la sensazione delle corna, però mentre su mia moglie sono sicuro che ci starebbe, con lei forse solo della mia fantasia”.

La tentazione di Cristian di rivelare tutto a mio padre, di mia sorella, e credo anche di me, fu enorme, ma pensò fosse meglio andarci piano per non perdere tutto.

“Quando vogliamo incontrarci? Non vorrei far aspettare troppo le voglie della mia signora”

“Ehi Cris, non pensi anche tu che il culo della nostra porcella vada condiviso di più? Visto che hai il cellulare in mano, vedi un po' se trovi quelle foto carine che le abbiamo fatto”
Cristian, preso tra due fuochi e ancora impregnato dei miei odori intimi nonostante avesse tolto la maglietta e fosse a petto nudo, fu riportato alla realtà.
Armeggiò un po' con il telefono lasciando in sospeso la conversazione e trovò le foto.
“Mi sa che hai ragione anche stavolta amico, queste foto sono venute bene e ho appena avuto un’idea per far venire bene anche qualcun altro che potrebbe apprezzarle”
Senza darci il tempo di fare domande capimmo che le stava inviando a qualcuno con il cellulare.

“Consideratemi a disposizione quando volete…a parte ora che sono un pò impegnato con lei” [allega foto]
Un’altra frontiera del mio imbarazzo stava per cadere, finora mi ero esibita in maniera attiva e sapendo chi avevo di fronte. Ora si trattava di essere messa in mostra con qualcuno che non avrei visto, la cosa mi spaventava ma non ebbi tempo di oppormi, le foto erano già partite e a me non restava che eccitarmi, di nuovo, nuda in una portineria con gli altri che lo avrebbero notato e ai quali non potevo fingere che non mi piacesse.
“Ora non ci resta che aspettare i commenti”

Ricevere quelle foto da Cristian eccitò mio padre, soprattutto per il pensiero che il ragazzo fosse uno che ne aveva anche altre da scopare, gli fece pensare che fosse bravo e che le donne fossero soddisfatte con lui da fare talmente le porche da farsi, perfino, fotografare. Troppo preso da queste idee, e dal cazzo durissimo nei pantaloni, non si focalizzò troppo su quella ciocca di capelli rossi così familiare che si intravede nella foto, del resto non poteva minimamente immaginare che quella figa e quel buchetto del culo così esposti li avesse quotidianamente a casa. Era più concentrato sulla voglia che anche sua moglie lo avrebbe fatto e cominciò a segarsi.
“Non posso che farti i complimenti!”

“A quanto pare sono state apprezzate” mi fece Cristian e l’idea già piaceva sia a me che alla mia figa nuovamente pronta.

“Aspetto il giorno in cui mi manderai le stesse foto di mia moglie” lesse ad alta voce Cristian.
“Mmmmmm è sposato, che porco!” ero già di nuovo bagnata.
“Si è sposato” continuava a sottolineare lui, guardandomi toccare di nuovo questa volta completamente nuda.
Attese il limite del mio orgasmo per aggiungere “sposato con tua madre”.
Non potevo più fermarmi e raggiunsi il nuovo orgasmo prima di realizzare le parole di Cristian. Il marito di mia madre è….
“Mio padre?!?!? Che cazzo dici!”
“Chissà che cazzo avrà fatto lui ahahah sei fortunata, non me lo ha mandato. Ma stai tranquilla, dalle foto non può capire che sei tu, ha solo visto una porca nuda in spiaggia con fica e culo ben aperto, non lo saprà mai…a meno che…”
“Mi stai ricattando?”
“Affatto! Non sono quel tipo di persona, intendevo a meno che non sia proprio tu a dirglielo, troietta come sei!”

Il nostro pomeriggio di giochi fu interrotto da un messaggio che Guido aveva ricevuto e improvvisamente lo costrinse a lasciarci.
“Torna e non bussare, usa le chiavi e fai più piano che puoi. Luisa si è appena addormentata e la porta di camera mia è aperta. Sbrigati!!”.
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