Prime Esperienze
Tre amici e una sorella (II parte)
di Salina
16.02.2024 |
4.660 |
8
"‘Sei una stupida puttana’ le diceva fottendola con violenza ‘una lurida troia che si fa chiavare da suo fratello..."
Sconvolto dall’ira, il ragazzo accompagnò gli amici alla porta e si diresse verso quella di Chiara stringendo i pugni.Questa volta, a Francesco non importò di rispettare la privacy di Chiara: quasi sembrò volesse abbattere la porta della camera della sorella tale fu la violenza che mise nell’aprirla per entrare.
“Brutta stronza che non sei altro!” urlò sulla soglia, con il viso sconvolto dalla rabbia.
Chiara, sdraiata sul letto, abbandonò con lo sguardo la visione del programma che stava scorrendo sul televisore.
“Cosa c’è?” domandò lei, abituata alle sfuriate del fratellino da quando era entrato nella pubertà.
Il ragazzo fu sul punto di dire qualcosa, ma la rabbia che lo stava sconvolgendo sembrava impedirgli di parlare.
“Francesco, calmati” gli consigliò lei, sollevandosi a sedere.
“Cos’ho fatto, questa volta?”
“Cos’hai fatto? Mi stai prendendo per il culo?” strillò.
Lei sembrò pensarci un attimo, ripassando mentalmente cos’aveva fatto recentemente che potesse urtare i nervi di suo fratello. “Non ho idea di cosa io…”
“Ti sei scopata il mio migliore amico, stronza!”
Chiara sobbalzò a quelle parole, sconvolta. “Io… non…” balbettò. Era evidente che quello doveva essere un segreto che lei e Diego avrebbero condiviso solo tra di loro, tenendone all’oscuro Francesco. Se non fosse stato per quello stronzo di Davide che doveva mettere il naso dappertutto, i due se la sarebbero cavata.
“Come l’hai saputo?” domandò poi, perdendo la sicurezza di un attimo prima.
Francesco allargò le braccia con un movimento di stizza e derisione. “Avevi ragione tu quando dicevi che i ragazzi, quando sono da soli, parlano di fica. E qualcuno ci ha descritto per filo e per segno la tua e di come te l’ha montata”
Chiara aveva abbassato lo sguardo. Si passò una mano tra i capelli, sconvolta. “Spero almeno ne abbia parlato bene… Ma non credevo fosse uno che raccontava queste cose. Pensavo fosse più riservato”.
“Ma stai scherzando? Quando mai Diego è stato riservata su chi si…”
“Diego?” esclamò Chiara, confusa, sollevando lo sguardo sul fratello. “Io…”
Francesco sgranò gli occhi, fissando la sorella “Quale altro cazzo dei miei amici ti sei scopata?” gridò.
“Hai detto il mio migliore amico e io credevo intendessi Davide!”
“Ti sei scopata anche Davide, porca puttana? Ce n’è uno che non ti ha infilato il suo cazzo?”
Improvvisamente, la consapevolezza che anche Davide, un ragazzo timido quanto lui, forse anche di più, avesse esplorato il corpo di sua sorella lo fece veramente impazzire.
“Sei una stronza, Chiara…”. Si voltò di scatto, uscendo dalla camera.
Il problema di Francesco era diventato davvero complicato. Era innamorato di sua sorella da quando aveva quattordici anni e sognava di fare l’amore con lei. Ma anche Diego, in fondo, provocava in lui un’attrazione che andava oltre quella che si provava tra amici. Era geloso di sua sorella e anche del suo amico. L’idea che lui, e in parte anche lei, facessero sesso con qualcuno che non fosse lui stesso lo mandava in cortocircuito… Se poi Chiara e Diego scopavano tra di loro come aveva raccontato il suo amico, allora si sentiva ancora più tradito perché nessuno dei due pareva avere il minimo rispetto per le sue emozioni segrete.
E poi Davide… Davide! Francesco aveva sempre visto il ragazzo come lui stesso ma con i capelli di un altro colore, perché la personalità era la stessa, la corporatura quasi identica, anche il modo di comportarsi.
Una nuova idea sorse nella sua mente. Un’idea spaventosa: sua sorella era innamorata di lui ma, non potendo scopare un fratello, aveva fottuto l’amico che sembrava il suo clone. Francesco aveva finalmente compreso tutto: Chiara voleva farsi suo fratello e riversava il suo desiderio sui suoi amici…
La fica e gli orgasmi che spettavano di diritto a Francesco, comprese all’improvviso, erano stati donati a Davide.
“Francesco” lo chiamò di nuovo Chiara, bussando dopo un pò alla porta “sul serio, cos’hai?”
“Vaffanculo! Sei una troia di merda! Non voglio più vederti!”
“Come vuoi. Quando ti sarà passato e vorrai spiegarmi cosa sta succedendo, sai dove trovarmi. O lascia perdere. Vedi tu”.
“Che stronza che sei, Chiara…” sussurrò deluso, mentre il cazzo gli diventava duro suo malgrado.
Stava immaginando Chiara con le gambe aperte davanti a lui, le mani piantate sul materasso accanto ai suoi seni, e il suo cazzo che sprofondava dentro di lei con violenti colpi. ‘Sei una stupida puttana’ le diceva fottendola con violenza ‘una lurida troia che si fa chiavare da suo fratello.’ A volte le stringeva il collo o le schiaffeggiava le tette fino a farle male, continuando a scoparla. Per tutta la sera la sua mano lavorò freneticamente sul suo cazzo nel tentativo di calmare quei pensieri, il nome di Chiara sussurrato nel buio con una voce sempre più profonda.
Mentre veniva scosso da spasmi di piacere e puro godimento continuava a mormorare frasi sconnesse. “Chiara, dimmi che sei la mia troia…”.
Un brivido lo scosse nella schiena, facendolo tremare tutto, poi percepì il flusso di liquido caldo salire. Lo sentì schizzare contro il materasso.
“Merda…” sospirò. “Come posso sperare di fottere mia sorella se non riesco nemmeno a controllare il piacere da solo…” si chiese, prima di darsi una sistemata e richiamare i suoi amici.
“Lo sai cosa ci dovresti raccontare, bastardo puttaniere?” domandò con una voce che, in un altro momento, lui stesso non avrebbe riconosciuto come la propria.
Diego li stava fissando sorpreso che un linguaggio simile potesse uscire dalle labbra di Francesco, e soprattutto rivolte al timido Davide. Quest’ultimo aveva la bocca spalancata, incredulo e sconvolto.
Ma Francesco non se ne rese conto minimamente, e anzi continuò: “Racconta di quando ti sei scopato mia sorella, maiale: voglio proprio sentire come hai fatto a sedurre Chiara e a portartela a letto, visto che non ho mai capito cosa tu abbia di così speciale da essere sempre nei suoi pensieri” aggiunse, sfogandosi per come si sentiva quando sua sorella parlava di Davide.
Il ragazzo era impallidito, gli occhi spalancati. Sembrava non riuscisse a respirare tanto appariva sconvolto alle parole di Francesco. “Io…” provò a pronunciare con un filo di voce, ma le successive parole si persero nella sua gola. Solo dopo quello che parve uno sforzo riuscì a dire: “Come lo sai?”
“Ah, ma allora ce la siamo scopati praticamente tutti. Manchi solo tu Frà, poi possiamo fare un club” rise Diego. “Su, dai, brò: racconta quanto te la sei chiavata! Sono davvero curioso di scoprire se te la sei chiavata contro un muro come ho fatto io!”
Il timido volto del ragazzo stava assumendo lo stesso colore dei suoi capelli rossastri, incapace di dire una sola parola.
Diego, invece, sembrava anche fisicamente eccitato dalla curiosità di sapere come si era svolto l’incontro tra il suo amico e la loro comune amante. Forse perfino un po’ di gelosia pareva avvicinarlo al fratello tradito.
A quel punto Davide dopo un profondo sospiro che ridonò il normale colorito al suo viso, concesse di condividere la sua esperienza: “D’accordo. Mi spiace che tu l’abbia scoperto, Francesco, e sono dispiaciuto che tu possa considerarmi un… un bastardo puttaniere” e pronunciò quelle parole abbassando un po’ gli occhi quanto la voce, “ma è da tempo che sono innamorato di tua sorella. L’unico motivo che mi ha sempre impedito di approcciarmi a lei non era tanto la timidezza che complica la mia vita quanto il fatto che, finendoci a letto, sarebbe un po’ come tradire la nostra amicizia”.
Francesco sbottò: “Però te la sei scopata ugualmente, pezzo di merda”.
“Ma finiscila!” esclamò Diego, divertito. “Tua sorella necessita del tuo consenso scritto per farsi infilare la minchia dove ha voglia?”
Francesco lo maledisse ma come nel caso del racconto di Diego, non poteva negare che ascoltare quel porco del suo amico stava smuovendo qualcosa anche nelle sue mutande.
Davide, dopo l’ennesimo, profondo respiro, iniziò a raccontare.
“Allora… era il pomeriggio noioso di una domenica dell’aprile appena trascorso che stavo passando al pub vicino a casa mia. Non sono un amante dei locali, ma la domenica, tra mezzogiorno e le sei, nel pub non c’è quasi mai nessuno e mi piace trascorrerlo con un libro ed un bicchiere di birra mangiucchiando un cestino di patatine. Quel pomeriggio i miei non c’erano e non mi andava di restarmene rinchiuso tra quelle quattro mura.
Noto che entra qualcuno nel pub, il cuore mi balza in gola quando noto che è Chiara… indossa una maglietta bianca e dei pantaloni di jeans rovinati. Si avvicina al bancone e, mentre aspetta che il barista, si volta verso di me e sembra che il suo viso si illumini nel riconoscermi. Il mio arrossisce, in realtà.
Lei mi sorride e mi chiede se può sedersi con me. Penso che da quando ci conosciamo ci saremo scambiati una ventina di parole in tutto, ma è sempre stata gentilissima con me.
Quando torna a voltarsi nella mia direzione, dopo aver ordinato qualcosa, mi sorride di nuovo discretamente.
Quindi, la invito a unirsi a me con piacere.
In realtà non ricordo nulla di quanto abbiamo parlato. So solo che faticavo a respirare e sentivo un calore invadere tutto il mio corpo. Ammetto che, se non fosse finita com’è finita, una volta che lei mi avesse lasciato da solo, avrei pagato la mia birra e sarei corso a casa per soddisfarmi da solo, fino a slogarmi un polso.
E invece, per qualche motivo, mentre stavamo discutendo di qualcosa, ho avuto il bisogno di confidarle che avevo casa libera. E mi accorsi di averglielo detto, non volendo, con l’intonazione di voce di uno che propone una scopata così, vieni da me ti ingroppo”.
“Non preoccuparti, brò” gli disse Diego “Posso capirti”.
“Ammetto che non ricordo molto di quanto accadde tra quel momento e quando aprii la porta di casa mia con Chiara al mio fianco.
Quando siamo entrati, mi giro verso di lei, insicuro su come comportarmi. Forse devo offrirle qualcosa da bere? Come ci si comporta quando si porta una ragazza più grande in casa per fare sesso? Ma il problema non si pone perché lo risolve Chiara: appoggia una mano sul mio collo, una su una guancia e, avvicinandosi al mio viso, mi sussurra: ‘Ti ho sempre desiderato, Davide’. Un istante dopo inizia a baciarmi con passione, prima su un angolo della bocca, poi l’altro, ed infine comincia a succhiarmi un labbro.
È incredibilmente arrapante essere baciato in quel modo, senza fretta, con lei che esplora le mie labbra. Quando poi mi spinge contro il muro e mi impedisce di sfuggire, per quanto non lo farei per nessun motivo al mondo, mi sento quasi rompere la stoffa delle mutande per quanto è teso.
Chiara continua a baciarmi dolcemente e di tanto in tanto stacca le sue labbra dalle mie, mi guarda negli occhi con desiderio e mi sussurra in un orecchio: ‘Non hai idea da quanto tempo ti desidero…’
‘Anch’io ti voglio…’ rispondo senza fiato, o almeno credo di averlo fatto tanto sono stordito dalla voglia di fare sesso con lei.
Mi sbottona i pantaloni e me li cala con le mutande. Mi ero aspettato qualcosa di più romantico da lei, magari qualche coccola prima di farlo, ma in quel momento sono talmente eccitato che anche una sveltina, è più che sufficiente. E invece, Chiara si inginocchia davanti a me, appoggia le dita sul mio uccello, lo scappella e mi bacia lì.
Mi coglie d’improvviso, per quanto l’abbia sognato spesso. Non è solo una sensazione fisica, è soprattutto l’idea che una più grande stia per prendermi il cazzo in bocca. Chiudo gli occhi e sento la lingua di Chiara che me lo sta lucidando su e giù per tutta la lunghezza dell’asta.
Non posso trattenermi dal gemere, le mie dita si infilano tra i suoi capelli per paura che voglia smettere. ‘Chiara…’ sussurro. Lei non risponde ma sono sicuro che sta sorridendo, anzi la sua lingua si muove con ancora maggior vigore.
Ad un certo punto la punta di un dito si fa strada dentro di me da dietro, e per poco non mi viene un infarto. La sento sprofondare, allargare il mio buco del culo come se dovesse essere lei a possedere me. Mi ritrovo con gli occhi chiusi ed una scossa di piacere che mi scorre violentemente lungo la colonna vertebrale che si scarica in un gemito ininterrotto che sfugge dalla mia gola.
Mi sento indurire sempre di più, il liquido della mia cappella inizia a colare fuori e inzuppare la mano di Chiara che mi sta possedendo. Ormai quel dito entra ed esce da me con naturalezza.
Non so quanto sia durato tutto questo, ma posso dire che è terminato quando non ho potuto trattenere un grido di piacere, tutti i miei muscoli che si contraevano e poi si rilassavano di colpo. Mi sono ritrovato ad ansimare, cercando di riprendere il fiato quando mi sono reso conto di essere venuto da quindici secondi.
Chiara si rialza con il viso luminoso della sborra che si è sparsa sulle sue guance e sulle sue labbra mentre mi leccava e mi sorride. ‘Hai un buon sapore, baby’ mi dice. La cosa mi emoziona a tal punto la abbraccio e comincio a baciarla, incurante della mia stessa sborra.
Restiamo un momento a baciarci, io senza pantaloni e lei che ha il sapore del mio uccello.
Questa volta sono io ad inginocchiarmi davanti a lei: le abbasso la zip dei pantaloni, glieli faccio scendere e posso notare dalla macchia sulle sue mutandine che anche a lei è piaciuto quanto a me. In un attimo abbasso anche il suo intimo.
La sua figa è calda davanti a me…”.
“Com’è la figa di mia sorella?” domandò senza pensarci Francesco rosso in viso non si sa se per la vergogna o l’arrapamento.
Davide sbatté le palpebre “Cosa? Davvero lo vuoi sapere?… Beh, la figa di tua sorella è…” mormorò confuso, “la figa…di tua sorella…è..
…è perfetta per dare piacere” dichiarò. Diego, che trovava quella descrizione così troppo delicata, scoppiò in una risata.
“Comunque” proseguì Davide “mi trovo davanti la sua figa bagnata, le discosto le labbra con le dita, e comincio a baciarla imitando quello che ha fatto lei a me. Chiara sussurra qualcosa di dolce nei miei confronti e appoggia una mano sulla mia testa, accarezzandomi i capelli. Percorro con le labbra lo spacco e poi ritorno sotto, leccandola più giù che posso. Arrivo a accarezzarle le tette con dolcezza, strappando un gemito di piacere a Chiara che mi ringrazia.
Apro ancora le sue labbra e le mie, allungo la lingua fuori e, guardandola da sotto negli occhi mi infilo dentro di lei. Il suo sorriso si allarga man mano che la mia lingua scivola dentro di lei, ma l’eccitazione che mi invade sembra ancora maggiore della sua: sento il cazzo riprendere la stessa consistenza di prima.
Muovo avanti e indietro la lingua, strofinandola sulla sua carne morbida che lascia un sapore di femmina che mi fa impazzire, mentre con un dito provo a solleticarle anche io il buchino, non avendo il coraggio di entrare. Non l’avrei mai creduto, ma scopro che è lei a incoraggiarmi a farlo… sentirla sospirare di puro piacere è la cosa più soddisfacente che abbia mai provato. Beh, inizio senza fermarmi il più bel ditalino-leccata della mia vita.
Non posso smettere di leccare, peccato che Chiara… beh, alla fine viene. ‘Davide…sto per venire…’ e al tempo stesso sento le sue cosce cedere e la sua figa emettere un odore pungente.
Resto incollato con la bocca, nonostante i suoi tentativi di sfilarsi e, anzi, appoggio una mano sul suo culo perfetto per fermarla.
Un attimo dopo… beh, un attimo dopo mi viene in bocca, la sento irrigidirsi e gemere di piacere mentre il suo succo di figa mi copre la lingua. Beh, cazzo, che soddisfazione averla fatta venire”.
Diego si complimentò con lui nemmeno avesse fatto chissà cosa, quasi come se nessuno le avesse mai leccato la figa prima di allora.
Francesco, invece, era devastato dall’idea che quella merda di Davide avesse messo la bocca sulla figa di Chiara e bevuto il suo piacere, mentre a lui, suo fratello, nonostante da anni sognasse una cosa simile, non fosse mai stato possibile farlo.
“A fatica butto la testa in dietro e lascio in pace la figa di Chiara, ora completamente luccicante dalla mia saliva.
dandole un ultimo bacio di ringraziamento. Con la lingua passo sullo spacco in mezzo e mi godo fino alle ultime gocce.
’Cazzo… Davide… sei fantastico’ geme lei. Sono soddisfatto di quanto ho fatto e, sorridendo, mi alzo in piedi. ‘Ti è piaciuto?’ le chiedo, anche se so che l’ho fatta godere.
Mi aspetto che mi risponda qualcosa, magari di porco, e invece mi abbraccia, mi stringe a sé e mi bacia con passione. Non è come prima, questa volta la lingua entra subito nella mia bocca e, nonostante abbia il sapore della sua figa, inizia a scoparmi la bocca. Lei sa della mia sborra… Nonostante questo, con i nostri sessi che si sfregano l’uno con l’altro, è meraviglioso… cazzo, è fantastico”.
“Ma poi te la sei ha chiavata, vero?” chiese Diego con un evidente bozzo nella tuta.
‘A quanto pare, sentire quel coglioncello arrapato raccontare di quando si è fatto mia sorella non fa eccitare solo a me’ pensò con Francesco buttando l’occhio sulla tuta dell’amico.
“Sì! Ed è stato incredibile e dolcissimo! Dopo avermi spinto contro il muro di nuovo e avermi baciato a lungo, l’ho accompagnata sul letto e lì l’ho presa… Beh, non subito. Prima mi ha spogliato e io lho massaggiata con dolcezza, poi…”
“Posso capirti, brò…” lo incoraggiò Diego, “posso capirti…”
Francesco iniziava ad accettare che quei maiali raccontassero che si fottevano sua sorella con abbondanza di schizzi di sborra e bava sui loro inguini e suoi loro volti, le loro urla bestiali dovute al momento dell’orgasmo… stava per accettare anche il racconto del corpo nudo di Davide accarezzato dalle mani di Chiara, con lui che le diceva quanto fosse bella, dolce e desiderabile… Ma non riuscire a non buttare l’occhio sull’erezione dell’amico iniziò a confonderlo sul serio.
‘E’ un mio AMICO’ pensò Francesco disgustato dai suoi stessi pensieri.
Ecco la verità: Davide e Diego erano due porci che avevano insidiato la sua amata sorella e l’avevano spinta a fottersela. E, con il cazzo ancora bagnato dalla crema calda di Chiara, erano tornati a comportarsi come se nulla fosse accaduto, continuando a fingere con lui di essere dei veri amici.
Erano due stronzi, nient’altro, si disse per distrarsi da altri pensieri.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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