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EMMA e PIERFRANCO 1 – La genesi


di flavioroma
02.01.2023    |    192    |    0 8.7
"E lui un perfetto cornuto coscienzioso, a inzuppare il cornetto nella tazza..."
EMMA e PIERFRANCO – (1) La genesi

La storia che sto per raccontarvi è uno spaccato di vita reale, vissuta anni fa, ma il cui bel ricordo è ancora scolpito nella mia memoria.

L’idea di farne un racconto proviene dal Lui, con il quale nel sentirci quest’anno per gli auguri, mi chiese se mi dilettavo ancora a scrivere.

Gli risposi che non ho avuto più la fortuna di incontrare coppie che potessero trasmettermi una carica di emozioni tali. Manca l’entusiasmo, la scintilla che ti porta ad immortalare una storia.

Molti dei racconti, non sono mai stati pubblicati qui (per privacy), ma condivisi con i diretti protagonisti.
Mi chiese di guardare al passato. Alla nostra storia e alla loro coppia. E se tale evento poteva scuotermi.

Tutte le volte per cui un evento o un fatto richiamano alla mente le circostanze ed i fatti che mi portarono a conoscere Emma e Pierfranco, l’eccitazione sale, ed è davvero tanta, da poter contenere.

E’ una storia che si è sviluppata nel corso degli anni, una fantasia frutto di una confessione del mio ex collega Pierfranco che risale a tanto tempo fa. Per poi tornare a bomba, dopo una lontananza di tanti anni. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe avvenuto l’impensabile. L’amico divenuto complice di un vecchio collega, nel realizzare il suo (ma col tempo potremmo dire tranquillamente, la loro) fantasia di coppia.

Ma andiamo per ordine. Il periodo degli studi universitari era finito per me. E con loro, sembrava che la bella vita, fatta di ragazze, feste e festini, era definitivamente finita. Un bel ricordo da incorniciare. Le prime responsabilità, i primi lavoretti da incravattati, stile ragionier Fantozzi e geometra Filini. Stipendi bassi rispetto la media dei colleghi europei, ma promesse tante… “ti servirà per fare carriera sul tuo curriculum”, dicevano …
Sembravano quelle scuse che gli uomini usano con le donne per farle provare, l'ebbrezza della prima esperienza riguardanti il tanto desiderato lato B … ma che i recruiter rinfilano ad un colloquio di lavoro.

Entrai nel mondo della consulenza. In uno di questi lavori conobbi Pierfranco, un romano “ganzo” per usare una espressione tipicamente piemontese, neeé… Lui senior in una azienda del terziario avanzato di Roma, io consulente esterno fuori regione, ma nella capitale per lavoro.
Ci fu subito grande feeling. Lui grande amante di calcio, della Magica e per lui Francesco era tutt'uno con Totti.

In quel ambiente lavorativo trovare qualcuno di umano era veramente un’impresa, che fosse pure simpatico era praticamente impossibile. Ma la parte che più mi colpì di lui, fu il suo lato umano. Sempre disponibile con i colleghi nonostante le linee guida dell’azienda sembravano quella della competizione, cazziare piuttosto che creare un clima giusto e favorevole per la collaborazione. Fui proprio fortunato.
Ma per certi versi anche lui lo fu. Fin dagli inizi lavorativi, ero un consulente anomalo. Non il classico sapientino, tutto pieno di sé, so tutto io, con il solo unico fine di fatturare a tutti i costi. E se questo non mi favoriva con la mia azienda, permetteva di costruire delle solide relazioni con coloro con cui lavoravi, perché le valutazioni risultavano più oggettive e distaccate dal tachimetro del fatturato.

Era capitato di dovermi confrontare con lui. Professionista di grande esperienza nel suo campo. 10/15 anni più grande di me. E quando uno è bravo, c’è solo da imparare indipendentemente dai ruoli. Ma lui in quella azienda non era pienamente valorizzato. Si dava da fare come se fosse al contempo titolare e manager. Si sentiva le responsabilità dell’azienda e della famiglia. Loro lo sapevano, ma per quel gioco subdolo ed un tornaconto economico cercavano di non ammetterlo. Mettici anche le varie gelosie interne e la ricetta è fatta.

Un giorno facemmo tardi (tanto per cambiare) e decidemmo per la prima volta di cenare insieme. Gli altri si erano già sfilati con le scuse più fantozziane guardando le lancette dell’orologio e cosi il lavoro lo portammo a termine io e lui.
Tra una portate ed l’altra, accantonammo il lavoro e parlammo di noi. Iniziammo a conoscerci più sul privato.
Parlammo del percorso di studi, dove avevamo studiato, gli hobby per poi finire alla tematica che sta più a cuore al pubblico masculo, LEEEE DOOOONNNNEEEE.

Eravamo un po’ diversi. Lui con Emma fidanzati e poi sposati sempre insieme fin dai primi anni dell’università
Io diametralmente diverso, anche se poi su alcuni punti, ci trovavamo. Gli raccontai che in quel periodo frequentavo una persona più grande di me non ufficialmente separata, ma separati in casa.

Questo particolare fu come un doppio caffè espresso, a fine di una dura giornata di lavoro. Gli si illuminarono gli occhi. E comincio a chiedere senza mostrare un interesse palese. Ma si percepiva che c’era più di un particolare interesse.

In realtà sono una persona estremamente riservata e quella confidenza usci perché vivevamo in due regioni diverse, e poi lui non conosceva lei, e non ci sarebbe stata possibilità in futuro che potesse risalire a lei …
E quindi stetti al suo gioco, lo lasciai interrogarmi. La cosa mi divertiva anche.

Lui: “Ma col marito come fai? Non dice niente”.

Io: “Il marito non l’ho mai conosciuto è capitato che ha chiamato quando siamo stati insieme. Oppure mi ha sentito che la chiamavo senza che io sapessi con chi lei fosse al telefono.

Lui: “E dove vi vedete”

Io: “Da me ho preso una casa nella mia città. Ma il mese scorso per il suo onomastico ci siamo visti a casa sua. Mi ha invitò da lei. Il marito non c’era, era in trasferta”.

Lui: “hihi, eeeee ???….”

Io: “E nulla abbiamo festeggiato come al solito”

Lui: “Ma, sul loro letto matrimoniale?”

Io: “E dove se no?”

Lui: “ah…. Ci sei andato pesante. Hai fatto il danno”.

Io: “No in realtà il danno l’ho fatto prima, in cucina”

Lui: “Non capisco”

Io: “L’ho sbattuta sul tavolo, ma preso dal vigore non ho badato molto al resto… Le ho persino strappato gli slip, E nella foga ho fatto in tempo a rompere il CENTROTAVOLA IN VETRO DI MURANO”

Lui: “ah … bene. Ma quello sarebbe il minimo. Però ti sfugge un dettaglio… Averlo fatto sul loro letto matrimoniale, l’hai praticamente reso CORNUTO UFFICIALMENTE”

Io: “ ah, in quel senso. Eh si in quel senso si.
Mi sono spinto un po’ oltre. Ma forse era l’intenzione di entrambi. L’ho sbattuta lì sul tavolo dove lui fa colazione tutti i giorni. E mentre lo facevamo, le dissi anche il motivo perché proprio lì”.

Io: “Cosi tutte le volte che entri in quella cucina, quando lo vedi, ti ricordi che fai perdere la testa agli uomini per quanto sei zoccola. E lui un perfetto cornuto coscienzioso, a inzuppare il cornetto nella tazza. Quasi a fare la scarpetta sul tavolo dove scopi con me”

Da parte del mio commensale un silenzio tombale. Ho chiuso la chiacchierata con Pierfranco facendogli l’ultima confidenza.

Io:”Non le ho comprato un nuovo centrotavola, avrei potuto, ma l’ho fatto deliberatamente. Le ho incollato il suo. E sai perché? Perché cosi se lo ricorda tutte le volte che entra in cucina e lo vede cosa è successo in quel tavolo.
Quei segni delle scheggiature visibili a ricordare al lui che gli ho rotto le corna. Lui al ritorno le chiederà spiegazione era un suo regalo; sono sicuro che glielo chiederà. Le ho ordinato, di trovare il coraggio e dirgli la verità, piuttosto che andare avanti di ipocrisia. Le ho detto che avrebbe dovuto dirglielo, che il suo nuovo amico col suo gesto ha fatto un regalo ad entrambi. A lei l’occasione per trovare il coraggio di dirglielo indirettamente con i fatti, e a lui la prova lampante che a godere di farsi crescere le corna ipocritamente, poi qualcuno te le rompe se non affronti il problema”.

Io:”Un promemoria per lei di come quel evento avrebbe dovuto segnare la rottura con il passato, e la loro crescita di coppia. E che certe fratture, non solo lasciano il segno, ma ti segnano. E di smetterla di fare la moglie vittima, di lamentarsi di lui, che poi questa situazione le piace. La eccita. E di essere più diretta e sincera con lui, prendere una decisione per entrambi, magari anche il lui avrebbe apprezzato questa sua franchezza”.

Non se lo aspettava il buon Pierfranco, questo mio lato di porco invogliato autoritario. Reagì simulando una mezza risata. Non so che idea si fosse fatto di me. Da una parte la paura di essermi spinto oltre pregiudicando il rapporto lavorativo.

Pierfranco non poteva immaginare che io venivo da una storia di 5 anni con una coppia cuckold e che conoscevo molto bene alcune dinamiche ed equilibri all’interno della coppia. Una grande palestra vissuta con le persone giuste. Ma quella è un’altra storia che meriterebbe di essere raccontata a parte.

Continua.
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