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Carsex – La loro prima volta (2/2)


di flavioroma
03.02.2023    |    304    |    2 9.2
"La base dell’asta scorre dal monte di venere verso le sue labbra all’ingiù..."
Mi avvicino, senza profilar parola. Inizio ad accarezzarla partendo dalla sua guancia con il dorso della mia mano destra. Procedo verso la sua spalla destra e scendendo per le cosce. Poi risalgo, ed incontro nuovamente la sua pelle, l’interno coscia scoperto oltre la balza delle calze. Mi spingo fino a raggiungere le sue mutandine. Le trovo zuppe. Non oso immaginare come possa essere dentro. Un suo sussulto. E la sua mano che afferra il mio polso. Premo con il mio membro duro, verso la portiera. Si sente il rumore della lamiera pressata. La vorrei perforare tanto è il desiderio di averla.
Il suo respiro si fa più intenso. Le slaccio gli ultimi bottoni della camicetta ed inizio a toccarle le tette. Una terza abbondante, bella soda. Quelle tanto desiderate tette ora sono nelle mie mani.

Percepisco che posso osare, e senza rispettare i patti, mi chino come un ladro ed infilo la testa dentro l’abitacolo. Le lecco la tetta destra che da verso lo sportello. Lei non si muove ma inizia ad ansimare.

Poi risalgo con i baci e mi dirigo verso il collo, l’orecchio e punto alla bocca, provo a baciarla. Lei si sposta, non cede. Io non demordo. Riprendo a succhiare nuovamente il capezzolo. Poi con la mano sinistra passo dietro il mio braccio sinistro tra il poggiatesta ed i suoi capelli. La avvinghio anche l’altra tetta. Ho il controllo totale su quei seni, la presa ben salda su quelle tette che sento scoppiare tra le mie mani. Riprendo a giocare con i denti su quei capezzoli induriti.

Avido e goloso sento il suo mugolare farsi più forte. Smetto di giocare col quel capezzo
e provo a risalire di nuovo, avvicinando la mia guancia sinistra al suo mento, scorrendo le mie labbra fino ad arrivare all’orecchio.
Vorrei sussurrarle “finalmente sei mia, e questa volta, non puoi sfuggirmi”. Ma non lo faccio. Lascio al silenzio essere l’unico testimone. A volte il silenzio è la migliore risposta. Lascia a tutti l'illusione di avere ragione
Poi nel silenzio rotto dai rostri respiri affannati e dai suoi mugolii, riprendo la discesa mi avvicino con la lingua all’angolo della sua bocca. Lascio la presa sulla tetta sinistra e col braccio le giro la testa verso di me. Lei tenta un’ultima lieve opposizione, forse per non apparire troppo lasciva davanti al marito, ma è l’ultimo tentativo di arrestare l’inevitabile ed iniziamo a baciarci. Le nostre lingue si aggrovigliano e lei finalmente cede e contraccambia.
Il marito accanto è rivolto verso di noi incredulo, senza profilar parola degludisce. L’unico gesto che fa, è quello di spegnere la luce dell’abitacolo, quasi a coprire e riservare l’immagine pudica della propria moglie che s’era persa in quella notte.

Mentre la bacio tiro giù la zip dei jeans e provo a tirarlo fuori, ma è bello duro, faccio fatica. Non viene fuori. Non capisco più nulla. Tanto è il desiderio che sono costretto a sbottonarmi. I jeans mi cadono a terra. Lei non se ne è accorta. Mi sta ancora baciando con gli occhi chiusi lasciandosi trascinare dalla passione.
Le prendo la mano sinistra e la porto fuori. Appena sente il membro prova a ritrarla, ma le afferro il polso energicamente, la blocco e la porto a scendere ancora più giù. Le apro il palmo e le consegno
i miei gioielli gonfi di desiderio pulsante. Avverto una sensazione unica. Il contatto delle sue mani vellutata con il mio lembo di pelle delicata chiamato scroto. Il palmo si richiude in parte e lei inizia ad esplorare la parte bassa. Inizia a massaggiare accarezzando i miei testicoli. Poi con la mano sale fino a raggiungere la cappella umida. In quel preciso momento apre gli occhi. Come se quel liquido l’avesse svegliata, come l’acqua sul viso di prima mattina. Mi guarda dritto nei occhi e poi rivolge il mio sguardo verso il mio membro. Non mi rivolgerà più lo sguardo per molto. Sembra che la sua attenzione, fosse quasi una dedizione a dare piacere al mio amichetto. Inizia a massaggiarlo con movimenti sempre più decisi. Lo vuole scappellare per bene. Sembra desiderosa di voler vedere la sua massima estensione.
Una volta raggiunta, lo guarda quasi con ammirazione e compiacimento per il buon lavoro.
Porta fuori la sua testa dal finestrino ed inizia un preliminare di sua iniziativa, prendendolo in bocca.

Il lui rimane basito, non si aspettava tanto. Lei sembra ingorda, vogliosa. Ma la posizione non l’aiuta ad arrivare con le labbra fino alla base della mia verga. Come le avevo confessato nelle nostre chat, il mio desiderio di vederla darmi piacere non con la lingua, ma con la gola. Anche se con le ginocchia sul sedile e con tutte ed entrambe le braccia fuori dal finestrino appare come una leonessa in gabbia. Non riesce a spingersi del tutto fuori.
La interrompo, alzandola ed aiutandola a rientrare nell’abitacolo.
Smette di dedicarsi al mio uccello, e mi rivolge uno sguardo dubbioso tra chi non è sicuro di aver eseguito a dovere quanto mi aspettavo, e chi ti chiede di lasciarla fare che nonostante la posizione ci sarebbe riuscita.

Solo quando apro la portiera i suoi occhi si ingrandiscono e capisce che l’ho interrotta non perché non mi piacesse cosa stesse facendo, ma perché non volevo limitarmi solo alla sua bocca.

La vedo un po’ spaventata. Allora cerco di tranquillizzarla. Le prendo una mano la faccio uscire e poi sedere sul sedile con le gambe di fuori dalla macchina.
Mi avvicino la prendo per lo chignon e la riporto sul mio cazzo. Lei prova a prenderlo con le mani, ma le sposto. Mi guarda negli occhi, accenno un sorriso più disteso di quello iniziale. Ha capito. Si è ricordata le chat ed inizia a lavorarmi di gola. Tolgo la mano dalla testa e lei va da sola che è un piacere.
Con il ginocchio destro mi infilo tra le sue gambe chiuse e cerco di allargarle. Prima la sua sinistra con il mio ginocchio destro, poi porto avanti il mio ginocchio sinistro e le allargo la sua gamba destra
Lo spacco laterale della mini lascia in evidenza la balza e quanto in tensione fossero le sue cosce aperte, costrette dalle mie ginocchia che spingevano esternamente.

Il suo ritmo aumenta. Sento che non potrò durare molto di questo passo. Porto la mia mano sulla sua nuca e la spingo fino in fino. Sento quel verso tipico di chi si strozza, e con il palmo delle mani mi preme e spinge sul mio bacino.
Appena la libero la sento riemergere come gli amanti delle immersioni in carenza di ossigeno. E solo allora mi rivolge nuovamente lo sguardo dal basso verso l’alto. E nuovamente i nostri occhi si rincontrano. Quasi a volermi dire, “...sei uno stronzo, a trattarmi spudoratamente da troia davanti a mio marito, ma mi piace, perché non avrei avuto il coraggio ...”

La stendo facendola appoggiare la testa sulle ginocchia del marito, seduto a lato guidatore. Il quale è imbambolato, non sa cosa fare, e l’unica cosa che gli riesce è ritrarre il sedile.

Mi inginocchio sul battitacco della macchina. Le alzo le gambe. La sua gamba sinistra la faccio poggiare sul finestrino della portiera aperta.
Mentre con la sua gamba destra la afferro per le caviglie con il mio braccio sinistro e la porto in alto
A gambe aperte mi chino e vado per leccarle la fica.
Porta un intimo trasparente molto fine.
Non c’era la possibilità per levarle le mutandine con l’unico braccio libero che mi rimane, animalescamente le strappo le mutandine. Ed inizio a leccarle la fica.
Dopo pochi colpi di lingua Lei mi afferra i capelli con la mano sinistra, mentre allunga la mano destra quasi a strappare la camicia del marito. E scoppia in un orgasmo devastante. Sembrava una lupa che ululava alla luna piena.

Il marito lo trovai tra lo sbigottito e l’incredulo. Ma la sua espressione cambio subito dopo quando mi vide, lasciare la presa sulla caviglia di Lei, ed alzarmi con il mio cazzone in piene erezione e con ancora tanta tanta più voglia. Le andai incontro. Lui sembrava terrorizzato, non capiva fino a dove mi sarei spinto. E non guardava più me, ma la mia verga dura. Non era il solo anche lei era tornata a puntare lo sguardo lì in basso.

Mi sdraiai sopra di lei. Infilai le mie braccia dietro i suoi reni, portando le mani in basso fino ad afferrare il suo culetto sodo. Il mio sesso era a contatto con il suo. Le palle erano bagnate dei suoi ormoni. La base dell’asta scorre dal monte di venere verso le sue labbra all’ingiù. Una breve flessione del bacino all’indietro accompagnata da una spinta vigorosa, e sono dentro. Una sola stoccata, facendo perno con la gamba destra e spingendo in affondo con la sinistra. Un colpo deciso e lei per pochi istanti alza la testa dalle ginocchia del marito, si contrae ripetutamente come risposta nel sentirsi trafitta fino in fondo dalla mia sciabola. Mi abbraccia, per poi cadere nuovamente su di lui insieme al peso del mio corpo, accompagnando la discesa con un gridolino di piacere che questa volta non era riuscita a soffocare.
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