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La Rivelazione, ovvero come ho fatto sapere a mia moglie che mi piace vestirmi da troia
di marcosala
02.03.2022 |
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"Fin da piccolo spesso mi ritrovavo a rimirare l’intimo e le calze di mia mamma stese ad asciugare e ad apprezzarne il loro contatto sulla pelle..."
Premessa: Questa è una storia vera raccontatami da una amica, una volta si diceva “di penna”, con la quale chatto spesso, Estertrav. Il racconto narra fedelmente i fatti così come sono accaduti, io mi sono limitato a raccontarli a voi così come lei li ha raccontati a me. Ciao e buona lettura.Io ho sempre avuto un debole per l’intimo femminile, calze, collant guepiere, reggicalze e tutto ciò che una donna può indossare sotto gli abiti, sono sempre stati per me una fonte di eccitazione. Fin da piccolo spesso mi ritrovavo a rimirare l’intimo e le calze di mia mamma stese ad asciugare e ad apprezzarne il loro contatto sulla pelle. Questa mia piccola perversino non mi ha mai lasciato anzi è cresciuta sempre più col tempo. Dopo il matrimonio non vedevo l’ora che mia moglie uscisse per poter andare a rovistare tra i suoi indumenti intimi e poterli accarezzare ed indossare e, perché no, annusare quelli sporchi. Ma il fare tutto questo di nascosto a lei mi dava una sensazione come se la stessi tradendo, allora decisi che era venuto il momento di renderla partecipe di questa mia piccola debolezza. Si è vero, qualche volta per divertirci, quando eravamo soli, e farci quattro risate, avevo provato ad indossare le sue mutandine e i suoi collant, ma ora era venuto il momento di dare sfogo fino in fondo al mio istinto e mostrarmi a lei vestita come una più becera zoccola, e soprattutto che mi usasse come tale. Presa questa decisione, l’occasione propizia capitò un tardo pomeriggio, I figli erano fuori per una serata con amici, e mia moglie sapevo sarebbe tornata più tardi del solito dal lavoro. Volevo mostrarmi a lei più femminile e zoccola possibile. Mi spogliai e mi guardai allo specchio, una cosa che sicuramente non era femminile, anche se non ne avevo molti, erano i peli. Presi subito una drastica decisione, decisi di depilarmi completamente. Preparai un bel bagno caldo, poi mi immersi completamente e armato di schiuma da barba e rasoio, iniziai a depilarmi, partendo dalle gambe, poi il pube e alla fine il petto. Quando uscii dalla vasca, mi gurdai di nuovo davanti allo specchio cominciai ad apprezzare la nuova me. Finii il tutto passandomi sul corpo la crema dopo bagno di mia moglie, il sentire la mia pelle liscia sotto le mie mani mi diede una gradevole sensazione di piacere, tanto che ebbi un’erezione inaspettata. Ora veniva il bello, la vestizione. Ancora indeciso su come abbigliarmi indossai un soprabito e sotto nudo, andai a frugare nel box dove nascondevo una scatola con il mio abbigliamento hot personale. Per prima cosa presi le calze a rete, le calze a rete fanno molto troia e, senza aspettare di salire in casa, le indossai. Per sorreggerle, un reggicalze di quelli un po’ retrò che si allacciano in vita. Quindi un reggiseno in pelle che riempii con dei calzini, e sopra a questo una maglia, sempre a rete, con le maniche lunghe. Per rendere il tutto più sexy, indossai in corsetto in pelle che strizzò il mio corpo dandomi decisamente delle forme femminili. Mentre mi stavo vestendo, il mio pisello partecipava al divertimento a modo suo, cosa che non volevo, allora lo castigai, chiudendolo in una di quelle gabbiette di acciaio con lucchetto che, a insaputa di mia moglie, avevo acquistato on line, e che avevo nascosto nel fondo della scatola. Ovviamente a nascondere il tutto un perizoma che, ahimè, non nascondeva niente, e per finire mi infilai una gonna di latex. Finita la vestizione, mi rimisi l’impermeabile, e via di corsa in casa. Appena giunto in stanza mi spogliai e mi rimirai allo specchio. Che zoccola! Volendole fare una sorpresa indossai sopra quel look estremo, la tuta da ginnastica che solitamente porto in casa. Sapendo che lei sarebbe arrivata stanca dal lavoro, volli prepararle qualcosa per farla rilassare. Lei ama molto i massaggi prolungati e lenti, per questo abbiamo acquistato su un sito on line un vero lettino da massaggio, quindi preparai l’ambiente ad hoc, luci soffuse, candele balsamiche e oli profumati a portata di mano. Appena aprì la porta di casa vidi subito i segni della stanchezza sul suo volto. “Ciao amore come va?” “Stanchissima… non si vede?” “Senti che ne dici di un bel massaggio rilassante e defaticante?” Annuì e senza neanche rispondermi si spogliò e si distese sul lettino a faccia in giù, con il viso nel classico buco del lettino da massaggio. “Amore, aspetta un attimo che mi metto anche io in libertà” Allora andai nella nostra stanza, mi tolsi la tuta e rimasi con la mise da troia che avevo sotto, e come ultimo tocco calzai un paio di scarpe rosse di vernice con tacco 12 che tenevo nascoste per l’occasione. Un po’ barcollando per la mia inettitudine a portare le scarpe col tacco e soprattutto senza far rumore la raggiunsi. Era distesa con gli occhi chiusi, sembrava quasi che dormisse, mi avvicinai a lei e cominciai a massaggiarla con l’olio profumato, partendo dai piedi. Dai primi gemiti di piacere capii che non stava dormendo ma solo cercando di godere appieno del mio trattamento. Tutto procedeva in modo perfetto, le mie mani piano piano salirono lungo il suo corpo fino ad arrivare alle spalle e lì, lei, guardando dal buco del lettino dove aveva appoggiato il viso vide le mie scarpe rosse. A quel punto alzò la testa e vide il mio abbigliamento per intero. Rimase qualche secondo stupita poi ridendo mi disse: “Sei proprio una troia.” e allungando una mano, la infilò sotto la gonna palpandomi il culo. Come mi aspettavo, la mano birichina poi scivolò verso il pisello e lì scoprì la gabbietta. Dalla sorpresa strabuzzò gli occhi e, quasi per dispetto, mi diede una strizzata di coglioni poi, rimettendosi giù mi disse “Su dai troia, continua a massaggiare che poi ci divertiamo.” Come da suo ordine continuai il massaggio ancora per una buona mezzora, non dimenticando di far scivolare ogni tanto le mie dita nei sui buchini, cosa che era regolarmente accompagnata da suoi gemiti di piacere. Ad un certo punto alzo nuovamente il viso e mi disse: “Su, ora vai a prendere lo scrigno e raggiungimi in camera.” Lo scrigno era una cassettina nella quale tenevamo tutti i nostri giocattoli, dildi, fruste, collari, strap-on e altro. Appena giunto in camera appoggiai lo scrigno ai piedi del letto. “Su, mettiti alla pecorina.” Mi disse con un tono imperioso che non prevedeva repliche. Ubbidii. Lei mi alzò la gonna di latex e cominciò a schiaffeggiarmi il culo, prima piano, quasi carezze, poi sempre più forte fino a lasciarmi le classiche 5 dita. Un misto di piacere e dolore crebbe in me. Dopo poco, sempre con tono imperioso mi ordinò: “Ora leccami la fica.” Si sdraiò a gambe aperte e, prendendomi per i capelli, accompagnò la mia bocca verso il pube. “Dai cagna, fai vedere come lecchi bene la tua padrona.” Ed io, con il culo rosso dagli schiaffi e il cazzo chiuso nella gabbietta, iniziai a leccarla finché, accompagnato da un forte gemito di piacere, sentii la mia bocca inondata dai suoi umori. Dopo qualche minuto, sopiti gli spasmi dell’orgasmo, si alzò e mi ordinò di togliermi il perizoma e di rimettermi alla pecorina. Aprì lo scrigno e prese del lubrificante e, tanto per non farmi mancare niente, un frustino da equitazione. Iniziò così a lubricarmi il buco del culo accompagnando il tutto da un becero turpiloquio e qualche frustata sulle natiche. Ovviamente non era la prima volta che lo faceva, ma era la prima volta che lo faceva con me vestita da troia. Il mio piacere cresceva sempre più, la mia situazione di sottomissione mi eccitava, mentre le sue dita penetravano il mio buco sempre di più. Prima uno, poi due, poi tre, poi quattro finché sentii tutta la sua mano penetrarmi. Stavo godendo come una vacca. Sentivo la sua mano entrare ed uscire come se mi scopasse, godevo sempre di più. Una mano non bastò alla mia padrona, ora capivo che cercava di penetrarmi anche con l’altra. IL mio culo si allargò e fece spazio ad entrambe le sue mani. Stavo godendo come una vacca, il mio pisello anche se costretto nella gabbia stava gocciolando dal piacere che provavo. La mia padrona raccolse il mio liquido e me lo fece leccare. Ora ero dilatato tantissimo, avevo le chiappe in fiamme per gli schiaffi e le frustate, ed il culo me lo sentivo caldissimo. La mia padrona pensò allora che era arrivato il momento giusto. Aprì lo scrigno ed estrasse lo stap-on più grande che avevamo e, dopo averlo indossato, cominciò a scoparmi con forza e violenza. La sentivo eccitata, mi montava come se fossi una cagna in calore. “Si.. ti prego scopami, fammi male.” le ripetevo in continuazione, mi sentivo la sua puttanella. “Si troia, ti piace vero? Ti piace farti rompere il culo dalla tua padrona.” Lei era eccitata, probabilmente era prossima anche lei all’orgasmo. Improvvisamente si staccò, mi fece sdraiare a pancia in su e si posizionò con la fica davanti alla mia bocca. Provai a leccarla ma lei con uno schiaffo mi ordinò di stare fermo con la bocca aperta. Avevo capito cosa voleva fare e, solo all’idea, stavo per avere un orgasmo. Mia moglie voleva inondarmi della sua pioggia dorata. La mia bocca vogliosa accolse le prime gocce, dolci ed aspri allo stesso tempo poi, una abbondante getto me la riempì ed io, senza battere ciglio, bevvi con ingordigia e godimento. Alla fine, dopo oltre un’ora di torture e godimenti, mi liberò il cazzo dalla gabbietta. A quel punto volevo scoparla io, ma lei mi disse: “No, oggi tu sei la mia troia, se vuoi lesbichiamo.” Allora ci tuffammo in un infuocato 69 che in pochi minuti ci portò entrambi nuovamente all’orgasmo. Stanche per la serata di fuoco, dopo una veloce doccia e una frugale cena, ci ritrovammo tutti e due sotto le coperte a farci delle tenere coccole. Questa è stata la prima volta che mi sono presentato a mia moglie vestito da donna, lei ha molto apprezzato, anzi ora è lei che mi acquista i capi da indossare durante i nostri giochi a due, si perché lo faccio solo ed esclusivamente per lei. Amo mia moglie, la mia sola ed unica ragione di vita.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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