trans
Il Destino di Matteo,......diventato Lucrezia! Capitolo 1
di Annalisa70
30.09.2023 |
2.662 |
5
"La troia, senza farsi pregare ha leccato e bevuto tutto lo sperma dell’uomo e poi, non paga, ha chiesto di essere lavata con il suo piscio..."
Questo è un racconto che ho scritto molto tempo fà e ho pubblicato in un altro sito di storie trans.....spero vi piaccia.Mi presento, mi chiamo Matteo e sono un ragioniere di 22 anni residente in un’umida città del nord Italia e questa è la bizzarra storia che ha stravolto la mia vita e che mai avrei pensato succedesse.
Uscivo da una storia di tre anni con una fidanzata storica, con uno sforzo non indifferente per troncare il nostro rapporto poiché non ho mai brillato di gran coraggio in tal senso.
Una storia stanca che ormai non aveva più nulla da dire e, per dirla tutta, sessualmente finita anche a causa di un mio segreto interesse per l’universo femminile: verso i 19-20 anni, internet mi ha svelato il complesso ed affascinante mondo del transessualismo. L’universo femminile è stato un universo che in qualche forma mi ha sempre affascinato sin dalla pubertà, ma non ne ho mai compreso nitidamente i confini. Le donne mi hanno sempre attratto, ma contemporaneamente mi attraeva anche il loro modo di essere e di vestirsi.
Quindi il mio primo istinto è stato attrattivo e non repulsivo ed anche se un latente senso di colpa e del pudore, dettato dall’educazione, mi ha sempre spinto a tenere tutto celato, ho iniziato ad indossare gli abiti di mia madre ed utilizzare i suoi trucchi, con sempre maggiore frequenza traendone delle vibrazioni incredibili.
Contemporaneamente ho iniziato a fantasticare situazioni erotiche in cui emergeva sempre più il mio lato femminile conquistato dagli uomini.
Il problema è stato che queste fantasie hanno preso sempre più il sopravvento rispetto alla nostra vita sessuale causandomi sempre più insuccessi con la mia compagna a letto. Soltanto una breve storia di sesso con una cara amica ha riacceso la mia virilità, ma i desideri sessuali dettati dal travestimento non mi hanno mai abbandonato, tra alti e bassi.
In ogni caso dovevo ripartire da zero nella mia vita poiché buona parte del mio mondo ruotava intorno alla mia ex: dalle amicizie al lavoro fino al tempo libero.
Così dopo un certo periodo di lavoro in un locale ufficio contabile (sono ragioniere), una amica che di lavoro fa la designer, mi ha proposto un lavoro in Sudamerica presso un ufficio direzionale che gestiva diversi resort della zona di Fortaleza di proprietà di italiani.
Ho accettato immediatamente, viste le condizioni, e lasciando serenamente mia madre nelle mani di mia sorella, già adulta e sposata con la quale ho promesso di tenermi sempre in contatto per qualsiasi evenienza, sono partito alla volta del Brasile con questa amica.
Arrivati all’aeroporto, un furgone della società, ci ha raccolto e, dopo una ora siamo arrivati a destinazione: un paradiso!
Un mini villaggio in zona periferica verso il sud della città, su una collina nell’entroterra dalla quale si aveva una vista eccezionale dell’oceano.
Da subito, a me ed a Simona, questo il nome della mia amica, è stato assegnato un alloggio fantastico: una casetta dotata di un ampio soggiorno con cucina, due camere, un bagno, ma sopratutto una splendida veranda arredata con sedie e tavolo di midollino e comodissimi cuscini bianchi.
Non nego un iniziale imbarazzo dato dal fatto che, per la società, fosse scontato che io e Simona dovessimo vivere nella stessa casa. Ma il problema in ogni caso non sussisteva visto che entrambi, oltre a non avere ancora trenta anni (io 22 e lei 26), eravamo in ogni caso liberi da legami sentimentali. Anche Simona era reduce da una storia complicata e durata per tre anni, ma ormai finita.
Nel villaggio non eravamo in tanti, circa 12-13 persone, tutti italiani provenienti da città e situazioni diverse.
Il responsabile era un certo Adriano di Roma che saltuariamente si recava qui per verificare i lavori, ma che si vedeva poco.
A farne le veci come responsabile era Francesca, una procace quarantacinquenne torinese, separata da cinque anni con una laurea in economia e commercio, molto decisa, determinata e intelligente. Attraverso una breve esperienza in politica aveva conosciuto Adriano ad un meeting e dopo aver lasciato il marito, sposato soli tre anni prima, si era imbarcata in questa avventura con l’aiuto del manager romano. Pettegolezzi del villaggio dicono che per Adriano questa fosse una sorta di “ricompensa” per servigi molto particolari.
Al centro del villaggio, oltre alle abitazioni ed alla piscina, c’era l’ufficio direzionale. Tutto in legno e vetro e dotato di uffici ampi, ben arredati e pieni di piante verdi di ogni tipo. Ognuno di noi aveva la sua postazione. Simona un suo ufficio personale dove si occupava degli arredi e del look di camere, hall e sale relax.
Io ed altre cinque donne eravamo in un ampio open-space con nuovissimi PC per la gestione contabile dei resort. Le mie colleghe: Alessia, Mary, Cristina, Roberta e Michela provenienti da diverse realtà avevano in comune con me il desiderio di cambiare la propria vita.
Alessia e Mary, di Napoli, erano due ragioniere che oltre ad essersi conosciute a scuola avevano deciso di convivere insieme in quanto lesbiche ed innamorate l’una dell’altra.
Cristina, una ragazza milanese di trentacinque anni aveva appena scoperto il marito a tradirla impunemente con la sorella. Aveva così venduto la sua quota di società che condivideva con lui ed era partita per questa esperienza.
Roberta è una neolaureata bolognese e così anche Michela anche se proveniente da Catania, che non trovando lavoro in Italia hanno deciso per l’esperienza all’estero.
La giovane età di tutti noi intorno ai trenta anni ci ha permesso, da subito, di sviluppare una particolare sinergia ed una produttiva collaborazione. Oltre a noi sei, Francesca e Simona ci sono anche Federica, un architetto che collabora con la mia amica,ed Anita e Mirella, rispettivamente una dottoressa veneziana ed una estetista/fisioterapista romana che si occupano dell’ambito sanitario, salute e bellezza degli hotel ed infine Alfredo, il tuttofare per i vari lavoretti nel minivillaggio o nei resort.
Quindi un harem femminile con due soli uomini!
A parte Alfredo che è solito girare per i resort, la quasi totalità del lavoro si svolge all’interno dell’ufficio direzionale. Soltanto Francesca ogni tanto si reca nei vari hotel per verificare le situazioni e molte volte si porta in ufficio la documentazione che noi poi vagliamo.
Alfredo , l’unico uomo oltre a me, è un toscanaccio cinquantenne con un passato un po' burrascoso, anche con la giustizia, per piccoli furti, ma che ora sembra aver cambiato rotta. Ha lasciato la moglie in Toscana a cui invia parte dello stipendio e si è trasferito qui. Mi ha confidato che la moglie per ora non è intenzionata a trasferirsi e che, in fondo, a lui sta bene così poiché vuole godersi le “bellezze” brasiliane e non solo…
Il lavoro, grazie alla buona collaborazione, non è affatto pesante e verso le 17.00 di ogni giorno siamo liberi e possiamo dedicarci al tempo libero.
La zona costiera offre molti svaghi oltre che diverse aree commerciali dove si può trovare ogni genere di bene.
Io e Simona ne abbiamo approfittato per acquistare diversi oggetti utili in casa per dare un po' di personalità e colore. Conosciamo ormai tutti i mezzi di trasporto e le principali strutture di servizio e ci stiamo destreggiando anche con la lingua.
Abbiamo anche acquistato, con i primi stipendi, una piccola utilitaria per poter girare. Il nostro stipendio è equiparato ad uno stipendio europeo, ma il potere di acquisto è più alto e quindi ci permette una vita piuttosto agiata. Il fine settimana di solito usciamo tutti insieme, prima in spiaggia e poi a cena in uno dei tanti locali e, piano piano, stiamo cementando i nostri rapporti entrando anche nelle nostre intimità.
il clima caldo e soleggiato aiuta ad essere più sereni e rilassati ed Alfredo sembra già si sia messo all’opera con Cristina, così come, a me, la convivenza “forzata” con Simona ha stuzzicato l’appetito, venendo contraccambiato. Ma questo è un altro capitolo..
La scelta di trasferirsi si è rivelata davvero giusta. il lavoro è ottimo e anche molto remunerativo. Francesca con la sue abilità è riuscita ad ottenere ulteriore lavoro anche da società diverse dalla nostra. Prima completiamo il lavoro della nostra azienda, ma ci resta tempo anche per controllare i conti di queste nuove commesse.
Fondamentalmente sono attività che svolgevo anche in Italia e quindi senza particolare difficoltà.
In ufficio, come dicevo, il rapporto tra colleghi è ottimo e più di tutti ho instaurato una maggiore complicità con Cristina. forse perché è la più vecchia di noi e la più “quadrata” nel suo modo di essere, quindi la più affidabile e la più vicina al mio modo di essere.
Capita a volte che nella pausa pranzo vada a casa sua a mangiare e si parla della mia e della sua vita:
Mi ha raccontato di quando ha trovato il marito a scopare con la sorella. Lei e il marito si erano sposati dopo un fidanzamento di 10 anni ed era felicissima anche perché insieme avevano già fatto partire una florida attività di distribuzione bevande di ogni genere; Cristina seguiva la contabilità in ufficio e suo marito la distribuzione nei vari locali.
Una sera di un caldo luglio estivo, mentre tornava anzitempo da una pizzata con le amiche per un leggero mal di testa, aveva notato nel parcheggio dell’azienda l’auto di sua sorella, universitaria di qualche anno più giovane. Chiamata al cellulare, la sorella non aveva risposto.
Essendosi preoccupata era entrata in azienda e vedendo gli uffici vuoti si era recata nel magazzino. Appena entrata avendo sentito strani versi e si era spaventata, ma ascoltando meglio si era accorta che i versi erano di piacere ed, avvicinandosi ad una pila di casse di acqua, erano proprio quelli della sorella. Sporgendosi lievemente dalle casse le si prospettò la scena apocalittica che per qualche momento la impietrì: la sorella con le braccia appoggiate alla parete e la schiena leggermente inarcata se lo stava facendo mettere nel culo dal marito infoiato come un toro e tutto sudato.
La sorella stravolta dal piacere incitava l’uomo a spingere sempre più forte,…”Dai sfondami le chiappe, brutto porco, adesso voglio che mi lavi di sborra” e lui “Ahh siiiii, troia schifosa, adesso ti spacco il culetto, non come quel frocio del tuo ragazzo……Sei l’opposto di quel ghiacciolo di tua sorella, il buco del culo non so neppure come ce l’abbia, aahh, siiii..” e dopo averla così insultata, l’ha girata con forza, le ha intimato di inginocchiarsi davanti a lui e con una breve sega le ha scaricato in faccia ampi fiotti di sborra calda. La troia, senza farsi pregare ha leccato e bevuto tutto lo sperma dell’uomo e poi, non paga, ha chiesto di essere lavata con il suo piscio. Immediatamente accontentata, emetteva mugugni di piacere.
Cristina, distrutta, era tornata a casa senza dire nulla, aveva contattato nei giorni seguenti loschi individui non molto affidabili e a questi aveva venduto la sua quota di società. senza poi dire nulla aveva trovato l’annuncio della nostra società, accettato e una mattina senza preavviso era partita e lasciato al marito, sul tavolo, i dati dei suoi nuovi soci oltre che un biglietto di migliori auguri a Lui e a quella puttana della sorella.
La cosa che più di tutte l’aveva scossa era anche il fatto che il marito la considerasse una frigida bacchettona: Lei sapeva di avere un carattere compunto, per usare un eufemismo, ma non pensava che questo aspetto potesse minare anche la sua vita sessuale. Da un lato era arrabbiata perché il marito non le avesse mai parlato di questo aspetto e dall’altro era, di fatto, arrabbiata anche con se stessa per questo suo modo di essere.
A tal proposito mi aveva confidato di averne parlato con Anita, la dottoressa veneziana. Anita che aveva un passato da neuropsichiatra, era lì in seguito alla morte del marito, un pittore di discreta fama con il quale non aveva mai avuto figli, ma con il quale aveva girato il mondo in lungo ed in largo e con il quale aveva avuto una intensa e lunga storia d’amore. Nel momento in cui potevano godersi il bello della vita verso la pensione, (Anita ha 55 anni), un infarto glielo aveva portato via. Lei era di mentalità aperta e progressista ed aveva lottato in passato perché le donne potessero rivendicare i loro diritti.
Anita aveva suggerito a Cristina di lasciarsi andare e vivere questa nuova vita più con l’istinto che con la testa tralasciando tutti quei freni inibitori che la sua educazione, la società e il suo essere le avevano imposto. in fondo, qui, chi poteva giudicarla? Noi? tutta gente che si era trasferita a 20.000 da quella società che l’aveva resa così.
Così, confidandosi più nell’intimo con me, mi ha rivelato che aveva deciso di stare al gioco con Alfredo! Infatti il toscano da qualche tempo e sempre più insistentemente ci stava spudoratamente provando con lei. All’inizio la sua rigidità l’aveva spinta a rifiutare le avances dell’uomo, ma dopo il colloquio con Anita aveva deciso di concedere più spazio alla propria istintività, che a differenza della sua testa era fortemente attratta.
Una sera quindi, lo aveva invitato a cena, e a dispetto del suo carattere, complice una buona bottiglia di vino, si era lasciata andare. Dopo cena si erano spostati sul divano e con le luci soffuse l’uomo aveva iniziato a parlarle nell’orecchio e contemporaneamente ad accarezzarle le gambe. Lei si era sentita un calore mai provato prima crescerle addosso ed istintivamente aveva allargato le gambe ed inarcato la testa all’indietro.
Alfredo compreso il clima che si era venuto a creare, aveva iniziato a massaggiarle i seni ed a baciarle collo e labbra con sempre maggiore infoiamento.
Cristina, annebbiata un po' dall’alcol ed abbandonata ormai al godimento aveva iniziato ad emettere versi di piacere e così senza accorgersene si era trovata senza vestito e mutande, con i soli reggiseno, calze e tacchi a spillo. Alfredo, tra un grugnito e l’altro, si stava togliendo anche le mutande, rimanendo così completamente nudo, ma con il cazzo già duro e svettante.
Con una forza da montone aveva preso Cristina e posizionata a gambe larghe sul tavolo, ancora apparecchiato, presa una sedia, le si era posizionato davanti e dicendole “Adesso ti apro le porte del paradiso!”, aveva iniziato a leccarle la figa con ampie lappate ed a morderle ogni tanto il clitoride.
Cristina era pervasa da sensazioni mai provate prima; i brividi le crescevano da ogni parte del corpo e senza volerlo si era trovata ad incitare l’uomo ad insistere “dai Siii, leccamela, ahhh siiiii che meraviglia..”
Ad un certo punto, con un grido sguaiato di piacere, Cristina aveva riversato i suoi umori di piacere nella bocca di Alfredo. L’uomo senza fare un piega si era asciugato la bocca con il braccio ed aveva continuato ancora per cinque minuti a leccarle la passera.
Dopodiché, con modi sempre piuttosto rozzi, l’aveva presa per un braccio fatta sedere sul divano, le aveva tolto il reggiseno, ciucciato brevemente i capezzoli e poi con le gambe larghe, le braccia sui fianchi ed il bacino leggermente inarcato in avanti le aveva messo in faccia il suo bastone duro come il marmo.
Cristina per un attimo è rimasta attonita non sapendo come comportarsi, ma all’incitamento dell’uomo “me lo devi succhiare!”, ha iniziato con timidezza a prenderlo in mano e muovendolo con delicatezza su e giù, con la lingua ha cominciato a leccare dapprima la cappella e poi il resto della mazza.
Ma non essendo abituata a tanta foga, la sua testa aveva ripreso un po' il sopravvento e così il pompino non era risultato così efficace. Per riparare un po' al danno, Cristina aveva completato l’opera facendo venire l’uomo con una bella sega carica di una gran sborrata sulle proprie tette.
Scusandosi con Alfredo e ringraziandolo per le emozioni provate, si erano ripromessi di provarci un po' alla volta, perché lei non era abituata a tanto “libertinismo”, ma sicuramente la intrigava; l’uomo un po' insoddisfatto, a malincuore, aveva accettato.
Come già accennato, oltre a Cristina, le cose stavano andando per il verso giusto anche a me. Con Simona, la convivenza aveva rafforzato la nostra intimità e lo scoccare della scintilla era soltanto una questione di giorni.
Lei è una ragazza molto carina, biondina con capelli mossi, due occhi da cerbiatta ed un modo di fare molto intrigante e coinvolgente. Ormai erano tre mesi che dividevamo la stessa casa ed insieme avevamo contribuito ad arredarla.
Simona è una ragazza solare ed, al contrario mio, più fantasiosa, allegra ma anche disordinata, quindi i nostri modi di essere si completavano in modo naturale.
Un sabato sera che non avevamo impegni con gli altri, ho preparato un cena a base di pesce con una buona bottiglia di bianco e facendole trovare un ambiente curato e illuminato solo da candele ho creato l’atmosfera.
Nel rientrare dal lavoro e vedere così la casa, Simona ha subito capito che quella sera si faceva sul serio e in tono malizioso mi ha chiesto “Che intenzioni hai?”, “solo offrire una cena ad una splendida designer”.
Tra battute e risate la serata è scorsa piacevolmente e verso le undici quella maledetta gatta morta mi si avvicina e sedendosi sulle mie gambe mi chiede “Quale è la ricompensa che ti devo per una serata così?”, “secondo te cosa mi merito?” e senza neppure aspettare la risposta mi ha messo la lingua in bocca e le braccia intorno al collo. Poi staccandosi e guardandomi negli occhi mi dice “direi che abbiamo aspettato anche un po' troppo! non perdiamo più tempo!” e così facendo prendendomi per mano mi ha portato in camera. Una volta lì si è spogliata rimanendo soltanto in mutande e reggiseno e mi ha fatto accomodare sul letto, mi ha slacciato i pantaloni e me li ha tolti insieme alle mutande. Risalendo dal ginocchio con baci languidi è arrivata al mio arnese. Da lì ha cominciato un pompino da pornostar professionista guardandomi sempre fisso negli occhi con sorrisini diabolici e leccate degne di un calippo. il mio uccello, per quanto non esagerato, era gonfio all’ennesima potenza e se avesse continuato ancora un minuto le sarei venuto in bocca. Da esperta quale evidentemente è, si è fermata e, una volta spogliatasi completamente nuda, si è messa a pecorina su una cassettiera e mi ha invitato ad inginocchiarmi dietro per leccarle sia la figa che il buco del culo. “bagnameli bene, perché poi voglio che me li ripassi per bene”.
Obbediente, mi sono inginocchiato ed ho iniziato, a colpi di saliva, ad umettarle lo sfintere e le grandi labbra, affondando più volte la lingua all’interno titillando il clitoride. la porcellina godeva come una pazza lanciando gridolini di piacere e chiedendomi anche di sditalinarla. Così alla lingua ho aggiunto dapprima un dito, poi due ed infine tre. Sia nel culo che nella figa.
Lei, stravolta, mi ha fatto alzare e dopo avermi brevemente ripassato l’uccello, si è posizionata alla pecora sul letto e perentoriamente mi ha detto “Cosa aspetti, sbattimelo dentro! cominciamo con la passerina, poi mi sfondi il culo!”
Senza farmelo ripetere ho iniziato a pomparla nella sorca con sempre maggiore foga e quando ho sentito che stavo per venire, ho tolto la verga, l’ho posizionata sul buchetto anale e con due o tre colpi le sono entrato nel retto. Sebbene fosse più stretto, mi sono bastati pochi minuti per scaricare due o tre fiotti di sborra nelle sue viscere e dopo averlo estratto , me lo sono fatto ripulire per bene a colpi di lingua.
Esausti ci siamo addormentati così sul letto.
Da quella sera il nostro rapporto di convivenza si è fatto quindi più consistente senza però rendere formale la cosa e questa nuova sessualità mi ha fatto solo che bene.
Gli altri sanno che tra noi c’è qualcosa di più di una convivenza, ma nessun chiede o vuol sapere di più, facendosi la propria vita.
Il bello di questo villaggio è proprio questo: nessun pettegolezzo personale che debba riempire la giornata altrimenti vuota. Ognuno si può fare la propria vita senza paletti o obblighi di ordine morale.
Passiamo molte più serate in intimità e alterniamo scopate furiose a coccole sdolcinate.
Anche Cristina, con la cura Alfredo, è diventata più disinibita e mi racconta di cavalcate sconvolgenti al limite del fetish. Una sera mi ha detto di aver provato il sesso anale e di non volerlo più abbandonare, in più è ormai da tempo che i pompini li fa tutti con ingoio.
Dice che Alfredo le ha proposto una cosa in tre, anche con un’altra donna o un’altro uomo, ma lei preferisce aspettare, anche se ammette che un vulcano erotico così non l’aveva mai provato e non rimpiange gli anni trascorsi a scopare quasi esclusivamente alla missionaria.
Una sera è arrivata addirittura a dirmi che se fosse stata un po' più troia con suo marito forse non sarebbe successo quello che è successo.
Io nel frattempo continuo la mia relazione con Simona, anche se il fantasma del travestimento qualche mese dopo è riapparso a farmi visita.
Una sera che Simona era in ufficio con Federica per completare dei disegni, Mary e Alessia mi hanno invitato in un locale frequentato da omosessuali. Qui ho notato diverse drag queen, ma anche che molti crossdresser. E come la prima volta, i miei sensi rimanevano attratti piuttosto che respinti da queste persone. Mi sono fermato a dialogare con alcuni di loro tranquillamente. Molti di loro durante il giorno sono lavoratori o liberi professionisti con una vita insospettabile, qualcuno anche sposato, e la sera danno libero sfogo al proprio modo di concepire la propria sessualità.
Un tardo pomeriggio approfittando dell’assenza di Simona, mi è venuto uno strano istinto di provarmi gli abiti della mia compagna e, sapendo che non sarebbe tornata fino a sera, mi sono recato in camera e dapprima ho guardato nel cassetto dell’intimo. Il solo contatto con la seta già mi dava alla testa e come un vortice mi ha portato dapprima a mettermi mutandine, reggiseno, autoreggenti nere e poi frugando nel resto del guardaroba, una gonna nera aderente e una camicia aperta di colore creme.
Sentendo il desiderio salire ho recuperato una parrucca nera a caschetto che Simona aveva per una festa fatta in un locale e qualche gioiello di bigiotteria. Nel guardarmi allo specchio così messo la mia eccitazione si è ulteriormente accresciuta.
Ero talmente eccitato che chiamando Simona le ho chiesto per che ora sarebbe tornata così da organizzare la cena e capire in tal modo quanto tempo mi sarebbe rimasto. Lei mi disse che prima delle 20.30/21.00 non sarebbe tornata. Avevo 3 ore e mezza per dar sfogo al mio vizio privato!
Mi sono rispogliato, sono andato in bagno, ho fatto una bella doccia calda e poi mi sono depilato gambe, braccia e petto. Non ho molti peli, ma ero ormai abituato a radermi già con la mia ex e quindi per Simona era normale.
Mi sono asciugato e poi ho scelto uno smalto rosso vivo dai trucchi di Simona, me lo sono passato sulle unghie di mani e piedi, ho aspettato dieci minuti alla tv intanto che asciugava e poi mi sono rimesso l’intimo.
Sono tornato in bagno e ho completato l’opera con fondo tinta, rossetto, mascara, matita ed ombretto.
Dopo la parrucca, ho rimesso la gonna e la camicetta e poi mi sono specchiato: non resistevo più dall’eccitazione. Gli abiti femminili aperti mi fanno impazzire ed il trucco accresce la mia vanità. L’istinto e la voglia mi spingevano ad abbassarmi le mutandine ed il reggiseno, stuzzicarmi i capezzoli mentre l’altra mano avrebbe menato l’uccello fino a schizzare sborra calda, ma volevo resistere e mettere alla prova la mia “femminilità”.
Così ho provato a svolgere le attività di casa in abiti femminili; dalle pulizie alla sistemazione della spesa fino a rifare i letti e pulire il bagno. Ogni momento era carico di piacere e mi risultava naturale e splendido vivere in quel modo. Per un attimo mi ha anche sfiorato l’idea di uscire ed andare a trovare le ragazze in ufficio, ma le complicazioni e la vergogna sarebbero state inarrivabili. così dopo la solita sega in cui immagino di essere posseduta sessualmente da un uomo, mi sono cambiato, ripulito e sistemato le cose in ordine come prima e ho preparato la cena.
I mesi seguenti il desiderio era sempre più forte tanto che sono arrivato a comprarmi anche un paio di sandali aperti con tacco 10 e due otre parrucche di scorta per cambiare il look.
Purtroppo puntuale con l’arrivo del desiderio di travestimento, è arrivato anche il calo di desiderio con Simona: per due o tre volte non sono riuscito ad eccitarmi con conseguente frizione con la mia compagna piuttosto scocciata e risentita.
Una pomeriggio Francesca mi ha chiesto se cortesemente avessi accompagnato Alfredo a prendere delle piante in un resort distante 400 Km da lì per poi trasportarle ad uno più vicino, soltanto che Alfredo non era riuscito a trovare nessuno che gli desse un mano. Saremmo partiti alle 18.00, arrivati alle 23.00 e ripartiti l’indomani mattina con il carico di piante. Avvertita Simona, ho aspettato Alfredo con il furgone e poi siamo partiti.
Dopo pochi chilometri Alfredo mi chiede se ci possiamo fermare a bere un caffè in un bar del centro dove lui conosce alcuni amici e lì parlando del più e del meno mi racconta la sua versione, ovviamente con tono virile, della sua relazione con Cristina, raccontandomi i dettagli, ma non sapendo che io già conoscevo tutto dalla diretta interessata. Terminato il caffè, mentre stiamo per ripartire, un ragazzo sui venti anni si avvicina ad Alfredo e gli chiede se avesse qualche lavoretto da fargli fare per racimolare due soldi. Alfredo mi guarda e mi chiede se avessi avuto problemi a portare lui anziché me. Io, contento per essermi liberato dall’impiego, gli ho anche detto di partire subito che sarei tornato al villaggio con un taxi dopo aver mangiato un panino.
Infatti dopo aver mangiato il mio panino, ho chiamato un taxi e mi sono fatto riaccompagnare al villaggio. Pagato il tassista, mi sono avviato a piedi verso la mi abitazione. A pochi passi da casa ho notato da fuori che le luci del soggiorno erano accese, nonostante l’ora, le 23.00 e che le voci erano multiple. Così, giusto per curiosità, mi sono avvicinato alla finestra che affaccia verso la campagna retrostante e, come Cristina a suo tempo, sono rimasto impietrito dalla scena che mi si è presentata davanti.
Sul divano, completamente nuda con i soli tacchi a spillo, c’era Simona seduta, che si stava succhiando contemporaneamente due enormi cazzi di due giovani brasiliani mulatti e muscolosi sui venticinque anni anch’essi nudi.
Sembrava molto eccitata e non si lasciava scappare un centimetro di quelle verghe. Poco distante il tavolo ancora apparecchiato con piatti e bicchieri. Quindi prima li aveva invitati a cena e ora gli faceva la festa.
La mia sensazione però fu strana: era un misto di frustrazione ed eccitazione. E non riuscivo a comprendere se l’eccitazione fosse per la troiaggine della mia donna o, incredibile a dirsi, per i bastoni duri dei due ragazzi. Sta di fatto che stetti lì fermo a guardarmi tutta la scena fino alla fine.
Nel frattempo Simona si era messa a quattro zampe sul divano con un ragazzo che le leccava la figa da dietro e l’altro che la pompava ancora in bocca con il suo siluro. Chiedeva, in brasiliano, ai due ragazzi di farla godere come una cagna perché il suo uomo non era più capace. Senza farsi pregare i due stalloni la fecero alzare e si scambiarono i posti: uno si mise dietro il divano, la posizionarono in ginocchio sul divano di spalle e leggermente inarcata e mentre uno glielo sbatteva in bocca con veemenza, l’altro la stantuffava alla pecora nella figa. Lei era stravolta dal piacere e urlava il suo godimento senza ritegno. Ad un certo punto uno dei due si è seduto sul divano e le ha intimato di farsi infilzare a smorza candela sul suo bastone mentre il secondo da dietro le ha subito tappato il culo con la sua mazza. Se la stavano montando selvaggiamente in due in tutti e due i buchi e dovettero addirittura tapparle la bocca per le urla che lanciava per il piacere misto al dolore per lo sfondamento doppio. Dopo un’ora di pesanti cavalcate in cui l’avevano presa in tutte le posizioni e pesantemente insultata per la sua porcaggine, la portarono in bagno, le infilarono entrambi i cazzi in bocca, tanto che faticava a respirare, e la riempirono di così tanta sborra che ne riuscì a deglutire un parte, ma il resto le colava da tutte le parti sul corpo.
Messa con forza in ginocchio nella doccia, le puntarono i cannoni in faccia e la lavarono con un doppio fiotto di piscio giallo dorato. La troia rideva e godeva della doccia e ne chiedeva sempre di più, tanto da berne ad ampie sorsate.
Lasciata così, se ne andarono dalla porta. Io indeciso sul da farsi, aspettai che Simona sistemasse tutto, si lavasse e si mettesse a letto. Verso l’una e trenta suonai il campanello e lei, sorpresa di vedermi, mi chiese come mai fossi a casa e da quanto. Mentendo, in parte, le dissi che avevo cenato in città e che ero tornato con l’ultimo autobus delle 00.30. Lei più preoccupata di essere scoperta mi fece domande per rassicurarsi che non fossi arrivato prima e neppure una su cosa avessi fatto in città sino a quell’ora.
Mi diede un tenero bacio di buonanotte dicendomi che era felice che fossi a casa e si addormentò.
Io rimuginavo sulla incredibile serata con un enorme desiderio di parlarne a qualcuno per sfogarmi, ma a chi? Probabilmente a Cristina……
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.