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Essere femmina - parte 1°


di doriana
15.03.2021    |    1.724    |    6 9.7
"Mi inoltrai e con grande stupore vidi ben tre uomini, distanti tra di loro, stesi al sole, completamente nudi..."
Essere un uomo fisicamente ed essere una donna, una femmina mentalmente. E' una storia complicata da esporre e da spiegare. Andiamo con ordine.
Già da adolescente sentivo in me una strana tendenza omosessuale, ma nel senso passivo femminile. Già da allora, quando vedevo, chiuso in bagno per lavarmi, i collant di mia madre, mi assaliva una sorta di turba irrefrenabile ed eccitante ad indossarli. Lo feci molte volte, mi guardavo allo specchio ed iniziavo a provare la sottile, gradevole sensazione di essere una ragazza. Sono cominciate così le fantasie erotiche del vestirmi con indumenti femminili. Poi le rimuovevo, perché ero pur sempre maschio, un giovane studente al Liceo Classico della mia città. Mi piacevano le ragazze della mia scuola, mi piaceva andare in discoteca dove ho conosciuto alcune fighette con cui ho pomiciato, limonato, accarezzato, palpeggiato e così via. Non ancora il rapporto completo, così, tornato a casa, mi masturbavo pensando a loro. Una prima svolta nel mio percorso verso la consapevolezza del mio essere è stata quando un caldo pomeriggio d'estate, a scuola terminata, promosso con una media voti non eccellente ma buona, in meritata vacanza, ho deciso di andare in una spiaggia in riva al Po non distante dalla mia città. Allora, dalle mie parti, si usava molto andare sulle spiagge in riva al grande fiume per farsi un po' di tintarella prima di andare tutti al mare in agosto. Questo era anche il mio intento associato a quello intrigante di guardare belle figliole in bikini o, magari, in topless. Era il periodo in cui, le più spavalde, iniziavano tale pratica. Così, indossato il costume da bagno, con a tracolla lo zainetto in cui avevo riposto un grosso asciugamano e le infradito, mi recai in una vasta spiaggia di bianca e fine sabbia, e mi stesi al sole caldo. Non era molto frequentata perché era un giorno lavorativo, un gruppetto di giovanissime, qualche coppia di mezza età, qualche signora ancora di bella presenza fisica e qualche signore dai capelli bianchi con fare da guardoni. Io adocchiavo di più le signore di mezza età, dai seni prorompenti e dai tondi culotti prospicienti più che le sottili forme di quelle adolescenti, sognando ad occhi aperti di accoccolarmi in quel ben di Dio. Sul lato a monte della spiaggia si trovava una zona punteggiata di cespugli bassi, un paio di metri, con appresso piante di medio fusto, ricche di un fogliame verde intenso, ricurve verso valle a causa delle piene stagionali. Dopo un'ora sotto il sole cocente, gocce di sudore mi colavano sul viso, sul collo e sulla schiena. Decisi così di andare un po' all'ombra, raccolsi la mia roba, mi incamminai verso la radura. Mi sedetti sotto la pianta più alta e più folta e mi ristorai. Mi guardai attorno, non c'era nessuno, vidi, però, una cinquantina di metri ancora più a monte un arginello alto come un uomo cha da monte a valle si congiungeva all'alveo principale del fiume. Incuriosito, volli vedere cosa ci fosse al di là. Mi arrampicai sull'arginello, giunto sopra vidi che il paesaggio cambiava completamente. Era una spiaggia di sabbia non fine, granulare come ghiaietto, in mezzo alla quale scorreva con sinuose curve una sorta di ruscello dall'acqua limpida e leggermente increspata. Un angolo magnifico, un quadretto montano di pianura, da incorniciare. Si trattava di un'ansa del fiume che circondava un isolotto che si trovava sull'altra sponda del rigagnolo. Tale isola era coperta da un fitta vegetazione fatta di erbacce e cespugli di ogni tipo, e da alti pioppi selvatici innalzantisi al di sopra del groviglio di sottobosco. Notai che dalla spiaggia ghiaiosa si inerpicava un sentiero. La cosa mi attrasse e decisi di andare a vedere. Attraversai il ruscello e vidi con stupore in lontananza, sdraiato sul ghiaietto, un uomo completamente nudo. Bah, voleva farsi un'abbronzatura integrale, pensai. Attratto dall'isola, salii sullo stretto sentiero inoltrandomi all'interno tra due pareti di erbacce. Mi sentivo come un esploratore del passato, nella giungla africana alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Dopo una decina di minuti di cammino, dalla fitta vegetazione si aprì un'ampia radura di sabbia con qua e là qualche basso cespuglio. Mi inoltrai e con grande stupore vidi ben tre uomini, distanti tra di loro, stesi al sole, completamente nudi. Dopo un attimo di smarrimento, mi prese una subdola eccitazione. Imperiosa una voce dentro di me mi suggeriva: ci siamo, "alea iacta est" il dado è tratto, di classica Cesariana memoria. Andai nei pressi del primo cespuglio, mi distesi e mi tolsi lo slip. Ero nudo come mamma m'ha fatto. Sensazione mai provata prima, estremamente eccitante. Mi misi a pancia in giù mostrando il mio, me ne vanto, bel culetto, appoggiando la faccia di lato sulle braccia per scrutare i dintorni e stetti in attesa. Alcuni minuti dopo intravidi uno dei tre uomini alzarsi e, nudo, incamminarsi verso di me. Girò da dietro e si tolse dalla vista. Non vedendolo ma sentendo la sua presenza, mi prese una sorta di panico misto a piacere che mi accresceva l'eccitazione. Ormai ero deciso, succeda quel che succeda. Con un sussulto sentii il calore di una mano che si appoggiava delicatamente alle natiche. Un brivido, un forte brivido di piacere mi percorse la schiena. Mi capitò per la prima volta quello che in seguito ho provato tante altre volte. Sentirmi annullato ed in possesso altrui, sentirmi passivo, posseduto, femminile insomma. La mano, con fare carezzevole, si portò dalle natiche alla schiena, poi giù ancora sulle natiche per poi scendere alle cosce. Risalì e si intrufolò fra le cosce accarezzandomi i coglioni. In estasi, da femmina in calore, d'istinto, alzai i l culo e gli consentii di prendersi in mano l'uccello. Mi percepivo femmina, donna, figa nonché puttana. Ero passiva, completamente alla mercé di quel gradevole uomo sulla cinquantina. Mi fece girare e gli offersi il cazzo duro come una roccia, ritto, grosso. (ho una cannella di buone dimensioni). Se lo prese in mano, lo menò per un paio di minuti, poi, con avidità lo prese tutto in bocca, lo succhiò, lo leccò, mi fece un pompino coi fiocchi e contro fiocchi. Ero al settimo cielo, godevo come una cagna in calore. Quando intuì che stavo per venire, ritrasse la bocca, lo prese in mano, lo menò con vigore fino a farmi sborrare con un violento getto di caldo sperma. Un orgasmo super, soprattutto speciale. Il battesimo del fuoco del mio percorso gay femminile. Con un gesto della mano che poco prima mi stringeva il cazzo, l'uomo mi salutò e si allontanò. Devo dire che, presa com'ero dall'inusitato godimento, non notai neppure come fosse il suo uccello. Va bè, non fa nulla.
Fine parte 1°
continua......
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