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Serva Musulmana


di doriana
03.10.2022    |    2.636    |    6 8.7
"Torniamo a casa sempre camminando dietro di lui..."
DOMINAZIONE DI FANTASIA DA PADRONE MUSULMANO
Capitolo 1
In questo capitolo voglio esternare il mio bisogno di dominazione in un modo del tutto particolare. Essere tenuta prigioniera e schiava in un luogo altrettanto singolare. Di seguito racconto questa mia bramosia perversa al massimo.
Parlo di un quartiere malfamato alla periferia di una grande città, formato da quei palazzoni di edilizia popolare, scalcinati e quasi cadenti, tutti di otto piani, abitati da extracomunitari di ogni razza e colore, senza un lavoro e dediti al borseggio ed allo spaccio. Pochissimi sono gli italiani e solamente meridionali. Un quartiere degradato, dove nemmeno la Polizia osa mettervi piede. Io che sono senza lavoro, senza casa e nullatenente, vengo assegnato dai servizi sociali ad abitare in un appartamento di quei palazzoni ma già occupato da un extracomunitario col quale dovrò convivere. Costui, di buon grado senza porre problemi di sorta, ha accettato. Così, con un'auto della Polizia Locale, vengo portato e scaricato davanti ad uno di quei casermoni, gli agenti mi lasciano il numero dell'appartamento assegnatomi ed in tutta fretta se ne vanno. Sono le otto del mattino. Tale condominio si trova al confine del quartiere prospicente ad un vasto parco alberato ed in uno stato di totale incuria con erbacce alte anche mezzo metro. Ai margini noto due neri che mi osservano incuriositi mentre si fumano una canna. All'angolo del palazzone si trova un bar dal quale si sentono provenire schiamazzi da ubriachi in una lingua incomprensibile. Decisamente un bell'ambientino. Varco il portoncino d'ingresso costantemente aperto del mio condominio e salgo le scale per cercare il numero dell'appartamento. Giunto al primo piano comincio a sentire l'odoraccio tipico di cibi strani misto alla sporcizia immanente su gradini e pianerottolo. Vedo il numero dell'interno assegnatomi e mi rallegro che si trovi solo al primo piano in quanto, ovviamente, non c'è l'ascensore. Busso alla porta, si apre e mi si presenta un omuncolo brutto, sozzo, sgraziato con la barba incolta ma non lunga, i denti neri disposti a casaccio in una bocca laida e puzzolente, un marocchino, in mutande e canottiera sudici. Credo di non aver mai visto in vita mia un essere così schifoso e repellente. “Ciao, sono il tuo coinquilino che ti ha assegnato il Servizio Sociale.” gli dico “ ah, bene, entra dolcezza” risponde. Una volta entrato e chiusa la porta alle mie spalle, mi afferra alla gola, mette la faccia davanti alla mia facendomi percepire il suo alito fetente e, perentorio, afferma “senti bellezza, ti ho accettato in casa solo per approfittare dell'occasione di avere al mio servizio una cameriera, una domestica, una serva che mi accudisse in tutto. Tu sarai come una mia moglie all'uso islamico, cioè mia schiava. Mi hai inteso bene?” Atterrito e succube, rispondo “va bene, va bene signore, mi metterò totalmente al suo servizio, le terrò in ordine la casa, la terrò pulita, cucinerò, laverò i piatti e farò il bucato. Vi farò il bagno e vi laverò. Quel che conta per me è avere un tetto sopra la testa, una casa, un bagno per lavarmi ed un giaciglio per dormire. Per questo sarò serva, schiava e sottomessa in tutto al generoso signore che mi ha accolta benevolmente nella sua dimora.” “così mi piaci troietta. Tieni ben presente che dovrai assecondare anche le mie voglie ed i miei bisogni sessuali, tutti, chiaro?” ribadisce e continua “comincia col toglierti tutto e metterti completamente nuda e ricordati che così dovrai restare sempre in casa mia, in modo tale che posso incularti ogni volta che ne ho voglia qualunque cosa tu stia facendo. Hai il buchetto vergine, vacca?” “no mio signore, la verginità l'ho persa da un pezzo, sono un culattone passivo femminile ed il mio buchetto è diventato una voragine per il numero incalcolabile di grossi cazzi che l'hanno sfondato” confesso. “bene puttanella, allora, prima di iniziare a lavorare, mettiti a 90 gradi che ho bisogno di un buco dove infilare il cazzo per fare una goduriosa sborrata” afferma mentre mi spinge la testa verso il basso fin quasi al pavimento, mi divarica le gambe, si toglie le mutande e mi infila il maleodorante fallo in culo. Dopo poche decine di secondi, assestandomi gli ultimi decisi colpi, erutta un potente getto di sborra calda e vischiosa che mi inonda il culo, emettendo un urlo animalesco e bestiale. Sfila il cazzo dal culo, si tira su le mutande e, soddisfatto, si stende sul divano e comanda “bene troia, ora sto meglio, tu comincia a rassettare serva, intanto faccio un pisolino”. Il mio padrone si chiama Abdul Al Sawady, almeno così c'è scritto su una targhetta incollata alla porta. Prima di continuare il racconto, devo rimarcare e chiarire alcuni aspetti relativi a tale situazione:
Primo
Scrivo i dialoghi con lui in un italiano corretto ma le sue risposte non sono di certo altrettanto in un buon italiano. La sua conoscenza della lingua di Dante è scarsa e si esprime nel tipico linguaggio degli extracomunitari rozzi ed illetterati. Utilizza l'H gutturale ed aspirata, usa solo l'infinito senza coniugare i verbi tipo “tu essere serva ed io padrone”. La pronuncia è contorta e sgraziata ed a volte esce con espressioni difficili da comprendere.
Secondo
L'appartamento è composto di sole tre stanze. Il soggiorno piuttosto ampio con angolo cucina. Vi si accede direttamente dalla porta d'ingresso. La stanza da letto ed il bagno sono site al lato opposto dell'ingresso. Le pareti ed il soffitto del soggiorno sono di un colore che va dal beige scuro al marrone chiaro come pure la stanza da letto. Le pareti ed il soffitto del bagno hanno una tinta biancastra. La parte inferiore è lastricata, per un'altezza di circa un metro e cinquanta, con mattonelline quadrate di color azzurro intenso anche se poco apprezzabile per la lordura di cui sono intrise. Il pavimento è formato da ampie mattonelle quadrate color grigio topo uguale in tutte le stanze. Alla parete del soggiorno, sulla destra dell'ingresso, subito dietro al divano, si trova una larga finestra con serramenti in alluminio e vetrata, naturalmente lurida, che guarda verso il parco. Aderente al vetro una tendina leggermente plissettata in fibra sintetica semi trasparente e lorda. Sul margine superiore del vetro un tubicino in plastica a cui è inserito il margine superiore a tubo della tenda ed attaccato al vetro con due piccole ventose, una per lato, di plastica gommosa che la tengono appesa. Il divano è un tre posti in panno rossiccio dozzinale, così come i tre cuscini ed i braccioli, poggiato sul supporto in plasticone rigido color marrone scuro. In mezzo un tavolo in legno massiccio consunto con quattro sedie della stessa fattura e con sedile in finta paglia di colore giallognolo. Sulla parete opposta si trova la cucina abbastanza completa di tutto. Fornello a gas a quattro fuochi, lavello e rubinetto in acciaio inox, frigorifero modesto e poco capiente di modello vetusto con una troppo piccola cella freezer. Tra frigorifero e fornelli, una serie di mobiletti accostati in un'unica soluzione. Pensili distribuiti su tutta la lunghezza della parete che è di circa 7 metri. Fatti con scadente compensato pressato ma, comunque, ben costruiti. Laccati con vernice rosso scuro ed opaco. Trattasi del pezzo migliore di tutto l'ambiente. La stanza da letto presenta una normale porta finestra con serramenti, anch'essi in alluminio, che guarda verso un palazzone distante una ventina di metri e che da su di un balconcino con ringhiera metallica semi arrugginita e sul quale si trova uno stendino per panni. Davanti alla finestra una tenda di panno spesso e grezzo, di colore grigio scuro quasi nero, scorrevole su di un tubolare in legno agganciato al soffitto. Il letto matrimoniale è del tutto normale con intelaiatura in legno color nero, rete e materasso. Copri materasso, lenzuola e copri cuscini in cotone, di color rosso cupo, lerci e mefitici. Di frone al letto un capiente armadio in legno nero a due ante scorrevoli. Il bagno è piuttosto ampio, ha una piccola finestra anch'essa con serramenti in alluminio, che guarda verso il palazzo adiacente. Non ha tendina per cui dall'edificio dirimpettaio possono guardarti mentre ti lavi o caghi, soprattutto la sera con la luce accesa. Questo per me non è affatto un problema, ovviamente. Sulla parete di sinistra si trova, dalla porta alla finestra, in sequenza, la vasca da bagno lercia con una tenda in plastica trasparente inserita con anelli ad un tubo in acciaio inox fissato al soffitto da renderla scorrevole e scendente fino al fondo della vasca per fare la doccia senza innaffiare il pavimento. Quindi un lavabo in ceramica bianco con sovrapposto a muro uno specchio, A lato un mobiletto in plasticone rigido marrone con ripiano bianco, a due ante, per riporvi saponette, flaconi di bagno schiuma e shampoo, detersivi e quant'altro necessita in un bagno. Alla parete opposta i due classici sanitari in ceramica bianca, il water con vistose virgole di merda, con a lato lo scopino imbrattato di rimasugli di feci e, applicato al muro, il porta carta igienica. A seguire il bidet, stranamente quasi pulito evidentemente perché mai usato ed infine la lavatrice incredibilmente quasi nuova.
Terzo
Si capisce che il mio padrone è il boss del quartiere, il capo e pure una sorta di amministratore. Lo si evince dalla considerazione che hanno di lui i Servizi Sociali quale loro referente unico dell'intero quartiere. Ritengo quindi che lui sia una specie di protettore degli spacciatori, rispettato e temuto. Lo ricambiano dandogli una percentuale sul ricavato dello spaccio così lui si arricchisce senza sporcarsi le mani.
Fatta tale premessa, riprendo il racconto.
Nuda come un verme, mi metto di buon grado al mio compito di cercare di rendere vivibile quel porcile. Inizio, prendendo dal mobiletto sottostante al lavello il detersivo per stoviglie, col lavare piatti, pentole e bicchieri imbrattati di rimasugli di cibo e porcherie varie. Finito, li metto ad asciugare nel pensile scola stoviglie e passo a mondare fornello, ripiani, mobiletti e frigorifero, sia fuori che dentro. Dall'interno del frigo tolgo alcuni barattoli di nauseabonde cibarie e li butto nel bidoncino dell'immondizia. Tolgo pure cinque bottigliette medie di birra che metto in disparte. Lavo per bene tutto l'interno. Terminato, faccio per riporre le birre al fresco quando Abdul, il mio padrone, si sveglia quasi avesse percepito la presenza delle birre e mi urla “serva, portami una birra” “subito Signore” La stappo e gliela porgo. Si mette seduto e se la scola. Proseguo lavando prima i vetri della finestra poi il pavimento. Scolata la birra, il Padrone mi chiama “schiava, prendi la bottiglia, buttala poi vieni qui puttanella” “si Padrone, subito” rispondo. Butto il vetro ed intanto Abdul si toglie le mutande. Vado verso di lui che ha già il cazzo eretto e duro. “inginocchiati troia e succhiami il cazzo” eseguo e glielo prendo in bocca sordido e fetido qual è. L'odore è nauseante ed il sapore è schifoso, ma sono schiava e devo farmelo piacere. Glielo pompo per bene da brava bocchinara finché non viene e riempie la bocca di calda sborra. Questa mi piace, è saporita, la gusto e la ingoio. “brava serva, bel lavoro” si complimenta. “schiava, devo cagare, quando ti chiamo, vieni a pulirmi il culo” Due o tre minuti dopo mi chiama e mi precipito in bagno. Noncurante della tremenda puzza di merda che viene dai suoi escrementi ancora sul fondo del water, gli pulisco il buco del culo con la carta igienica e tiro l'acqua. “bene servetta, io devo uscire poi vado a mangiare, tu continua a rassettare, tornerò verso le 13:30 e ti porterò un panino, devi pur mangiare anche tu” sentenzia e se ne va. Sono le 10:30. Continuo a pulire ed a lavare i pavimenti ed i sanitari del bagno. Tolgo dal letto le lenzuola sudice, le metto in lavatrice e rifaccio il letto con lenzuola pulite che ho trovato nell'armadio. Alle 13:00 ho finito, la casa è linda e profumata e mi concedo un po' di riposo sul divano. Mi resta solo di fare la lavatrice per lavare tende, lenzuola ed indumenti. Alle 13:20 Abdul è già di ritorno. Mi alzo dal divano e gli vado incontro ed a testa china gli sussurro “bentornato mio Signore” senza rispondere, chiude la porta dietro di sé, si guarda attorno sbalordito ed afferma “bravissima schiava, sei una vera domestica, hai trasformato la mia casa in un appartamento da signore. Ti meriti davvero il panino” me lo porge ed aggiunge “mangia mia serva, te lo sei meritato. Ora faccio un riposino poi ti porto al supermercato dove acquisterai pasta, verdura, carne, tranne quella di maiale, e tutto ciò che ti serve, a tua scelta, per cucinare piatti italiani che mi piacciono molto. Acquisterai anche indumenti ed intimo da donna sexy. Comprerò anche un collare con catenella per tenerti al guinzaglio come mia schiava cagna e portarti in giro a fare nottata” “va bene Padrone” rispondo. Si siede sul divano, si spoglia nudo e mi lancia mutande e canottiera puzzolenti dicendomi “serva, lava anche questi” “certo mio Signore” Mi siedo a tavola e divoro affamata il panino. Ho appena deglutito l'ultimo boccone che mi sento afferrare per i capelli, è il Padrone che mi trascina fino al divano su cui mi ci fa sbattere viso e braccia trovandomi così a pecora. Mi apre le chiappe, mi infila due dita nel culo poi me le mette in bocca e mi dice sghignazzando “gustati il sapore del tuo buco del culo, troia” tenendomi le dita in bocca, cosa che non mi turba, affonda il cazzo in culo sbattendomi come un forsennato, 10, 12, 15, 20 colpi violenti finché, quando sta per venire, lo estrae, mi gira frontale e me lo ficca in bocca al posto delle dita lasciandosi andare ad un vibrante orgasmo e ad un'abbondante sborrata mormorando “senti che sapore ha il tuo buco del culo, vacca” Devo ammettere che il padrone è un vero mandrillo, riesce fare tre, quattro sborrate in un giorno, mi piace la cosa. Il Padrone si accascia sul divano ed io azzardo a dirgli “mio Signore, dopo che ha riposato e prima di andare al supermercato, mi consente di farle il bagno e di lavarla per essere pulito quando si coricherà nelle lenzuola pulite?” “si, buona idea serva, quando mi sveglio mi fai il bagno e mi laverai per bene, adesso continua nei lavori domestici e lasciami dormire, troia” risponde. “si Padrone, come comanda” concludo. Sono le 14:00. Mi reco in bagno e riempio il lavabo di acqua calda, intanto attacco la lavatrice. Verso abbondante detersivo per bucato a mano nel lavabo e vi immergo mutande e canottiera del padrone insieme alla mia ed ai miei pantaloncini. Li lavo e li strofino per bene, apro il tappo del lavabo per scolare l'acqua sporca e marrone, apro il rubinetto e risciacquo per bene gli indumenti, li strizzo e li ripongo in una bacinella. Pulisco il lavabo quindi mi porto sul balcone, apro lo stendino e li metto ad asciugare. Attendo che la lavatrice finisca il ciclo per lenzuola poi faccio come prima, li metto ad asciugare. Sono le15:30. Il mio Signore si sveglia e mi sbraita “muoviti serva, fammi il bagno che poi andiamo a far spesa” “si Padrone, apro subito il rubinetto dell'acqua calda”” rispondo. Quando l'acqua è appena tiepida, chiamo Abdul che subito si sdraia supino nella vasca. Sembra un orsacchiotto tanto è peloso ed inspiegabilmente tale vista mi fa eccitare. Si, comincio a percepire un'attrazione particolare verso il mio Padrone, comincio ad apprezzarlo e mi sono veramente affezionata a lui. Lo sciacquo con l'apposito rubinetto a doccia munito di tubo in gomma flessibile, gli chiedo di mettersi seduto, gli consiglio di chiudere gli occhi e gli lavo i capelli col detergente per shampoo. Lo risciacquo, lo faccio distendere di nuovo e passo al lavaggio col bagno schiuma. A mani nude gli strofino tutto il corpo, in particolare le ascelle ed il membro. Il padrone mi appare ora sotto una luce diversa. Sembra rilassato, beato, senza mostrare quella prepotenza insita e radicata nel suo carattere, anzi, tutto il contrario. Sembra un fanciullo che si abbandona lieto alle tenui carezze della mamma. Questo aspetto mi inebria e mi fa affezionare sempre più a lui. Lo faccio mettere prono e continuo il lavaggio soffermandomi su buco del culo e coglioni che gli lavo da dietro. Mi da l'impressione che il sentire la mia mano accarezzargli tali parti intime acuisca ancor più il suo stato d'animo descritto prima. Lo risciacquo per bene, lo asciugo con un ampio salviettone che avevo preso dal mobiletto sotto il lavabo e lo asciugo. “ecco fatto mio signore, come si sente?” gli sussurro “molto bene, brava. Mi congratulo perché sei la serva e domestica perfetta per me. Vedrai che saprò proteggerti e soddisfarti come se fossi mia moglie musulmana” “grazie mio Signore, mi sento onorata che mi reputi come moglie islamica. Vorrei tanto divenire donna, femmina musulmana. Sento che la condizione della donna quale moglie islamica sia proprio quella a cui una donna dovrebbe sottoporsi. Voglio convertirmi all'islam ed essere devota ad Allah, vero Dio. Mio Signore e Padrone, mi insegna a conoscere la legge islamica ed il Corano?” rispondo. “Ma certo serva ma non sarò io ad insegnartela, non sono un granché come praticante, ma il Mullah Omar mio amico. Domani ti porto da lui in Moschea.” mi conferma Abdul. “grazie mio Signore, ora consente anche a me di lavarmi? Non è bello che venga con lei lindo e profumato, rd io sudicia e puzzolente” chiedo “giusto schiava, spicciati, lavati che poi andiamo.” sentenzia. Sono le 16:30. Faccio una doccia veloce ma rinfrancante, mi asciugo e, naturalmente nuda, mi avvicino al padrone sdraiato sul divano, mi inginocchio e, con voce flebile, gli dico “Padrone mio, la tua serva non possiede neanche un vestito. Non vorrà portarla al supermercato nuda?” “certo che no, guarda nell'armadio, dev'esserci un'abaya color marrone scuro ed un'hijab color marrone chiaro, un vestito da donna musulmana col velo. Troverai pure un paio di scarpe da donna, vai indossali, sotto niente mutande perché le donne islamiche non le portano. Muoviti che poi andiamo.” replica. Corro in camera da letto, mi vesto avendo cura di sistemare in modo corretto l'hijab e torno dal mio signore. “ohhh, stai veramente bene serva, sei perfetta, una vera donna islamica.” esclama. “grazie mio Signore” poi aggiunge “serva ascoltami bene. Quando usciamo di giorno sarai la mia fidanzata, ti vestirai sempre all'uso musulmano, ti comprerò altri abiti ed anche dei gioielli e ti porterò rispetto, ma in casa e fuori alla notte, tienilo ben presente, sei e resti sempre la mia domestica e la mia schiava sottomessa. Dovrai sempre ubbidire succube al tuo padrone, intesi? Stanotte proverai cosa vuol dire essere schiava del boss Abdul Al Sawadi, chiaro” “si certo Padrone, sono di sua proprietà. Non ho alcun diritto, non esisto come persona autonoma, sono una nullità. Sono solamente un essere imprigionata e sottoposta totalmente al supremo ed assoluto potere del mio Padrone. Solo lui ha il diritto di uso-capione sul mio corpo e sulla mia anima. Ha la facoltà esclusiva di usarmi ed abusarmi a piacimento, di umiliarmi, di vendermi o di regalarmi a chicchessia anche costituiti in gruppi dal numero imprecisato, di ogni razza e colore.” affermo perentoria. “brava, hai capito al volo, bene, andiamo” conclude” Sono le 17:30. Usciamo ed io cammino dietro a lui da brava Musulmana. Il supermercato si trova, a pian terreno, in uno degli ultimi palazzoni del quartiere dalla parte opposta al parco. Annessi e collegati pure un store islamico ed un mercatone gestito da cinesi. Entriamo al supermercato, Abdul conduce il carrello ed io scelgo i prodotti e ve li ripongo. Questo è ciò che desidera il mio Padrone. Ad un certo punto incontriamo una coppia di conoscenza del Padrone. Sono entrambi musulmani, lui un bel ragazzotto molto carino, lei una bella signora sulla quarantina, gioviale e sorridente, vestita all'usanza islamica. Una raffinata Abaya dal colore beige tenue di fondo, decorata con ricercati ed assai fini disegnini di color nero tipo bende per gli occhi che scendono, uno sotto l'altro in sequenza, dalle spalle alle anche con andamento curvilineo, decisamente elegante. Su testa, collo e spalle Hijab nero di classe. “salam boss” saluta il ragazzotto. “vedo che hai con te una bella signora boss, non ce la presenti?” esordisce la sua compagna. “si certo, si chiama Doriana, la mia nuova fidanzata, è italiana ma desidera tanto convertirsi e divenire donna islamica. Infatti domani la porto in moschea per fargli conoscere ed imparare la Shari'a. Vero tesoro?” risponde il Padrone. “si, certo è così, mio Signore” rispondo a mia volta. “che bello, Mi fa piacere Doriana, io sono Abida e lui è mio marito Nisar, ma dimmi come mai hai scelto di convertirti?” Continua. Abida parla bene l'italiano e da l'impressione di essere una donna colta ed intelligente. “perché sono convinta che la donna islamica interpreti nel modo migliore la femminiltà ed il ruolo di fidanzata o moglie. Non mostra e non espone spudoratamente in pubblico il proprio corpo come fanno le occidentali. Si mostra spogliata o nuda solo al suo uomo, marito o fidanzato che sia, rendendo l'approccio assai più erotico di quello delle occidentali. La donna è per sua natura passiva quindi è giusto e corretto che sia sottomessa all'uomo, che lo serva, che lo accudisca e che lo onori. La femmina musulmana cede di buon grado al maschio la totale proprietà del suo corpo, del suo seno e della sua vagina al fine soddisfare doverosamente il suo famelico e naturale istinto sessuale. Però l'uomo deve provvedere al mantenimento ed alla protezione della donna” “ohh, però, brava Doriana, hai espresso, senza saperlo, il senso profondo della Qawama che domani, in moschea, il mullah Omar ti spiegherà a fondo con l'insegnarti la Shari'a. Però a questo punto devi anche cambiare nome ed adottare un nome femminile islamico, che dici di Kaarima, ti piace?” continua Abida. “si va bene, mi piace, è un bel nome Kaarima, mi si addice” rispondo. “ottimo kaarima, adesso, per me, sei già mia amica musulmana” replica ed aggiunge, rivolgendosi ad Abdul” Boss, che dici, ti andrebbe di venire a cena da noi domani sera con Kaarima? Ci faresti un grande onore ed è pure un segno di ringraziamento per la tua protezione.” “perché no, va bene, ci saremo” acconsente Abdul. “bene, allora ci vediamo domani sera alle 19:30 Allah Akbar.” conclude Abida. Completiamo la spesa al supermercato e ci portiamo nello store islamico. Acquista due Abaya con relativi hijab. Entrambi molto fini ed eleganti. Uno a tinta unita di color rossiccio chiaro quasi smunto con un prezioso ed ampio disegno arabescato di color azzurro acceso. Hijab di colore beige chiaro tendente al panna. Scarpe chiuse nero lucido. L'altro tutto nero così come l'hijab, decorato da semplici e piccole strisce ricurve argentate che scendono verticalmente dalla spalla destra fino ai piedi. Entrambi molto raffinati ed eleganti. Poi passiamo al mercatone cinese dove acquista un abitino rosso vivo, a tinta unita, semitrasparente e cosparso qua e là di paiettes e piume bianche. Decisamente da troia. Un paio di sandali rossi tacco dieci. Mutandine rosa da figa, anch'esse semitrasparenti e finemente decorate con piccolissimi pois viola. Un perizoma nero tipo filo interdentale semitrasparente sul davanti. Due parrucche dai capelli ricci, una color argento vivo e luccicante, l'altra rossa tendente al violetto. Ogni sorta di trucchi per viso, occhi e labbra. Vari generi di monili riccamente lavorati, quali orecchini, collanine, anelli e braccialetti. Infine un collare per cani con guinzaglio in gomma flessibile. “questi serva sono gli indumenti e tutto l'occorrente per essere troia e cagna stanotte quando ti darò in pasto ai miei amici” afferma perentorio il mio Padrone. “grazie mio Signore” rispondo. Sono le 19:30. Torniamo a casa sempre camminando dietro di lui.
Fine Capitolo 1
Continua...........
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