tradimenti
Un operaio in casa
di vicnick01
06.03.2023 |
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"La mia vulva era aperta a contatto con il suo viso e da essa, ancora slargata dall’amplesso colava un leggero filo di sperma..."
Ciao, io sono Flavia.Non sono piu’ una ragazzina ma continuo ad avere un bel corpo (anche se non proprio da indossatrice), due belle tette sode (non porto il reggiseno) e delle gambe discrete.
Sono una persona normale e come tale ho un marito ed un figlio che amo moltissimo.
Non ho piu’ avuto avventure da quando mi sono sposata e non ho mai avuto ripensamenti … fino all’altro giorno.
E’ da due settimane che, dovendo effettuare lavori nella casa dove viviamo, abbiamo operai intorno tutto il giorno. Tra questi, ce n’e’ uno, molto piu’ giovane di me, che ha colpito la mia attenzione per la professionalita’, la disponibilita’ e, non neghiamolo, la sua figura: moro, abbastanza alto con un bel viso ed un bel portamento.
Senza sapere perche’ l’altro giorno ho deciso di provocarlo. Mio marito mi aveva avvertito che lui sarebbe arrivato la mattina un po’ piu’ tardi e, non avendo la possibilita’ di aspettarlo, toccava a me rimanere in casa fino al suo arrivo.
Il fatto non mi creava alcun problema e pertanto accettai. La sera prima stavo spogliandomi in bagno per andare a letto e mi ero appena tolto anche gli slip che mi balzo’ in testa un’idea.
Raccolsi gli slip (in effetti un mini tanga nero in pizzo) e, invece di metterli nel cesto da lavare li infilai nella tasca della tuta di Andrea (l’operaio che mi aveva colpito). Poi me ne andai tranquillamente a letto.
L’indomani mattina i miei uscirono ed io rimasi in casa in attesa degli operai. Il fatto degli slip mi era oramai sfuggito dalla mente. Mi lavai, mi truccai e, in attesa che arrivassero, mi infilai una vestaglia e incominciai a fare alcuni lavori che avevo tralasciato nei giorni precedenti. Presi la scala ed incominciai a pulire uno scaffale che ho in cucina. Dopo pochi minuti, in anticipo sul previsto arrivo’ Andrea che, gentilmente, mi saluto’, parlammo dell’andamento dei lavori, del piu’ e del meno poi ognuno torno’ ai propri lavori. Io risalii sulla scala e lui ando’ nell’altra stanza a cambiarsi e cominciare il lavoro.
Dopo alcuni minuti, io ero impegnata ancora a pulire e rimettere le cose sullo scaffale, lo sentii arrivare:
“Posso esserle d’aiuto ?” mi chiese. “Mi spaventa vederla cosi’ in alto. Non ha paura di cadere”
“Il lavoro devo pur farlo” risposi io “mi passi pero’ quelle bottiglie cosi’ evito di scendere e salire ogni volta”.
Si chino’ per prendere le bottiglie a terra ed io a mia volta mi chinai per prenderle dalle sue mani. Due, quattro, sei bottiglie. Al terzo gruppo mi resi conto che la vestaglia si stava aprendo ma, avendo le bottiglie una per mano, non avevo la possibilita’ di chiuderla. Se ponevo le bottiglie sullo scaffale la vestaglia si sarebbe aperta mostrando che sotto non avevo nulla. Pero’ non potevo stare li’ ferma aspettando che cosa poi ?.... Andrea li’ sotto, intanto, mi guardava fisso. Vedeva senz’altro che la vestaglia, apertasi un po’ troppo, mostrava l’attaccatura dei seni e, sotto, lasciava intravedere le gambe quasi completamente nude.
“Sta bene, Fulvia” mi disse allora “le sta, per caso, girando la testa”
“Si. Un po’.” Risposi io.
“Venga giu’, allora, che l’aiuto io” e detto questo mi pose due mani sulle ginocchia quasi ad impedire che cadessi.
“Scenda piano”
Ed io scesi uno scalino. Le mani di Andrea rimasero ferme a quell’altezza e quindi me le ritrovai sulle cosce. Per non urtarlo con le bottiglie alzai le braccia tenendole alzate. La vestaglia si aperse sul basso mettendo in evidenza la mia peluria.
“Mi dia le bottiglie che rischiano di cadere”. Gliele porsi e lui le appoggio’ sul tavolo vicino tornando immediatamente con le mani sulle mie cosce.
“Ancora uno scalino, da brava” Ero ancora al quarto. Scesi al terzo e le mani di Andrea salirono sulle cosce.
“Ancora uno” Al secondo scalino le mani di Andrea erano sui miei fianchi mentre il suo viso era a livello delle tette che erano oramai uscite dalla vestaglia.
“Immaginavo che sotto non avesse niente visto che ho trovato i suoi slip nella mia tasca” osservo’.
Improvvisamente mi ricordai degli slip ed arrossii violentemente. Mi sentii anche svenire e gli misi allora, per non cadere, una mano sulla spalla e mi appoggiai a lui. Si trovo’ con il viso tra le mie tette dove immediatamente appoggio’ le labbra ed incomincio’ a baciarle. Contemporaneamente sposto’ una mano all’interno delle cosce e sali’ fino a raggiungere la peluria. Con il taglio della mano inizio’ ad andare avanti ed indietro facendo si’ che si infilasse tra le labbra che piano piano si aprivano. Contemporaneamente le ginocchia mi si piegavano e sembrava che il mio corpo andasse incontro alla sua mano.
“Andrea, mi faccia scendere. Ho ancora due scalini” e tentai di spingerlo indietro.
Ma era un’impresa impossibile. In bilico sulla scala, con una sua mano tra le gambe che si insinuava sempre piu’ dentro le labbra oramai aperte e l’altra che appoggiata al mio sedere mi teneva e si teneva. Per tutta risposta continuo’ a baciarmi il seno spostandosi sul capezzolo serrandolo tra i denti.
“Andrea, mi faccia scendere. Ho paura di cadere. Lasci che venga a terra, per favore”.
Al che si scosto’ e lascio’ che scendessi gli ultimi scalini. Arrivata a terra “Grazie” gli dissi. Ma non ricomposi la vestaglia lasciandola aperta sui seni e sul ventre. Lui la prese per le spalle e me la sfilo’ completamente. Rimasi nuda davanti a lui con le braccia lungo i fianchi…. In attesa.
Mi si avvicino’ e, scostandomi i capelli appoggio’ le labbra sul mio collo. Piegai la testa dall’altra parte cercando di respingerlo.
“No, la prego, cosa sta facendo. Mi lasci andare”
“Vieni con me” mi disse e passatami una mano sul fianco, dolcemente mi sospinse verso la camera. Arrivati vicino al letto mi si mise davanti e mi prese le mani. Poi lentamente mi sospinse sul letto fino a quando fui seduta su di esso. Mise una mano sotto le ginocchia e mi giro’ sul letto stendendomici sopra.
“Andrea, non farlo, non dobbiamo. Lasciami andare” Ma non avevo nessuna intenzione di andarmene.
Si erse, e si tolse la maglia. Con i piedi si tolse le scarpe e inizio’ a slacciarsi la cintura. Lascio’ scivolare i calzoni a terra e si abbasso’ per togliersi i boxer. Era un po’ che non vedevo un uomo nudo e tale vista mi colse impreparata. A un riflesso incondizionato scostai le ginocchia aprendo le gambe. Le braccia erano sempre stese lungo i fianchi in attesa. Andrea si inginocchio’ vicino al letto e comincio’ ad accarezzare i seni ed il ventre. Si piego’ su di me e incomincio’ a baciare i capezzoli, a succhiarli, a tirarli. Mentre con una mano mi strizzava un seno, l’altra si insinuava tra le mie gambe. Ed io per risposta aprivo ancora di piu’ le gambe in modo che la sua mano potesse meglio entrare tra le mie labbra.
“Vieni” gli dissi allora.
Sali’ sul letto e si stese sopra di me. Si appoggiava ai gomiti e pertanto, non mi pesava. Sentivo solo il contatto del suo ventre sul mio, poi sentii una pressione sulle labbra. Con una mano Andrea spostava il suo membro lungo la spaccatura estraendone i succhi e spalmandoli intorno. Poi, alla fine trovo’ l’entrata. Sentii il suo membro che premeva la mia apertura che facilmente si allargava per accoglierlo. Le gambe si allargarono ancora di piu’ in modo da permettere al suo bacino di entrare piu’ profondamente a contatto. Sentivo entrare Andrea in me sempre piu’ profondamente fino a quando avvertii il contatto del suo pube sul mio. Inizio’ a muoversi dentro di me infilandolo e togliendolo, spostandosi in ogni direzione ed arando cosi’ la mia vagina in ogni millimetro.
“Continua cosi’” gli dissi “voglio sentirlo tutto”.
“Devo uscire o posso venirti dentro ?” mi chiese.
Afferrai in quel momento che un altro uomo al di fuori di mio marito mi stava penetrando e mi stava chiedendo se poteva scaricare dentro di me il suo sperma. Se gli avessi detto di no avrebbe tirato fuori il suo membro lasciandomi sola a godere e sarebbe venuto forse sul mio ventre o avrebbe voluto che aprissi la bocca per infilarmi il suo pene ed il suo sperma in bocca. Ma io non avrei piu’ avuto il suo cazzo dentro di me a pomparmi. No volevo che rimanesse dentro di me con il suo arnese turgido fino alla fine e poi che mi riempisse della sua sborra.
“No rimani dentro e riempimi” gli dissi.
E cosi’ continuo’ a pomparmi per diversi minuti fino a quando, dopo alcuni affondi piu’ violenti, lo sentii irrigidirsi, spingere il suo membro fino nel piu’ remoto angolo ed al fine avvertii un caldo fiotto che mi invadeva.
Rimase dentro di me ancora un po’. Sentivo il suo membro che, pur continuando a riempirmi, lentamente si ammosciava fino a che lo estrasse completamente e fece per alzarsi.
“Non te ne andare. Rimani li’ che ti voglio ancora”. Ricadde supino ed io mi misi a cavallo del suo corpo dandogli la schiena e piegandomi sul suo ventre. La mia vulva era aperta a contatto con il suo viso e da essa, ancora slargata dall’amplesso colava un leggero filo di sperma. Andrea prese a leccarmi la vulva ed il suo contorno ed io mi chinai sul suo membro e lo accostai alle mie labbra. Lentamente estrassi la lingua ed incomincia a passarla sul glande arrossato. Sentivo il profumo dello sperma ed il suo gusto dolciastro. Leccai tutto il glande e la parte superiore dell’asta. Poi mi infilai in bocca quel membro che oramai era diventato piccolo e iniziai a manipolarlo con la bocca, la lingua, le guance e tutta la mia testa.
Nel frattempo lui continuava a leccarmi l’apertura passando lentamente la lingua sull’altro foro. Passava le dita tra le mie labbra, sempre piu’ in profondita’, estraendo il suo sperma e spandendolo dentro tutto il canale. La mia bocca, frattanto, aveva riportato il suo membro alla consistenza massima tanto che avevo difficolta’ a tenerlo in bocca.
“Andrea, lo voglio nell’altro buco”
A queste mie parole quasi trasalii. Mi ero fatta vedere nuda, lo avevo provocato, avevo accettato che mi toccasse, mi baciasse, mi succhiasse i capezzoli, avevo voluto che lo infilasse dentro il mio corpo. Avevo accettato che mi riempisse del suo sperma. Gli avevo preso in bocca quel membro ed adesso gli chiedevo di infilarmelo nel culo. Oramai era fatta. Ero talmente infoiata che non avrei lasciato nulla di intentato. Mi girai mettendomi in ginocchio ed appoggiando la testa al cuscino.
“Vieni dentro cosi’. Ma lentamente, e’ la prima volta. Ma ti voglio tutto e dappertutto”.
Mi si mise dietro, afferro’ le mie tette con le due mani e inizio’ a sfregare il suo membro nel mio solco. Poi lo sentii che lo dirigeva verso il mio piccolo buco. Lo appoggio’ allo sfintere e incomincio’ a spingere. Io lo aiutai allargandomi le natiche e, poco per volta, lo sfintere si allargava. Io indietreggiavo per accostarmi al suo membro mentre lo sentivo che lentamente si infilava allargandomi il buco.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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