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Prime Esperienze

Schiava di uno sconosciuto pt. 2


di Ginger_freckles
20.01.2025    |    108    |    0 6.0
"“Vanessa, prima di chiudere, voglio che tu faccia un’ultima cosa per me..."
Le lancette dell’orologio sembravano non muoversi mai, mentre il ticchettio ritmico riempiva la stanza come un metronomo implacabile. Mi rigirai nel letto per l’ennesima volta, il fruscio delle lenzuola amplificato dal silenzio della notte. Ogni minuto che passava mi avvicinava a mezzanotte, e la tensione nel mio corpo aumentava, quasi palpabile. Il buio sembrava più denso, ogni ombra un contorno vibrante che contribuiva a rendere l’attesa quasi insopportabile. La sua voce, calma e autoritaria, mi risuonava nella testa, un’eco che sembrava accarezzarmi e avvolgermi, controllandomi anche a distanza. La sua voce mi risuonava ancora nella testa, quella calma autoritaria che sembrava controllarmi anche a distanza.
Alle 23:50 mi alzai e accesi il portatile. Mi sedetti alla scrivania, la luce dello schermo che illuminava a malapena la stanza. Aprii Skype e controllai il mio account nuovo di zecca che sembrava essere diventato un simbolo di ciò che stavo facendo.
23:59. Il cuore mi batteva così forte che pensai si sentisse in tutta la stanza, un ritmo che sembrava scandire il tempo stesso. La luce fioca del portatile illuminava appena l'ambiente, gettando ombre morbide e sfumate sulle pareti spoglie. Ogni movimento del mio corpo sembrava amplificato dal silenzio profondo della notte: il fruscio dei miei capelli, il lieve scricchiolio della sedia. Respirai a fondo, cercando di calmarmi, ma il nodo nello stomaco si stringeva sempre di più, mentre l'attesa diventava quasi tangibile, come un velo sottile che mi avvolgeva.
Poi, allo scoccare della mezzanotte, apparve una notifica. Una richiesta di contatto. Era lui.
Accettai senza esitazione. Subito dopo arrivò una richiesta di chiamata video. Non c’era audio, solo il video. Mi fissai nello schermo per un attimo prima di rispondere. Quando accettai, la sua immagine apparve davanti a me.
Lo stesso cappuccio scuro che nascondeva metà del viso, lasciando visibile solo quel sorriso enigmatico. Questa volta era più reale, più vicino. Mi sentivo come se fosse nella mia stanza, anche se eravamo ancora separati da uno schermo.
Pochi istanti dopo, arrivò il primo messaggio:
“Ciao, Vanessa. Sei qui, come ti avevo chiesto. Sono soddisfatto di te.”
Abbassai lo sguardo per un attimo, le mani che tremavano mentre digitavo la risposta. “Grazie. Non volevo deluderti.”
“Bene. Ora possiamo iniziare davvero. Ogni tua azione con me è una dimostrazione del tuo desiderio di continuare. Sei pronta a dimostrarmi che meriti di stare qui?”
Deglutii, il cuore che batteva forte. Scrissi rapidamente: “Sì, sono pronta.”
La sua risposta arrivò quasi immediatamente. “Molto bene. Alzati.”
Mi alzai lentamente, la sedia che strisciava appena sul pavimento. Mi posizionai davanti alla webcam, le gambe che tremavano leggermente.
“Ora spogliati. Voglio vedere tutto. Lentamente.
Le sue parole mi colpirono come una scossa. Non c’era esitazione, solo quella calma implacabile che ormai mi aveva avvolta completamente. Con mani tremanti, iniziai a sfilarmi la maglietta, poi il reggiseno, lasciando cadere ogni pezzo di stoffa sul pavimento, fino a rimanere completamente nuda davanti allo schermo.
Il messaggio successivo arrivò quasi subito. “Perfetto. Sei bellissima. Ora siediti di nuovo, ma rimani così. Voglio che resti ferma e che continui a guardarmi. Voglio che il tuo corpo sia lì per me, completamente.”
Mi sedetti lentamente, mantenendo lo sguardo fisso sulla webcam, sentendo il mio respiro che si faceva più pesante. Non scrissi nulla, aspettando il suo prossimo comando, sapendo che avrei fatto tutto ciò che mi avrebbe chiesto.
Dopo qualche istante, il messaggio successivo apparve sullo schermo. “Brava, Vanessa. Hai dimostrato di poter obbedire. E questa è solo la prima notte. Stiamo solo iniziando.”
La sua immagine sullo schermo rimaneva immobile, ma il suo sguardo sembrava scavare dentro di me, come se fosse in grado di leggere ogni mio pensiero. Sapevo che sarebbe andato oltre, e anche se ero nervosa, non riuscivo a fermarmi. Ogni parola che scriveva aveva un peso che mi trascinava più in profondità.
Un nuovo messaggio apparve: “Vanessa, hai fatto bene finora, ma ora voglio vedere quanto davvero sei pronta a lasciarti andare. Ti voglio completamente. Ogni movimento, ogni gesto, deve essere per me e ordinato da me. Sposta la webcam in basso. Voglio vedere tutto.”
Deglutii, il calore che mi salì al volto sembrava bruciarmi. L’idea di spostare la webcam mi paralizzava, ma le sue parole erano una rete dalla quale non riuscivo a fuggire. Scrissi: “Va bene.”
Con mani tremanti, presi la webcam, sentendo la plastica fredda sotto i polpastrelli, e la abbassai lentamente. Il cavo tirava leggermente, un lieve scricchiolio accompagnava ogni spostamento. La luce dello schermo si rifletteva sulla superficie lucida, creando un alone luminoso che avvolgeva il mio corpo in un chiarore incerto. Ogni gesto era lento, quasi esitante, e mentre regolavo l’angolazione, la pelle delle mie dita sfiorava il bordo della scrivania, la sua superficie liscia e leggermente polverosa. Quando la sistemai, mi sentii completamente esposta, come se ogni dettaglio di me fosse amplificato da quella cornice digitale. Era un livello di vulnerabilità che non avevo mai provato prima; il respiro si fece più corto, il nodo nello stomaco più stretto, ma c’era anche una nota inconfondibile di eccitazione che mi attraversava come una scarica elettrica.
Un nuovo messaggio arrivò: “Molto bene, Vanessa. Ora ascoltami attentamente. Voglio che ti tocchi. Lentamente. Non fare nulla che non ti ordini. Inizia accarezzandoti le cosce. Voglio che mi mostri quanto puoi essere delicata.”
Le mie mani scivolarono sulle cosce, seguendo il contorno della pelle. Ogni movimento era guidato dalle sue parole, come se lui stesso mi stesse toccando attraverso lo schermo.
Un altro messaggio: “Bene. Adesso lascia che le mani si avvicinino di più. Voglio vedere le tue dita sfiorare ogni centimetro della tua pelle. Fermati quando te lo dico.”
Feci come mi aveva chiesto, le dita che scivolavano più in alto, sfiorando la mia pelle mentre il respiro si faceva sempre più corto. Mi sentivo completamente sotto il suo controllo, e la sensazione mi faceva tremare.
“Ora. Tocca di più. Voglio che le tue mani si spingano ancora più in là. Fallo per me.”
Le sue parole erano come comandi diretti al mio corpo. Ogni gesto che facevo era un atto di obbedienza, e il suo silenzio mentre guardava mi faceva sentire ancora più esposta.
La sua risposta arrivò subito: “Bene. Ma voglio di più. Non smettere di guardare lo schermo mentre ti tocchi. Voglio che tu veda ciò che vedo io. Voglio che tu sappia quanto sei perfetta quando obbedisci.”
Mi costrinse a non distogliere lo sguardo dallo schermo. Ogni movimento era guidato da lui, ogni tocco un atto di sottomissione. Il nodo nello stomaco si era trasformato in qualcosa di diverso, un bisogno di compiacerlo che non riuscivo a controllare.
Con le dita iniziai a massaggiare dolcemente il mio clitoride, rendendolo gonfio e pulsante.
Quando stavo per inserirle dentro me, mi arrivò un altro suo messaggio: “Adesso fermati. Hai fatto abbastanza per stasera. Sei stata perfetta, Vanessa. Ma ricorda, questo è solo l’inizio. Ogni notte andremo più lontano.”
Appena lessi il suo ultimo messaggio, il respiro ancora irregolare, pensai che fosse tutto finito per quella notte. Ma una nuova notifica illuminò lo schermo, facendomi tornare a guardare con attenzione.
“Vanessa, prima di chiudere, voglio che tu faccia un’ultima cosa per me.”
Mi sistemai meglio sulla sedia, il corpo ancora caldo per tutto ciò che era appena accaduto. Scrissi rapidamente: “Cosa devo fare?”
“Scarica un’app sul tuo telefono, si chiama Kik. È sicura e anonima. Domani mattina ti contatterò lì. Voglio che sia tutto pronto. Puoi farlo adesso, vero?”
C’era una calma decisa nelle sue parole, come se sapesse che avrei obbedito. E aveva ragione. Senza nemmeno pensarci due volte, presi il telefono e iniziai a cercare l’applicazione. Digitai il nome che mi aveva dato e avviai il download. Ogni gesto era fluido, naturale, come se fosse esattamente ciò che volevo fare. Quando l’app fu pronta, creai un nuovo account. Era come se ogni piccolo passo mi avvicinasse di più a lui, e quella sensazione mi faceva sorridere. Tornai al pc e scrissi: “Ho fatto. Sono pronta.”
La sua risposta arrivò immediatamente. “Brava. Ogni volta che obbedisci senza esitazione, dimostri che meriti di continuare. Domani mattina, ti scriverò io. Non prendere iniziative. Aspettami.”
Quelle parole mi fecero venire un brivido lungo la schiena, ma non di paura. Mi piaceva sapere che lui aveva il controllo, che stava guidando ogni mia mossa. Scrissi con decisione: “Va bene. Aspetterò.”
“Perfetto. Ora vai a dormire, Vanessa. Domani sarà una giornata lunga.”
La chiamata video si chiuse senza ulteriori messaggi, lasciandomi a fissare lo schermo nero del portatile. Mi appoggiai allo schienale della sedia, inspirando profondamente. Non riuscivo a smettere di sorridere.
Ogni ordine che mi aveva dato mi aveva fatto sentire viva come mai prima. Ogni piccolo passo mi aveva avvicinata a un confine che non avevo mai avuto il coraggio di superare, e sapevo che avrei fatto qualsiasi cosa per continuare.
Spensi il portatile e mi infilai sotto le coperte, il corpo ancora elettrico. La sua immagine continuava a danzarmi davanti agli occhi, e la promessa di sentirlo di nuovo il mattino successivo mi faceva accelerare il cuore. Non avevo mai provato una sensazione così intensa, ed ero pronta per di più.
Spensi il portatile e mi infilai sotto le coperte, il corpo ancora elettrico. La sua immagine continuava a danzarmi davanti agli occhi, e la promessa di sentirlo di nuovo il mattino successivo mi faceva accelerare il cuore. Non avevo mai provato una sensazione così intensa, ed ero pronta per di più.
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