Prime Esperienze
IO, TERESA - Quando Misi La Testa A Posto - Cap. 4
di whynot007
29.05.2022 |
125 |
0
"Finalmente trovammo un negozio, che dagli indumenti esposti in vetrina, prometteva di soddisfare le nostre richieste..."
4Il giorno successivo, sabato, lo passai insieme ad Elvira che avevo pregato di accompagnarmi ai grandi magazzini per comprare un camice di lavoro. Infatti era già da parecchi giorni che Carlo mi aveva sollecitato all'acquisto di un camice perché non voleva che l'ispettorato del lavoro, in una eventuale ispezione, potesse infliggere all'azienda delle sanzioni economiche.
In realtà io ero abbastanza contraria all'uso del camice, pensavo infatti che un tale indumento avrebbe nascosto tutte le mie forme e mi avrebbe fatto sembrare meno sexy di quanto io volessi. Carlo però era stato irremovibile per cui dovetti a malincuore assoggettarmi all'idea.
L'operazione di ricerca e compera del camice ci impegnò tutto il pomeriggio e fu una vera occasione di divertimento.
Elvira mi convinse a visitare un numero enorme di negozi, infatti voleva trovare un indumento che fosse all'altezza dell'uso che ambedue pensavamo dovesse avere. Volevamo cioè un camice che fosse attillato e sexy e che potesse far risaltare le mie forme. Elvira ricordava la locandina del film "L'infermiera" con Ursula Andress e pretendeva di trovare un camice come quello indossato dall'attrice.
Finalmente trovammo un negozio, che dagli indumenti esposti in vetrina, prometteva di soddisfare le nostre richieste. Inoltre scoprimmo, con nostro piacere, che all'interno c'era un gruppetto di tre ragazzi che anche loro erano in cerca di abiti da lavoro. Appena entrate fummo subito fatte oggetto di attenzione da parte di questi ragazzi e soprattutto Elvira, con i suoi occhi verdi e capelli color rame, destò un enorme interesse in loro.
Ambedue ci accorgemmo della cosa e sottovoce la mia amica sussurrò:
- «adesso ci divertiamo un poco con questi tre, facciamoli sbavare…!»
Non avevo ben chiaro quale fosse il suo piano.
Lei cominciò a rovistare fra i vari indumenti appesi alle stampelle e ogni volta che ne prendeva uno lo accostava al suo corpo per verificare davanti ad uno specchio quale fosse l'impatto visivo, ed ogni volta accompagnava l'operazione con frasi tipo "no, è troppo lungo" oppure "vorrei qualcosa di più attillato" oppure "no, cerco qualcosa di meno serio", ogni volta facendo attenzione di essere ascoltata dai ragazzi.
Finalmente con un gridolino di gioia trovò un camice di color rosa fucsia molto corto con solo sei bottoni di chiusura e, dirigendosi senza esitazione verso il camerino di prova, disse esultante alla commessa:
- «provo questo…»
Elvira si stava comportando come se fosse lei l'interessata all'acquisto dell'indumento.
Il negozio disponeva di camerini di prova separati, due per uomini e due per donne, posti gli uni di fonte agli altri ad una distanza di pochi metri. Ogni camerino consisteva di un piccolo locale con uno specchio sulla parete frontale ed una tenda scorrevole che fungeva da sipario. La tenda non toccava terra ma arrivava circa all'altezza delle ginocchia, viceversa la parte superiore copriva fino all'altezza del volto. Dall'esterno, pur non potendo vedere il corpo dell'occupante, però ci si poteva rendere conto se il camerino fosse libero oppure no.
Utilizzammo il primo camerino, era abbastanza grande da permettere la presenza di due persone contemporaneamente.
Elvira socchiuse la tenda avendo cura di lasciare un piccolo spiraglio da cui si sarebbe potuto sbirciare all'interno e poi, con fare disinvolto, cominciò a levarsi la camicetta.
Intanto i tre ragazzi si erano diretti verso i camerini di prova davanti il nostro con la scusa di provare anche loro alcuni indumenti scelti in tutta fretta. Solo uno di loro entrò nel piccolo locale mentre gli altri due rimasero fuori, sicuramente con l'intenzione di sbirciare all'interno del nostro camerino.
Elvira, levata la camicetta, era rimasta con il suo reggiseno rosso che metteva in risalto il suo bel seno. Indossò il camice e si guardò allo specchio.
Ad alta voce, in modo che anche i ragazzi sentissero, se ne uscì con tutta una serie di apprezzamenti negativi sulla vestibilità dell'indumento.
Io non fui d'accordo: mi sembrava che si adeguasse in maniera perfetta al suo corpo. Non avevo capito che le sue parole erano solo una scusa per giustificare ciò che stava per fare. Infatti disse:
- «Aspetta, fammi provare senza questo … »
e così dicendo si tolse il camice, poi tolse i pantaloni ed infine tolse anche il reggiseno che depositò a cavallo della tenda di chiusura in modo che dall'esterno si potesse intuire che si era denudata.
Ci fu un gran trambusto fra i ragazzi che cominciarono anche a parlare sottovoce fra di loro. Si poteva facilmente intuire il contenuto dei loro discorsi!
Elvira con il camice chiuso solo con cinque dei sei bottoni uscì dal camerino per osservarsi allo specchio da maggior distanza. Si girava e rigirava, facendo commenti a volte positivi e a volte negativi. Sembrava che stesse comprando un lussuoso vestito di alta moda e non un semplice abito da lavoro. La corta lunghezza dell'abito e la mancata chiusura dell'ultimo bottone facevano sì che ad ogni movimento le sue superbe gambe venissero mostrate.
I ragazzi ormai avevano rinunciato a far finta di provare anche loro degli indumenti e la loro attenzione ormai era solo per la mia amica. Avvicinandosi, mi disse sotto voce
- «aspetta, adesso gli do il colpo di grazia»
poi aggiunse ad alta voce:
- «Non sono proprio convinta, fammi provare senza… »
lasciò di proposito la frase interrotta in modo che ognuno dei presenti potesse completarla a suo desiderio.
Rientrò nel camerino e richiuse la tenda, io restai al di fuori, non avevo intuito cosa avesse in mente. Da sopra la tenda la osservai che si dimenava e cercava di fare qualcosa che non riuscii a capire cosa fosse. Poi con stupore e quasi per caso, vidi un piccolo indumento rosso adagiarsi sul pavimento proprio ai suoi piedi che, con studiata abilità, cerco di sfilarlo: erano i sui minuscoli slip che, con ostentazione, stava facendo girare per tutto il pavimento in modo che anche i ragazzi se ne accorgessero.
Era completamente nuda con indosso solo questo corto camice, che per di più, era anche parzialmente abbottonato.
Ormai i ragazzi non sapevano più cosa fare e cosa dire, si intuiva tutto il loro grande imbarazzo e, probabilmente, solo la consapevolezza di essere in un luogo pubblico li frenava a intraprendere più concrete iniziative.
Elvira uscì dal camerino per osservarsi di nuovo allo specchio da maggior distanza e, come precedentemente, fece di tutto per mettere in evidenza le sue gambe.
Finalmente dopo parecchie prove e parecchie considerazioni ci avviammo verso la cassa per pagare, il tutto si era concluso senza che io avesi avuto la possibilità di provare l'indumento che andavamo acquistando.
Intanto i ragazzi si erano accodati e anche loro si erano posti in fila aspettando il loro turno per pagare. Nell'attesa della coda Elvira, con molta disinvoltura, aprì la borsetta e, rovistando nel contenuto per trovare i suoi occhiali da sole, mise in bella evidenza il piccolo indumento rosso che lì aveva riposto e che adesso ostentava alla visione dei ragazzi. Il ragazzo più vicino a noi si girò verso i suoi compagni e sussurrò loro qualcosa che non riuscimmo a comprendere ma che, sicuramente, si riferiva a noi.
Con una grande esclamazione e ad alta voce Elvira disse:
- «Mi sono dimenticata di dirti che ho cambiato il mio telefono cellulare, svelta registra il nuovo numero altrimenti ci dimentichiamo…»
Io armeggiai un pochino con il mio telefonino e quindi, sempre ad alta voce, Elvira mi dettò - «…ecco brava scrivi, Elvira 327…»
e completò il numero scandendo con precisione e lentamente ogni cifra in modo che anche i ragazzi potessero comprendere e memorizzare.
Con mia sorpresa mi resi conto che il numero dettatomi da Elvira corrispondeva al numero già memorizzato sul mio telefonino, cioè non era un nuovo numero. Stavo per farle notare la cosa ma lei, con molta rapidità, mi strinse una mano e disse insistendo sulle parole:
- «…si questo è il mio nuovo numero !!!» e ripetè ancora una volta il numero ad alta voce.
Capii in quel momento che era stato solo un espediente per comunicare ai ragazzi il suo nome e il suo recapito telefonico senza che loro lo avessero chiesto. Infatti uno di loro si avvicinò alla cassa e chiese in prestito una penna e con rapidità scrisse qualcosa sul palmo della sua mano.
Uscimmo dal negozio contente per il nostro acquisto e per le nostre conquiste. Non seppi mai se ci furono incontri successivi fra Elvira e quei tre ragazzi, non ci fu mai occasione di riparlare di quell'evento. Però, conoscendo quanto porca era la mia amica Elvira non ho difficoltà ad immaginarla in scene di sesso di gruppo con tutti e tre ragazzi assieme.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.