Gay & Bisex
La squadra di Hockey 1
di ted_998
18.09.2021 |
7.464 |
4
"E li è iniziato il difficile, non solo per lo sport, per il fatto che la maggior parte fossero più grandi di stazza ma soprattutto perché noi entravamo nei..."
Ciao ragazzi questo è uno dei miei primi racconti, fatemi sapere cosa ne pensate La storia ha una base di verità ed una romanzata, lascio immaginare a voi dove finisca l’una ed inizi l’altra. I nomi sono inventati.
Dopo aver riaccompagnato i miei in aeroporto, finalmente torno nella stanza del dormitorio, piccina, cadente, letto singolo, tende lugubre, ma tutta per me, a più in 1000km da casa. Soprattutto tanta tanta voglia di sperimentare, ed un ottimo posto dove farlo. Non conoscendo nessuno esco di stanza e giro per il campus, guardo gli stand sportivi e dei vari club, volevo fare qualcosa di diverso, che a casa non avrei fatto, decisi di provare uno sport di gruppo e di contatto. Hockey su erba. Ora non immaginatemi un fusto di 2 m x 2, perché non lo sono. Quando ho iniziato l’università avevo 19 anni, sono 180 circa, ho sempre fatto tanto sport dal nuoto, alla corsa, al tennis, ho un corpo atletico e tonico ma non di sicuro da sport di contatto.
Non volevo diventare un campione, solo divertirmi e provare qualcosa di nuovo, insomma, tirare fuori la grinta.
Per tornare in stanza incontro 2 ‘coinquilini’ in cucina, ne approfitto e faccio un po' di conoscenze. Freddy, un ragazzone spagnolo con un faccione molto tondo, non è grasso ma neanche muscoloso, molto alla mano, e poi Clara, una ragazza di statura media con un seno molto abbondante. Decidiamo di andare nella sala comune, li troviamo altri ragazzi tutti del nostro dormitorio, tra una partita di bigliardo e l’altra finiamo per conoscerci quasi tutti, e dal non conoscere nessuno mi ritrovo circondato di persone che come me, cercano amici. Fortunatamente avendo i pasti in mensa le opportunità per legare con i ragazzi del dormitorio sono state tante, e proprio con loro ho iniziato a sentirmi a casa. Però non mi dilungherò troppo su chi siano o i legami con loro, perché poco è accaduto, ci fu solo un ragazzo del dormitorio, paolo, che iniziò hockey con me. Paolo, era abbastanza la mia copia, se non fosse che aveva i capelli sul rossastro, era spagnolo, io italiano, spesso ci confondevano.
Il primo allenamento.
Ovviamente, un po' per l’ansia un po' perché non sapevo dove sarei dovuto andare, arrivai con 30 minuti d’anticipo. Superato l’imbarazzo iniziale iniziai a chiacchierare con il coach, che era anche lui uno studente. Dopo poco sul campo si raggrupparono una 30/40ina di maschi. Per la maggior parte, abbastanza di stazza, di tutte le stature e taglie, alcuni più magri altri meno, ma una cosa che avevano in comune erano i muscoli, non tutti palestrati, o definiti, però anche quando più grossi, quasi sempre mascolini, poi c’erano le matricole, che come me si potevano facilmente individuare perché eravamo i più magri a confronto.
Gli allenamenti erano tosti, ma tiravo fuori la grinta e mi facevo spazio, liam l’allenatore della seconda squadra era davvero paziente, un bel tipo, più basso di me forse sui 170, ma ben piazzato, due braccia che avrei voluto stringere e tastare per bene, ma la cosa che mi piaceva di più di lui era il viso squadrato e i capelli biondi. Essendo solo in 10 matricole diciamo che ci prestava molta attenzione. Il riscaldamento lo si faceva tutti insieme, poi ci dividevamo, e liam allenava noi matricole insegnandoci le basi, dopo le prime settimane, verso fine allenamento, avevamo iniziato ad allenarci con gli altri. E li è iniziato il difficile, non solo per lo sport, per il fatto che la maggior parte fossero più grandi di stazza ma soprattutto perché noi entravamo nei loro giochi. Facevano battute, scambi tra di loro su cose che capivano loro, nonostante parlassi bene l’inglese, devo ammettere che spesso mi sentivo un pesce fuor d’acqua.
Quelli erano ragazzi che avevano condiviso molto cameratismo, di cui poi vi parlerò, e noi, io soprattutto stavo entrando nelle dinamiche che mai avevo provato, non avendo fatto uno sport di gruppo o di contatto.
Purtroppo non avevamo spogliatoi, e le uniche opportunità che ebbi di cambiarmi con loro furono durante le trasferte, ma non temete, le serate fuori furono tante.
Un Mercoledì sera
Tutti i mercoledì sera ci sono le uscite organizzate dai club sportivi, e hockey, come rugby sono famosi per sfasciarsi quasi sempre di alcol, e giochi discutibili. Il primo mercoledì tutte le matricole dovettero presentarsi con un tanga al posto delle mutande ed una banana, che non avremmo potuto mollare per tutta la sera. Altrimenti rischi di pagare pegno, e vi assicuro che non è cosa piacevole. Il mio tanga era molto neutrale, color pelle, nulla di arzigogolato oppure ricamato, all’inizio lo trovai quasi comodo, poi mi ricredetti, perché avevo i coglioni separati da quel piccolo pezzo di tessuto, e dopo poco che camminavo il cazzo era già fuori uscito, però mi piaceva sentire il sedere così scoperto e vulnerabile.
La serata iniziava a casa di uno della squadra per poi spostarla in discoteca.
Stavo aspettando paolo nella sala comune, dovevamo andare a comprare da bene e poi andare insieme.
“Hey Jack, scusa il ritardo”
“Allora che tanga hai comprato?”
“eheh se bisogna farlo, bisogna farlo bene”, e dopo questa si abbassa leggermente i calzoni, e mi fa vedere un tanga di pizzo rosa e nero, scoppio a ridere, facendogli vedere il mio.
Arrivati davanti alla porta ci apre Callum, 170 circa, ginger, con due occhi azzurri ghiaccio, scozzese, un ragazzo per il quale ho avuto da subito un po' un debole, spesso dalle magliette si vedono i pettorali, ma purtroppo non ho ancora avuto l’occasione di vederlo senza maglietta. È uno dei ragazzi che organizza le serate, molto gentile non eccessivo.
“entrate entrare, fatemi controllare cosa avete portato, alcol c’è banana c’è tanga?” e così abbassammo leggermente il lato dei calzoni.
“Perfetto! Brave matricole”, detto ciò si mette tra di noi, ci prende per le spalle e ci fa fare il giro della casa, dove si trova l’alcol, e i vari giochi. ci da un bicchiere di plastica e ci lo riempiamo di birra.
Torniamo poi in salotto, e vedo Liam che fa cadere un penny dentro il bicchiere di un Ryan, e tutti si mettono a cantare qualcosa, Ryan allora inizia a scolarsi il bicchiere velocemente, prima che finisca la canzone. Poi prende il penny dal fondo del suo bicchiere e urla
“Sono io il Master coin adesso”. Ryan aveva I capelli Biondi, un sorriso da furbetto stampato sulla faccia, e anche a lui si intravedevano i pettorali sotto la maglietta.
Giro per al casa cercando di fare due chiacchiere con uno o con l’altro, cercando di legare con qualcuno, all’inizio ero più agitato all’idea di conoscere chiunque, piuttosto che decidere con chi passare del tempo. Dopo poco, sento una mano che mi da una strizzata veloce alla chiappa sinistra.
“Brava matricola direi che hai rispettato la regola del tanga” sento dire da Ryan, e poco dopo sento un pluf, vedo il suo sorriso farsi sempre più largo e tutti iniziano a cantare la stessa canzone.
“è il tuo turno, giu giu giu” mi dice Ryan, cazzo, penso, tocca a me, guardo il bicchiere praticamente pieno e inizio a berlo, per fortuna sono riuscito a finirlo in tempo. Riesco a trattenere un rutto colossale, e sento la mano di Ryan appoggiarsi sulla spalla, “Sei tu il master coin adesso” e mi saluta con un occhiolino.
Penso un po' a chi sbolognare la moneta, non volevo inimicarmi nessuno dei più grandi, o rischiare qualcosa, quindi decido di andare sulle matricole, molto subdolamente la mollo nel bicchiere di paolo. “Devi tenere doccio il tuo drink amico” gli dico, e tutti iniziamo a cantare la canzoncina.
La serata va avanti in casa e da una birra sono arrivato a 4, usciamo per andare al pub, sono bello brillo, nel tragitto, sento Ryan, che mi si butta addosso, molto più ubriaco di me, mettendo un braccio sulle mie spalle e grida “Questa è la mia matricola”, poi mi guarda e mi dice “devi essere il migliore perché sei la mia matricola”. Non che mi fosse chiaro cosa intendesse con questo ma lasciai correre. Entriamo nel pub, tutte le matricole dovevano prendere un drink particolare, molto forte, Ryan si assicura che io ordini quello giusto, lo assaggio, sapeva di succo di frutta, non sentivo l’alcol. Quando lo dico a Ryan ride e mi risponde che l’alcol poi lo sentirò di stare tranquillo.
Ci sediamo tutti al tavolo.
“Paolo lascio un attimo il drink a te che vado in bagno”
“ok, tranquillo”, così facendo tranquillo lascio il cocktail sul tavolo e cerco il bagno. Quando torno sento tutti i ragazzi che mi dicono “mai abbandonare un drink non finito! Ora devi buttarlo giu di botto, giu giu giu” io guardo il bicchiere (un calice da birra), era praticamente pieno, anche se non riesco a finirlo fortunatamente mi lasciano stare. Dopo 5 minuti avevo finito anche questo drink ed inizio a sentirne tutti gli effetti, la testa inizia a girare, i sensi inibitori non ci sono, le gambe mi sembrano mollissime. Iniziamo ad alzarci per andare in discoteca, Ryan mi si avvicina “adesso lo senti l’alcol? Ahahah ti vedo bello storto!”
“ahah lo sento si” farfuglio
“Ti è piaciuto il cocktail?” mi guarda e sfoggia uno di quei suoi sorrisetti
“Si molto, ma non mi sembrava così forte”
Lui si avvicina, rallentiamo il passo, mi si mette di lato avvicinando la sua bocca al mio orecchio
“Ricordati di non abbandonare mai il tuo drink pieno sul tavolo, come penitenza ci ho pucciato i miei coglioni mentre eri via” e dicendomi questo mi strizza di nuovo il culo, seguito da una pacca.
“Forza andiamo a ballare” e raggiunge gli altri.
Io rimango li senza parole, l’idea che i suoi coglioni fossero nel mio drink mi eccitava un sacco, chissà com’erano, che sapore avevano. Cavolo!
Anche in discoteca i giochi andarono avanti, Liam prese me paolo e una terza matricola, x sfidarci in diversi giochi alcolici, dal chi finisce per primo la bottiglia, a chi si fa dare il numero di una ragazza a che riesce a baciare una e così via. Più bevevo più le gambe mi diventavano molli, più la voglia di saltare addosso ad uno dei miei compagni saliva.
Decido di andare a prendere qualcosa da bere,
“Paolo vado a bere vuoi qualcosa?” ma lui alza la mano per farmi vedere che ne ha ancora.
Ovviamente spostarsi in discoteca è uno strusciarsi contro altre persone, che non aiutava la mai voglia, soprattutto, quando il mio cazzo si strusciava contro un sedere o quando sentivo qualcosa attaccato al mio sedere. Riesco a raggiungere il banco, dove trovo Ryan, quando mi vede si illumina.
“La mia matricola, quando ragazze hai già baciato sta sera?”
“una”, anche se avrei preferito di gran lunga baciare lui.
“Bravo, inizi bene”, poi mi fa l’occhiolino, poi si gira verso il banco, ordina per se e offre anche a me. Poi si dilegua nella folla.
Torno a casa per le 3 di notte, abbastanza ubriaco, ma contento, mi stavo integrando sempre di più, Ryan mi aveva strizzato il culo, anche se per poco, e probabilmente non significava nulla. Però aveva fatto la mia serata.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.