Gay & Bisex
Il Coinquilino 1
di ted_998
14.01.2022 |
3.021 |
3
"Dopo questi mesi di tira e molla, mi sembrava impossibile..."
Il coinquilino. Mi sono trasferito a Londra, e nella folle ricerca di una stanza la, ero riuscito a trare un bel posticino in centro e comodo per l’università, purtroppo non avevo idea di chi fossero i miei coinquilini, sapevo solo essere un italiano (Marco) e un francese (Francis), di 30 e 32 anni. Avrei preferito stare con ragazzi più giovani, però tutto non si può avere, e poi leggerete che non mi è andata così male.
Per il primo mese in casa siamo solo io e Francis, un tipo simpatico e giovanile, si tiene in forma ma non è palestrato purtroppo ci incrociamo solo alla sera.
Un mattino mi alzo e mentre vado in bagno, mi trovo in corridoio un altro uomo, alto poco più di me con i capelli ricci scuri. Nell’intontimento del mattino rimango a fissarlo perplesso. Mentre lui sembra molto più sveglio e reattivo di me.
“Devi essere Jack, sono Marco” e così dicendo colma la distanza tra di noi e ci stringiamo la mano
“Ah ciao! Scusa è che al mattino ci metto un po' ad ingranare”
“tranquillo, chi non lo fa”
Passato questo rapido incontro mattutino lo rincontrai al mio rientro di pomeriggio dopo le lezioni
“Hey Jack, ti va un caffettino?” dice appena mi sente entrare
“Volentieri” dico un pò sorpreso che ci fosse qualcuno in casa al mio rientro, vado cucina e lascio zaino e roba per terra.
“bello rientrare ed avere qualcuno in casa, quindi di cosa ti occupi?”
“ah si Francis non c’è quasi mai vero? Consulenza, dopo la quarantena ci danno 2 o 3 giorni alla settimana in smart, quindi adesso passo ancora più tempo in casa”
Più tempo passavo con lui più mi sentivo soggiogato dal suo modo di fare. Dagli sguardi che aveva, dalle sue modalità da come si muoveva, più parlavamo più tirava fuori il suo lato un po' sbruffone, quasi arrogante, ma non fastidioso. Iniziai a capire che era una di quelle persone che sembra flirti con chiunque, tutto il tempo, come se giocasse e si divertisse a farlo.
“Tazza piccola o grande?” mi chiede
“grande che ci metto il latte” rispondo di riflesse, lui mi guarda un attimo poi annuisce e me la passa, come se ci fosse stato qualcosa da sottintendere nella mia frase. Oppure sono io che mi sto facendo un sacco di seghe mentali, quindi decido di lasciar stare.
Mi passa tazza e latte
“e tu cosa fai invece?”
“io mi sto laureando in fisica” strabuzza gli occhi mentre lo dico, poi sorride
“un piccolo nerd, non avrei detto dall’aspetto”
Scoppio a ridere
“perché i nerd non possono essere anche fighi?!” mi lancio un pochino
“Ah un nerd può essere decisamente scopabile, poi che siano fighi o no hanno anche il loro fascino, un po' innocentini” mi dice facendomi l’occhiolino, io rimango di nuovo senza parole, con una mezza risata ferma in gola
“Flirti sempre così con tutti?” chiedo, lui in risposta si mette a ridere.
“cosa ci vuoi fare, bisogna aggiungere un po' di divertimento alla vita, spero non ti dia fastidio”
“nono fai pure”.
Le chiacchiere andarono avanti su un tono più normale. Alla sera sdraiato nel letto ripensavo alla conversazione che avevamo avuto, e a quanto mi fosse sembrata un po' surreale, un po' perché mi ero trovato subito a mio agio con lui, viste anche le risposte che mi erano venute e che avevo avuto il coraggio di dire ad alta voce. Soprattutto perché mi eccitava il suo modo, e avevo voglia di giocare anche io così, anche perché ero venuto a Londra anche per lasciarmi andare, quindi quale occasione migliore che questa?
Una sera tornando a casa, trovo Marco in salotto che guarda la tv, avvicinandomi da dietro noto che è senza calzoni, cosa strana perché fino ad oggi non ero mai riuscito a vederlo senza dei calzoni e magliette larghe. Avvicinandomi sempre di più incuriosito dall’alone di mistero che fino ad adesso aveva, noto due gambe muscolose, pelose ma non troppo, per riuscire a vedere il pacco mi sono avvicinato ancora di più e sono praticamente sopra di lui. Rimango letteralmente a bocca aperta, tanto era grande il suo cazzo, dagli slip bianchi si intravedeva persino la cappella, il cazzo era appoggiato sulla sinistra, gia a riposo era lungo ma soprattutto sembrava bello largo. Com’era possibile che non me ne fossi reso conto?! Avevo notato che era messo bene li sotto, ma così bene non me lo sarei aspettato.
A rompere il mio incanto furono le sue parole
“Ti piace?” mi gelò il sangue, mi aveva beccato, distolgo subito lo sguardo dal suo cazzo, e fisso Marco, e mi rendo conto che lui si sta riferendo al programma in tv.
“Non lo conosco cos’è?” riesco a rispondere
“Vieni e prova” dice battendo una mano sul divano a fianco a lui. Mi sentivo davvero a disagio, ero terrorizzato che si fosse reso conto che gli stavo fissando il cazzo, e poi mi metteva a disagio la sua solita spavalderia mentre era in mutande con quella merce in esposizione, non ero sicuro di quanto sarei riuscito a trattenermi senza farmi venire un’erezione.
Il più normalmente possibile mi siedo sul divano a fianco a lui lasciando un po' di spazio tra noi.
“Di cosa parla?” chiedo, mentre inizia a spiegarmi un po' il programma stende un braccio sul divano dietro la mia schiena, la sua mano arriva circa a metà della schiena e ogni tanto sento che mi sfiora. Mi riprometto di non guardargli il cazzo anche se ogni tanto uno sguardo veloce mi ci scappa, soprattutto quando se lo risistema. Finito il programma dico che devo andare a studiare e mi tolgo da quella situazione, anche se, non riuscii molto a studiare.
Il mattino dopo decisi di girare per casa con qualche indumento in meno, dormendo con maglietta e mutande decisi di non mettermi i calzoni per andare in bagno o in cucina, ed iniziai la mia routine. Sono in cucina che faccio il caffè e sento un fischio, mi giro e c’era Marco sulla porta che mi squadra con gli occhi.
“Nuovo look questa mattina?”
“Per così poco? Non mi sono messo solo i calzoni”
“Immagina se ti togliessi anche le mutande” dice, seguendo con una risatina che lascia intendere qualcosa, sempre con quell’aria da sbruffone stampata sulla faccia.
“non so se riuscirei a tenere questo sotto controllo” aggiunge mettendo entrambe le mani intorno al suo pacco, che fisso per qualche secondo.
Prendo la mia tazza con il caffè e uscendo mi fermo a fianco a lui, che non mi ha tolto gli occhi di dosso neanche per un secondo.
“vedi di controllarlo e tenerlo li dentro al calduccio” e mentre lo dico trovo il coraggio di appoggiare la mia mano libera sulla sua patta. Mi riempiva la mano e sembrava quasi gommoso.
Lui non si sposta di un millimetro, alza un sopracciglio e mi dice “Ci sono tanti posti caldi dove lo tengo” con un pollice mi sfiora il labbro inferiore. “questa è uno di quelli”
Adesso io alzo il sopracciglio e gli dico
“Nei tuoi sogni magari, non sono una di quelle puttanelle che fai mugolare dopo una serata in discoteca” dico anche se onestamente avrei tanto voluto esserlo.
“le candidature sono sempre aperte lo sai” dice facendomi l’occhiolino.
“se mai mi candiderò lo saprai” dico scherzando e togliendo la mano dal suo cazzo vado verso camera mia
“Quando ti candiderai” lo sento dire dalla cucina.
Ormai situazioni ed incontri come questo diventavano sempre più frequenti, dove c’era un sottofondo scherzoso, che però ormai non era solo scherzoso, ma nessuno dei due faceva quel passo in più, forse perché eravamo comunque coinquilini, e voleva dire aggiungere un sacco di complicazioni.
Una sera vado fuori a ballare, bevo la mia dose di alcol, dovete sapere tre cose su di me, non reggo l’alcol, sono un ottimo ballerino e quando bevo ho gli ormoni a duemila. Rientro alle 3 di notte, neanche così tardi, ero abbastanza ubriaco, camminavo più o meno dritto, ma i freni inibitori erano a zero. Torno a casa e mi dirigo in cucina, avevo davvero troppa sete, apro il rubinetto per farla venire fresca, e nel mentre mi tolgo le scarpe e i calzoni, già che ci sono decido di togliere anche le mutande, tanto a quell’ora probabilmente dormivano tutti. Rimango in camicia, prendo un bicchiere e lo goccio, ne prendo un altro, e mi sposto in salotto, barcollando da una parte all’altra.
Cammino un po' per il salotto, avanti ed indietro, volevo smaltire un pochino prima di andare a letto. Raccolgo alcuni miei indumenti che avevo lasciato per terra prima di uscire, poi sento Marco che si schiarisce la gola dietro di me, proprio mentre sono praticamente a 90, culo all’aria che cerco di raccogliere un maglione che poi avevo deciso di non portare. Mi giro un po' di soprassalto, aveva una faccia assonnata, indossava solo le sue solite mutande bianche che lasciavano poco all’immaginazione, vedere quei pettorali non coperti dalla maglietta mi dava capogiri, sicuramente l’alcol non aiutava. Lo guardo con aria stufa e sbuffo
“Non puoi sempre avere delle mutande bianche, mi fai venire troppa voglia”
“Voglia di fare cosa?” mi chiede lui, ma io non rispondo, faccio per girarmi per continuare la mia camminatina in salotto, ma si avvicina e mi si piazza davanti con un’espressione del tipo
‘Allora?!’
“Dai lo sai” gli rispondo fissandolo negli occhi, orami un po' esasperato da questo nostro tira e molla costante.
“Dillo”
“Voglia di mettermi in ginocchio toglierti quelle mutande bianche e sentire il tuo cazzo crescere nella mia bocca, posso?” gli risposi senza distogliere lo sguardo dal suo
“No” disse quasi divertito
“Dai sei ingiusto” mi lamentai in modo un po' bambinesco tipico di un ubriaco, sbuffando e girandomi per andare in stanza.
“Dove vai? Andiamo a bere un altro po' d’acqua va” così dicendo mi prende per i fianchi per ridirigermi in cucina camminando dietro di me, io ad un certo punto mi fermo di botto e lui mi viene addosso aderendo tutto il suo corpo alla mia schiena, compreso il suo cazzo sulle mie chiappe.
“Forza cammina” mi dice all’orecchio, allora riprendo a camminare e arrivato al lavandino apre lui il rubinetto, al posto mio, senza spostarsi da dietro di me, anzi, schiacciandosi ancora di più, e iniziai a sentire qualcosa di duro appoggiarsi sempre di più alle mie chiappe. Prima di bere il bicchiere appoggio la mia testa all’indietro sulla sua spalla, e lo guardo.
“Perché non mi scopi?”
“Vorresti ti scopassi?”
Annuisco leggermente senza rispondere
Lui continua a guardarmi, e sento il suo cazzo sempre più duro
“Vorresti ti scopassi come una delle mie puttanelle, come ti piace chiamarle?”
Annuisco di nuovo
“Cazzo” lo sento dire tra i denti e poi sbuffare
“Bevi l’acqua che ti porto a dormire” aggiunse.
Eseguii gli ordini, e mi feci accompagnare a letto
Mi svegliai verso l’ora di pranzo ed ero mortificato per il mio comportamento, mi sentivo in colpa e anche un pochino sporco per aver annuito quando mi aveva chiesto se volevo essere scopato come una delle sue puttanelle. Cercai di seppellire il pensiero, appena alzato mi cacciai sotto la doccia, e fortunatamente non incontrai nessuno. Lavai via tutto il sudore e l’odore di alcol che avevo addosso. Mi vestii da casa e iniziai a cucinare qualcosa, lo stomaco iniziava a brontolare e non poco. In casa non trovai nessuno, sperai che questa situazione si prolungasse, perché non sapevo bene cosa fare se avessi visto Marco, ci eravamo stuzzicati da tanto, ma mai in modo così esplicito. Nel tentativo di rilassarmi e non pensare passai il pomeriggio a mettere a posto camera mia, per poi passare alle aree comuni.
Nel tardo pomeriggio sono in camera quando sento la porta di casa aprirsi, dei passi che vanno nella stanza di marco, lo sento uscire ed entrare in bagno, sento l’acqua della doccia aprirsi. Più passa il tempo più non so cosa fare quando lo vedrò, cosa che inevitabilmente sarebbe successa da li a poco. L’acqua della doccia si chiude, e sento il phon accendersi, quando si spegne sento la porta del bagno aprirsi, e dei passi che non vanno verso la stanza di Marco ma vengono verso la mia, bussa. Ho i muscoli delle gambe davvero durissimi.
“Entra” dico
Lo vedo entrare, docciato, con un asciugamano in vita, un’aria tutta seria, alla vista dei suoi muscoli le gambe mi si mollano un pochino.
Io ero sdraiato sul bordo del letto a pancia in su, si avvicina a me portando praticamente il suo inguine sopra la mai faccia
“Stai un po' meglio?” dice portando una mano ai miei capelli scompigliandomeli. Mentre lo fece smorzò un sorriso
“Em si, la sbornia mi è passata, grazie per avermi portato a letto ieri sera e scusa per” ma mi ferma li spostando la mano sulla mia bocca.
“non c’è bisogno di scusarsi, quando si è ubriachi si fanno e dicono tante cose, volevo solo sapere se erano cose che intendevi davvero” mi chiede con uno sguardo serio
“cosa?” chiedo giocando lo stesso gioco che aveva fatto con me la sera prima, alza un angolo della bocca
“che vorresti succhiarmi il cazzo e farti scopare” risponde diretto guardandomi negli occhi. Vorrei non rispondergli ma vedo che aspetta una risposta
“e se fosse?”
“allora potrei esaudire i tuoi desideri”
A quel punto fece cadere l’asciugamano per terra, e mi ritrovai a pochi centimetri dalla faccia quella bestia che penzolava.
Senza pensarci due volete aprii la bocca e la feci entrare. Sentii un suo sospiro, entrambi le sue mani cingere il retro della mia testa, come per aiutarla a salire. Iniziai dalla cappella, ad ogni pompata prendevo in bocca qualche centimetro in più del suo cazzo. Riuscii ad arrivare più o meno a metà.
“Sei da addestrare, perché le puttanelle che scopo di solito lo prendono fino in fondo” io sono quasi scoppiato a ridere con il suo cazzo in bocca, che fa uscire.
“Allora perché non ti scopi una di quelle?” chiedo con tono di sfida.
Lui si abbassa e mi bacia, finalmente sento le sue labbra sulle mie, sono soffici, il bacio inizia a stampo ma presto sento la sua lingua contro la mia e percepisco la sua voglia di me. Si stacca per un attimo, mi guarda negli occhi e mi dice
“perché ho aspettato questo bocconcino troppo a lungo, e adesso voglio godermelo per bene” seguendo con un altro bacio. Io ho le farfalle nello stomaco, il fatto che mi stesse baciando, che mi stesse toccando in quel modo, l’aver avuto il suo cazzo in bocca, quello che mi aveva detto, non mi sembrava vero. Dopo questi mesi di tira e molla, mi sembrava impossibile.
Mi metto seduto sul bordo del letto, e sprofondo la faccia nei suoi testicoli, con il cazzo che mi si appoggia sopra. Inspiro, voglio sentire il suo odore che per questi mesi ho sognato di notte, voglio farlo mio. Con le mani vado ad accarezzare le sue chiappe sode, che mi fanno un po' d’invidia. Inizio a baciare e leccare i suoi testicoli, metterli in bocca prima uno e poi l’altro, ogni tanto lo sento gemere e ripeto quello che ho fatto. Poi passo a leccare l’intera asta dal basso verso l’alto come fosse un cono gelato, sempre guardandolo negli occhi.
“Così mi uccidi però” mi ha detto prima di prendere il suo cazzo e puntarlo contro la mia bocca, che trova prontamente aperta ad accoglierlo, questa volta detta lui il tempo, con le mani mi tiene la testa e con il bacino entra ed esce, scopandomi lentamente la bocca, fermandosi sempre a metà, ogni tanto mi viene qualche conato e lui si ferma dicendomi che un po' alla volta sarei arrivato fino in fondo. Io cercavo e volevo davvero prenderlo fino in fondo ma era davvero troppo per me.
Ad un certo punto mi rendo conto che il suo ritmo si velocizza un pochino, il suo cazzo cerca di entrare sempre più nella mia gola, e poi sento un suo respiro strozzato e i fiotti di sborra riempirmi la bocca, senza pensarci inizio ad ingoiare, alzo gli occhi e vedo che mi sta guardando con un sorrisino beffardo.
“Forse così da addestrare non sei”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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