Gay & Bisex
Inizialmente Era…… (6)

24.07.2023 |
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"“Sei bellissimo amore, mamma mia quanto ti voglio” mi disse senza staccare del tutto la sua bocca dalla mia, per poi riaffondare nel bacio, e strusciando il..."
Passai il tempo rimanente sino al loro rientro tra dubbi e paure, rimuginando sulla cosa. Si sarebbero insospettiti? Sarei stato all’altezza, pronto a prendere un uomo nel mio culetto vergine? E quanto dolore avrei provato? Insomma un turbinio di perplessità, in taluni momenti prevalenti rispetto all’estrema eccitazione generata da questa prospettiva. In taluni momenti. Decisi quindi comunque di parlargliene, che poi in fondo, anche fossi sceso dal mio Giovanni, nessuno avrebbe potuto costringermi a farmi inculare. Non fossi pronto o provassi dolore insopportabile, avrei sempre potuto sottrarmi qualora lo ritenessi necessario. L’unica vera paura che mi rimase, era dunque quella di non scoprirmi nei confronti dei miei.Fu così che, durante la cena a tre, raccontai loro delle condizioni di salute di Giovanni, e convenimmo che era forse il caso di fargli un po’ di compagnia dopo la cena, se non proprio per tutta la notte almeno per qualche ora. Fu proprio mia madre, però, non soltanto a suggerire che scendere dopo cena per rincasare in piena notte sarebbe stato un po’ un travaglio, ma addirittura a chiedermi direttamente se avessi potuto farlo io.
Fui una rivelazione per me stesso, dapprima fintamente stupito, e poi civettuolamente recalcitrante nell’accettare. “Ma non, mamma! Che mi fai passare tutta la notte da Giovanni!”Non sapevo di possedere tale dote attoriale. Ma fu così che misi pigiama e ciabatte in una busta e diedi la buona notte ai miei genitori, con un tono mesto di voce ma intimamente soddisfatto per l’ottimo lavoro svolto.
Rimasi un paio di minuti davanti alla sua porta, riassumendo nei miei pensieri tutte le considerazioni già fatte, ma per fortuna non passò nessuno degli altri inquilini del palazzo. E suonai il campanello.
Quando Giovanni, in accappatoio,mi apri’ il portoncino, aveva stampata in faccia quella sua espressione beffarda, col sorrisetto sotto i baffi bianchi, lo sguardo tagliente quanto penetrante, lucido e contento. “Ce ne hai messo di tempo a suonare, ti vedevo dallo spioncino. Ti aspettavo, che tua madre mi ha telefonato”. Richiudendo la porta alle mie spalle, Giovanni mi si avvicinò quasi schiacciandomi su questa col suo corpo, e dicendomi “amore mio” mi infilò la lingua in bocca. Lasciai cadere la busta a terra e lo abbracciai stretto sul collo, e ricominciammo a pomiciare come nel pomeriggio, con le lingue che arrivavano quasi in gola all’altro. Mi teneva stretto ai fianchi, smanettando il mio culo e facendomi sentire la sua erezione sulla mia, una sensazione paradisiaca. Senza mai lasciare le labbra, con forza ci trascinammo fino a quello che era stato teatro dei nostri amplessi, il nostro nido: la sua camera da letto.
Mi distesi con lui sopra di me, sempre serrati l’uno all’altro, legati a ferro dalle nostre lingue, quasi fusi in un unico corpo. Mi venne istintivo incrociare le mie gambe dietro di lui, come farebbe una donna. Ed era chiaro che quello sarebbe stato il mio ruolo, la sua donna.
“Sei bellissimo amore, mamma mia quanto ti voglio” mi disse senza staccare del tutto la sua bocca dalla mia, per poi riaffondare nel bacio, e strusciando il suo cazzone duro su di me, che così avvinghiato a lui sentivo solleticarmi e premermi sull’ano. Nonostante avessimo indosso io i pantaloni e lui le mutande, quelle antiche.
Ci rovesciammo sul letto, ora ero io a star sopra di lui, e seduto sul suo cazzo cominciai a slacciarmi i pantaloni, a togliermi felpetta e maglia, mentre lui da sotto si toglieva l’accapatoio, rimanendo soltanto con quelle mutande. Rimasto anche io con solo quelle indosso, cominciai a leccare il suo petto nevoso, i suoi sensibilissimi capezzoli, la sua pancia. La cappella oramai spuntava da sotto il suo intimo, umida e filante di eccitazione, e non resistendo oltre, sollevando l’elastico, gli estrassi l’intera mazza e cominciai a spompinarlo. “Uhhh, si sente che ti piace succhiare il cazzo amore. Sei proprio una brava bocchinara, sai?” Al suo rivolgersi a me al femminile ed in quel modo io cominciai a sguaiolare come fossi in calore, e sentivo il suo cazzo pulsare con turgore nella mia bocca. “Si, mi piace da morire succhiartelo, porco!” Risposi di un fiato per immediatamente reimboccarlo fino in fondo, spinto anche sulla nuca dalla sua mano. “Dai troietta, fammi un bel servizio, che poi ti do il premio” disse alternando le spinte sulla mia testa, ora dolci, ora energiche, così come poi in fondo si era fin lì sviluppata la cosa tra noi, ora dolce, ora passionale, ora porca. Ma che volevamo entrambi diventasse molto porca.
Ci sfilammo tutto di dosso, togliemmo la coperta e ci gettammo nudi sul lenzuolo, un’altra volta avvinghiati, assaporando le nostre bocche, la mia era invasa dai suoi umori, e gustandoci il calore dei nostri corpi nudi.
“Dai, riprendi il lavoretto di bocca, su da brava” disse spingendomi nuovamente la testa sul suo cazzo tutto madido. “Mmmm, mi vuoi proprio trattare come una femmina, una femmina troia “ risposi con espressione libidinosa. “Si, ti voglio troia, anzi guarda!” Inaspettatamente si sollevò dal letto, e aprendo un cassetto da un’anta dell’armadio ne trasse un paio di calze di Claire, di quelle contenitive, di color carne, autoreggenti. “Dai, mettile, che così sarai proprio una troia”. Oramai non mi fermava più nessuno, e poteva farmi quel che voleva, qualsivoglia cosa soddisfacesse il mio porco, e le indossai lascivamente, rimanendo a sedere ai bordi del letto, con lui davanti a me, svettante. “Mmmmmm dai puttana, ricomincia col bocchino, che poi ti scopo per bene”. Obbedii, naturalmente, e così conciato, anzi conciata, lo risucchiai tutto, io seduta e lui in piedi.
“Fermati un attimo cara, così ti sborrerei subito, in bocca, ma io ho bisogno di farti mia”. Ci fermammo un attimo, e ne approfittammo per riprendere un po’ di fiato…….
- continua -
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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