Inizialmente Era……(10)

Mi venne spontaneo, con naturalezza, fargli le fusa, ancheggiando per meglio far aderire il suo corpo, nudo, alla vestaglia della moglie che indossavo.
Con la mano destra afferrai la sua testa dalla nuca, spostando la mia leggermente a sinistra, per meglio far aderire la sua baffuta bocca al mio collo, offrendomi come una geisha alle sue voglie. “Mi fai impazzire, ti farei proprio di tutto, sempre!” esclamò con evidente ardore. “Ma come fai ad essere sempre eccitato”, gli dissi mentre spengevo il gas. “Colpa tua, così vestita poi non connetto proprio niente”.
In effetti, devo ammetterlo, ancora oggi al solo ricordo di come ero conciato, mi arrapo anche io, ed il mio atteggiamento accondiscendemente femminile lo infoiava oltremodo. Anche a me.
Mi girai verso di lui, e non ebbi modo di dire più nulla, avevo la sua lingua in bocca, e lo stringevo a me. Senza mai staccarci, mi sollevò, girò e mi mise a sedere sul tavolo della cucina, e si pose tra le mie gambe divaricate con il suo membro, non ancora completamente eretto, ma comunque a contatto con la mia intimità. Mi leccava il collo sotto il mento mentre lo abbracciavo, per poi accarezzargli la schiena quando passò al mio petto. “Ohhh, mi fai sentire la tua donna amore…..” ebbi un anelito di fiato per dirgli. “Sei la mia donna, e lo sarai finché reggerò botta”, rispose con padronanza.
Mi fece scendere dal tavolo, e mi ordinò di succhiargli il cazzo, nel frattempo quasi del tutto inturgidito. “Dai, delizia il tuo vecchio e porco padrone, ciuccia per bene, come piace a te! Ahhh, si così, brava, che bocchinara nata sei….si sente che non faresti altro che spompinare uomini, magari mentre ti fai scopare da altri!, sei troppo puttana!”. A queste sue parole divenni rosso violaceo dall’eccitazione, ed accelerai il pompino senza riuscire a replicare con parole, ma con i fatti.
“Vieni con me” disse staccandosi ed afferrandomi per una mano; mi portò in bagno. Mi fece togliere la vestaglia e le calze, e volle che mi sistemassi nella vasca, a sedere sul fondo. “Guarda cosa faccio alla mia donna ora. Apri la bocca troietta!” mi disse imperioso. Avevo paura di capire quale fosse la sua voglia, anche se ne avevo oramai quasi la certezza: pochi secondi, e quel quasi scomparve per sempre. Cominciò a spillare un bel getto di urina, direttamente sulla mia faccia, nella mia bocca. Non la ingoiai, ma me ne riempii ugualmente il cavo orale, per poi quasi vomitarla in vasca. Rimase tuttavia il sapore sul mio palato e sulla mia lingua, prontamente lavati e risciacquati dalla sua saliva nel successivo bacio. Ciò nonostante, continuai a sentirne il gusto per un bel po’. E se anche non fosse certo la migliore cosa che io avessi mai assaggiato, il mio totale asservimento a Giovanni non mi dispiaceva. Anzi…….
“Te lo avevo detto che il mattino ha l’oro in bocca” disse ridendo quasi sguaiatamente. E scoppiai a ridere anche io. “Ma al mattino io sono più per il latte” risposi come una cagnetta. Per tutta risposta, Giovanni cominciò a furiosamente a segarsi davanti il mio viso, e dicendo “ora te lo do tutto il latte viziosa puttanella “ cominciò ad eruttare sperma sulle mie labbra, nella mia bocca, sui miei occhi, sui mie ricci biondi. Mi sembra davvero incredibile, ricordando oggi, come un uomo di quella età fosse ancora così vigoroso, con amplessi copiosi e ripetuti in relativo poco tempo.
Ci docciammo insieme, molto sensualmente, ma senza ovviamente consumare sessualmente; io ne avrei avuto certo voglia, ma non potevo davvero pretendere di più da lui. Almeno ora.
Ci asciugammo, e dopo essermi fonato i lunghi e biondi capelli ricci, ci prendemmo insieme il famoso caffè in cucina. Freddo come un caffè freddo.
“Devo tornare su, Giovanni. Ho promesso ai miei di salutarli prima che escano per andare al lavoro. Ma….se vuoi….più avanti torno” gli recitai a 5 centimetri dalla sua bocca. Non rispose: mi buttò la lingua in bocca. “Vai, ma guai a te se non riascendi prima di pranzo!”
Lo baciai ancora una volta in bocca ed uscii.
“Oh piccolo mio, come è andata?” chiese subito mia madre aprendo la nostra porta di casa. “Lascia stare mamma, se dovesse ricapitare dammi dei tappi per le orecchie: anche se dormivo in salone, non mi ha fatto chiudere occhio, russava come un bulldozer smarmittato!” “E si vede tesoro, hai certe occhiaie!” rispose scompigliandomi dolcemente i capelli. Se sapesse a cosa erano dovute…….
Dopo circa una mezz’ora, i miei uscirono come di consueto, e rimasi solo. Naturalmente a riflettere, ricordare, riflettere. Ed anche a tentare qualche ragionamento. Nel giro di meno di ventiquattro ore, mi sono ritrovato, da vergine e segaiolo qual ero, ad essere una bocchinara, rotta in culo e bevitrice di piscio. E per di più ad opera di un vecchio porco, attizzante si, ma pur sempre vecchio. Da reato.
Ma sapete cosa c’è? Che fosse lecito o meno non me ne fregava davvero nulla, e ciò che inizialmente era soltanto una adolescenziale fantasia erotica, ero felice fosse ora una viva realtà. Ancora di più, era una consapevolezza di me, delle mie pulsioni e della mia determinazione nel volerle tramutare in fatti. Inutile dare definizioni alle cose, pericoloso definire le persone: le definizioni ci aiutano forse a capire qualcosa di quello che succede, definire le persone possono invece essere sentenze, gabbie invalicabili, prigioni. Non sono etero, non sono gay, non sono bisessuale: sono io. E nella serie di racconti che seguiranno, sempre con me e Giovanni protagonisti ma con altri titoli, cercherò di spiegarlo meglio, perché non saremo soli.
Vi voglio bene.