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Incontri a Ferragosto


di Membro VIP di Annunci69.it LauraPullaTrav
16.08.2024    |    6.300    |    12 9.4
"Ci sediamo a pranzare, io ovviamente trovo posto accanto a lui e cominciamo a parlare e a bere vino, lui lo versa a me e, al giro successivo, sono io che..."
Per il giorno di Ferragosto siamo invitati a casa di amici in campagna, un paese che dista circa 50 Km dalla mia città. I padroni di casa sono una coppia molto simpatica di sessantenni.
È anche il compleanno del marito, ci spiegano che ci saranno anche i fratelli del marito con le mogli e i figli, alcuni altri amici e il fratello di lei. Mi soffermo proprio su quest’ultimo o, meglio, su quello che so dei fratelli della mia amica Rosetta. Conosco la sorella di Rosetta, anche lei sposata, e so che hanno due fratelli che sono completamente dediti alla campagna e all'allevamento del bestiame, due uomini sopra i 60 anni che non si sono mai sposati e che fanno una vita solitaria.
Rimango colpito dal fatto che alla festa ci sarà Giuseppe, uno dei due fratelli, che so avere 62 anni, mentre l'altro fratello, più grande, Vito, di 65 anni, non sarà dei nostri.
Arriviamo e già molti degli invitati sono lì, noi portiamo una torta (io sono con altri quattro amici, una coppia con un figlio ventenne e il fratello di lei). Saluti di rito, quand'ecco che arriva Giuseppe, ha portato la ricotta appena fatta e una forma di formaggio. Resto folgorato. È un bel maschio alto, pelato, possente con una gran bella pancia e ricoperto di pelo che si intravede dalla camicia, un po’ sudicia devo dire. Si avvicina per presentarsi e mi stringe la mano, ha delle braccia grosse e forti e una mano che avvolge completamente la mia. Mi si ferma il cuore. Lo guardo imbambolata e lui mi chiede cos'è successo, rispondo che ero contento di conoscere finalmente uno dei fratelli di Rosetta di cui avevo molto sentito parlare.
Cominciamo con l'aperitivo in piedi, io ogni tanto mi isolo per rispondere ai messaggi dei miei amanti che mi chiedono cosa faccio. Si avvicina Giuseppe o, meglio, mi giro e me lo ritrovo accanto che mi porta il piatto con un po’ di ricotta, fatta da lui all'alba. Accetto volentieri. Ci sediamo a pranzare, io ovviamente trovo posto accanto a lui e cominciamo a parlare e a bere vino, lui lo versa a me e, al giro successivo, sono io che lo faccio.
Mi alzo per andare a fumare una sigaretta fuori, mi raggiunge. Parliamo di noi, dico che vivo solo a Palermo, lui mi dice che non si è sposato perché preferiva accudire la madre, morta a 90 anni, e occuparsi con l'altro fratello dell'attività di famiglia. Gli chiedo se si sente solo, lui mi risponde se sono io a sentirmi sola. Usa il femminile, sbarro gli occhi. "Mentre giocavi col tuo telefono, ho visto che mandavi delle foto e dei video di una ragazza in intimo sexy e penso proprio che sia tu, non è vero?", mi dice a bruciapelo Giuseppe. Rispondo di sì.
Mi prende per mano e cominciamo a camminare. Andiamo in una zona isolata. Si ferma, mi gira verso di sé, si abbassa per baciarmi in bocca. È un bacio appassionato, mi fa quasi svenire. Mi stringe a sé con tutta la sua forza e mi sussurra all’orecchio che mi desidera da quando gli ho stretto la mano, mi dice che ha sentito i brividi lungo la schiena appena mi ha toccata. Sento il suo odore forte di maschio, è pulito, ma i veri maschi emanano un odore che a me, personalmente, manda in tilt il cervello e perdo il controllo. Infilo le mani sotto la camicia e accarezzo il suo folto pelo. Mi prende le spalle e mi tira giù, mi inginocchio, gli abbasso i pantaloni. Ha degli slip bianchi puliti e comincio a leccargli il cazzo da sopra la stoffa. Si indurisce, è bello grosso. Abbasso gli slip e prendo il suo cazzo in bocca con tutta la voglia che ho in corpo. Sento un sussulto. Lecco la sua cappella bella larga e viola, il suo cazzo sarà sui 16 centimetri, ma è grosso e venoso, i miei preferiti. Vado su e giù con la bocca per un paio di minuti, lo ingoio fino alle palle. Lo porto fuori dalla bocca e lecco le sue palle gonfie e pelose. Lui gode, mi accarezza la testa e, improvvisamente me lo pianta fino in gola e urla come un toro. Sento uno, due, tre, quattro schizzate piene e corpose, le mando giù. Tiro ancora furi il cazzo dalla bocca che continua a spurgare succo di coglioni appena prodotto. Non ne perdo una goccia.
Ci sentiamo chiamare da lontano: “La torta”. Mi alzo, mi bacia, ci ricomponiamo e torniamo in casa.
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