Incontri a Ferragosto 3

Giuseppe frena improvvisamente, scende dalla macchina e va verso casa dal fratello. Ho il cuore in gola, sono sicura che ci ha visti, e adesso? Sono in attesa in macchina, non oso scendere, sono terrorizzata. Passano solo cinque minuti e Giuseppe torna da me, mi invita a scendere. Lo seguo, sorride. Buon segno, non si è accorto di niente. Almeno spero.
Mi presenta a suo fratello Vito, lo vedo per la prima volta. È l’esatta copia di Giuseppe, ma un po' più basso e con la barba incolta, che lo rende molto più rozzo del fratello. Indossa un paio di pantaloni di velluto, nonostante il caldo, e una canottiera bianca molto larga che lascia intravedere il suo corpo massiccio e una quantità di peli esagerata. Avvicino la mia mano per stringere la sua, che è una mano grossa, callosa e con le dita pelose. Lui, anziché stringermela, me la gira col palmo verso il basso e la porta alla sua bocca, baciandomela. Resto impietrita. Giuseppe mi dice che va tutto bene, mi invita ad entrare in casa con Vito. Si allontana e va verso l’auto, dicendomi di fare presto che dobbiamo rientrare perché alla festa aspettano noi e il vino.
Entro in casa con Vito, sono imbarazzatissima. Mi spiega che suo fratello gli ha mandato un messaggio un’ora prima al telefono, avvisandolo che sarebbe andato a casa per farsi una sveltina con una troia, chiedendo se lui fosse fuori con gli animali. In effetti lo era, ma non ha resistito ed è rientrato furtivamente in casa per spiare il fratello e la sua donna. Vedere me col fratello, anziché con una donna, lo ha prima sorpreso, ma poi vedendomi in azione ha capito quanto fossi troia. Oltretutto, Giuseppe ha rivelato al fratello che io in realtà sono una bella travestita molto femminile, ma che in quella situazione mi sono presentata diciamo “in borghese”. Giuseppe ha osservato bene le mie foto e i miei video mentre li inviavo ai miei amanti che mi scrivevano al telefono, nonostante cercassi di fare tutto di nascosto. Mi dice del breve colloquio avuto pochi istanti prima col fratello. Vito ha chiesto a suo fratello se potesse anche lui godere delle mie grazie. Essendo due fratelli molto uniti, che hanno rinunciato a farsi una vita, una famiglia, per dedicarsi completamente alla loro tenuta, Giuseppe ha dato il permesso a Vito di usarmi come meglio credeva, ma che ero la sua donna.
Vito mi confida che il lavoro nei campi è pesante, gestire gli animali e ottenere i prodotti che vendono è remunerativo, ma assorbe troppo del loro tempo e gliene resta poco per dedicarsi ai piaceri. Mi avvicino a Vito, che ha un’aria quasi dimessa, lo abbraccio e lo bacio sulla guancia. Lui si gira e mi bacia in bocca: la stessa passione del fratello, se non aumentata dalla voglia repressa. Mi prega di dargli un po' di piacere, mi tiene per i fianchi, mi accarezza la schiena, sento il suo calore e il suo fortissimo odore di sudore. Non resisto, mi abbasso, gli apro la cintura, sbottono il pantalone e mi si presentano un paio di boxer bianchi larghi, quelli con la fessura centrale, con una macchia gialla sul davanti che non perdo tempo a odorare e leccare. Mi inebrio di quell’afrore di maschio alfa, un maschio da monta che ha represso i suoi istinti animali da troppo tempo. Abbasso anche i boxer e, sorprendentemente, un cazzo di almeno 20 centimetri grosso e duro mi schiaffeggia la guancia sinistra. Me lo passo sul viso, lo accarezzo, sento la consistenza, odoro la cappella e la assaggio con la lingua. Non resisto più, lo infilo direttamente in gola e comincio a pompare quasi con violenza. Sento la cappella che supera l’ugola, mi manca il respiro. Il mio naso affonda nei suoi peli e un forte odore di piscio e di cazzo non lavato mi stimola i sensi. Lui urla, sborra, bevo, bevo, bevo, sembra non finire mai. Esco il cazzone di Vito dalla bocca, bacio la cappella, mi alzo, lo bacio sulla guancia. Esco e raggiungo Giuseppe in macchina.