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Gay & Bisex

Il nipote sul camion 1


di Megaciccio
04.01.2020    |    22.806    |    11 9.6
"Mica potevo dire di no a mia sorella..."
IL NIPOTE SUL CAMION – prima parte


Se non si sbriga ad arrivare lo mollo qui, pensavo mentre continuavo a guardare l’orologio,
Avevo acconsentito, dopo molte insistenze, a portare con me mio nipote per una giornata di lavoro. Diceva che voleva vedere come si sta sul camion tutto il giorno e alla fine gli ho dato appuntamento per questa mattina per fare un viaggio insieme, ma inizia a farsi tardi.
Secondo me il ragazzo non ha mai avuto voglia di fare un cazzo, ma all’improvviso ha manifestato questa passione per i camion ed i trasporti.
Mica potevo dire di no a mia sorella.
E così sono qui, all’alba, ad aspettare che il ragazzo si presenti.

Passeggiavo su e giù davanti il mio camion rosso cromato con i soliti pantaloncini corti, ormai un po’ usurati dai tanti viaggi a dire il vero, e una camicia che svolazzava al vento scoprendomi un po’ la pancia pelosa che ogni tanto mi grattavo.
Sebbene fosse estate, la mattina a quell’ora, con il sole ancora sotto l’orizzonte, c’era sempre un’arietta frizzante che mi induriva i capezzoli; me li stuzzicavo sovrappensiero perdendomi in idee sconce mentre aspettavo il ragazzo.

Wroomm!!!
Eccolo finalmente, sul suo motorino scassato.
“Buongiorno Antonio, ce l’hai fatta!!”
“Si zio, eccomi, scusami”
“Dai, partiamo subito che è tardissimo”
Lo vedo salire impacciatamente in cabina e un po’ mi fa ridere, ma non ci bado più di tanto e corro a mettere in moto.
Definirei mio nipote come un tipo un po’ sfigato, anche se in realtà di lui non so molto.
Sicuramente introverso, un po’ sovrappeso, con la camicia stropicciata sempre fuori dai pantaloni e la riga della cinta che gli scopre le chiappe ogni volta che si china, come questa mattina per salire in cabina. Due grosse chiappe chiare senza ombra di peli.
Per i primi chilometri mi fa qualche domanda intimidito, poi il sonno prende il sopravvento e mi dà qualche minuto di pausa.
Con l’alzarsi del sole la temperatura nella cabina inizia a salire.
Tra il caldo e gli scossoni dell’asfalto Antonio si ridesta.
Come sempre preferisco non accendere l’aria condizionata, ma togliermi la camicia e aprire appena i finestrini. Mi piace sentire l’aria che mi accarezza il corpo e mi arruffa i peli del petto, neri e ricci.
Come mi scamicio Antonio mi guarda perplesso e mi fissa. Ma non in faccia.
“Ohi, non hai mai visto un uomo nudo?”
“Certo, certo zio, scusa, è che non me lo aspettavo” si sbriga a dire lui distogliendo lo sguardo.
Ma noto che per tutto il tragitto cerca sempre di sbirciare d’obliquo verso di me, mettendosi seduto anche di lato con la scusa di potermi guardare mentre chiacchieriamo.
Mio nipote non è certo un adone, anzi. Ha ripreso le forme prosperose dalla madre, mia sorella, e ha un sedere molto largo e prominente, la carnagione chiara ed il corpo apparentemente glabro.
Io al contrario sono il prototipo del maschio mediterraneo: scuro, moro, anche se ormai parecchio stempiato, con la barba incolta, i peli un po’ crespi su tutto il corpo, un po’ tozzo e robusto. Del resto come posso vado a passare un paio di ore in palestra, ma la pancetta da buona forchetta non vuole proprio andare via…
Mentre il vento va da un finestrino all’altro, noto che oltre al mio pelo strapazza anche la canottierina di mio nipote mettendo in mostra i suoi capezzoli rosa e molto appuntiti che sovrastano delle tettine da adolescente. E lui continua a fissarmi... ma non in faccia...
penso.
Per carità, non che sia un problema, sai quanti ne ho conosciuti e quanti me ne sono scopati nelle solitarie notti nelle piazzole in autostrada.
Del resto si sa, la vita del camionista può essere molto solitaria e se si può avere compagnia per una notte non si sta certo a guardare i particolari.
E poi, non ho mai capito perché, siamo al centro dei sogni erotici di tanti.
Donne e uomini di ogni genere: single, mogli, mariti, gay, bisessuali. Nel corso degli anni ho scopato ogni genere di buco, soddisfandoli tutti con i miei schizzi caldi.
Però lui è sangue del mio sangue, che cavolo…

Inizio a toccarmi il pacco, come per aggiustarmelo, in maniera pesante e vistosa.
Mi giro di botto e lui mi osserva. Come se ne accorge distoglie lo sguardo.
“Antonio, io devo pisciare. Tu no? Al prossimo autogrill mi fermo. Guarda, approfittane perché non è che ci possiamo fermare di nuovo, siamo già in ritardo.”
“Si, si zio, la vengo a fare anche io, non ti preoccupare”
penso. Non ho scelto un autogrill qualsiasi. Quello dove stiamo per fermarci ha gli orinatoi senza separatori, dove più di un uomo ha cercato di osservare il mio pisello. Qualcuno è stato anche così sfacciato da allungare le mani… e io da bravo porco ho preteso che oltre le mani ci mettesse anche la bocca… con mutua soddisfazione.
Ora vediamo questo qui che farà.
Poco dopo metto la freccia e imbocco il piazzale, scendiamo e ci dirigiamo verso i bagni. Ci sono poche persone e vado dritto verso il fondo, dove vedo due vespasiani vicini liberi.
Antonio cerca di imboccare un gabinetto chiuso, ma lo blocco.
“Antonio, ma dove vai. Vieni di qua che facciamo prima. Mica ti vergognerai! Siamo tutti maschi qui dentro”
Mio nipote era palesemente contrariato, ma non poteva dire di no.
Arriviamo agli orinatoi e mi abbasso l’elastico dei pantaloncini.
Mi tiro fuori il pisello, che non sarà una proboscide, ma è sempre stato apprezzato. Resto un po’ a distanza per dare l’occasione a mio nipote di poter guardare, lo scappello lentamente un paio di volte per farlo riprendere e inizio a pisciare.
Guardo dritto davanti a me ma non posso non rendermi conto che Antonio alla mia destra cerca di sbirciare senza farsi notare. Finisco i miei bisogni, me lo smanetto un paio di volte per tutta la lunghezza e lo rimetto dentro.
“Antonio ti aspetto fuori”
Mio nipote è impietrito in piedi davanti i vespasiani; visibilmente imbarazzato. Forse ha un’erezione. Lo lascio sbollire un attimo.

Lo guardo risalire in cabina con quel culone tondo che si porta dietro, pare quello di una femmina.
Mi sono sempre piaciute le forme generose, i sederi tondi e burrosi, che oscillano tutti sotto le pacche delle mie mani e la situazione inizia a stuzzicarmi.
Mi domando che esperienze abbia avuto...
Il viaggio riprende, chiacchieriamo del più e del meno e giungiamo presto a destinazione. Scarico il rimorchio e ripartiamo. Decido che è ora di andare un po’ più a fondo alla faccenda.
“Antò, ma quanti anni hai adesso?”
“Quasi 19, zio”
“Ah, bene, decisamente grande. Ora devi stare attento a quello che fai! Ce l’hai la ragazza? Te la scopi? Ricordati di usare il preservativo!”
“Ma zio, cosa dici!”
“Maddai, ormai sei grande! Io alla tua età me le scopavo tutte! Ovunque!!”
Antonio arrossisce, è in evidente imbarazzo.
“Quando ho iniziato a lavorare portavo un furgoncino, non il camion con tutti i comfort di adesso, e tenevo sempre un materasso dietro. Sapessi quante me ne sono fatte. In tutti i modi!!”
“Sai, le fichette della tua età sono le migliori. Fanno tutte le santarelline, ma in realtà sono delle gran troie. Ma con la fica ancora stretta. Hai presente?”
Antonio non mi risponde
“Antò, macchè sei vergine? Allora, non ce l’hai una ragazza?”
“No, zio” mi risponde guardando in basso, visibilmente in difficoltà. “ho pomiciato qualche volta ma nulla più. Non me la danno mai”
“Dai Antonio, non preoccuparti, prima o poi qualcuna te la darà! La inondi con tutta la sborra che ti sei tenuto fino ad oggi!! ahahahah!!!”
“Ahahah!!! Che scemo, zio. Ma mica la tengo tutta. Mi ammazzo di seghe! Ahahah!!!”
“Giusto! Anche io alla tua età mi ammazzavo di seghe. Di continuo!!!
Sai, avevo anche un gruppo di amici per le seghe! Ci segavamo insieme e giocavamo a chi ce l’aveva più grosso. Ahahah”
“E chi vinceva?”
“Ma io naturalmente! Avevi qualche dubbio? Con questa bestia qui!!!”
Eravamo giunti alla meta attesa. Era da qualche battuta che mi stavo intostando il cazzo per quel momento.
Mentre terminavo quell’ultima frase mi abbassai l’elastico dei pantaloni e tirai fuori il randello mezzo barzotto.
“Erano tutti invidiosi di questo!!! Ah ah ah !!!
Sai, a parole eravamo tutti etero, ma quando lo tiravo fuori si capiva benissimo chi fosse invidioso e chi invece ci volesse giocare” continuai facendogli l’occhiolino, “un paio si fiondavano affianco a me quando usciva l’idea di metterci in cerchio e masturbarci a vicenda”
Continuavo a raccontare mentre con una mano tenevo il volante e con l’altra mi segavo lentamente, contribuendo all’irrigidimento del mio randello.
Antonio mi guardava scioccato e a bocca aperta mentre il mio cazzo cresceva, ma vedevo che anche i suoi pantaloni iniziavano a tirare sul davanti.
“Che dici Antò, non è un bel cazzo.”
“S-sì zio, credo di sì”.
“Vogliamo fare anche noi il gioco? Dai, avvicinati.”
Mio nipote mi guardava perplesso mentre io gli facevo l’occhiolino e cenno con il capo di avvicinarsi.
Dopo qualche secondo si decise, con qualche incertezza, a muoversi verso di me.
“Dai, non avere paura, sono giochetti tra uomini, non c’è niente di male. Tu lo stringi a me e poi io lo stringo a te.”
Antonio era praticamente in ginocchio sull’ampio sedile del passeggero mentre si sporgeva verso di me mordendosi il labbro. Nel suo sguardo fisso sul mio cazzo potevo leggere la voglia che gli cresceva dentro. Allungò timidamente un braccio e afferrò con esitazione il mio pisello.
“Bravo Antonio, un po’ più forte dai, così neanche ti sento. La sai fare una sega, no? Come te le fai tu?”
“Afferrandomi bene il cazzo e stuzzicandomi la cappella” rispose lui con un filo di voce
“E allora fai la stessa cosa con me, forza. Voglio sentire un bel raspone! Non vuoi fare felice lo zio?”
“Certo zio” rispose trovando una certa sicurezza.
Antonio strinse la presa e iniziò a manovrare sulla mia leva mentre io, azionando quella del cambio, scalavo le marce per fermarmi in una piazzola.


…Continua

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