Gay & Bisex
Fantasie di una Notte di Primavera
di Karenina_Vronskij
19.08.2024 |
3.350 |
8
"È incredibile la capacità di dilatarsi di Patrizia, il suo buchino, all’apparenza stretto, riesce a rilassarsi oltre ogni aspettativa..."
UN COCKTAIL AL BUIOI pomeriggi di Aprile a Treviso possono essere magici, il sole è ancora alto e la sua luce si riflette discretamente sulle acque del Sile che sembra non voler disturbare coloro che, persi nei propri pensieri, attraversano le vie della città.
È nervosa Patrizia mentre sorseggia un flute di Chablis, guardando il fiume che scorre lento. Lei adora quel bar, la terrazza sospesa sull’acqua, l’arredo retrò, gli sguardi indiscreti dei camerieri mentre le servono da bere.
Per rilassarsi è passata in libreria a comprarsi un libro; i libri sono la sua passione. Questa volta la scelta è caduta su “Una stanza piena di gente” di Daniel Keyes che sfoglia avidamente mentre aspetta i suoi sconosciuti amici.
Patrizia è sicura di sé, parla correntemente cinque lingue, è ferratissima in storia antica e, soprattutto, tanto adora le donne per quanto detesta i maschi; Patrizia è fieramente lesbica!
Il suo aspetto androgino ed elegante cattura inesorabilmente l’interesse dei maschi che incontra, attratti dalla sua bellezza adolescenziale e dal suo sguardo ambiguo che desta inconfessabili pensieri lasciandoli costantemente nel dubbio, quasi in colpa.
Una mente così complessa non può godere di un gioco banale ed infatti non lo fa; Patrizia si è iscritta su diversi siti per incontri come singola lesbica specificando che le sue preferenze sono rivolte esclusivamente alle coppie.
Quello che non specifica è che il suo gioco consiste nel godere dei piaceri del sesso soltanto con lei, ignorando ma nel contempo invogliando lui in un perverso gioco di attrazione e repulsione che soltanto lei sa gestire.
I pensieri di Patrizia fluiscono liberi nella sua mente come le acque di quel fiume che è stato tante volte silente testimone dei momenti più intimi della sua vita, quella vita che ora le passa davanti agli occhi come un film dallo stile stralunato che immerge personaggi peculiari in un contesto in cui nulla sembra ordinario ma nemmeno paradossale tipo “Essere John Malkovich” di Charlie Kaufman.
Ricordi confusi di una vita piatta sprecata tra lavoro e famiglia che lei trova disgustosa, si sovrappongono a ricordi vividi di scopate e del suo lavoro di guida turistica.
Del resto, della sua vita Patrizia ricorda poco, come se le sue giornate fossero tappezzate da buchi spazio-temporali come le stelle sparse nel cielo notturno, ricordi di un lavoro di ragioniere, di consigli comunali e di una moglie dolce e amorevole; frammenti di una vita che lei non accetterebbe mai di vivere.
Fin da piccola Patrizia ha questi sogni lucidi che la confondono, vivendo la sua vita sovrapposta a quella di altri; di uno in particolare che lei considera il suo fratello sfigato, anche se sa bene che esiste soltanto nei suoi sogni e che non lo incontrerà mai.
Il modo migliore per scacciare quei pensieri è scopare, lo ha imparato fin da subito, all’inizio masturbandosi e successivamente scopando con uomini e donne indistintamente. Crescendo ha realizzato che il suo vero piacere erano le donne, e che le emozioni che le davano gli uomini erano tiepide copie di quelle che ricavava da un rapporto con una donna e questo l’ha portata a comprendere di essere lesbica.
Ai fotogrammi della sua vita si frappongono, quasi se fossero intermezzi pubblicitari, le fantasie di quello che accadrà o che potrebbe accadere, con i suoi sconosciuti amici.
Non sa nulla di loro, li ha contattati su un sito per scambisti ed ha chiesto espressamente che non le dicessero nulla di loro, nemmeno i nomi.
Queste sono le regole del gioco di Patrizia, non negoziabili; fare di coloro che incontra protagonisti secondari del suo film personale, personaggi senza nome né identità disponibili soltanto per il suo piacere, ove lei e soltanto lei potrà deciderne la trama e l’epilogo; personaggi che alla fine dovranno uscire di scena dissolvendosi come cenere dispersa dal vento.
A lei piace che non resti nulla di quanto è accaduto, già da subito, soltanto un ricordo vago che il tempo modificherà secondo i suoi capricci e che dunque lei rivivrà nella sua mente aggiungendo e modificando i fatti ed i personaggi fino a cancellare del tutto l’evento reale sovrapponendogli quanto creato dalla sua immaginazione.
Nei pochi e brevi messaggi scambiati con la coppia, Patrizia ci ha tenuto a specificare che lei è lesbica ma preferisce incontrare soltanto coppie a patto che queste si attengano, senza discussioni, alle sue regole. Lui sarà tollerato ma soltanto lei deciderà, se e quando, potrà interagire con entrambe, mentre lei dovrà accettare qualsiasi richiesta essa le faccia, senza eccezioni. Sono, fin da subito, vietate le informazioni personali, le foto e qualsiasi dettaglio, inclusi i nomi.
All’elenco delle regole segue sempre la richiesta esplicita che le sue regole devono essere accettate e confermate da entrambi, altrimenti la cosa sarebbe finita lì, ed il match cancellato.
Inaspettatamente la coppia accetta immediatamente le regole imposte, senza chiedere spiegazioni o fare commenti, oppure porre ulteriori regole. I due specificano soltanto che lui farà soltanto da fotografo, in quanto il godere della sua arte è già un piacere profondo e quindi non intende viverne altri.
Queste sono le coppie che lei ama, mansuete, accondiscendenti, con lui di certo impotente e segaiolo; Patrizia sorride sicura di sé, pregustando quello che accadrà.
In lontananza nota una coppia matura, qualcuno direbbe giovanile, ma è un aggettivo che lei odia, lo trova ipocrita, un modo meschino di negare che il tempo scorre inesorabile; lei non ama i compromessi, preferisce chiamare le cose con il proprio nome ed affrontare la realtà per quello che è, “A 60 anni non puoi vivere con il prosciutto sugli occhi” ama ripetere ai suoi amici.
La coppia si avvicina sorridente e fa per presentarsi ma lo sguardo di disappunto di lei ricorda ai due che quella serata non avrà nomi ma soltanto corpi.
Con un cenno discreto al cameriere, Patrizia chiede un’altra bottiglia di Chablis, lei adora quel vino, e qualche cicchetto per mettere tutti di buon umore.
“Sono felice che siate qui” inizia Patrizia “sono certa che ricordate le poche regole che ci siamo dati. Stasera, se voleste, potremmo divertirci tutti, ma io e soltanto io potrò decidere le modalità di svolgimento del gioco, chi ne sarà coinvolto e l’epilogo. Caro, all’inizio ti è concesso di guardare noi due che giochiamo, non potrai né toccare né toccarti” continua guardando lui diritto negli occhi.
“Ora che siamo tutti d’accordo, sono certa che sarà una bella serata. Ora godetevi il vino” continua sussurrando Patrizia e catturando lo sguardo complice di lei.
Il pomeriggio scorre tranquillo tra chiacchiere e risate ed il vino rende tutti più loquaci; l’atmosfera che si è creata è quella giusta per scopare.
Il tramonto rende le acque del fiume scure, quasi un segno che è il momento giusto per trasgredire.
Ad un tratto Patrizia si alza e si dirige elegantemente verso il bagno, con passi sapientemente misurati mettendo in risalto il suo fondoschiena di marmo reso ancora più sodo dai tacchi altissimi che indossa con indiscussa eleganza.
Veste sempre benissimo Patrizia, completini di gusto e di ottima fattura, mai eccessivi, con dettagli unici.
Arrivata alla porta del bagno si gira repentinamente e fa un cenno alla lei che comprende immediatamente, e, dopo una veloce occhiata di intesa con lui, si alza e con fare disinvolto si avvia verso il bagno seguendola mentre scivola attraverso la porta dei servizi.
La donna è sorpresa nel trovare l’antibagno vuoto, nessun rumore, le porte dei bagni sono tutte chiuse e Patrizia sembra svanita nel nulla.
“Vieni da me” la voce di Patrizia dall’ultimo bagno è sensuale ma perentoria, non ammette dinieghi, e la donna non esita ad aprire la porta ed entrare.
Patrizia è prona sul WC con gli slip abbassati fino a lasciare in vista il buco del culo, un invito esplicito a leccarlo, cosa che lei non si fa chiedere una seconda volta.
È brava con la lingua, esplora ogni angolo di quelle natiche e penetra nel buchino facendo godere Patrizia, piano cerca di andare verso la figa ma lei la blocca “Dopo, questo lo fai dopo, continua a leccarmi il culo e fammi godere” le dice e poi continuando “Ora sali con le gambe sul bordo del WC e piscia mentre ti lecco” continua Patrizia.
La donna esegue e libera un’abbondante pisciata, complice le bevute al tavolo, mentre Patrizia beve e lecca mentre con un dito le scopa il culo.
La donna piscia e gode, finché libera un peto. “Sei stata cattivella, mi hai fatto uno scherzetto ed ora devo punirti” le sussurra Patrizia tra il serio e lo scherzoso e preso il manico dello scopino lo infila nel culo della donna. “Se proprio vuoi usare il culo prima bisogna pulirlo cara, non te lo hanno insegnato?” le dice ed inizia a scoparla con vigore con il manico dello scopino mentre con l’altra mano le scopa la figa.
Ad un tratto si apre la porta ed uno dei camerieri con il cazzo già duro si fa notare, Patrizia si gira ed inizia a spompinarlo mentre continua a scopare lei. “Ora che ti ho pulita perbene, puoi anche farti inculare” dice Patrizia invitando il cameriere a sodomizzare la lei. “Non preoccuparti è grosso ma sa usarlo, non ti farà molto male. Con me lo fa sempre, ed io godo senza soffrire” dice beffarda Patrizia mentre lui inizia ad inculare violentemente la lei che sotto i potenti colpi gode e soffre perdendo qualche goccia di sangue.
“Bravo l’hai rotta, il culo ormai è allargato, da oggi ci entrerà qualsiasi cosa. Non sborragli in culo ma vienile in figa, magari non è protetta e facciamo un bel regalino al suo uomo” continua Patrizia incoraggiando il cameriere, che, all’idea di ingravidare la donna, pompa furiosamente e, non riuscendo a trattenersi, la riempie con un abbondante fiotto di sperma.
Dopo aver sborrato, lui si pulisce il cazzo sulle natiche di lei e sorridendo le dice “Mi chiamo Marco, non mi dispiacerebbe che mettessi il mio nome al figlio che verrà”, poi si tira su i pantaloni e sguscia via veloce dal bagno.
“Dobbiamo ricomporci velocemente, siamo qua dentro da troppo tempo, il tuo uomo potrebbe innervosirsi. Sei tanto provata, sciacquati, metti un po' di trucco ed esci con me. Siamo troie ma troie eleganti” le dice sorridendo sarcastica Patrizia.
Le due donne escono dal bagno come se nulla fosse accaduto, tra i sorrisini complici dei camerieri, con passo elegante e spedito l’una, ed un po' più incerto l’altra.
“Cos’hai, ti sei sentita male?” le chiede preoccupato il marito. “Niente amore, ero un po' costipata ma lei mi ha dato una buona medicina, speriamo non mi gonfi l’utero” risponde imbarazzata lei lasciando il marito ancora più perplesso di prima.
POSSEDERE UNA MENTE
Per darsi un tono ed uscire dall’imbarazzo lui inizia a parlare della sua passione, la fotografia, premettendo che ometterà i dettagli personali focalizzandosi soltanto su quanto attinente con i giochi.
L’uomo racconta di essere un fotografo professionista affermato, specificando che scorrendo certi giornali i suoi lavori sono immediatamente riconoscibili e tante modelle aspirano a posare per lui. Si definisce un fotografo surrealista in quanto i suoi lavori sono ambientati in contesti particolari tipo: cimiteri, vecchie costruzioni, castelli diroccati; e successivamente aggiunge, in studio, effetti di stampo surrealista aiutandosi, nella creazione, con sostanze allucinogene.
Per rafforzare quanto affermato, mostra a Patrizia i book di foto che conserva sul telefono, catturando immediatamente l’interesse di lei.
Patrizia inizia a fare domande sempre più incalzanti ed interessate mostrando un sincero apprezzamento per il lavoro del fotografo.
Riscontrando il suo interesse, lui le offre un servizio fotografico personalizzato del tutto gratuito. Le dice che ha un apprezzamento artistico per lei, loda il suo sguardo ambiguo che ha catturato immediatamente il suo interesse confessando che sceglie le sue modelle proprio sulla base dei tratti fisici che lei stessa possiede ma che, nel suo caso, toccano livelli di perfezione mai raggiunti da altre.
La donna, per lui, deve essere androgina, organi sessuali femminili soltanto accennati su un corpo di ragazzo; l’idea della lupa dantesca, peccaminosa ed ambigua.
I due sembrano persi nei loro discorsi e la lei si sente esclusa, gli sguardi profondi e sensuali che si scambiano sembrano fermare il tempo in un eterno presente; è fin troppo evidente che Patrizia inizia ad accettare l’idea di coinvolgere anche lui nei suoi giochi, ed infatti, quasi distrattamente, gli sfiora più volte il cazzo, ma inaspettatamente, lui sembra non accorgersene.
La predatrice di coppie, colei che detesta i maschi, sembra trasformarsi in preda e ciò, stranamente, la eccita.
“Ti andrebbe di farlo ora quel book?” propone lui, “La rocca di Asolo di notte sarebbe un fantastico contesto, non servono abiti o oggetti particolari perché ho tutto nel furgone posteggiato non lontano da qui. Il tema BDSM sarebbe ideale per una donna con il tuo fascino. Dopo le foto potresti passare in villa da noi, faresti molto felici entrambi ma specialmente lei. Prometto di stare in disparte a godermi lo spettacolo, secondo le tue istruzioni” conclude lui, non ammettendo dinieghi.
“Va bene, mi fido, sembrate una coppia equilibrata. Poi ho voglia di assaporare ancora la tua donna, e magari qualcosa di te” sussurra Patrizia con fare complice.
La strada che porta ad Asolo è sinuosa, il furgone ne accarezza delicatamente le curve mentre le due donne assaporano i rispettivi corpi incuranti del fatto che gli occupanti dei veicoli che incrociano certamente godranno dello spettacolo, anche se solo per qualche attimo.
Le lingue si cercano vogliose, è un incrociarsi quasi violento, la lingua di una esplora ogni angolo della bocca dell’altra mentre le mani vogliose esplorano i corpi.
“Prendi tutto di me, ma la figa decido io quando dartela” dice Patrizia alla lei, ”Quando te la darò potrai fare tutto ciò che vorrai, ma soltanto quanto sarò io a deciderlo” conclude senza ammettere repliche.
I capezzoli di Patrizia sono turgidi come chiodi e fanno effetto sul suo seno, appena accennato, da adolescente e questo eccita maledettamente la lei che li succhia avida.
“Ora leccami il culo, fammi godere” intima Patrizia mentre apre la patta dei pantaloni di lui scoprendo una monumentale erezione.
“Eri eccitato, porcellino. Facevi finta di niente al bar, ma avevi un maestoso cazzo duro che non vedi l’ora di ficcarmi in figa. Quando sarà il momento, forse, te lo concederò” dice con sguardo di sfida Patrizia iniziando a pomparlo con foga.
È una gran pompinara lei, si definisce la più brava pompinara del Nord Est ma non ha mai spiegato sulla base di cosa lo asserisce, ma di certo le doti le ha e sa come far godere un uomo anche soltanto usando la lingua.
Patrizia ha una lingua lunga a carnosa, che usa con maestria esplorando ogni parte del cazzo di lui, anche quella più recondita. Passa lungo l’asta, poi sotto la cappella per fermarsi sul frenulo con piccoli colpetti che fanno sussultare l’uomo.
Poi infila il cazzo in bocca ingoiandolo tutto e facendosi scopare la gola, lei adora sentire la cappella del maschio penetrare lungo la trachea, la mancanza d’aria la eccita e l’idea di farsi sborrare in fondo alla gola è stato uno dei suoi sogni fin da ragazzina.
Mentre la lei le infila la lingua nel culo leccando avida, aiutandosi con due dita, Patrizia pompa con foga l’uomo, che fa fatica a tenere in strada il furgone tanto è brava a farlo godere.
Ad un tratto Patrizia solleva lo sguardo, puntando direttamente i suoi splendidi occhi blu negli occhi di lui e con fare sensuale gli mostra l’indice ed il medio uniti ed inizia a leccarli riempiendoli di saliva.
L’uomo non ha neppure il tempo di realizzare cosa Patrizia avesse in mente che si ritrova due dita nel culo ed una bocca che gli divora il cazzo.
Patrizia con fare esperto cerca la prostata dell’uomo ed inizia a stimolarla mentre avida succhia la cappella e gode sotto i colpi di lei che le apre il culo.
Ormai la lei è riuscita ad entrare con tutta la mano e con forza va avanti e dietro in quel culo che sembra senza fondo. È incredibile la capacità di dilatarsi di Patrizia, il suo buchino, all’apparenza stretto, riesce a rilassarsi oltre ogni aspettativa.
La lei si masturba eccitatissima fistando Patrizia che succhia il cazzo e scopa il culo di lui, l’odore nel furgone è denso ed inebriante, al profumo di figa si mischiano gli umori dei due culi ed il sudore che sa di ormoni, quell’odore caratteristico del sudore da ormoni che soltanto chi vive da libertino riesce a distinguere.
Patrizia intuisce che l’uomo sta sborrando ed immediatamente si gira, liberandosi dalle mani di lei e con un gesto fulmineo si siede sul cazzo di lui, facendo rischiare l’incidente, ma facendo entrare tutto il cazzo dentro di sé per poi riprendere e penetrare lui massaggiandogli la prostata finché l’uomo non riesce a resistere e prorompe in una spettacolare sborrata nelle viscere di Patrizia che la lei saluta con una squirtata che investe in pieno Patrizia.
“Ora asciughi tutto con la lingua troietta, ci devi pulire il culo e riprenderti tutto quello che ci hai buttato addosso” le dice severa Patrizia.
La lei, esegue senza fiatare leccando i culi dei due fino a pulirli per poi leccare Patrizia ovunque ingoiando avida quanto ha appena emesso.
UNA NOTTE CHE NON SI DIMENTICA
Arrivati nei pressi di Asolo, l’uomo devia per una strada bianca che si immette nel bosco che, in basso, circonda l’abitato, prima che la strada inizi la salita, proseguendo per un viottolo sempre più impervio e selvaggio che termina in uno spiazzo di un antico palazzo che doveva aver vissuto altri fasti nel tempo passato.
“Per scaldarci pensavo di fare qualche scatto qui, prima di fare il book in Rocca, giusto per instaurare un feeling tra fotografo e modella. Cosa ne pensi? Ti sta bene?” le chiede l’uomo.
“Questa è la casa dei miei antenati, avevamo latifondo e tanti animali ed anche il titolo nobiliare di conti, oggi desueto. I miei avi erano dei veri libertini e questa casa ne ha viste di tutti i colori, ha anche ospitato il celebre Marchese De Sade nel suo Gran Tour italiano. Si racconta che il marchese sia rimasto davvero impressionato dall’ospitalità dei miei e dalla grande disponibilità di giovani servette che soddisfacevano ogni suo desiderio, fedeli, a volte, fino alla morte” continua lui.
“Sarei onorato di offrire a questa casa un corpo come il tuo, fornirle, ancora una volta, quell’energia unica, che deriva dal sesso; queste mura che la reclamano. Questa casa ha un’anima ed una personalità indipendente legata alla mia famiglia da un rapporto simbiotico ove ciascuno dona all’altro qualcosa per ottenere qualcosa. Oggi, il mio dono a queste mura è la tua bellezza, l’energia sensuale del tuo corpo resa ancora più attiva dalla mia arte. Farò di te un’opera d’arte che diventerà, per sempre, parte di questa casa. Tu entrerai in lei e lei entrerà in te” conclude enigmatico l’uomo.
Patrizia è eccitatissima, ormai la sua parte razionale è del tutto sopita; non riesce a capire come quell’uomo, dall’apparenza mite ed anonima, possa aver suscitato in lei tanto irrazionale desiderio. Lei desidera soltanto essere sua, è convinta di amarlo; amarlo di un amore potente che non ammette repliche, un amore unilaterale, pronto a dare tutto anche per un solo sguardo di lui.
La lesbica fiera, la donna colta ed aggressiva, la padrona, ora è soltanto un corpo che brama le attenzioni di un uomo, che ad un suo cenno sarebbe disposta a dare la vita. Ormai non le interessa più la lei, è lui che vuole, tutto per sé.
Potrebbe anche uccidere per averlo, e questi pensieri le fanno paura ma, nel contempo, la eccitano e la fanno sentire onnipotente. Sente che quella casa è la sua casa e che proprio lì, lei diventerà sua.
L’uomo apre il retro del furgone mostrando un attrezzatissimo set fotografico mobile, dotato di ogni tipo di attrezzatura, costumi di ogni tipo, giocattoli sessuali, e un’organizzatissima raccolta di attrezzi per il BDSM.
La casa, benché aggredita dal tempo, è affascinante, enorme e stranamente viva; sembra che abbia ospitato persone fino al giorno precedente, la monumentale scala d’ingresso con i Gargoyle disposti lungo i lati incoraggia gli ospiti ad entrare.
“Voi entrate, le chiavi sono nel cruscotto del furgone, il contatore è a destra dell’entrata. Il palazzo è da restaurare ma ancora è confortevole. In cucina c’è dell’acqua e una cantinetta ben fornita, i bicchieri sono nel mobile in salotto. In frigo dovrebbe esserci qualcosa da affettare. Approfittatene per rifocillarvi mentre io scarico l’attrezzatura” dice l’uomo.
Entrare nel palazzo sembra di fare un salto nel passato, si ritorna alla Venezia del 700, il barocco veneziano permea gli arredi e le pitture e le musiche di Tartini e Vivaldi risuonano per le stanze.
Le due donne sono molto eccitate, Patrizia in particolare, sembra quasi rapita; una donna della sua cultura non può non godere di tanta bellezza.
Le due donne sono perse nei loro pensieri mentre girano per le stanze e non si accorgono dell’arrivo di lui che, sorridendo, porge un vassoio con una bottiglia di Franciacorta Dosaggio Zero Riserva 33 2015 di Ferghettina con tre flute già riempiti.
“Non sarà come il tuo amato Chablis ma sono certo che non ti deluderà” dice ironico a Patrizia porgendole il bicchiere.
“Mi sono permesso di tagliare dell’ottimo prosciutto di montagna che farà degna compagnia a questa bottiglia. Ho riservato una sorpresa per entrambe, che sono certo apprezzerete; aprirà le vostre menti ad una consapevolezza superiore. Seguitemi nel salone.” conclude l’uomo.
La luna proietta i suoi raggi attraverso l’oculo al di sopra della porta di ingresso, illuminando il tavolo. I tre si siedono all’apice del tavolo, di fronte all’oculo, seguendo con lo sguardo i raggi che correndo lungo il tavolo finiscono su di una caraffa contenete un infuso di colore chiaro, speziato con foglie di zenzero.
“Questo è il mio regalo per voi, anzi per tutti noi; ci aiuterà a goderci il servizio abbandonando tutte le resistenze profane che rovinerebbero l’autenticità delle scene. I funghi, da sempre, sono le gioie ed i dolori degli umani, sono come amanti capricciose che rendono felici chi le apprezza ma rendono la vita impossibile a chi non sa gestirle” sentenzia l’uomo.
Successivamente, informa Patrizia sui dettagli degli scatti che intende fare e su quanto si aspetta da lei, “Questo primo servizio lo faremo nei sotterranei del palazzo dove ho allestito un set; da te non mi aspetto altro che naturalezza, sii te stessa; darò ad entrambe un tema di massima ma voi sarete libere di interpretarlo. Questo infuso ci aiuterà moltissimo, visiteremo piani di consapevolezza che altri nemmeno immaginano e la nostra arte sarà autentica, senza filtri” conclude.
I tre, dopo essersi rifocillati ed aver degustato la tisana accompagnandola con un ottimo pan di spagna condito con un’erba amara si muovono verso i sotterranei del palazzo ai quali si accede grazie ad una porticina blindata posta nel retro della dispensa.
La ripida scala in pietra, debolmente illuminata, lascia intuire la struttura del palazzo, evidentemente realizzato in epoche diverse sovrapponendo le nuove strutture a strutture preesistenti.
Alla fine della scala, i sotterranei del palazzo si aprono alla vista di Patrizia in tutta la loro inaspettata complessità ed ampiezza.
Subito a destra della scala si intravede una piccola cappella con un’edicola votiva ormai sbiadita dal tempo, in fondo, dietro una grata si intravedono botti in legno e macchinari per la produzione del vino, ed una serie di porte in parallelo fanno intuire la presenza di ulteriori spazi.
Patrizia trova tutto ciò davvero affascinante, le sembra si udire racconti di oscure pratiche, di servetti maltrattati e magari stuprati, e, forse, di mogli ribelli sepolte vive dietro le innumerevoli anse murate.
La volta a botte è affrescata in maniera da rappresentare il cielo notturno puntellato di stelle, dominato da una luna gigante ed animato dalle costellazioni fedelmente rappresentate; purtroppo, l’umidità ha seriamente attaccato i colori, che un tempo dovevano essere magnifici.
Sulla destra della grata della cantina, lungo il corridoio, si scorge una porta blindata in legno, diversa dalle altre ed evidentemente di fattura moderna, affiancata da sottili colonne in pietra sovrastate da un arco a sesto ribassato recante a centro un bassorilievo che l’uomo spiega essere l’antico simbolo della confraternita degli artigiani veneti dei quali suo un suo avo faceva parte.
“Ecco siamo arrivati, la porta in fondo a destra è il mio studio fotografico nonché il set sul quale faremo gli scatti di prova. Ho scelto di farlo qui perché mi rilassa e nulla può distrarmi, inoltre l’oscurità si presta meglio a preservare la qualità degli scatti” dice l’uomo indicando la porta.
Il locale, dietro la porta si rivela davvero ampio, sulla destra una porticina reca la scritta “camera oscura”, mentre nell’angolo sinistro si nota una piccola biblioteca con al centro un ampio tavolo in legno colmo di libri, attrezzi e macchine fotografiche.
L’intero spazio sullo sfondo è dedicato ad un “set still life” con uno sfondo grigio 18% ed una reflex digitale posizionata su un treppiedi.
Lampade a luce continua morbida, necessarie a capire da subito qual è il rapporto della luce con l’oggetto e verificare la presenza di ombre sono ben posizionate, mentre, in un angolo, si notano: ombrelli, parabole, snoot e softbox.
Grazie agli effetti della tisana i tre sono molto rilassati ed euforici, e Patrizia osserva divertita lo strano arredamento del set che le ricorda più l’officina di un fabbro che lo studio di un fotografo.
Strumenti da fabbro come pinze, tenaglie, martelli ed una piccola fornace che arde si alternano a giocattoli sessuali di ogni tipo.
Una croce ad X è sistemata verticalmente lungo una parete, e si nota che, con un sistema di argani, può essere issata fino a diventare parallela al pavimento.
“Mi piacerebbe che ti cambiassi, ci sono dei vestiti della tua misura consoni all’ambientazione, scegli quello che più ti piace” le dice lui mentre la lei si sta già cambiando d’abito, dimostrando di essere molto avvezza a questo genere di scatti.
Patrizia sceglie una tunichetta rossa che le copre giusto i capezzoli e le arriva a metà coscia, svelando, ancora una volta, un corpo esile ma perfetto.
“Forza ragazze, iniziamo a lavorare, altrimenti non riusciremo ad andare in Rocca, è già tardissimo” dice lui e continua “Allora, tu sei una schiava che si è comportata male, scopando il marito della tua padrona, e lei ora vuole punirti. Lascio a voi improvvisare le scene, muovetevi sul set, usate l’attrezzatura che più vi eccita, ma siate naturali; entrate nei personaggi”.
Patrizia viene legata mani e piedi alla croce ad X, con un paio di manette, e la vita viene fissata mediante una cinta di cuoio.
Lei inizia a schiaffeggiare Patrizia e, nel contempo, baciandola le cinge i seni. Le bocche delle due donne si cercano e le lingue danzano vorticosamente. Patrizia geme di piacere, e, non potendo usare le mani mentre lei continua ad accarezzarla stringe le gambe e con la bocca cerca i capezzoli di lei implorandola di liberarla.
“Ora comando io servetta, e non mi piace che tu possa parlarmi quindi farò in modo che tu stia zitta” le dice lei e preso del nastro da pacchi, prima le mette una pallina di gomma in bocca e poi arrotola il nastro intorno alla testa.
Patrizia inizia a passare dal godimento ad una paura mista a sorpresa, non si aspettava questo tipo di gioco, e la lei sembra davvero decisa.
“Ora sei tutta mia, e dovrai pentirti di esserti scopata il tuo padrone, farò in modo che tu non lo possa fare più” continua la donna dando un’occhiata complice e perfida al compagno che continua a scattare foto.
“Ora vediamo finalmente questa preziosa fighetta che ci hai fatto tanto desiderare” le dice lei, e con un gesto deciso e repentino le strappa la tunica lasciandola del tutto nuda. “Ma guarda tu, abbiamo un maschietto esperto nel tucking. Sei stato davvero bravo a nascondere il tuo pistolino, ma ora il bruco verrà fuori dal suo bozzolo, vero?” continua ridendo la donna.
Lesta, libera il pene dal suo contenitore strappando via il nastro e poi, con le dita, estrae i testicoli dai canali facendo urlare Patrizia di dolore.
Ormai Patrizia è in balia della donna che inizia a stimolargli il pene mentre le morde i capezzoli fino a farli sanguinare e tutto ciò sembra eccitare i due sempre di più.
La donna prende quello che sembra un trapano sul quale è montato un grosso dildo di gomma dura e lo accende inserendo il dildo nel retto di Patrizia fino al mandrino.
“Vedo che ti stai eccitando signorino” le dice “mi dicono che la mancanza di ossigeno agevola l’erezione, ed io voglio vedere una bella erezione, così dopo ti scopo” continua lei pressandole sul naso uno straccio bagnato.
“Bravo così, vedi che un po' di sofferenza val bene una bella erezione” sussurra la donna continuando a stimolare il pene di Patrizia che diventa incredibilmente duro.
Lei, messosi a cavalcioni di Patrizia, sostenendosi alla croce si fa penetrare ed inizia ad oscillare parossisticamente avanti e dietro per farsi scopare più in profondità possibile fino a far sborrare Patrizia.
“Bravo il mio ometto, che bella sborrata copiosa, vedo che non hai perso nulla della tua mascolinità, anzi. Ti è piaciuto scopare una figa?” le dice ridendo e poi guardando il compagno conclude “Ora è tutto tuo, caro, divertiti”.
Lui, mettendo in posizione una videocamera digitale, in sostituzione della reflex, fa partire la registrazione e presa una frusta di nerbo di bue si avvicina a Patrizia sorridendo.
“Ora tocca a noi divertirci, avevi detto che mi avresti dato la figa, ma evidentemente mentivi, non vedo fighe ma, sono convinto che ci divertiremo lo stesso” le dice lui.
Inizia a frustarla prima molto lentamente e poi sempre più forte puntando alle parti molli di lei e poi le dice “Non è giusto che tu non possa urlare di piacere mentre fai sesso con me, quindi ti libererò la bocca, sarà un vero godimento farlo con il sottofondo della tua voce strozzata dal piacere” e con forza le strappa il nastro tirando via anche la parrucca che mostra fiero alla sua donna alzandola con la mano sinistra.
“Vedi amore? Ho conquistato il suo scalpo dopo aver conquistato il suo cuore” continuando a frustarla.
“Volevi essere mia? Stasera lo sarai. Farò in modo che tu sia per sempre di questa casa, porterai il suo segno su di te, indelebile” dice l’uomo avvicinandosi alla piccola fornace dove sono posate delle pinze ormai ardenti che recano il simbolo rappresentato nel bassorilievo all’ingresso dello studio.
Con fare deciso, tra le urla di dolore di Patrizia l’uomo la marchia a fuoco su una natica, “Ora sei mia, sei di questa casa, per sempre” le dice lui.
Agendo sui comandi dell’argano posiziona la croce ad X in orizzontale rispetto al pavimento in maniera che Patrizia sia con il volto in basso e con le gambe divaricate all’altezza del suo bacino, inizia quindi a stimolarle l’ano con un bastone alla punta del quale è fissata una pallina rotante con tante punte.
“Non fa male, vero? La sensazione è di un piacevole dolore che porta al godimento, so che ti piace lo vedo da come pulsa il tuo buchino. So che mi vuoi, e mi avrai, ma soltanto quando lo deciderò io” le dice lui.
Dopo averle passato la pallina ovunque ed aver portato Patrizia quasi in trance dal dolore e piacere inizia a penetrarla.
La penetrazione è resa più agevole dal fatto che la croce ad X oscilla sulle sue sospensioni assecondando i movimenti del bacino di lui.
“Ma che bravo che sei, sai che mi farai venire se continui così?” le dice ironico e, continuando “Tanto non c’è pericolo che resti incinta quindi farò una bella sborrata dentro di te”.
Dopo essere venuto, incurante dei lamenti di Patrizia, si accorge che lei non si dimena più ed anzi sembra che una voce del tutto diversa, dal timbro fortemente maschile e sicuramente diversa da quella di Patrizia dica ”Ma chi siete? Cosa ci faccio qui?”.
I due incuriositi controllano ma notano che Patrizia, benché svenuta, per fortuna respira regolarmente; quindi, la liberano dalle manette e dalla cintura e la portano al piano superiore.
Dopo un attento esame sulle condizioni di Patrizia, per assicurarsi che non corra pericoli di vita la rivestono in maniera grossolana e la caricano sul furgone per poi lasciarla su di una panchina in un parco nei pressi di Asolo con 100 euro ed un biglietto con scritto “Serata stupenda tesoro. Pagati un taxi”.
VITE CHE SI INTRECCIANO
È una mattina come tante nella periferia di Treviso, una di quelle mattine nelle quali il sole proietta i suoi raggi attraverso le finestre ricordandoti che devi alzarti e vivere la tua vita.
“Fabrizio svegliati, hai fatto di nuovo le ore piccole per finire il tuo lavoro, se continui così ti ammalerai. Hai un viso che proprio non mi piace, dovrai farti vedere dal dott. Bertolin, magari ti prescrive un ricostituente. Ti ho portato un caffè caldo, ti aiuterà a cominciare la giornata con il piede giusto. Ti anche ho preparato il completo elegante, oggi hai consiglio comunale” dice con voce affettuosa Adele la moglie di Fabrizio.
Adele è la moglie perfetta, efficiente, dolce, ama suo marito di un amore materno; e materno si potrebbe definire il suo rapporto con Fabrizio, ragioniere e consigliere comunale.
Fabrizio fa fatica a svegliarsi; di nuovo quei sogni, sogni vividi, reali che lasciano segni sul suo corpo, segni che lui, per pudicizia, nasconde a sua moglie.
Senza darlo a vedere cerca di mettere insieme sogno e realtà richiamando alla mente i fatti del giorno precedente. Tutto ciò che ricorda è di essere tornato dal lavoro nel pomeriggio, stressato e con una gran voglia di trasgressione, che come sempre, ha soffocato tra mille sensi di colpa. Ricorda che vivendo tra eccitazione e vergogna le sue fantasie ad un certo punto è caduto addormentato. Da questo deduce di non poter essere uscito di casa.
Da quel momento ai ricordi certi si sovrappongono immagini confuse, come spezzoni di un film ove lui è sia spettatore che attore, anzi attrice.
Ancora quella donna, sempre lei, deve essere il suo demone interiore, gli fa vivere le sue fantasie e quando qualcosa va male e bisogna soffrire gli lascia il posto invertendo l’attore con lo spettatore.
Sa di essere la parte debole in questa storia; una storia di simbiosi con il suo demone che va avanti fin dall’infanzia, due vite che da sempre si intrecciano; l’una il parassita dell’altra.
Fabrizio vive la sua vita, è rispettato da tutti è un membro integerrimo della borghesia di Treviso, chiunque metterebbe la mano sul fuoco per lui. Mai un’intemperanza, mai una parola fuori posto. Certo, tante fantasie proibite, ma tutte accuratamente custodite in un angolo remoto della sua coscienza.
Un uomo di una resilienza stoica, capace di grandi sforzi e di una capacità di resistere alla sofferenza senza eguali, allenata fin dalla più tenera età dal suo demone.
Poi quell’altra, che vive con disinvoltura le sue fantasie più inconfessabili traendone immenso piacere, condividendole con lui mentre la sua coscienza è sopita.
Anche questa mattina quei sogni inconfessabili ma piacevoli hanno lasciato dei segni, il legittimo compenso per il piacere vissuto per lui da qualcun altro, un piacere che va pagato.
Sa che passerà tutto, sa che la fedele Adele si occuperà di lui ed i segni spariranno; la sua vita scorrerà lenta come l’acqua tra le canne.
Fabrizio beve il suo caffè con un sorriso amaro; lei tornerà, avrà ancora voglia di godere e lui dovrà pagare il conto con la sua sofferenza; meglio vestirsi ed andare a lavorare.
Mentre Fabrizio bacia teneramente Adele uscendo di casa, in una parte remota della sua coscienza Patrizia sorride crudele aspettando il momento giusto per vendicarsi dell’affronto subito.
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