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Lui & Lei

L'Odore della Preda


di Membro VIP di Annunci69.it Karenina_Vronskij
08.12.2020    |    6.280    |    5 8.5
"La replica della donna arriva fulminea e feroce “Ma come si permette, non solo dopo averle fatto la cortesia di accettare il suo invito mi scrive dopo due..."
UN FUNZIONARIO EFFICIENTE
In ufficio la giornata volge stancamente al termine mentre gli impiegati scrutano impazienti le lancette del grande orologio che quasi per dispetto sembrano muoversi sempre più lentamente.
Alcide Morin guarda con disappunto i suoi colleghi, non approva per niente il loro comportamento, lui predica efficienza e rigore, e loro, con affettata gentilezza, gli passano le loro pratiche complimentandosi per la sua bravura.
È un’istituzione Alcide, per l’agenzia pubblica che lo ha assunto ormai trent’anni fa e da semplice fattorino è diventato funzionario.
Un esempio integerrimo di attaccamento al lavoro e condotta esemplare recita la sua ultima lettera di promozione. Lui ne è orgoglioso, le conserva tutte quelle lettere, mai un giorno di malattia, ferie pochissime, sempre pronto a sobbarcarsi il lavoro dei colleghi.
L’agenzia ha sede in un austero palazzo del 700 nel centro della capitale della Marca e lui ne conosce ogni angolo, ogni corridoio, ricorda a memoria tutte le pratiche che ha seguito negli anni.
Quando Alcide si presenta per i controlli presso le aziende è temutissimo, un misto di maligna ferocia ed efficiente freddezza si abbatte per settimane sulla malcapitata azienda e tutti sanno che lui non va mai via senza che gli sia pagato un amaro tributo.
Alcide è un uomo altissimo e di una magrezza estrema, i suoi occhi neri e pungenti sembrano trapassarti l’anima quando ti guarda attraverso gli spessi occhiali tondi da contabile. Sa di non essere un modello, la pelle gialla ed il viso rovinato dall’acne giovanile non lo renderebbero di certo affascinante agli occhi delle donne, colleghe incluse.
Ma lui è intelligente, ha da tempo capito che la sua mente e la sua resilienza possono fare di un uomo, apparentemente sfavorito da madre natura, un soggetto interessante per le tante donne in cerca di compagnia.
Alcide ha letto e studiato tutto ciò che riguarda le tecniche per migliorare sé stesso ed aumentare le sue possibilità di successo con l’altro sesso ed è diventato davvero bravo; tutto ciò che fa Alcide, alla fine, si trasforma in un successo.
Questa stasera è una serata particolare per Alcide, anche lui è impaziente che la giornata volga al termine, e mentre con rinnovato vigore svolge le ultime pratiche tra sé e sé si compiace di come, anche questa volta, la caccia sia andata a buon fine.
“Questa volta è stata davvero dura” pensa compiaciuto Alcide mentre un sorriso passa veloce sul suo viso e con l’indice ed il pollice destro si arrotola i sottili baffetti neri che sottolineano il contorno superiore delle labbra.
“Non ho vizi minori” ama dire di sé Alcide citando un uomo politico che ammira più di chiunque altro e che da sempre rappresenta il faro che guida la sua vita.
Indossa un ricercato completo da uomo a tre pezzi di fattura inglese, scarpe sapientemente abbinate ed un fazzoletto fa capolino dal taschino.
Alcide è sempre molto elegante in ufficio e fa da contrappunto al modo approssimativo di vestire dei suoi colleghi quasi a sottolineare, con il suo modo di vestire, la differenza di efficienza con loro, che considera a stento degni di entrare nel suo ufficio.
L’orologio, nonostante tutto, ha dovuto segnare le 17:00 e liberare quell’umanità bovina dai tentacoli del lavoro.
L’uomo lascia che quella massa anonima scorra fuori dagli uffici come l’acqua sporca scorre via negli scarichi, tutta uguale, grigia e monotona.
Si gusta ogni attimo lui, quasi resiste, si fa un dispetto, è libero ma resta. I minuti che passano mentre i colleghi scappano via sono tutti suoi, i suoi minuti, che lui può usare come vuole, può sprecarli, non uscire. È diverso da loro lui, lui sa controllarsi, sa aspettare, come una pulce aspetta per giorni attaccata ad un ramo che passi un animale per attaccarsi.
Lui ha il potere di dire di no “Posso lasciarla aspettare invano e non presentarmi, posso cambiare la sua serata nel bene e nel male. Io posso, gli altri no”, pensa serafico Alcide “Ormai lei ha ceduto, l’ho trasformata, è già un successo, è tutto quello che volevo, il resto è soltanto un di più” medita Alcide mentre guardando fuori dalla finestra vede l’ultimo impiegato scappare via nella notte nebbiosa della città.

UNA CACCIA PAZIENTE
È vero, non ha vizi minori Alcide, fuma sigari cubani e beve Cognac e Whisky, in presenza delle sue prede, soltanto per dare credibilità al personaggio ma non si è mai fatto prendere dai vizi, lui i vizi li usa.
In realtà ha un solo vizio, è un vizio maggiore, ma chi è davvero senza difetti a questo mondo?
Le ultime tre settimane le ha dedicate alla sua preda, con tatto e sapiente strategia. Prima l’ha individuata tra le spettatrici al teatro, davano “Il Flauto Magico” quella sera, poi ha iniziato a studiarla come fa un pitone che avvolge le sue spire intorno alla preda prima di divorarla.
Un sorriso, una frase buttata lì è lei altera nella sua mise castigata non lo ha degnato nemmeno di uno sguardo, quasi offesa del fatto che l’uomo le abbia rivolto la parola.
Dall’atteggiamento di lei Alcide ha immediatamente deciso che lei dovesse essere la sua prossima preda.
L’uomo ha subito iniziare ad informarsi, su chi fosse, dove lavorasse, situazione finanziaria, passioni, studi insomma tutto ciò che potesse permettergli di leggere nell’animo di lei.
L’uomo ebbe un fremito di piacere quando una conoscente comune le confessò che la donna è nota in città per il suo pessimo carattere e che nessun uomo è mai riuscito ad averla.
Lei, Agalgisa, si professa sapiosessuale, femminista e intellettualmente superiore ad ogni uomo che abbia mai conosciuto. Ama ripetere che non esistono uomini al mondo che lei reputi degni di godere del suo corpo e per questo preferisce l’astinenza.
Alcide dopo aver pazientemente collezionato e catalogato tutte le informazioni disponibili su di lei inizia ad incrociarla casualmente nei posti che lei frequenta, mai un saluto, mai uno sguardo, quasi la ignora mostrando di essere sempre impegnato in qualche commissione troppo importante per badare a lei.
Un pomeriggio, passeggiando lungo il corso, nota la donna seduta al tavolino di un bar intenta a gustarsi una cioccolata calda ed a leggere qualcosa sul suo telefono.
L’istinto del cacciatore non lascia scampo alla donna, Alcide le scivola abilmente alle spalle riuscendo a notare che lei stava completando una descrizione su Tinder relativa ad un profilo, Artemide90.
L’uomo immediatamente si è seduto ad un tavolino di un bar di fronte, in maniera da essere visibile alla donna ma ostentando sempre disinteresse ed ha aperto Tinder cercando Artemide90.
“Si sei proprio tu cara, che altro Nick ti potevi scegliere se non Artemide, la dea della caccia, mai violata, che fugge per i boschi con le sue ninfe” pensa Alcide. Nessuna foto di lei ma solo citazioni e quadri di autori sconosciuti, una descrizione secca, sprezzante, quasi a voler alzare un muro tra sé ed i possibili pretendenti.
Artemide90 un profilo che mai nessun uomo avrebbe scelto, un sicuro coacervo di guai in un mare di donne molto più semplici e rassicuranti.
Alcide, utilizzando le informazioni che aveva pazientemente collezionato riscrive il suo profilo in maniera da specchiare perfettamente quello della donna, nessuna foto di lui ma brani di letteratura e riferimenti all’arte e poche righe telegrafiche per informare che lui non cercava proprio nulla.
In pochi minuti, l’uomo invia una richiesta di collegamento ad Artemide90 alzandosi poi con fare impegnato recandosi a pagare per poi passare di fronte alla donna che guardava pigramente lo scorrere delle persone sul corso.

NELLE SPIRE DEL PITONE
I giorni passano e diventano settimane ed una mattina di Settembre Adalgisa accetta l’invito di Alcide, che spietato lascia passare due interi giorni prima di presentarsi ed iniziare la chat. “Buongiorno, spero di non disturbarla, le volevo soltanto fare i complimenti per le immagini scelte. Una bella raccolta di quadri molto conosciuti e brani di scrittori famosi che denotano una buona cultura di base, forse un po’ POP”. La replica della donna arriva fulminea e feroce “Ma come si permette, non solo dopo averle fatto la cortesia di accettare il suo invito mi scrive dopo due giorni ma poi osa darmi della POP. Lei è un vero cafone, non ha idea con chi sta parlando e della fortuna che ha avuto che io l’abbia degnato di attenzione. Attenzione che finisce in questo istante. Arrivederci”. L’uomo non si scompone, anzi continua sereno “Non volevo affatto importunarla signora, è vero non so chi lei sia, per quanto mi riguarda è uno dei tanti profili in mostra sullo scaffale virtuale di Tinder che ha attratto la mia curiosità grazie ad un packaging interessante. Le vorrei soltanto far notare che per evitare l’effetto -livella-, tipico di questo social, occorrerebbe targhettizzare meglio la potenziale clientela migliorando l’etichetta”. Adalgisa sempre più inferocita continua ad attaccare Alcide, che non solo non si scompone ma anzi continua tranquillo e misurato a dispensare consigli professionali alla donna ostentando disinteresse al corteggiamento e comportandosi come un consulente di marketing.
La chat continua su questi toni per settimane, con la donna che attacca ferocemente ed Alcide che ribatte colpo su colpo freddo, senza mai perdere il controllo, sempre gentile, senza mai offendere anzi ostentando una paternalistica comprensione per quell’adolescente esagitata.
È proprio l’atteggiamento distaccato e paterno di Alcide che lentamente demolisce le granitiche difese di Adalgisa che pian piano inizia a lasciarsi andare a toni più miti frammisti a curiosità per quest’uomo così strano e disinteressato.
Intanto inizia quasi ad affezionarsi a questo uomo serioso e misurato, cercandolo sempre più spesso a fronte di un comportamento di lui decisamente evasivo.
Nelle settimane a seguire Adalgisa passa lentamente dagli insulti a parole più accomodanti poi a frasi dolci, come una bimba che cerchi l’attenzione del papà, finché una sera si lascia andare sottili proposte erotiche a fronte delle quali, inaspettatamente, l’uomo non mostra alcun interesse.
Alcide sempre comprensivo, pieno di pazienza, mai una parola fuori posto nemmeno quando lei lo accusa di essere gay perché nonostante le foto oscene che le ha inviato lui non l’ha neppure degnata di un commento.
Adalgisa, che non ha mai degnato di attenzione un uomo si ritrova a comportarsi da adolescente in preda alle tempeste ormonali e inonda l’uomo di foto sempre più spinte, si masturba in continuazione e pretende lunghe videochiamate implorando affinché lui le mostri il cazzo.
Si, il cazzo dell’uomo è diventato per lei una ossessione, riuscire a far spogliare Alcide, vederlo nudo a segarsi per lei sarebbe come poter urlare al mondo che il re è nudo per lei.
Ma il Re non si spoglia, il Re non concede le sue grazie all’implorante schiava, lui vestito ed austero lascia che lei si spogli in cam, che impazzisca per lui, che cada sempre più in basso in una spirale di perversa passione per qualcosa che anela ma che sà che non potrà mai avere.
Lui le chiede di fare per amor suo cose che lei non avrebbe mai pensato di fare come quando le chiede di bersi un caffè in Piazza dei Signori seduta al tavolino con i pantaloni bianchi senza assorbente durante il ciclo mentre lui dal bar opposto si gode i commenti dei passanti stupefatti, o di quando le chiede di masturbarsi, completamente nuda, nell’area di servizio della A27 tra i camion parcheggiati mentre lui, in cam, si gode le avances dei compiaciuti trasportatori.
Adalgisa piange, mentre soddisfa le richieste sempre più estreme dell’uomo, si stente come un tonno che è entrato nella tonnara e sa che non ne uscirà. Il bello è che lei non ne vuole uscire, anche se ne avesse la possibilità, lei nella tonnara vuole starci e, tra le lacrime, gli chiede di andare sempre più in basso.
Alcide, nonostante le pressanti richieste della donna non le ha mai concesso di incontrarsi fisicamente dicendosi disponibile ma sentenziando sempre che non è ancora il momento, che lei non è ancora abbastanza troia per lui, che lei deve meritarsi l’incontro andando sempre più giù, nel fango.

IL RE È NUDO, ANZI NO
Torniamo ad oggi, nell’ufficio ormai vuoto, ove siede rilassato, Alcide fissa pigramente l’orologio che incurante continua a segnare le ore; le lancette scorrono sul quadrante come le dita che sfiorano il corpo di una donna.
Alcide ha preparato tutto con meticolosa e fredda precisione, l’appuntamento è alle 20 a Ferrara, in Piazza Trento e Trieste, in pieno struscio, lei dovrà arrivarci da sola indossando i vestiti che lui le ha inviato, lui l’aspetterà seduto al tavolo all’aperto di un certo bar.
Non sa altro Adalgisa, a lei interessa soltanto incontrare l’uomo, attaccarsi a lui, spazzare via quell’aria di superiorità e distacco e trascinarlo a fondo con lei, nell’abisso di passione e depravazione nel quale lui ha confinato lei.
Alcide guarda distaccato la donna che con passo incerto avanza calzando delle scarpe rosse con i tacchi troppo alti e forse troppo vistose. Indossa una pelliccetta leopardata vistosamente finta che a stento copre una minigonna cortissima che lascia intravedere le giarrettiere ed il micro top rosa, indossato senza reggiseno.
Alcide ha pensato anche al trucco, le ha imposto colori accesi e dissonanti che la fanno sembrare una Drag Queen più che una donna al suo primo appuntamento.
L’uomo si è ben raccomandato che lei non si lavasse per un’intera settimana precedente all’incontro e, specialmente, pena il fallimento dell’incontro, di non depilarsi da nessuna parte, in particolare modo ascelle e figa.
Lei arriva imbarazzata e sorridente al tavolo di quell’uomo elegantemente vestito chiamandolo amore e lanciandosi in un tentativo di bacio che lui abilmente schiva. “Adalgisa, non mi sembra il caso qui in piazza, tutti ci guardano” le sussurra l’uomo.
“Sei certa di non indossare gli slip come ti ho chiesto” le dice lui, ed al cenno di assenso di lei continua “allora apri le gambe ben bene ed inizia a sfiorarti la figa, senza farti notare”.
Il posto in cui siede la donna è stato sapientemente preparato da Alcide in maniera che i passanti increduli possano vederla.
La donna intanto beve un caffè mentre con la sinistra si sfiora, tra le risatine ammiccanti dei camerieri.
Alcide si gusta la scena con distacco, sembra uno spettatore che guarda un film, distante dalla scena, seduto in platea a gustarsi il suo Negroni.
“Sbrigati Adalgisa, facciamo una passeggiata, buono il tuo profumo” le dice ironico Alcide cosciente che l’olezzo derivante da senza che il corpo vedesse il sapone si fa ben sentire.
I due si alzano, dopo aver pagato, e lenti iniziano a camminare lungo una delle belle vie della città attirando sguardi incuriositi per cotanto contrasto tra un signore così distinto che si accompagna ad una donna così volgare e per giunta circondata da un odore tanto forte.
“Sei uno stronzo Alcide, nemmeno un bacio mi hai dato, mi tratti come una zoccola” protesta timidamente lei, “Cara, credo che tu non ti renda conto che sei vestita da zoccola, sarebbe una contraddizione logica trattarti da signora” risponde pacato l’uomo.
“Ma almeno stanotte staremo insieme come mi hai promesso?” implora la donna, “Sai che mantengo sempre le mie promesse, e questa notte la passeremo insieme, non ci sono dubbi” risponde Alcide.
“Ho preso una camera in un piccolo B&B, non troppo vistoso, giusto fuori dalle mura, non ci saranno altri ospiti ed il proprietario vive altrove quindi nessuno potrà disturbarci” continua lui “Sono certo che ti godrai questa nottata, te lo meriti, sei stata davvero una brava troietta. All’inizio un po' riluttante ma poi sei diventata una vera vacca. Bastava tirar fuori ciò che sei sempre stata ma nascondevi dentro” dice l’uomo.
“Ma io voglio vederti nudo, voglio che mi scopi, basta dildo e dita voglio il tuo cazzo dentro, mi devi sborrare ovunque, ho aspettato troppo, me lo devi” protesta lei.
“Avrai tutto ciò che meriti, sai che non lesino attenzioni per te, puttanella. Alla fine anche tu dovrai darmi qualcosa, ma soltanto alla fine” conclude lui.
Intanto tra gli sguardi curiosi dei passanti la coppia è ormai arrivata oltre le mura raggiungendo una zona un po' trascurata della città, dove tra negozi etnici e venditori di Kebab, l’eleganza rinascimentale della città lascia il posto ad una piccola Kasba ove decine di occhi famelici guardano la donna increduli che due bianchi possano passeggiare, a sera inoltrata, in un posto che i ferraresi evitano accuratamente.
Arrivati davanti ad un cancelletto verde, che protegge l’ingresso ad un giardino minuscolo antistante una vecchia casa, Adalgisa nota la scritta -B&B Le Palme-, mentre Alcide armeggia su una cassettina portachiavi a combinazione fissata alla parete e la apre prelevando le chiavi di ingresso alla casa.
“Vedi cara, io adoro questi posti, sono discreti e nessuno fa domande o chiede documenti. Abbiamo tutta la privacy che ci serve e potremmo goderci la nostra nottata insieme come ti avevo promesso” le dice l’uomo.
La donna appena entrati inizia a spogliarsi e salta addosso all’uomo, “Ti voglio, scopami subito, ho aspettato troppo” gli dice ansimando lei “Poi permettimi di farmi una doccia, ne ho bisogno, puzzo, non so come farai a scoparmi così” continua la donna.
“Ancora un attimo cara, ordino un Kebab, sarai affamata. Ce lo porteranno direttamente qui, sono gentilissimi i gestori” le dice l’uomo estraendo dalla borsa una bottiglia di whisky, un sigaro ed un solo bicchiere in cristallo e sistemandoli con cura su un tavolino a tre gambe presente nella minuscola camera da letto.
“Intanto eccitami” le dice Alcide porgendole un dildo nero enorme che aveva in borsa, “Fammi vedere quando troia sei e quanto mi vuoi” continua lui facendola adagiare sul letto a gambe aperte e seni scoperti e godendosi seduto al tavolino lo spettacolo erotico della donna.
Adalgisa inizia a godere e gemere, la stanza è piena di odori, il dildo scompare nella figa affamata della donna, tra i folti peli che le ricoprono il pube. Lei si scopa sempre con più foga mentre l’uomo si compiace di quella donna che senza ritegno si penetra godendo in estasi. Lui gode di quel corpo trasformato per lui, prima era perfetta, mai un dettaglio fuori posto, quasi asettica, ora le gambe e le ascelle sono pelose, la figa è un folto bosco nero incolto ed il sudore riga quel corpo che sa di selvatico e non più di profumi costosi.
Adalgisa non lo nota ma Alcide sta godendo, non solo un piacere mentale ma anche e soprattutto fisico, lui gode come non mai, se lei fosse meno impegnata noterebbe l’erezione potente che segna i pantaloni dell’uomo e le tracce di bagnato che segnano i suoi pantaloni.
Gode così Alcide, anche senza toccarsi, lui gode mentre lei gode e si sfonda per il suo uomo, lei vorrebbe il suo cazzo dentro ma lui persegue il suo personale concetto di piacere, profondo e inconfessabile.
L’atmosfera erotica è interrotta dal gracchiare di un vecchio campanello da sistemare ed Alcide, si alza lentamente sistemandosi i pantaloni e va ad aprire la porta “Entra Hassan, non startene impalato li fuori, siamo affamati, spero che tu abbia portato tutto quello che ti ho chiesto” dice con fare amichevole Alcide al fattorino del negozio di Kebab.
Hassan è un ragazzone nero come l’ebano, parla a stento l’italiano, qualche parola di siciliano imparata nel centro di accoglienza in Sicilia dal quale è scappato girando per l’Italia da clandestino da ormai sei mesi.
Il quadretto è surreale, con un uomo elegantemente vestito, una donna sudata e quasi svestita stesa sul letto con un dildo nero enorme in figa, un fattorino di colore stupefatto con in mano una busta di plastica con del Kebab che diffonde in suoi odori in una stanza già pregna di odori fortissimi.
Basterebbe fermarsi qui e già la situazione sarebbe al limite del paradossale ma Alcide ha ben altro in mente, lui non ha ancora avuto la sua preda.
“Entra Hassan, non preoccuparti, siamo persone semplici noi. Adalgisa si stava divertendo, spero che questo non ti imbarazzi” dice con voce divertita Alcide al ragazzo che praticamente è rimasto senza parole.
Hassan viene dal Senegal, è alto e segaligno, la muscolatura definita ed i tratti esotici lo rendono non brutto a vedersi.
Un silenzio innaturale cala sulla stanza, nessuno parla, tutti sembrano in attesa di qualcosa che dovrebbe accadere ma non accade, una tempesta incombente che si avvicina ma sembra non arrivare mai.
“Appoggia il cartone sul tavolo Hassan, quanto ti devo?” dice Alcide e continua “Anzi mangia qualcosa con noi visto che sei qui” continua Alcide mentre il ragazzo lo guarda sospettoso.
“Cara resta così, sei tanto carina, mangiamo tutti qualcosa, così magari ci conosciamo meglio. La compagnia di Hassan ti farà piacere” continua Alcide invitando il ragazzo a sedersi mentre Adalgisa, ancora stordita dal piacere si alza dal letto, accomodandosi, ancora nuda e sudata su una delle sedie.
“Forza Hassan accarezzala, non preoccuparti le piacerà, la signora è un po' timida ma vedrai che se si scalda diventa una vera puttana” dice Alcide alla fine della frugale cena ed il ragazzo inizia ad accarezzare la donna, prima sul collo, poi sui seni e poi sempre più in basso fino a sentire la calda e bagnata figa della donna.
Sentirla cosi bagnata e così odorosa di sesso fa impazzire il ragazzo che mostra una vistosa erezione al di sotto dei sottili pantaloncini sportivi.
“Scopatela Hassan, falle sentire un vero cazzo nero, sfondale la figa” lo incita Alcide mentre il ragazzo inizia a spogliarsi e mostra un possente cazzo nero e circonciso, tutto depilato e già bagnato dalle prime gocce di sperma.
Adalgisa è muta, in balia della situazione e della passione, tutto di lei è annullato, il suo orgoglio, la sua austerità, il suo disprezzo per i maschi. Lei vuole solo essere scopata, scopata forte come una cagna in calore che non guarda a nulla se non al fatto che un cazzo le sfondi la figa.
Hassan la gira a pancia in su sul letto con la testa penzolante e rivolta all’indietro e le infila il cazzo in bocca con forza, fino in fondo alla gola godendosi gli spasmi della trachea che comprimono la cappella. Quasi non respira Adalgisa, tanto il cazzo del ragazzo le entra nella gola, lui spinge con tutta la sua forza mentre con il dildo in mano le scopa con violenza la figa.
È tutto uno spasmo, la donna, il suo corpo è a disposizione di quei due uomini che vogliono qualcosa da lei anche se in maniera diversa, la mente ed il corpo, i due sono due aspetti della stessa persona, più tribale e fisico uno più mentale e perverso l’altro.
Alcide è serenamente seduto sulla sedia mentre fuma il suo sigaro e si versa l’whisky nell’elegante bicchiere di cristallo, soltanto l’evidente erezione denuncia il fatto che anche lui stia godendo.
Hassan continua a scopare la gola della donna che violacea inizia a vomitare la cena sporcando il ragazzo che preso dalla furia nemmeno quasi se ne ravvede.
“Adalgisa, sempre la solita, ti toccherà pulire tutto, altrimenti il gestore ci addebiterà il costo della pulizia” sussurra sarcastico Alcide.
Intanto Hassan prende di peso la donna e la gira, mettendola a pecorina sulla sponda del letto e mentre lei continua con i conati, di uno stomaco ormai vuoto, inizia a sodomizzarla con forza.
“Dai puttana bianca, fammi sentire quanto è profondo il tuo culo, e non sporcarmi di nuovo il cazzo perché altrimenti me la paghi” sibila il ragazzo ormai in preda ad una furia passionale.
In quella minuscola camera di un B&B di second’ordine si sta compiendo un dramma o forse un rito, un rito iniziato mesi prima volto alla trasformazione profonda ed irreversibile di una donna ad opera di forze opposte ma complementari, un rito di passaggio ancestrale che nel lontano passato tante volte è già avvenuto.
Il ragazzo infoiato continua a scopare il culo della donna che ormai perde sangue, ogni volta che estrae il voluminoso cazzo si può vedere il rosso brillante dell’interno del culo attraverso la capiente apertura che resta aperta tanto i muscoli sono rilassati.
Mentre la incula, Hassan continua a scoparle la figa con il dildo e con le dita della mano sinistra prova ad allargarle la figa più che può per far entrare il più possibile il voluminoso giocattolo.
“Mi hai sporcato il cazzo di merda, troia bianca, ora me lo pulisci bene” le urla Hassan mentre girandola violentemente con ancora il dildo conficcato nella figa le mette il cazzo in bocca.
“Lecca bene, lecca tutto, voglio vederlo pulito, non voglio la tua merda sul mio corpo, mangia tutto e puliscimi anche la pancia e le palle altrimenti saranno guai per te” le urla, ormai nel ruolo del carnefice.
Alcide si gode la scena, non dice una parola, mentre il sapore aromatico del sigaro riempie l’aria attenuando il forte odore di umori che impesta la stanza.
Lecca Adalgisa, lecca forte, non proferisce parola, lecca e basta, lei non è più ciò che era e mai più lo sarà, è un corpo fatto di carne e sangue destinato oggi al piacere dei due uomini e domani dei tanti che verranno.
Lo sa Adalgisa, questo è solo l’inizio, un rito di passaggio verso una nuova vita, una vita dedicata all’adorazione del piacere e del dolore, l’adorazione verso un Dio potente ed esigente che tanto dona ma tanto chiede.
“Ora puliscimi il buco del culo” le dice il ragazzo sedendosi sul suo viso mentre con una mano si sega e con l’altra le infila il dildo nel culo scopandola con foga.
“Mi fai godere puttana” geme il ragazzo segandosi sempre più forte, “Infilami due dita nel culo, scopamelo con forza mentre lo lecchi” le ordina al culmine dell’eccitazione.
“Ti piacerebbe che sborrassi così sulla tua pancia troia, eh no, non sprecherò il mio seme in questo modo, il mio seme è prezioso e va usato bene” le grida il ragazzo che alzandosi si infila a sua volta il dildo nel culo mentre inizia a scopargli violentemente la figa ormai talmente bagnata ed aperta che sembra non accorgersi del cazzo pur notevole del ragazzo.
“Siii, ti sto sborrando dentro troia, voglio metterti incinta, sgraverai un bastardo nero come me, voglio vedere cosa dirai alle tue amiche signore bianche che ti chiederanno da dove viene tuo figlio”.
In quei momenti il tempo sembra fermarsi, Alcide viene a sua volta nei pantaloni, senza aver mai tirato fuori il cazzo, Hassan sborra copiosamente nella figa di Adalgisa che ormai senza forze e con tutti i buchi sfondati è in preda a forti fremiti di piacere.
Dopo l’orgasmo, Hassan si adagia sul corpo di lei, con ancora il dildo conficcato nel culo.
Alcide si gode la vista dei due corpi bagnati e densi di umori ed ancora ansimanti che sembrano dormire preda di un sonno surreale, un non sonno, una sorta di sospensione del tempo.
Sono immobili i due, immobili e stanchi, mentre Alcide ha finito il sigaro e si gusta l’ultimo goccio di whisky, il Re non è nudo!
Ad un tratto, Alcide si alza lentamente e tira fuori dal taschino un piccolo sacchettino di seta gialla, chiuso da un nastro rosso, con su scritto – Adalgisa, Tinder, TV -.
È il modo che Alcide usa per catalogare le sue prede - nome, dove le ha conosciute e provincia di residenza -.
Con passi lenti e misurati, quasi a volersi godere la scena fino alla fine Alcide si avvicina ai due e con una forbicina d’argento taglia i peli della figa di lei ed accuratamente ne riempie il sacchettino, gustandone l’odore, l’odore della preda.
“Ti lascio 200 euro sul tavolo, fa che dopo essersi ripulita la signora raggiunga la sua macchina senza rischi. Ti ritengo responsabile della sua incolumità, se le succede qualcosa, qualsiasi cosa, sarai tu a pagare. Ho il filmato di te mentre la violenti” dice al ragazzo dandole uno scossone sulla spalla ed uscendo dalla camera lasciando i due amanti sfiniti sul letto.
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