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Lui & Lei

L'inquilina


di Dylanland
04.02.2022    |    16.011    |    5 9.5
"L'avevo stesa a pancia in giù e le avevo sollevato il maglioncino scoprendole la schiena..."
Dopo aver ereditato l'appartamento dei miei genitori, l'appartamento della mia infanzia, ho pensato che sarebbe stato opportuno affittarlo per un annetto prima di considerarne la vendita, un po' per non prendere una decisione affrettata, un po' per non distaccarmi di netto da quello che era stato il luogo delle mie radici.
Si presentò l'opportunità di affittarlo proprio per un anno ad una signora separata, una donna quarantenne di nome Maria con tre bambini piccoli e una storia di vita di molte sofferenze.
Era di origini rumene, donna di grande temperamento che aveva dovuto affrontare le difficoltà e le avversità della vita da sola con il grande peso di tre piccoli figli sulle spalle.
Era una donna che, nonostante fosse molto provata, portava con sé ancora i bei tratti di una bellezza intrinseca: gli occhi di un azzurro cangiante erano molto intensi ed espressivi, la bocca con labbra disegnate a pennello avevano una forza attrattiva inesorabile, i capelli biondi, anche se spesso in disordine per mancanza di tempo da dedicare a sé stessa, facevano da cornice ad una donna bella che da tempo si occupava poco di sé stessa per occuparsi dei mille impegni da affrontare da sola.
Avevo avuto modo,nel corso dei primi mesi in cui mi recavo per riscuotere l'affitto, di parlare con lei della sua vita intensa e difficile e, man mano che la conoscevo, scoprivo aspetti di lei che mi piacevano, non solo come donna ma anche come persona.
Fu così che un giorno, andato a casa per riscuotere l'affitto, la trovai sola perché i bambini erano a scuola e indaffarata a sbrigare le faccende di casa.
Si scuso' con me per il disordine in casa creato dai bambini e mi confessò che aveva sempre troppo poco tempo per occuparsi di tutto e che si sentiva distrutta dalla stanchezza.
"Ci vorrebbe un bel massaggio rilassante" dissi io un po' maliziosamente;
"Magari, ci vorrebbe proprio si" mi rispose lei con un sorriso
"Vieni" aggiunsi io prendendola per mano e portandola verso la camera da letto " te lo faccio io un bel massaggio, vedrai, ti piacerà".
Era stata un po' restia a venirmi dietro, forse perché sorpresa, forse per una forma di timidezza o pudore, ma poi era venuta a sedersi sul letto.
L'avevo stesa a pancia in giù e le avevo sollevato il maglioncino scoprendole la schiena.
Cominciai ad accarezzarla sulla schiena con movimenti decisi delle mani, scoprendo parti di corpo sempre più ampi, le sollevai il maglioncino fino al collo e poi lo sfilai del tutto lasciandola solo con il reggiseno.
Le mie mani le massaggiavano la schiena conquistando ampie parti del suo corpo, le toccavo il collo, le spalle, i fianchi, infilandosi finché potevano anche sotto i jeans ancora abbottonati lambendo la parte superiore delle natiche.
Lei mugolava segni di piacere, approvando i miei massaggi.
Decisi di girarla e passare davanti;
Cominciai a toccarla sul collo scendendo giù piano piano, le slacciai il reggiseno facendo uscire allo scoperto un seno ancora molto attraente che presi ad accarezzare con gesti delicati ma sempre più decisi.
Mi avvicinai ai capezzoli con la bocca e li baciai, poi li leccai bagnandoli: diventarono ben presto duri, quindi li presi in bocca e li mordicchiai piano, ma neanche tanto piano.
La sentivo fremere di eccitazione, quando le presi i seni tra le mani con forza.
Lei cercò il rigonfiamento sui miei pantaloni con la sua mano mentre le nostre bocche si cercarono in un bacio avvolgente.
Le lingue danzavano come in un tango argentino sensuale.
Le sbottonai i jeans e le infilai la mano cercando la sua fica che trovai già bagnata fradicia.
La volevo, la desideravo e anche lei aveva lo stesso istinto visto che mi aveva sbottonato i pantaloni e tirato fuori il mio cazzo diventato duro come granito.
Si piegò per prenderlo in bocca, per leccarlo con cura e dedizione, succhiando e leccandomelo tutto fino alle palle.
Ansimava per lo sforzo e per il piacere e lo stesso facevo io gustandomi quel trattamento speciale che mi stava riservando e facendo scattare in me la stessa voglia di ricambiare,quindi le sfilai del tutto i jeans, le aprii le gambe e, scostate le mutandine, cominciai a leccarla io, piano, con cura, con attenzione a non tralasciare nemmeno un centimetro della sua passera che si schiudeva e bagnava sempre più.
E mentre la leccavo le mie dita si insinuavano dentro a scoprire l'intimità più segreta, mentre lei mi teneva la testa per paura che smettessi.
La sentivo gemere, dire cose che non capivo bene, ma arrivai al punto che la volevo scopare e lo dissi a voce alta: "vieni, ti scopo adesso".
"Si, scopami, ti volio anche io, volio il tuo cazzo dentro che mi apra tutta" mi rispose lei con il suo italiano quasi perfetto.
Mi misi fra le sue gambe aperte ed entrai senza perdere tempo, la sentii aprire fra gemiti di piacere e man mano che le assestavo colpi sempre più forti, i gemiti si trasformavano in grida, in urla sempre più forti.
La scopai con tutte le forze che avevo, la girai a pecora per sentirla anche in quel modo mentre con le mani le tenevo i seni, continuava a dire cose che mi incitavano a fotterla sempre più forte
La tenevo per le tette e di tanto in tanto le tiravo degli schiaffoni sul culo che risuonavano con fragore e le procuravano il riflesso condizionato di mordersi il labbro per trattenere le grida.
Fu lei poi che volle fare un 69 travolgente: si mise sopra prendendo il mio cazzo in bocca e tenendo le mie palle tra le mani, offrendomi al contempo la sua fica aperta e bagnata alle cure della mia lingua esperta; non mi limitai nel leccarla lì e mi dedicai anche al suo buchetto posteriore, leccando anche quello con particolare attenzione e infilando ogni tanto uno/due dita dentro.
Le piaceva tanto il 69, me lo disse espressamente in un italiano perfetto ma con il suo spiccato accento rumeno e a me piaceva tanto sentirla.
Le dissi che se avesse continuato così, a leccarmi e succhiarmi in quel modo non avrei resistito ancora molto, tenuto conto che stavamo scopando da oltre un'ora e per tutta risposta lei aumentò ancora di più il ritmo del pompino esprimendo indirettamente ma chiaramente che la sua intenzione era quella di farmi sborrare. "Sto venendo Maria, mi fai sborrare così......." E lei nel suo italiano particolare:" Si, volio vederti sborare, riempi mia bocca di tutta sbora, ne volio tanta, tutta in mia bocca".
Esplosi in un orgasmo pazzesco sparando sulla sua faccia tanto sperma;lei provo' a prenderne il più possibile in bocca tenendola spalancata e leccando il mio cazzo in modo spasmodico.
Fu una venuta pazzesca, ci misi un bel po' per riprendere il controllo perché per un tempo indefinito mi sembrò di sollevarmi da terra e di sdoppiarmi: effetti allucinogeni di un orgasmo totale.
La volli abbracciare per tenerla fra le mie braccia, riconoscente per ciò che avevo vissuto.
Fu molto bello e fu bello anche sentire le sue parole, il fatto che mi disse che era da molto, troppo tempo che non provava tutte quelle emozioni e quelle sensazioni di sentirsi femmina.
Si, era davvero una femmina di razza, una donna proveniente dall'Est, provata da mille avversità della vita, senza tante possibilità di vivere spensierata ma con tanta voglia ancora di gustare le belle cose che la vita può regalare.
Mi ringraziò per quel pomeriggio che aveva vissuto, un pomeriggio che le aveva restituito il suo essere donna e femmina, ma la verità era che a dirle grazie dovevo essere io per i momenti magici che anche io avevo vissuto.
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