Lui & Lei
L'essenza di Sara
di Alchimista980
23.05.2024 |
3.555 |
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"Chiudo anche io gli occhi, lasciando liberi tutti gli altri sensi..."
L’attesa è straziante ma, al contempo, eccitante.“Chissà se verrà!”, mi chiedo mentre mi avvicino alla finestra per buttare lo sguardo sulla strada, sperando di scorgere la sua testa sul marciapiede qui sotto.
La serranda è abbassata per tre quarti, lame di luce bianca si insinuano tra le fessure e inondano prepotentemente la stanza, illuminando il grande letto e facendo riflettere, come un lampo accecante, il candore delle lenzuola.
La stanza in cui mi trovo è ovattata e silenziosa, come una bolla.
D’improvviso la vedo: sebbene io sia in una posizione elevata, noto che si è vestita come le avevo chiesto. Sorrido compiaciuto, ma la soddisfazione lotta con la mia agitazione, con i battiti del mio cuore che riesco a sentire nello stomaco e rimbombano nelle orecchie.
In modo sciocco calcolo mentalmente quanti secondi potrà impiegare a percorrere il breve tragitto dal portone fino all’ascensore. “Oppure prenderà le scale?”, mi chiedo.
Ho lasciato la porta della stanza socchiusa: mi piace l’idea che lei entri da sola, senza doversi annunciare.
Sono passati quasi due minuti, ora dovrebbe esserci. Resto in piedi accanto alla finestra, di profilo, e continuo a rivolgere lo sguardo verso fuori. Percepisco che la porta è stata sospinta e, poi, richiusa, lentamente e silenziosamente. Nessuna parola, come da mie istruzioni. Mi impongo di mantenere la calma e di non far trasparire le mie contrastanti emozioni, di farle percepire la mia tranquilla determinazione. Con la coda dell’occhio noto che lei è dentro la stanza, vicina all’uscio, immobile. Mi viene istintivo guardare l’orologio al polso, come per rimproverarla tacitamente del leggero ritardo. Per qualche secondo mantengo il mio sguardo verso il basso. Poi mi volto, la osservo, e sulle mie labbra appare, spontaneo, un sorriso che, me ne rendo conto, potrebbe sembrare beffardo e che, invece, so essere, almeno per me, tutt’altro: è soddisfazione per il fatto che lei sia venuta, è eccitazione, è voglia di lei, è il desiderio che, finalmente, si realizza.
Lei fa qualche passo, lento, circospetto ma tremendamente sensuale, verso di me, fermandosi al centro della stanza, ai piedi del letto che continua a riflettere la luce.
Mi scosto dalla finestra e, mentre la scruto da capo a piedi, incrociando per una frazione di secondo il suo sguardo, mi muovo verso di lei, passandole accanto fino a fermarmi alle sue spalle, come un animale feroce studierebbe la possibile preda prima di sferrare l’attacco.
Lei è sempre immobile e, sicuramente, percepisce il mio sguardo su di sé. “Chissà cosa starà pensando!”, mi chiedo. Faccio qualche passo indietro e noto che la sua figura ora impedisce a
quelle lame di luce, che prima pervadevano la stanza, di andare oltre. Ora le lame trafiggono il suo corpo, la inondano di un chiarore che ne fanno risaltare il profilo nella penombra della stanza.
Mi riavvicino e, senza toccarla, porto il mio viso sul suo collo. Il suo delicato profumo e l’odore della sua pelle penetrano nelle mie narici. Ora sono più calmo, non provo agitazione ma solo desiderio.
Le mie mani prendono vita e si adagiano sui suoi fianchi.
Sento il suo corpo vibrare, mentre le sussurro, con tono deciso, ad un orecchio: “Girati verso di me!”.
Lei sobbalza, risvegliata dal torpore estatico in cui è sprofondata. Le mani lasciano i suoi fianchi e ora i nostri volti sono l’uno davanti all’altro. I reciproci sguardi si fondono. Nel castano dei suoi occhi non leggo né ansie né paure, ma curiosità e bramosia.
Mi viene spontaneo portare una mano sul suo viso, come a voler toccare un frutto tanto ambito ma proibito, come a volermi accertare che lei sia davvero lì con me. Le accarezzo una guancia e sposto dietro all’orecchio una ciocca di capelli capricciosa. È un gesto dolce, forse romantico, ma è mosso da un’atroce passione.
Ho fame delle sue labbra, ho sete della sua bocca. Sento sul viso il suo respiro proveniente dalle sue narici, caldo e invitante.
La mia bocca cerca la sua e le nostre labbra si uniscono. Mantengo gli occhi aperti, mentre lei li chiude, lasciandosi andare. La mano che prima l’accarezzava ora le reclina la testa e gliela tiene ferma, così da consentire alle nostre lingue di intrecciarsi, di scoprirsi reciprocamente. Chiudo anche io gli occhi, lasciando liberi tutti gli altri sensi.
Le sue mani si posano sui miei fianchi, per poi salire veloci sulla schiena. La mia mano libera le cinge il fianco e, con un movimento forte, quasi brutale, fa aderire il suo corpo al mio.
È un bacio che sembra durare in eterno. Riapro gli occhi e scopro che lei li ha riaperti prima di me. Mi stacco dalle sue labbra e con le braccia la costringo a girarsi con la schiena rivolta ai piedi del letto. Lei asseconda il movimento e si siede. Mi fermo un attimo ad osservarla dall’alto verso il basso: voglio intuire le sue intenzioni, o le sue aspettative. Le sue mani si dirigono delicatamente verso la cintura dei miei pantaloni e iniziano a sfilarla lentamente. Lascio fare. C’è qualcosa di metafisico nell’aria. La cintura cade sul pavimento e ora le sue mani sbottonano i pantaloni, che poco dopo cadono, fermandosi all’altezza delle mie ginocchia. Il suo sguardo, quasi privo di emozioni, si posa sull’erezione evidente nelle mie mutande. La vedo inumidirsi
le labbra, come se un’improvvisa arsura si sia impadronita di lei. Abbassa lo slip e il mio cazzo ora svetta libero, eretto a pochi centimetri dal suo viso, unico obiettivo del suo sguardo.
Vorrei sentire le sue labbra su di lui, ma non è ancora il momento.
Alito caldo avvolge il glande e la sento prendere aria, come se stesse per immergersi in apnea. La bocca si apre e le labbra si appoggiano sulla punta.
“Non ancora!”, dico con tono leggero ma perentorio, mentre faccio un passo indietro per allontanare il cazzo da quella famelica bocca.
Leggo nei suoi occhi stupore: è basita, non si aspetta questa mia improvvisa decisione.
Allora mi chino verso di lei e la bacio dolcemente per tranquillizzarla.
Poi mi inginocchio ai suoi piedi e poso le mie mani sulle caviglie nude. Le sfilo delicatamente i sandali e, con la stessa delicatezza, alzo i lembi della gonna che le avevo chiesto di indossare, adagiandoli sulle cosce. Mi piacciono le sue ginocchia, le accarezzo e le bacio. Alzo entrambi i suoi piedi e adagio i talloni sulle mie spalle, mentre lei allarga le gambe e si sdraia.
Ho fame di lei e, ora, i miei modi delicati lasciano spazio all’istinto: con un gesto repentino faccio volare i lembi della gonna ancora più su, arrotolandoli sul suo ventre, mentre la mia testa si insinua verso la fica.
Compiaciuto, noto che ha seguito pedissequamente tutte le mie richieste, compresa quella di non indossare l’intimo.
La fica è ora allo scoperto e, incredibilmente, è colpita da una lama di luce proveniente dalla serranda della finestra. Gocce di eccitazione la imperlano, rendendola ai miei occhi ancora più invitante.
La mia lingua vorrebbe lanciarsi dentro di lei ma mi trattengo: voglio portarla al culmine dell’eccitazione prima di abbandonarla al piacere.
Inizio a baciare i suoi interni coscia, alternandomi su entrambi, mentre con le mani le piego le gambe e gliele allargo in una posa oscena, ma dannatamente erotica. La fica si apre leggermente e posso ammirarla con attenzione: è completamente depilata, le grandi labbra sono lunghe e propendono leggermente verso l’esterno, le piccole, invece, fanno a malapena intravedere la fessura che proteggono, il clitoride svetta, gonfio.
Mi sembra quasi che il suo respiro, sempre più affannato, mi implori di arrivare con la lingua dentro di lei.
La accontento. Senza preavviso le mie labbra si posano sulla fica e, dopo una leggera spinta del collo, la mia lingua si fa spazio, mentre il mio naso strofina sul clitoride. Infilo gli avambracci sotto il suo sedere, così da poter alzare il suo bacino e trovare il giusto incastro tra di noi.
La assaporo: la carne è morbida, saporita, succosa.
Inizio ad alternare baci e leccate ovunque, cambiando continuamente ritmo, concentrandomi dapprima sulle grandi labbra e, poi, sul clitoride, sintonizzando i miei movimenti con quelli del suo ventre e col suo respiro.
Lei si contorce di piacere, mugola sommessamente, la sua schiena si arcua ogni volta che la mia lingua la penetra con più forza, le sue gambe mi stringono il collo in una morsa.
Sfilo un braccio da sotto di lei e porto la mano sulla fica: prima un dito, poi un altro entrano agevolmente, facendosi spazio nella carne impregnata dei suoi umori e della mia saliva. Continuo a masturbarla con forza, mentre alzo la testa per osservarla, liberandomi dalla sua morsa. Lei continua ad essere sdraiata ma ha portato le mani sui seni, piccoli e torniti; i suoi occhi sono chiusi e sul viso appaiono smorfie di dolore e di piacere.
Proprio nell’istante in cui lei alza leggermente il capo per guardarmi le mie dita la portano all’apice del godimento e la mia mano si riempie di un fluido caldo e viscoso. Mi lecco le dita, mi piace sempre farlo. Mi alzo e mi siedo accanto a lei. Ha la bocca socchiusa e le mie dita, ancora bagnate, si infilano all’interno, percorrono i suoi denti fino a trovare la lingua. Le consento di assaporarsi.
Libero le gambe dai pantaloni e salgo a cavalcioni sul suo petto, dirigendo il cazzo verso la sua bocca: ora posso accontentarla, ma a modo mio. Facendo leva con le mani sul letto alzo il bacino e le infilo il cazzo tra le labbra. Poi spingo e inizio a scoparle la bocca, prima lentamente per poi aumentare sempre di più il ritmo. In quella posizione riesco a percepire sulla pelle la sua lingua e i suoi denti, che mi provocano un piacevole dolore. Le sue mani ora sono sui miei glutei, le unghie nella carne, i polsi che assecondando le mie spinte. Il cazzo entra ed esce furiosamente, mentre dalla sua bocca cola saliva in quantità. Sento che sto per esplodere e, allora, rallento fino a liberarle la gola. Mi alzo in piedi: il cazzo è grondante e il glande è arrossato per via dei forti strofinamenti.
È ora di possederla.
Per un attimo resto pensieroso, incerto. Poi ritorno sopra di lei e inizio a scoparla nella più classica delle posizioni. Le sue cosce mi avvolgono. La penetro senza difficoltà e il mio cazzo viene avvolto da calore e dai suoi umori. Mantengo le mani sul letto e le braccia tese, così da
poter alzare la schiena per poter osservare dall’alto il suo viso, mentre aumento la frequenza delle penetrazioni. Il suo viso è arrossato, gli occhi semichiusi, dalla sua bocca escono gemiti che si fanno più fragorosi quando il cazzo entra tutto dentro di lei. Sento le sue mani sui miei glutei. Abbasso il petto su di lei e le faccio sentire il peso del mio corpo. Mentre la bacio continuo a scoparla con un ritmo costante. Dalla fica provengono suoni, bolle d’aria e di umori che esplodono sotto i colpi del cazzo. Mi libero dalle sue mani e le allungo le braccia dietro la testa, mentre lei inarca leggermente la schiena. In questa posizione i suoi piccoli seni sembrano ancora più piccoli. Sono favolosi e invitanti: alterno baci su entrambi i capezzoli, poi mi dirigo con il viso verso la sua ascella sinistra. Inspiro profondamente e l’odore della sua pelle mi pervade le narici. Sono così in estasi che potrei continuare a scoparla all’infinito. Tuttavia, ho voglia di godere, di vederla godere.
Mi fermo, faccio uscire il cazzo, sempre più grondante, e mi inginocchio. “Girati”, le ordino. Lei è come un automa ai miei comandi. Ma non è inanimata, leggo nei suoi occhi il desiderio. È così che lei ama scopare. È così che lei vuole farsi scopare da me.
Veloce, ma elegante come una gatta, si alza e si mette prona al mio cospetto, mostrandomi il culo. Non è più tempo di tenerezza, non è più tempo di assaggiarla. Le allargo i glutei, fisso i piedi sul letto e la penetro da dietro, mentre lei abbassa la testa sul cuscino, agevolando i miei colpi. La sto scopando selvaggiamente. Come in una sinfonia, quando la musica raggiunge il suo apice. Il cazzo entra ed esce furioso. Lei ansima, per la prima volta credo di sentirle uscire dalla gola delle parole soffocate. Ma non le capisco. Non ha importanza. Ciò che conta ora è cosa siamo noi due. Un corpo sopra l’altro, un corpo dentro l’altro.
Sto arrivando al piacere, mentre non ho contato i suoi orgasmi. Mi stacco da lei e mi alzo in piedi sul letto. Lei capisce e, con lo stesso movimento felino di prima, si volta e si inginocchia al mio cospetto. Ha i capelli scompigliati che le coprono parzialmente il viso. Afferra il cazzo con una mano e inizia a segarmi con risolutezza. Ne approfitto per rilassarmi e prendere fiato in attesa dell’esplosione, stendo la schiena e assumo una posizione mussoliniana, con i gomiti piegati e le mani sui fianchi. La sua mano stringe così forte il cazzo a tal punto che provo un po’ di dolore. Sento il piacere che arriva. Lei non vede l’ora, lo so. Sono all’apice, reclino la testa all’indietro e lancio un grugnito. Poi riabbasso lo sguardo proprio nel momento in cui i primi getti di sperma fuoriescono e le inondano il viso e i capelli. Ma lei è ingorda, vuole sentire il mio piacere in bocca. Quindi tira fuori la lingua e riceve i restanti schizzi su di essa, per poi ingoiare con voracità. Sono rilassato e appagato, i battiti del mio cuore iniziano a diminuire la
frequenza. Ammiro ancora lei che, come in estasi, gioca con la lingua col mio cazzo, coccolandolo mentre perdo l’erezione.
“Grazie”, la sento parlare per la prima volta, con un tono gentile, quasi intimidito.
Non mi aspettavo di essere ringraziato, dopo tanto silenzio: “Perché mi ringrazi?”, le chiedo.
“Perché mi hai fatto capire chi sono!”, esclama.
“Cosa stai dicendo?”, ribatto curioso.
“Quando sono entrata nella stanza mi sono sentita come in una scatola, e la finestra mi sembrava un buco in essa. Percepivo che in quel momento c’erano due versioni di me stessa: una fuori e una dentro, completamente diverse tra loro!”, spiega con voce ferma.
“E quindi?”, la incalzo per capire.
“Quindi, con te ho capito che posso apparire pubblicamente nell’una o nell’altra versione, ma che la mia essenza è unica: io sono ciò che sono stata con te ora!”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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