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Lettera a un marito cornuto


di Membro VIP di Annunci69.it Alchimista980
07.03.2024    |    10.834    |    16 7.9
"No, caro Filippo, nulla di tutto ciò..."
Caro Filippo,
perdonami se ti scrivo questa lettera che, probabilmente, ti arriverà inaspettata come un fulmine a ciel sereno.
So poco su di te e sulla tua vita ma conosco bene una persona che, da anni, è al centro della tua esistenza: Alessia, tua moglie.
Lei ed io ci siamo conosciuti circa tre mesi fa su un sito di scambisti, nel quale io ho tuttora un profilo da “singolo” e lei, invece, aveva un profilo “di coppia” insieme ad un uomo, il suo amante. Esatto, hai letto bene: il suo amante!
Sebbene il loro profilo fosse orientato alla conoscenza di un’altra donna per assecondare le fantasie bisex di tua moglie (eri al corrente di queste fantasie!?), Alessia, la quale gestiva prevalentemente l’account, si era subito mostrata interessata al sottoscritto e, già dai primi scambi di messaggi, era evidente che tra di noi ci fosse un feeling particolare.
Da lì a passare a Telegram fu un attimo.
Iniziammo a chattare molto, lei mi inviava le proprie foto e video in cui si mostrava mezza nuda o in cui giocava con i vibratori che tu conosci bene. Le piaceva molto farsi ammirare e apprezzava il mio gradimento. Ah, poi, quando tu eri assente si masturbava per me e mi inviava lunghissimi vocali: la calda voce di tua moglie e il dolce suono della sua fica riempivano le mie orecchie e aumentavano il mio desiderio di possederla. A volte si masturbava anche quando tu eri in casa, chiudendosi in bagno, facendomi sentire tutto. Ovviamente anche io le inviavo le foto del mio cazzo eretto e qualche video in cui mi segavo per lei.
Come in quasi tutti i rapporti “virtuali” arriva il momento di compiere il passo successivo, ossia quello di incontrarsi.
In quel periodo, come sai bene, Alessia non lavorava e, dopo aver accompagnato i vostri figli a scuola, aveva tutta la mattinata libera. In una di quelle lei accettò di vedermi.
Ci incontrammo in un parcheggio isolato, ci baciammo sulla guancia come due vecchi amici e, poi, passeggiammo a lungo fino ad arrivare in un bar. Tra di noi non c’era nessun imbarazzo, ma una complicità che, fino ad allora solo virtuale, finalmente si concretizzava realmente. Parlammo di tutto e niente, senza mai fare riferimento al modo in cui ci eravamo conosciuti e allo scambio “epistolare” che avevamo avuto, ma era evidente la reciproca attrazione. Quando arrivò il momento di salutarci la mia voglia di baciarla era tanta. La spinsi delicatamente col corpo sulla fiancata della sua auto e avvicinai il mio viso sul suo collo. Il suo profumo pervase le mie narici e fu, poi, naturale baciarci. Fu un bacio molto casto e furtivo, perché lei aveva paura di essere vista. Ma a me andava bene così.
Nei giorni successivi continuammo a scriverci e iniziammo anche a parlare a lungo al telefono. Lei mi raccontava della propria tristezza per aver perso il lavoro e delle difficoltà per trovare una nuova occupazione. Io la ascoltavo con piacere e questo ruolo di confidente mi piaceva.
Nel frattempo, Alessia mi comunicò che la relazione con il suo amante (quello del profilo “di coppia” sul sito, ricordi?!) era finita, con mia somma soddisfazione.
Il successivo incontro avvenne poco dopo.
Stesso parcheggio, stessa passeggiata, stesso bar ma alla fine, prima di salutarci, ci sedemmo nella mia macchina. Finalmente la potei baciare con passione. Le nostre lingue si intrecciavano e le nostre mani cercavano di farsi spazio dentro i vestiti. Poi lei si staccò da me, mi sorrise e si slacciò i pantaloni: la mia mano si insinuò nelle sue mutandine e iniziai a masturbarla, prima con dolcezza e poi con grande impeto. Quanto era bagnata! Le mie dita erano intrise dei suoi umori! Ma tu sai bene quanto tua moglie si bagni quando è eccitata! La feci godere con le mie dita e, poi, si slacciò la camicetta tirando fuori un seno. Quanto le piaceva sentire la mia mano che glielo stringeva e la mia lingua che roteava sul capezzolo! La mia voglia era tanta e, allora, osai. Mi staccai da lei, sbottonai i miei pantaloni e liberai il cazzo, bello duro e con la cappella gonfia e già umida. Con uno sguardo la invitai a prenderlo in bocca, ma lei era titubante: in effetti, era pieno giorno e il parcheggio, seppur isolato, era abbastanza frequentato. Mi guardai intorno e, verificato che non ci fossero occhi indiscreti, le diedi il via libera. Lei si accovacciò su di me e iniziò a baciare delicatamente, quasi in modo adolescenziale, la cappella. Poi aprì la bocca e il mio cazzo fu avvolto tra le sue labbra e la sua lingua calda. Iniziò a leccare e a succhiare il mio cazzo con sapiente maestria e mi venne spontaneo posare le mani sulla sua nuca per accompagnare i suoi movimenti. Ero ormai arrivato al culmine del piacere, il mio cazzo grondava della sua saliva e i suoi mugolii riempivano l’abitacolo dell’auto. Lei percepì che stavo per esplodere ma, contrariamente a quanto mi aspettassi, non si staccò e raccolse tutto il mio sperma nella bocca. Ingoiò e ripulì per bene il cazzo. Ah, che pompino che mi fece, mio caro Filippo!
Dopo ci salutammo e io me ne andai. Ricordo bene che, mentre guidavo, di tanto in tanto annusavo le dita che l’avevano fatta godere per sentire, ancora una volta, il profumo della sua fica!
Ti faccio una confidenza, caro Filippo, che forse potrà indispettirti: mentre da un lato ero dispiaciuto che Alessia fosse senza lavoro perché percepivo la sua sofferenza, in cuor mio speravo che la sua disoccupazione continuasse ancora a lungo. In fondo le mattinate in sua compagnia erano favolose, e altre ancor più favolose stavano per arrivare!
Qualche mattino dopo ero per lavoro vicinissimo a casa vostra (non conoscevo l’indirizzo ma Alessia mi aveva fatto intuire in quale quartiere vivete). Le scrissi che alle 11 mi sarei liberato e buttai l’esca: “Sono vicino a casa tua. Tu che stai facendo?”. Passò un minuto e sulla nostra chat apparve il vostro indirizzo di casa con il nominativo sul citofono e il piano a cui salire.
Il mio stomaco sussultò, caro Filippo! Ero in preda a sensazioni contrastanti: l’idea di poter finalmente scopare con Alessia lottava ferocemente con l’ansia di entrare in casa vostra, di nascosto, con circospezione, e con il terrore di un tuo improvviso ritorno. Ma, in fondo, mio caro Filippo, converrai con me che sono queste le sensazioni che ci danno la scossa, che ci ricordano di essere “vivi”.
Digitai l’indirizzo sul navigatore e, caspita, ero a meno di 500 metri da casa vostra!
Arrivai sotto casa vostra in meno di tre minuti, parcheggiai a pochi metri dal portone, controllai che non ci fosse nessuno nei paraggi e, dopo aver individuato il vostro interno sul grande citofono, suonai. Tempo tre secondi il cancello si aprì con uno scatto deciso.
Le scale erano silenziose, ma il battito del mio cuore faceva un grande fracasso.
Presi l’ascensore e salii al piano. Sul pianerottolo solo porte chiuse, tranne una, socchiusa. Mi avvicinai e quella porta si aprì del tutto. Dietro c’era Alessia, bellissima, completamente nuda, scalza e sorridente. Mi invitò ad entrare come se fossi di casa. In lei non c’era nessuna ansia. Le chiesi se non corressimo rischi. “Tranquillo, l’ho chiamato in ufficio. È lì. Prima di stasera non tornerà!” disse mentre si incamminava sinuosa nel corridoio verso una stanza in penombra. La seguii ed entrammo in camera da letto, la vostra camera da letto. La abbracciai ai piedi del letto e ci baciammo con passione. Le mie mani toccavano quel corpo che avevo potuto solo ammirare sullo schermo del mio telefono e che avevo toccato scomodamente sul sedile della mia auto. Che bella pelle ha Alessia! Profumata, fresca, vellutata, a dispetto dei suoi 48 anni.
“Spogliati!”, disse con un tono quasi perentorio. Eravamo entrambi nudi e i nostri corpi erano stretti in un abbraccio quasi amoroso. La volevo, Filippo, cazzo quanto la volevo! La spinsi sul letto e mi accovacciai per assaporare il sapore della sua fica. “Mi sta venendo il ciclo, potrebbe esserci un po’ di sangue!”, disse lei, con tono vergognoso, smorzando il mio impeto. Accolsi il suo messaggio subliminale ed evitai di leccargliela. Allora le mie dita si sostituirono alla mia lingua, e trovarono la sua fica già fradicia, come al solito. Giocai un po’ col il suo clitoride e le labbra ma, poi, lei mi interruppe: “Voglio scoparti!”.
Hai presente la sedia che avete sulla parete tra la finestra e l’armadio? Ecco, lì sopra Alessia ed io abbiamo scopato per la prima volta! Io mi sono seduto e lei si è messa sopra di me, infilando tutto il mio cazzo nella sua fica bagnata. Iniziò a muoversi con calma, dandosi le spinte con i piedi sul pavimento e tenendo il ritmo con i muscoli delle gambe. Con le mani sui suoi fianchi la sostenevo, mentre la mia testa si alternava tra i suoi seni e il suo collo, dove la mia bocca poteva esprimersi in caldi baci. Il suo ritmo iniziò a diventare più frenetico e, poco dopo, Alessia ebbe il suo primo orgasmo, accompagnato da un gemito sommesso. Restò per qualche minuto immobile, seduta col mio membro dentro di sé, e ci baciammo con passione. La feci alzare e la spinsi sul vostro letto. Lei allargò le gambe oscenamente, facendomi ammirare per bene la sua fica gonfia e che luccicava sebbene la stanza fosse in penombra. Mi inginocchiai al bordo del letto, le alzai le gambe portando i suoi piedi sulle mie spalle e iniziai a scoparla. Quella è la posizione che preferisco, caro Filippo! E avresti dovuto vedere come tua moglie la gradiva! Iniziai a scoparla forte, mentre con un dito le torturavo il clitoride. Poi portai le sue gambe sopra il suo bacino e iniziai a scoparla rimbalzando su di lei. La sua fica era un lago e, ogni volta che il mio cazzo usciva e rientrava, si sentiva un suono simile allo sciabordio delle onde sulla carena della barca.
Ad un certo punto lei esclamò, in preda al suo secondo orgasmo: “Non ci credo, stiamo scopando! Quanto ti desideravo!”. A quel punto non riuscii a trattenermi, tirai fuori il cazzo e riversai il mio sperma sulla sua pancia, grugnendo con un maiale in calore.
Che scopata, Filippo!
Mi alzai e, con il cazzo ancora gocciolante, rimasi qualche istante ad ammirare Alessia sdraiata, esausta ma contenta, sporca del mio nettare.
Fu in quel momento che mi prese un colpo! Suonò il citofono! Cazzo, che spavento! Forse eri tu? Ma no, non potevi essere tu! Un marito non citofona. Ha le chiavi, entra da sé! Nel dubbio mi rivestii in un lampo, col cuore in gola. Mi colpii la calma di Alessia. Lei era sicura al 100% che non potessi essere tu! Si alzò e andò a rispondere al citofono. Era il postino che cercava qualche condomino che gli aprisse! Maledetto bastardo! Mi ha fatto perdere cinque anni di vita! Beh, ormai mi ero rivestito e, comunque, si era fatta l’ora di tornare al lavoro. Salutai Alessia velocemente, ancora un po’ scosso per lo spavento e me ne andai.
Nei giorni seguenti entrambi ci confidammo reciprocamente quanto fosse stato bello scopare e che volevamo ripetere.
Così, qualche giorno dopo, sempre di mattina, ero di nuovo a casa tua!
Prima mi fece un pompino “di benvenuto” appena entrato e, poi, me la scopai a novanta con lei appoggiata al lavandino del bagno. Mentre la penetravo ammiravo il nostro amplesso allo specchio. Quanto era bella Alessia! Quanto era bello vederla godere! Quella volta mi diede anche il culo, dove venni copiosamente dopo una cavalcata selvaggia!
Quella fu l’ultima volta che vidi tua moglie, caro Filippo.
Ora ti starai chiedendo il perché di questa lettera. Ti starai chiedendo se io sia un infame, un pezzo di merda che gode nell’umiliare un marito la cui moglie si è fatta scopare da un altro uomo.
No, caro Filippo, nulla di tutto ciò.
Ti scrivo perché so che tu, in realtà, non esisti.
Ti scrivo perché so che, in realtà, anche Alessia non esiste.
Lei è il frutto della mia immaginazione.
Lei è la donna che sogno tutte le notti di poter conoscere.
Lei è la donna che incarna il mio modello di erotismo, di sensualità, di trasgressione.
Lei è ciò per cui vale la pena vivere, osare, rischiare.
Quindi, caro Filippo, non ti angustiare nel sapere che mi sono scopato tua moglie a casa tua, sul tuo letto, nel tuo bagno.
E’ semplicemente “vita”.
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