Lui & Lei
Nella sala riunioni
di Alchimista980
27.12.2022 |
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"Le dita di Andrea indugiarono per qualche secondo sull’intimità della donna, mentre le baciava il collo..."
Nella sala riunioni, intorno al tavolo ovale, Andrea ed Eleonora erano seduti l’uno accanto all’altra.Andrea aveva l’usanza di mantenere un certo distacco con i clienti ma quella volta, dopo averla squadrata con discrezione non appena entrata nello studio, gli venne istintivo accomodarsi sulla sedia adiacente alla sua.
Eleonora era sicuramente una donna avvenente: non molto alta, una corporatura magra e ben proporzionata, capelli castani che arrivavano alle spalle, due occhi, altrettanto castani, che lanciavano uno sguardo profondo e che denotavano determinazione e risolutezza, una bocca con due labbra carnose sulle quali era impossibile non fare pensieri arditi.
Al di sotto di un elegante tailleur nero con gonna si intravedevano due splendide gambe ben tornite, le quali terminavano con un paio di scarpe con tacco sulle quali si muoveva con eleganza.
Il fascino di quella donna riempiva gli occhi di Andrea, mentre le sue narici erano pervase da un profumo con una fragranza delicata.
Durante questo tripudio di sensi, Andrea cercava di concentrarsi sulle parole di Eleonora, la quale con voce calma spiegava la problematica che l’aveva costretta a rivolgersi a lui.
Ma fu quando lei accavallò le gambe, mostrando gran parte delle cosce, che Andrea ebbe un sussulto: non potè fare a meno di ammirare, sperando che lei non se ne accorgesse, quel movimento elegante ma allo stesso tempo sensuale.
Ma la speranza di Andrea fu vana perché, rivolto lo sguardo sul volto di Eleonora, vi trovò un sorriso malizioso.
Per un istante Andrea fu combattuto: ignorare quel sorriso e mantenere un atteggiamento distaccato e professionale, oppure continuare quel che sembrava l’inizio di un gioco?
L’istinto lo indusse a seguire la seconda opzione e, quindi, ad osare.
“Mi scusi signora Eleonora, forse i miei occhi sono stati troppo indiscreti!”, esclamò replicando con un sorriso altrettanto malizioso.
“Si figuri avvocato, anzi…Andrea! Posso chiamarti Andrea, vero?”, ribattè lei tornando immediatamente seria, per poi far riapparire sulla propria bocca un sorriso ancor più malizioso del precedente.
“Ma certo Eleonora! In fondo siamo anche coetanei!”, rispose Andrea ridendo.
Nell’aria non c’era alcun imbarazzo.
“Bene, Andrea! Allora dimmi: le guardi tutte così le tue clienti?” domandò lei scrutandolo fissamente con sguardo bonariamente inquisitorio.
“Solo se sono belle come te!” rispose Andrea di rimando, mentre il suo sguardo si allargava su tutta la figura di Eleonora.
Andrea percepì che Eleonora era rimasta piacevolmente colpita da queste parole e, quando la vide accavallare nuovamente le gambe, capì che quello era il momento decisivo.
“Hai proprio delle bellissime gambe, sai?”, esclamò serioso, guardandola mentre posava la mano sinistra sul ginocchio di Eleonora.
La pelle di Eleonora era vellutata e fresca.
Andrea percepì un leggero fremito della gamba di Eleonora, la quale rimase per qualche secondo con il proprio sguardo ad osservare quella mano che l’aveva inaspettatamente toccata; poi, lei rialzò gli occhi verso Andrea e gli sorrise in modo languido.
“Grazie del complimento! Mi piace sentire la tua mano sulla mia pelle!” esclamò lei portando giù la gamba in precedenza accavallata e allargando entrambe le gambe.
A seguito di questo movimento la mano di Andrea scivolò dal ginocchio all’interno coscia, dove la pelle era più calda e leggermente madida di sudore.
Istintivamente Andrea strinse leggermente la presa sulla pelle, e si avvicinò col busto a quello di Eleonora fino ad arrivare col proprio viso sul suo collo.
Eleonora chiuse gli occhi e lanciò un sospiro mentre Andrea portava la bocca al suo orecchio: “Ti voglio!”, sussurrò lui.
Improvvisamente Eleonora afferrò la mano che stringeva la propria carne e la portò più su, sotto la gonna, fermandola e premendola all’altezza della vagina.
Andrea agevolò questo movimento, non opponendo resistenza, fino a scoprire con le dita che Eleonora non indossava le mutandine.
La vagina, depilata, era calda, bagnata, vogliosa.
Le dita di Andrea indugiarono per qualche secondo sull’intimità della donna, mentre le baciava il collo.
La mano di Eleonora spinse con più forza quella di Andrea verso di sé, come ad implorarla di donarle piacere.
Andrea esaudì la richiesta, iniziando a massaggiare lentamente, con un movimento circolare delle dita, le labbra della vagina, che diventava sempre più calda e bagnata.
Poi, prima l’indice, e subito dopo il medio, entrarono dentro di lei, mentre il palmo della mano strofinava sul clitoride.
Eleonora ansimava sommessamente, il suo ventre era in preda a fremiti di godimento, la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi, mentre le labbra stringevano la punta della lingua che faceva capolino dalla bocca.
Le dita di Andrea entravano ed uscivano furiosamente, mentre la mano era ormai fradicia degli umori.
Dopo un minuto, con un movimento repentino Andrea sfilò la mano, si inginocchiò ai piedi di Eleonora e con vigoria le afferrò con le mani le caviglie, alzandole le gambe fino a posarle sulle proprie spalle.
Con uno scossone tirò il ventre della donna verso di sé, facendolo scivolare sulla sedia.
Ora la sua testa era tra le gambe di Eleonora.
Indugiò qualche istante nell’ammirare la vagina gonfia e bagnata e poi affondò la lingua dentro di lei, mentre col naso strofinava il clitoride.
Andrea era perso dentro di lei.
La sua lingua assaporava tutto il godimento di Eleonora, mentre le sue narici si perdevano nell’odore della femminilità.
D’un tratto Andrea alzò lo sguardo e vide sul viso della donna le espressioni del piacere: ora Eleonora aveva gli occhi sgranati e mordeva con i denti il labbro inferiore, mentre dalla sua gola uscivano gemiti soffocati.
Lei posò entrambe le mani sulla nuca di Andrea, spingendola con forza verso di sé e assecondando i movimenti, sempre più animaleschi, della sua lingua dentro di lei.
La presa delle mani di Eleonora si fece sempre più forte e Andrea percepì che l’orgasmo stava arrivando: un getto di piacere inondò il suo viso accompagnato da un urlo gutturale che riempì la sala riunioni.
Ora il corpo di Eleonora era inerte, le gambe adagiate sulle spalle di Andrea, la testa reclinata all’indietro.
In sala riunioni piombò un silenzio assoluto.
Andrea aveva ancora il suo viso tra le gambe della donna e si beava dell’afrore e del sapore del godimento, continuando a leccare lentamente e a baciare la vagina ormai completamente allagata.
Improvvisamente Eleonora si destò dal proprio torpore e, togliendo le gambe dalle spalle di Andrea, si alzò, mentre lui rimase inginocchiato a guardarla con uno sguardo interrogativo.
Lei gli sorrise e gli porse una mano per aiutarlo a raggiungere la posizione eretta.
Ora erano l’uno davanti all’altra: i loro sguardi si fusero in uno solo, finchè lei avvicinò il suo viso a quello di Andrea e iniziò a leccargli, dapprima lentamente e, poi, sempre più voracemente, la barba, il naso, la bocca per assaggiare il proprio piacere che poco prima lo aveva inondato.
Andrea chiuse gli occhi e la lasciò fare, godendosi il momento.
Dopo qualche secondo, percepì che Eleonora si era allontanata dal suo viso, non sentiva più il calore della lingua e del respiro della donna.
Riaprì gli occhi e vide che lei si era inginocchiata e che gli stava slacciando la cintura dei pantaloni, per poi sbottonarli e tirarli giù con un movimento così secco e deciso che le consentì di abbassargli anche le mutande.
Ora il viso di Eleonora si trovava davanti all’imponente erezione di Andrea.
Dall’alto della sua posizione Andrea si gustò la gestualità della donna.
Lei gli strinse con una mano il pene, iniziando a masturbarlo lentamente, mentre con l’altra massaggiava i testicoli.
Andrea chiuse gli occhi non appena sentì sul pene l’avvolgente calore della lingua di Eleonora.
Il suo membro era per metà nella bocca della donna, mentre con una mano Eleonora accompagnava la fellatio, impedendo alla copiosa saliva di colare.
I movimenti della mano e della lingua andarono avanti per un po’ finché lei mollò la presa e tirò fuori dalla bocca il pene, duro e grondante di saliva.
Si alzò di scatto e, quasi con un gesto sgarbato, scansò Andrea, si tirò su la gonna e appoggiò le mani sul tavolo, dandogli le spalle, invitandolo alla penetrazione.
Andrea era eccitatissimo, il suo pene era alla massima erezione.
Accolse il silenzioso invito e avvicinò il pene alla vagina, strusciandolo sulle grandi labbra prima di entrare dentro di lei.
“No, Andrea! Non lì!” esclamò Eleonora quasi rimproverandolo.
“Voglio che mi inculi!”, ordinò lei in un modo, così inaspettatamente scurrile, che fece aumentare ancora di più la sua eccitazione.
“Va bene!” rispose Andrea compiaciuto, mentre portava una mano sulla vagina, ancora bagnatissima, per poi indirizzarla sull’ano per lubrificarlo.
Senza indugio lui le allargò i glutei e infilò prepotentemente nell’orifizio il pene, il quale entrò tutto senza alcuna difficoltà.
Eleonora inarcò la schiena e lanciò un urlo di dolore misto a piacere.
Andrea lasciò per qualche secondo il pene dentro di lei: sentiva i muscoli anali dilatarsi e poi ristringersi, come se volessero espellere quel corpo estraneo.
Poi lui iniziò lentamente a tirarlo fuori per poi inserirlo di nuovo con colpi violenti, provocando ogni volta un grido di piacere.
Andrea era in trance: con una mano le strinse i capelli e iniziò a tirarli mentre il pene stantuffava l’ano.
Eleonora godeva come non mai. Con una mano cercava di tenersi al tavolo sotto i potenti colpi dell’uomo, mentre con l’altra si stimolava il clitoride, aumentando ancor di più il proprio godimento.
Dal canto suo, Andrea ormai la penetrava senza ritegno, come un animale alla monta.
I gemiti degli amanti riempivano la sala riunioni, il tavolo tremava ad ogni colpo.
Andrea era all’apice del godimento.
“Sto venendo!”, urlò lui quasi per domandare dove lei volesse ricevere il prezioso e caldo nettare.
“Riempimi il culo!” ordinò Eleonora.
Andrea obbedì: quando capì che stava per esplodere infilò tutto il pene ed esplose in un grugnito animalesco.
Sentiva le contrazioni del suo membro che lanciava getti di sperma dentro l’ano di Eleonora, ormai completamente dilatato e arreso.
Lui, stremato, si adagiò con il ventre sulla schiena della donna, schiacciandole l’esile corpo sul tavolo.
Rimaserò così, immobili, per qualche minuto, mentre il pene di Andrea perdeva l’erezione e il copioso e caldo sperma colava sulle gambe di Eleonora.
Lui finalmente uscì da lei, si alzò e l’aiutò a ritornare in posizione eretta.
Ora erano di nuovo l’uno davanti all’altra.
Nessun imbarazzo. Si sorrisero. Si baciarono.
“Allora, Avvocato, vuole sapere il motivo per cui mi sono rivolta a lei?” chiese ridendo Eleonora.
“Certamente signora, mi dica pure”, rispose Andrea, ricomponendosi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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