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Lui & Lei

La conference call (la vendetta corre on line)


di Membro VIP di Annunci69.it Alchimista980
01.10.2021    |    5.230    |    12 10.0
"Inizio a prepararmi per la conference call delle 14, che palle!”, rispondo ad alta voce..."
La mia collega Angela è alta circa 1,70 cm, un viso non particolarmente carino, capelli biondi con taglio corto, un seno prosperoso, fianchi larghi e un sedere un po’ abbondante.
Agli occhi di chi la guarda potrebbe apparire come una donna comune, una come tante, ma è il suo modo di vestire che non la fa passare inosservata: il seno sempre in bella vista, a volte anche senza reggiseno, tailleurs o minigonne molto stretti e, quando opta per un outfit sportivo, jeans attillatissimi che non nascondono affatto le sue rotondità.
La prorompenza fisica va di pari passo con la sua personalità e con i suoi modi di fare: donna molto sicura di sé, con atteggiamenti a volte aggressivi e volgari, con una spiccata ed eccessiva mascolinità.
In tema di sesso, poi, è senza dubbio priva di alcun pudore.
Sebbene condividiamo lo studio da due anni sin da subito, mentre ci prendiamo il caffè nelle pause lavorative, non ha mai avuto remore né timidezze nel raccontarmi, senza che ci fosse alcun interesse o richiesta da parte mia, le sue molteplici esperienze sessuali, senza lesinare sui particolari più intimi delle sue avventure: insomma, il tipico atteggiamento goliardico, lascivo e volgare che ci si potrebbe aspettare tra maschi arrapati.
Oltretutto ho sempre avuto il forte sospetto che quei ragazzotti che, di tanto in tanto, si presentano in studio, e che lei definisce “clienti”, siano, in realtà, degli amici con cui si diletta nel chiuso della sua stanza.
Si vanta di essere abilissima nella fellatio, di essere pluriorgasmica e di gradire tantissimo i rapporti anali. Inoltre, conseguenza della sua personalità, le piace assumere un ruolo dominante ed è una formidabile cacciatrice: quando sceglie un uomo da scoparsi, la preda non ha scampo. I pochissimi che hanno avuto l’ardore ed il coraggio di rifiutarla sono stati tutti inesorabilmente tacciati di essere gay o impotenti.
Per quieto vivere io le do corda: ascolto divertito i racconti delle sue performances, la assecondo e la gratifico con risate sguaiate e con il mio finto stupore.
Ma, in realtà, questo suo modo di essere e di fare mi infastidisce molto, sia perché non sono minimamente attratto da donne così volgari e lascive, sia perché ritengo che si dovrebbero evitare situazioni trasgressive tra persone che condividono lo stesso luogo di lavoro.
Fortunatamente per me ha avuto sempre il buon gusto di evitare avances nei miei confronti, forse perché non ha mai percepito interesse da parte mia e le piace il mio ruolo di “confidente”.
Questo fino ad oggi.
Stamattina sono arrivato in studio con comodo; l’unica mandata della serratura mi anticipa che Angela è già al lavoro. Mi incammino per il corridoio che conduce alla mia stanza e passo velocemente dinanzi il bagno. La porta è stranamente aperta. Butto un’occhiata distratta e proseguo. Ma, in una frazione di secondo, i neuroni del mio cervello ricostruiscono ciò che i miei occhi avevano appena visto: Angela seduta sul bidet, i jeans abbassati, la schiena dritta, il corpo posizionato in direzione della porta, le gambe larghe, una mano sulla vagina, l’altra all’altezza del viso, l’indice stretto tra i denti, il sorriso provocante, un’espressione lasciva che per un istante incrocia il mio sguardo.
Mi si gela il sangue. “Dio, ti prego, fa che non sia giunta la mia ora!” esclamo mentalmente. Decido di mantenermi imperturbabile e di fare finta di nulla.
“Ciao Angela!” esclamo entrando nella mia stanza e lanciando con stizza la mia valigetta sul divano.
“Buongiorno Andrè! Come stai?” urla lei, evidentemente ancora in bagno.
“Tutto bene. Inizio a prepararmi per la conference call delle 14, che palle!”, rispondo ad alta voce.
“Ci prendiamo un caffè prima che inizi?”, chiede lei, con un tono mellifluo. Stavolta è più vicina, sento i suoi passi nei pressi della mia porta.
“No, grazie! Già preso! Dai, ce lo prendiamo più tardi!”, rispondo freddamente.
“Peccato!”, esclama affacciandosi sull’uscio e appoggiandosi con un fianco allo stipite della porta. I suoi occhi scintillano di una luce pericolosa, mai vista prima.
“Ma quale peccato!? Ma che vuole questa?!” urlo nella mia testa.
Tre secondi di silenzio. Percepisco che Angela sta cercando proposte alternative. Sicuramente non si aspettava il mio rifiuto, considerato che normalmente a quest’ora prendiamo sempre il caffè.
“Senti, quando hai due minuti puoi venire nella mia stanza? Non riesco a collegare il pc alla stampante!”, se ne esce lei addolcendo il suo sguardo.
“Ok, tra poco vengo”, rispondo seccamente mentre accendo il mio pc e nascondo il mio terremoto interiore.
“Grazie Andrè!” urla lei mentre si allontana.
Una volta solo espiro forte, cercando di allontanare tutta l’ansia che si stava impadronendo di me. Non ci posso credere. Non mi sto sbagliando. Angela mi sta provocando. È evidente.
Cerco di allontanare questi assurdi e fastidiosi pensieri ed inizio a lavorare.
Proprio quando sono convinto di essere uscito dall’ansia il mio I-phone emette il suono di notifica di un messaggio arrivato. Distolgo lo sguardo dallo schermo e, distrattamente, con un dito apro il messaggio. Proviene da Angela.
È una foto.
Solo una foto.
Ora il mio sguardo non è più distratto, ma completamente concentrato sul primo piano di Angela intenta a leccare un pene. Il suo sguardo peccaminoso ed irriverente è rivolto verso la fotocamera del proprietario di quell’arnese.
“Porca troia!” esclamo a bassa voce, quasi sussurrando, per non farmi sentire da lei, che sicuramente si sarà appostata vicina per percepire la mia reazione. Mai, prima d’ora, mi aveva fatto vedere sue foto che la ritraevano in azione.
Il mio self-control mi obbliga a mantenere la calma. Non rispondo. Decido di ignorarla.
Vorrei alzarmi e uscire dallo studio e non tornare più. Ma non posso, devo prepararmi per la conference-call.
Cerco di distrarmi aprendo il file che devo studiare ma, improvvisamente, la voce lontana e fastidiosa di Angela mi riporta alla realtà: “Andrè, scusa, puoi venire per la stampante? Mi serve urgentemente, dai!”.
Mi impongo di continuare a fare finta che nulla sia accaduto. Forse così capirà e mi lascerà stare.
“Vengo!”, urlo sbuffando mentre mi alzo di scatto.
A lunghi passi mi avvio verso la stanza di Angela. La porta è aperta. Entro prepotentemente.
I miei occhi non credono a quello che stanno vedendo.
Angela si è sfilata i jeans e le mutandine. È seduta sulla sua poltrona, orientata verso di me. La gamba destra sulla scrivania, l’altra sul poggiabraccio. Le braccia conserte sul ventre.
Una posa oscena.
Non posso non notare come la sua vagina, depilata, sia gonfia. Le grandi labbra allargate. Mi guarda come se nulla fosse, seriosa ma anche curiosa della mia reazione.
A quella vista rimango impietrito. Un groppo alla gola. Bocca asciutta. Battito cardiaco accelerato.
Decido di affrontare la situazione.
“Angela, che cazzo vuoi?” chiedo con tono inquisitorio, ma calmo ed estremamente ingenuo.
“Secondo te? Il tuo, ovviamente!!!!” esclama lei esplodendo in una risata sguaiata.
“Dai Angela, per favore! Facciamo finta che non è successo nulla, ok? Me ne torno di là a lavorare, tu ti rivesti e amici e, soprattutto, colleghi come prima ok?”, chiedo con tono supplichevole.
Percepisco immediatamente la furia che ottenebra gli occhi di Angela. Ma sta cercando di contenersi.
“Non mi vuoi?!” urla ad alta voce mentre allarga ancora di più le gambe.
“No, Angela! Non ti voglio!”, replico con voce ferma, mentre mi volto e fuggo verso la mia stanza.
“Sei un bastardo Andrè! Vaffanculo! Sei frocio pure tu! Lo sapevo che la fica non ti piace!”: i suoi insulti mi inseguono.
Mi butto di peso sulla mia poltrona.
La situazione è insostenibile: “Angela, a fare in culo vacci tu!” rispondo urlando con tutte le mie forze.
Non è più uno studio questo. È diventato il palcoscenico di una squallidissima commedia di terz’ordine.
“Maledetto, questa me la paghi!!! Hai capito, stronzo?!”.
Decido di non rispondere, mi alzo e chiudo con violenza la porta della mia stanza.
Mi adagio sulla poltrona, chiudo gli occhi e respiro forte. Mi devo assolutamente calmare, a breve inizierà la conference-call e ancora non mi sono preparato.
Con le mani ancora tremanti dal nervosismo inizio a studiare.
Passano vari minuti e finalmente mi sento più tranquillo, riuscendo a raggiungere un accettabile livello di preparazione.
Questa conference-call è fondamentale per me. È con l’amministratore delegato di una grande società di Milano. Se dovesse andare bene avrei un nuovo importantissimo cliente.
È giunta l’ora.
Mi collego, indosso gli auricolari, e lo schermo si riempie del faccione di questo serioso manager milanese. Passano i minuti e la riunione procede bene.
Sono galvanizzato.
Improvvisamente percepisco che la porta della mia stanza si è aperta.
Distolgo lo sguardo dal manager milanese e lo rivolgo sopra lo schermo, verso la porta.
Angela è immobile sull’uscio, lo sguardo furioso, gli occhi di brace.
Sebbene indossi gli auricolari, vedo che non proferisce parola. Con passo deciso si posiziona davanti la mia scrivania.
Riabbasso i miei occhi verso lo schermo, sperando che il mio interlocutore non abbia notato la mia distrazione.
Vorrei urlare ad Angela di andare via, ma non posso, non ora.
Rialzo fugacemente i miei occhi per far capire ad Angela di uscire, ma lei non c’è più.
Mi chiedo dove sia andata.
Il mio udito è pieno della voce del manager, ma gli altri sensi mi svelano la triste realtà: Angela si è accovacciata e si è intrufolata sotto la mia scrivania e, camminando carponi, è arrivata ai miei piedi.
Un groppo alla gola. Bocca asciutta. Battito cardiaco accelerato. Come accaduto in precedenza nella stanza di Angela.
Sento le sue mani appoggiate sulle mie ginocchia.
Cerco di spintonarla con un piede per cacciarla, ma lo spazio sotto la scrivania, già abbastanza ristretto, è ora occupato dal suo corpo e non riesco a muovere le gambe.
Mi agito sulla poltrona. Il milanese sembra non essersi accorto di nulla.
Una mano di Angela sale fino al mio pube. Apre lentamente la lampo del mio pantalone e si intrufola sopra i miei boxer. Nonostante la situazione imbarazzante, sentire la sua mano sul pene mi fa eccitare.
Rispondo distrattamente ad una domanda del milanese perché la mia mente è altrove, rivolta a quello che sta succedendo 20 centimetri più in basso dello schermo, esattamente tra le mie gambe.
Ora sento che Angela sta slacciando la mia cintura, evidentemente la mia posizione non le consente di abbassare agevolmente i boxer.
Non posso distogliere lo sguardo dallo schermo, è il momento cruciale della riunione perché il manager sta per dirmi se la società diventerà mia cliente.
Angela ancora non riesce nel suo intento e, allora, con uno strattone tira con forza i miei pantaloni verso il basso, portandosi dietro anche i boxer.
Devo per forza assecondarla e con un leggero sobbalzo dalla poltrona le consento di denudarmi definitivamente nelle parti basse.
Il mio pene è gonfio, eretto, ed è stretto tra le labbra di Angela.
Chiudo gli occhi e sospiro.
Il milanese continua a parlare ed io cerco con fatica di stargli dietro.
Ora Angela si diverte a farmi sentire i suoi denti sul glande, provocandomi un leggero dolore che mi induce ad agitarmi sulla poltrona.
Inaspettatamente la mia mano sinistra si muove e si poggia sulla testa di Angela. Con un colpo di reni le infilo il pene in bocca. Lei rimane sorpresa dal mio movimento e, come avesse percepito la mia incondizionata resa, inizia a pompare avidamente, ferocemente, velocemente.
Sento sulla mia pelle la sua saliva che cola dalla bocca e scende lungo la mia asta.
La mia mano asseconda le sue frenetiche pompate.
Inizio a sudare.
“Avvocato, c’è qualcosa che non va? Sembra che ci sia il terremoto a Roma!” chiede sorridendo il milanese, chiedendosi, forse, il motivo dei miei movimenti.
“Ehm, no no, tutto bene. Sto solo sistemando bene il pc! Mi scusi, prosegua pure”, rispondo cercando di controllare il respiro.
Intanto, Angela continua nella sua fellatio. Il mio pene entra ed esce dalla sua bocca velocemente, troppo velocemente: la stronza vuole farmi venire subito. Tra le mie gambe c’è un mare di saliva.
Sto per venire, lo sento. Non vedo l’ora di esplodere nella gola di Angela.
“Bene, avvocato! Con molto piacere le comunico che lei sarà il nostro fiduciario!” esclama il manager negli auricolari.
Vorrei rispondere ma non posso. Sto per venire, manca pochissimo. Il mio sguardo inebetito fissa lo schermo.
“Avvocato, mi ha sentito? Si sente bene?”.
Finalmente esplodo. Sento le contrazioni del basso ventre, i miei testicoli pulsano e percepisco che un fiume di sperma sta uscendo a getti dal mio pene, direttamente nella gola di Angela che si è fermata per accoglierlo tutto.
“Siiii!!! Grazieeee!!!” urlo a tal punto da assordare il manager, il quale allontana le proprie orecchie dagli auricolari dal fastidio.
“Beh, che entusiasmo Avvocato! Allora le manderemo più tardi il contratto. Buona serata!” esclama ridendo il manager.
Il mio sguardo ora è rilassato, fisso lo schermo: “Grazie dottore, buona serata a lei!”.
Il collegamento si chiude.
Abbasso finalmente lo sguardo. Il mio pene è fradicio di saliva e si sta ammosciando. Non vedo più la testa bionda di Angela.
Alzo gli occhi oltre lo schermo. Angela è appoggiata allo stipite della porta, come stamattina.
Con il dorso della mano destra si pulisce la bocca, evidentemente sporca del mio sperma, con un gesto da scaricatore di porto.
È seria.
“Te l’avevo detto che me l’avresti pagata, stronzo!”.
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