Lui & Lei
L'assistente universitaria...

12.01.2018 |
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"Si vedevano bene le areole ed i capezzoli che erano tesi allo spasimo..."
Fu proprio per un caso fortuito che quella mattina entrai in quell'aula.Stavo infatti girando senza meta nei corridoi dell'università quando mi trovai di fronte all'aula 1 di Scienze Politiche. In quella piccola stanza, di solito, si tengono solo esami, ed in particolare quello di Storia Economica.
La porta, com'è d'usanza, era stata lasciata aperta e vidi che l'aula era piena di studenti che attendevano nervosamente il loro turno d'esame. Seduta in prima fila c'era Marianna, una mia compagna di corso, che doveva, evidentemente sostenere l'orale di Storia.
Lei mi notò e con un cenno della testa mi salutò. Io, in silenzio, entrai e mi sedetti vicino a lei. Sottovoce gli chiesi quando sarebbe toccato a lei e lei mi rispose che mancavano solo un paio di candidati. Aveva un quadernone dei suoi mitici riassunti e, nervosamente lo sfogliava cercando di memorizzare le ultime cose.
Non volevo innervosirla e quindi rimasi in silenzio. Avevo già sostenuto quell'esame e, a dir la verità, mi era anche piaciuto molto ripensando a quanto io detestassi la storia alle scuole superiori. Oltre al professore c'era una assistente.
Non era la solita ragazza bionda, che si chiamava Simona e che avevo conosciuto tre anni prima di fare l'esame. Questa volta accanto al prof c'era una donna che non avevo mai visto prima. Sui quarantacinque, con capelli corti biondo scuro, vestita con un tailleur verde con una camicetta di seta bianca sotto.
Qualcosa in lei mi colpì subito: la sua voce. Aveva una voce roca e bassa, molto sensuale. La cosa mi turbò al punto che mi dimenticai della mia amica e mi accorsi che non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da quella donna.
La stanza non era molto grande e non c'era troppa gente come c'è di solito agli esami. Il ragazzo che stavano esaminando era nel pallone a tal punto che, ad una domanda davvero banale rispose in maniera così assurda da provocare le risate degli esaminatori. Fu in quell'occasione che la donna si voltò verso di me ed i nostri sguardi s'incrociarono per la prima volta.
Non so bene cosa accadde ma ebbi la netta sensazione che qualcosa scattò subito tra noi due. Forse per la mia faccia non più da ragazzino, forse per il mio abbigliamento o per la mia borsa di pelle (atipica per uno studente) lei non pensò che io li per sostenere l'esame.
La mia sedia era in una posizione leggermente angolata rispetto alla cattedra.
Ciò mi permetteva di poter guardare bene anche le sue gambe che teneva accavallate in modo sensuale. Teneva in mano una penna con cui giocherellava mentre ascoltava le risposte dei ragazzi.
Ogni pochi istanti lei si voltava verso di me sorridente e ci fissavamo a lungo... Senza dirci nulla sembravamo dirci tanto.
Non era bella ma aveva una sensualità eccezionale. Sarà stata la sua voce, il suo modo di muovere le mani o di accavallare le gambe o i suoi sguardi penetranti ma io iniziai a sentirmi sempre più eccitato.
Presi il giubbotto e me lo misi in grembo per nascondere un'erezione che aumentava ad ogni sua occhiata.
Penso che lei se ne accorse perché lanciò delle chiare occhiate in "quella direzione" e poi tornava a fissarmi negli occhi come se volesse dirmi qualcosa.
Io, in realtà, più che dirgli gli avrei fatto qualcosa... e sono quasi certo che lei non avrebbe disdegnato...anzi...
Purtroppo come ogni bel gioco l'esame dopo pochi minuti terminò e lasciammo l'aula. Lei accompagnò il professore nel suo studio ed io non potei far altro che pensare a come poterla rivedere. Dopo poco lei uscì dall'ufficio salutando il docente che gli rispose "Allora ci vediamo venerdì mattina...Ciao Anna...". Ora sapevo il suo nome, ma null'altro. La vidi prendere l'ascensore riservato ai professori ed io allora mi diressi verso le scale che feci tutte d'un fiato. Non volevo lasciarmela scappare. Chissà, forse non mi avrebbe neanche degnato d'uno sguardo, forse era stata solo la mia fantasia, ma volli lo stesso provare.
Purtroppo quando scesi al pian terreno, guardandomi intorno, non riuscii a scorgerla e pensai che forse lei era stata più veloce a lasciare la facoltà.
Mi avviai frettolosamente verso il portone e guardai fuori. Nulla... Il parcheggio era pieno di macchine ma sembravano tutte vuote e, per giunta, aveva anche iniziato a piovere.
Sconsolato decisi di andare nella vicina facoltà di giurisprudenza. I due istituti distano solo pochi metri e quindi, a passo veloce, borsa in testa, partii. Nella strada che passa davanti all'università, due file di macchine sfilavano accanto a me quando sentii un clacson suonare. Mi voltai e quasi mi prese un colpo! Era lei, ferma al semaforo, che stava abbassando il finestrino. "Hey! Ti stai bagnando tutto! Senti, io vado in centro, hai bisogno di uno strappo?" Colsi la palla al balzo e risposi "Magari! È lì che devo andare...". Era una bugia, ma volevo tentare ...
"Anna, vero?" dissi appena salito. "Come fai a saperlo?" disse lei meravigliata. “Ho solo sentito il professore salutarti...Io sono Marco." e ci stringemmo la mano mentre l'auto ripartiva per il semaforo verde.
Durante il viaggio verso il centro facemmo una prima conoscenza. Lei mi disse che era la nuova assistente di Storia Economica dato che Simona si sarebbe dovuta assentare per qualche mese a causa della recentissima maternità.
Veniva da Roma, dove insegnava alla Sapienza, ma aveva affittato un monolocale a Perugia per evitare lo stress da pendolarismo. "Sono a Perugia due giorni alla settimana...Un posticino mi fa veramente comodo, non è di lusso ma per quello che mi serve è perfetto...”. Chissà perché ma mi sarebbe piaciuto veramente vedere quell'appartamentino.
Mi fece molte domande ma tralasciò, forse volontariamente, di chiedermi se avevo la ragazza. Vidi che portava la fede al dito, era sposata dunque.
Dopo pochi minuti giungemmo nei pressi di Piazza Italia e lei mi disse: “Posso chiederti un favore? Mi sono accorta di aver lasciato a Roma tutti miei collant. Qui in centro c'è un negozio dove ne ho già comprati diversi. Purtroppo non possiamo parcheggiare. Potresti aspettarmi due minuti in macchina mentre faccio una corsa a prenderli?" - "Certamente." risposi. Lei accostò la sua Clio Verde e mise le doppie frecce. Scese e mi ringraziò ancora rassicurandomi che avrebbe fatto in un baleno. Approfittai della sua temporanea assenza per guardarmi intorno. Teneva la macchina in modo piuttosto ordinato, senza cartacce in giro come faccio io. Cercai segni di un uomo ma, stranamente, non ne trovai. Forse quella macchina la usava solo lei e non il marito.
Lei era stata di parola. Dopo solo pochi minuti fu di ritorno con una busta di plastica che, entrando, mise sul sedile posteriore. "Ho fatto una pazzia! Se non fossero così belle...Ma quanto mi sono costate..." disse lei ridendo.
Mi sbilanciai: “Con delle gambe belle come le tue...non ci si può accontentare..." - "Ti ringrazio ma non credo di averle così belle..." disse lei minimizzando ma sicuramente lusingata. “Fidati...so cosa dico...le ho guardate bene durante l'esame..." aggiunsi sfacciato. “Me ne sono accorta..." disse lei con un sorriso e fissandomi ancora dritto negli occhi. Per l'ennesima volta, in un istante, ci stavamo parlando senza parole.
"Hey ma hai visto che ore sono? Non hai fame? Io da morire..." - "Bhè, anch'io ho un certo languorino...". A quel punto pensai che il nostro incontro era finito. Lei mi avrebbe congedato con cortesia ed io l'avrei salutata da disilluso. Fu di nuovo lei a stupirmi: "A casa ho della pasta e un po' di sugo...ti andrebbe?" - "Non vorrei approfittare ancora di te..." dissi falso come Giuda..."Macché! Non ti aspettare granché...sono una pessima cuoca..." - "L'importante è la compagnia!" dissi io gettando la il più classico dei luoghi comuni. La situazione stava prendendo una piega davvero positiva ma non volevo esagerare e magari rovinare tutto.
Il monolocale era vicinissimo al centro. Piccolo ma accogliente. Anche se lei ci passava solo pochi giorni era arredato con cura. Un bel divano color cammello regnava al centro della stanza principale. La casa era pulita ed ordinata. Con dei rapidi colpi d'occhio guardai dappertutto. Ancora nessun segno del marito. "Ci abiti da sola?" chiesi. "Si, almeno fino a giugno. Poi non so se il mio contratto verrà rinnovato. Ma perché non ti siedi mentre io preparo?" - "Ma ci mancherebbe! Ti do una mano..." risposi. Durante il pranzo continuammo a chiacchierare del più e del meno. Lei mi parlò del suo lavoro ed io stavo lì ad ascoltare. In realtà la mia mente vagava...fantasticava...
Eravamo seduti di fronte e spesso, sotto al tavolo, le nostre gambe si toccavano. Lei, di solito, le ritraeva chiedendo scusa. All'ennesimo contatto però lei non si staccò. Sentivo nettamente la pressione della sua gamba sulla mia. Ogni tanto percepivo il suo leggero movimento, come una carezza mentre lei mi parlava e fissava. Io feci altrettanto. Mossi leggero come una piuma la mia gamba sulla sua. Non la ritraeva, anzi, aumentava quella pressione che mi stava eccitando e che forse eccitava anche lei.
Continuammo così per almeno dieci minuti, toccandoci lievemente con le gambe sotto e parlando facendo finta di nulla sopra!
D'un tratto lei smise di parlare e mi guardò ancora sorridendo. Io pensai che forse lei fino a quel momento non fosse stata consapevole di quello stuzzicante giochino sotto il tavolo e che, d'un tratto, si fosse accorta che io le stavo facendo uno sfacciato "piedino”. “Uh!" disse lei facendomi trasalire - "Ho dimenticato il caffè sul gas! Che scema! Perché non ti accomodi sul divano mentre prendo le tazzine?" Che colpo che mi aveva fatto prendere! Pensavo che si fosse arrabbiata per il giochino invece...
Il divano era davvero comodo e ampio - "È un divano letto...qui dentro non c'entra altro..." disse lei mentre la sentivo armeggiare con tazzine e cucchiaini. Portò il vassoio con il caffè e lo zucchero e disse: “Scusami" aggiunse "mi metteresti un cucchiaino e mezzo mentre io faccio un salto in bagno?”. “Certo..." risposi. Mentre mettevo lo zucchero notai che lei aveva preso qualcosa lungo il breve tragitto cercando di non farsi vedere. Dopo qualche minuto tornò ed una rapida occhiata alle sue gambe confermarono il mio sospetto. La presi in contropiede: "Hey! Hai voluto subito provare le calze nuove...Complimenti...Sono davvero belle come dicevi..." Lei arrossì e sorrise di nuovo - "Ma non ti sfugge nulla...Ti piacciono davvero?" - "Certo...Esaltano ancora di più le tue belle gambe..."
Erano delle calze a rete a maglia stretta, molto sexy, ma solo quando lei si sedette vicino a me notai il particolare che mi scatenò la fantasia...
Sedendosi la gonna si tirò su un po' ed i miei occhi caddero sul suo interno coscia. Erano calze autoreggenti. Mi stavo eccitando e se non avessi fatto qualcosa fra non molto se ne sarebbe accorta anche lei. I miei pantaloni gessati erano piuttosto aderenti e, in tutta onestà, so di essere "ben dotato". Presi allora una rivista dal tavolino da thè e me la misi in grembo facendo finta di sfogliarla mentre parlavo. Sentivo il mio cazzo gonfiarsi ed ero terrorizzato dal fare una brutta figura. Cercai con tutto me stesso di distrarmi, di pensare ad altro, ma lei, manco a farlo apposta, ogni pochi minuti accavallava le gambe facendomi vedere tutto quel ben di dio.
Pensai che forse dovevo giocare a carte scoperte, tentare il tutto per tutto, o la va o la spacca. Feci tornare il discorso sulle sue calze e le dissi:" Sai Anna, io vado pazzo per le autoreggenti..." e lei rise..."E queste...ti piacciono?" disse lei. Io feci il finto tonto: “Perché? Sono autoreggenti quelle che indossi?" e li raggiunsi il punto di non ritorno: “Se lo sono, è davvero un peccato non poterle vedere meglio..." - "Vuoi dire che dovrei scoprirmi di più? Dovrei tirare più su la gonna per farti vedere meglio?" ed io: “Bhè...si...altrimenti come si fa a giudicare bene...". Per un istante lei smise di parlare e mi fissò. Fino a quel momento il suo sorriso malizioso accompagnava le sue frasi, ora, d'un tratto, mi sembrò diventata seria.
Stavolta ho esagerato. Ora mi caccia di casa...pensai. Invece lei fece scorrere le sue mani lungo le cosce e fermò le sue dita sull'orlo della gonna. Sempre col suo sguardo dritto nel mio, lentamente, in maniera quasi esasperante, cominciò a tirar su la gonna fino a scoprire il ricamo delle calze ed un buon centimetro di pelle."Contento? Ora che ne dici?" - "Bhè, fantastiche...Davvero splendide..." risposi io cercando di restare il più calmo possibile. Aveva davvero delle splendide cosce, rese ancora più sexy dalle autoreggenti. Poggiai il mio dito indice sul ricamo e lo percorsi per qualche centimetro... - "Seta... sei un'intenditrice..." Lei non si arrabbiò per il mio gesto, tutt'altro. Io andai oltre e poggiai tutta la mano sulla sua coscia destra mentre la guardavo negli occhi. Lei si morse un labbro e socchiuse per un attimo gli occhi. Mi tolsi gli occhiali e lei fece altrettanto. Mi avvicinai a lei mentre la mia mano scorreva sulla sua gamba con una dolce carezza sensuale. Ci baciammo. Sentii subito la sua calda lingua sulla mia. Il suo modo di baciare era incredibile. Il mio cuore andò a mille ed il mio cazzo stava per scoppiare.
Tolsi la mano dalla gamba e le accarezzai la nuca mentre la baciavo.
Si stava scaldando ed i suoi baci diventavano sempre più passionali e profondi. Feci scorrere le mani sulle sue spalle e di lì sul suo petto. Sentii subito i suoi capezzoli duri. Le accarezzai le tette. Non erano grosse ma erano molto sode. Lei non rimase immobile e mi poggiò una mano su una coscia accarezzandomela. Il suo respiro diventava sempre più corto. Le sbottonai la camicetta e le accarezzai ancora le tette attraverso il reggiseno di pizzo. Lo guardai per un momento. Era bianco ed aveva le coppe trasparenti. Si vedevano bene le areole ed i capezzoli che erano tesi allo spasimo. Non contento glieli pizzicai leggermente. Lei ebbe un fremito ed io continuai. Vidi le sue mani sulle mie gambe salire in direzione del cazzo.
Ancora non osava toccarmelo ma ero certo che non ci avrebbe messo molto.
Le baciai il collo facendo scorrere la mia lingua sulla sua pelle. Lei inarcò la schiena dal piacere ed io le strinsi le tette con ancora maggiore passione. Infilai allora le mie dita sotto le coppe e raggiunsi subito i capezzoli. "Toglimelo..." mi sussurrò all'orecchio con la sua voce bassa ma roca. Io ubbidii e le tolsi prima la camicetta e la misi tette al vento. La mia bocca si spinse oltre e le baciai il seno. Lei letteralmente trasalii. Le succhiai i capezzoli e lei emise un gemito di piacere. Mentre la mia lingua roteava tutto intorno a quei boccioli lei si decise e raggiunse il mio cazzo con una mano. Me lo strinse con passione. Poi incominciò ad accarezzarlo da sopra i calzoni, prima dolcemente, poi con sempre più passione. "Com'è grosso..." disse lei - "Mi fai morire...sento che sta per scoppiare..." risposi. Lei mi aprii la zip e infilò una mano dentro. Prima mi accarezzò sopra gli slip e poi mi abbassò il bordo degli slip tirandomelo fuori. "È enorme...E come è duro!" - "Ti piace?" - Lei annuì sorridendo. Iniziò a farmi una lenta sega. Ci sapeva fare. Continuai per un po’ a succhiarle le tette quando lei mi disse: “Aspetta..." e si alzò. Si sfilò la gonna e la lasciò cadere sul tappeto. Anche gli slip erano in pizzo trasparente. Si vedeva la folta peluria della sua fichetta. Si inginocchiò davanti a me ed iniziò ad accarezzarmi le gambe partendo dalle ginocchia. Io appoggiai la schiena alla spalliera del divano e mi gustai la scena. La sua bocca era socchiusa e le dava un'espressione eccitantissima.
Con movimenti lenti mi aprii la cintura e mi sbottonò i pantaloni. La aiutai a sfilarli togliendomi anche scarpe e calzini. Mi tolsi in fretta anche la camicia e la maglietta rimanendo in slip. Il mio cazzo svettava dal bordo ormai duro allo spasimo. Lei prese a baciarmi e leccarmi le cosce. Le sue manine però avevano raggiunto i miei slip e lentamente le mi sfilò. Finalmente il mio cazzo era libero. Si ergeva maestoso e lei non perse tempo riprendendolo in mano. Ripartii con la sega. Io divaricai leggermente le gambe e lei si avvicinò ancora di più. Le sue tette si poggiarono sulla mia pelle e questo contatto mi fece emettere un lungo sospiro. Lei guardò il mio uccello smaniosa e poi ci accostò le labbra come per dargli un bacio. Sentii il calore della sua lingua sul mio cazzo e gemetti. Lei cominciò a leccarlo lungo tutta l'asta fino ad arrivare alla base dei coglioni. Le sensazioni che stavo provando erano fantastiche. Me lo prese in bocca e fece sparire di colpo tutta la mia grossa cappella.
Anna prese a fare un su e giù sconvolgente ingoiandone ogni volta un po' di più. Apriva la bocca come se volesse divorarlo e poi giù, prendendone in bocca diversi centimetri. La sua mano destra, ben stretta alla base dell'uccello le dava il controllo totale sul mio cazzo. Lo stava letteralmente divorando come solo una donna matura sa fare. La foga e passione nel pompino che mi stava facendo mi fece capire che era una che ne doveva aver assaggiati di cazzi per diventare così brava. Il mio unico desiderio, da quando avevo posato gli occhi su di lei, era quello di scoparmela in tutte le salse, di godere del suo corpo in tutti i modi e di farla godere altrettanto. Durante l'esame avevo fantasticato sulla sua bocca e su quel pompino che con tanta arte mi stava facendo. Mi sarebbe piaciuto tanto sborrarle in gola e farmi fare un bell'ingoio...chissà se mi avrebbe accontentato...
Per cinque minuti buoni mi fece provare il paradiso con la sua bocca.
Le appoggiai una mano sulla testa e con questa le davo il ritmo delle succhiate. Con la sua mano libera raggiunse i miei coglioni e li accarezzò delicatamente aumentando il piacere del bocchino.
"Anch'io ho voglia di mangiarti..." le dissi e lei capì al volo. Si alzo e ci scambiammo di posto. Mi dedicai subito alle sue gambe che accarezzai e baciai dappertutto. Poi, lentamente le sfilai gli slip. Lei chiuse gli occhi per godersi meglio il seguito. Aveva una fica bellissima. Nonostante l'età non più giovanissima sembrava quella di una ragazza di vent'anni. La folta peluria nera che la circondava era ormai fradicia d'umori. Lei divaricò le cosce ed io ebbi strada libera per raggiungere la sua fonte del piacere.
Con le dita le allargai le grandi labbra e d'istinto insinuai la mia lingua sulla clitoride. Lei urlò dal piacere. "Perché ci hai messo così tanto..." disse lei. "Mi hai fatto arrapare come una matta..." aggiunse. Io mi concentrai sulla sua figa. Ad ogni leccata e succhiata lei gemeva. Volevo farla arrapare da morire prima di chiavarla. Evidentemente ci stavo riuscendo perché la sua passera colava ciprino come una fontana. Lei mi accarezzava la testa. Ogni tanto alzavo gli occhi per guardarla in viso. Si passava la lingua sulle labbra come una vera porca in calore. "Sei bravissimo...Nessuno mi ha mai leccato così bene...Ti prego, continua ancora...". Io, ovviamente, esaudii il suo desiderio lappandola con ancora maggior foga.
Le sue gambe tremavano e ogni tanto dei fremiti incontrollati la scuotevano come se fosse percorsa da una scossa elettrica. Non contento le dissi: “Perché non lo facciamo insieme? Vedrai che ti farà impazzire..." proponendole un 69. Lei allora senza rispondere mi face allungare sul divano e mi si stese sopra. IL divano era abbastanza profondo da farci stare piuttosto comodi. La mia bocca si intrufolò in pochi istanti tra le sue cosce ed iniziai a leccarle la figa. Lei mi ripagò afferrandomi con decisione il cazzo alla radice ed infilandoselo subito in bocca. Ricominciò a spompinarmi con passione. Doveva adorare i bocchini per quanto li faceva bene. Dalla mia posizione io potevo guardare bene la sua passera ed il suo buchino del culo. Che visione eccitante. Non vedevo l'ora di scoparmela e pensai che anche lei non sarebbe riuscita a resistere tanto senza prendersi il mio cazzone in grembo. Più la leccavo, succhiavo e toccavo più lei ingoiava centimetri di cazzo. Sembrava che me lo volesse divorare. Era una vera troia mangiacazzi. Non avrei mai sospettato che quell'assistente dall'aria tanto seriosa covasse dentro di sé un animo da vera porca.
Inarcava la schiena e sembrava che stesse per svenire quando mi urlò: “Ora dammelo...Ti prego...Non ce la faccio più...Lo voglio sentire dentro!!!”. Ed io: “Vuoi che ti scopi..eh? Vuoi che te lo metta dentro tutto? Cos'è che vuoi?" come per incitarla. “Siiii...Lo voglio...Dammelo tutto! Dammi il tuo bel cazzo! Scopami! Scopami!" rispose in preda al delirio del piacere. Fu allora ci alzammo da quel bellissimo 69 e la feci stendere sul divano. Le afferrai le caviglie e con decisione le spalancai le cosce. Il mio cazzo era duro e dritto, pronto a godersi quella magnifica troia.
Appena la punta del mio uccello profanò la sua fichetta ebbi la sensazione che me lo stesse risucchiando. Era caldissima ed il lavoretto di lingua l'aveva fatta lubrificare in maniera eccezionale.
Il primo affondo fu lento. Lei emise un gemito quasi primitivo. E fu percorsa ancora una volta da un tremito fortissimo. "Mi hai fatto venire subito...Ma chi sei? Sei fantastico!". Era troppo su di giri ed il solo contatto col mio cazzo l'aveva fatta godere. Incredibile.
Non le diedi tregua ed iniziai a pomparla a fondo. Le davo dei colpi molto forti facendole sparire tutti e venti i centimetri del cazzo in pancia.
Lei, per niente doma, rincominciò a gemere e a godere. "Ti piace Anna?" - "Da matti...Mmmmm....È fantastico...È Enorme!!!" - "È per merito tuo...Me l'hai fatto diventare così grosso...Ho voglia di dartelo tutto...dovunque..." - "Siii....Prendimi tutta...Scopami...Dai! Siiii..."
Continuai a provoAnna:" Dov'è che ti piace eh? Qui ti piace?" - "Si. Qui mi piace..." - "Dove ti piace...dimmelo dai...dimmelo..." - "Mi piace nella fica..." - "E poi? Dove lo vorresti?" la attizzai ancora...Volevo che si sciogliesse tutta...che la sua porcaggine non avesse limite..."Lo voglio in bocca. Ti piace fartelo succhiare eh?" lei rispose avendo capito il gioco. "Si. Da morire! Sai fare dei pompini eccezionali...hai una bocca così calda...Tu sai come si fa godere un uomo...E poi? Dove lo vorresti?" - "Lo voglio dovunque...dove piace a te..." - "Guarda che ti prendo in parola..." risposi sorridendo. "Ora girati..." e lei eseguì prontamente. Aveva davvero un bel culo. Sodo ed invitante. Le spalancai le chiappe e ci feci scorrere la lingua nel mezzo. Le raggiunsi la fichetta e la leccai per qualche momento. Era una fontana. Il suo buchino stretto forse non era mai stato violato ma quel giorno ci avrei sicuramente provato.
Raggiunsi la sua fichetta con le dita e la sditalinai per benino prima di puntargli contro la mia cappella ed infiocinarla. Per farmi desiderare ancora di più gli diedi dei colpetti con la punta del cazzo. Lei smaniava di averlo dentro. D'un tratto glielo infilai tutto fino alla radice. Lei urlò. Iniziai a sbatterla con forza. Ad ogni colpo che gli davo sentivo i miei coglioni battere contro il suo bel culo. "Voglio fartelo arrivare in gola..." le dissi. "Si...Dammelo tutto...Prendimi tutta...Sono tua...tutta tua...Mamma mia che bello..." rispose lei infoiata. Con le mani sui suoi fianchi la stavo scopando alla grande. Dopo pochi altri colpi le avvicinai un dito alla bocca e lei prese a succhiarlo simulando un pompino. "Ti piacerebbe averne un altro in bocca eh?" - "Mmmmm...Magari...Che gran porco che sei..." - "E tu sei una gran troia lo sai?" - "Siii...Sono una troia...Mi piace come mi scopi...”.
"Ora voglio ancora la tua bocca...dai... succhiamelo..." le ordinai. Lei si sfilò il cazzo dalla figa e si voltò. Io mi alzai e lei rimase in ginocchio davanti a me. Come una furia si gettò sulla mia mazza ingoiandola. Mi guardava dritto negli occhi come solo le troie sanno fare. Se ne fece sparire più della metà in gola facendomi godere tantissimo. Non volevo sborrare ancora ma sapevo che non sarei potuto resistere molto a quel trattamento.
Lei ci metteva l'anima in quel pompino. Era una vera maestra della fellatio.
"Leccalo tutto ora...bagnalo tutto ... lubrificalo con la bocca che ora vedi quello che ti combino...Siii...brava...così...dai!" le dissi autoritario. Lei me lo insalivò copiosamente. La saliva colava dal mio cazzo. "Ora girati che te lo do…”. Lei si rimise alla pecorina appoggiando le mani alla spalliera del divano. Io le allargai le chiappe e le leccai prima la fighetta e poi il buchino del culo. Dato che mi soffermai molto su quest'ultimo lei intuì le mie intenzioni: “Hey...Vuoi mettermelo nel culo? Ma sei pazzo? È troppo grosso! L'ho fatto solo una volta..." disse lei intimorita. “Oh...Non ti preoccupare...Rilassati..." - "Ti prego...Fai piano...". Wow! Mi aveva autorizzato a romperle il culo. Il massimo dei miei desideri erotici. Le bagnai ancora il buchetto con la mia saliva e mi bagnai anche la cappella. Le avvicinai la punta del cazzo allo stretto orifizio quando lei ebbe l'ennesimo fremito. Ormai per lei era troppo tardi per tirarsi indietro. Mi strinsi forte la base del cazzo con la mano e le puntai la cappella sul buchino del culo. Spinsi pian piano con tutto il corpo. Lentamente il mio uccello iniziò a profanare quel delizioso pertugio.
Lo sentivo sciogliersi sotto la mia spinta. Riuscii a metterne circa metà dentro quando lei emise un lungo sospiro. "Ti ho fatto male?" le chiesi - "No, mi piace...continua...dolcemente..." rispose a voce bassa. Iniziai a pomparla lentamente per fare in modo che il suo buchetto si abituasse al mio grosso bastone. Dopo qualche istante il suo culetto aveva già accolto tutto il mio cazzo. Decisi allora di aumentare il ritmo dell'inculata. Lei iniziò a gemere sempre di più. Oramai il suo bel buchino si era abituato alle dimensioni del mio arnese. Era una sensazione stupenda. Ad ogni pompata la lubrificazione migliorava. Dopo un paio di minuti era come se le stessi scopando la fica da quanto scorreva bene. Lei stava letteralmente impazzendo per quella magnifica inculata. Scuoteva la testa e gemeva come una pazza.
Con dei potenti contraccolpi si faceva sfondare fino in fondo. Ogni tanto tiravo fuori il cazzo per godermi la scena del suo buchetto ormai dilatato allo spasimo. Poi, con sempre maggiore forza, glielo risbattevo dentro. "Ti piace prenderlo nel culo eh?" - dissi io per provoAnna -"Da pazzi! È bellissimo! È una sensazione incredibile! Perché non ti ho conosciuto prima! " Mi rispose mentre appoggiava la testa sul materasso piegandosi ancora di più per accogliere il mio bastone. Continuai a pistonarla nel culo per circa un quarto d'ora dando ogni tanto qualche colpetto alla sua fichetta. Lei mi sborrò sui coglioni con uno schizzo caldo e potente. Al momento di venire emise un gemito così intenso che ebbi paura che i coinquilini avrebbero chiamato la polizia! Volevo sborrare anch'io e quindi accelerai al massimo le mie spinte. Lei mi incitava, aveva capito ciò che desideravo e si stava preparando ad accogliere il mio caldo seme. Un attimo prima di schizzarle nel culo le sfilai in fretta il cazzo dal buchino. Me lo presi in mano ed iniziai una sega velocissima. Lei, come leggendomi nel pensiero, si voltò e si mise in ginocchio davanti a me. Mi tolse la mano dal cazzo e ci mise la sua. Non riusciva a togliere gli occhi dal mio arnese. Si impegnò davvero tanto in quella sega finale. La mia cappella era a soli pochi centimetri dalla sua bocca e lei ogni tanto non resisteva dal lecAnna un po' e sbocchinarmi. Non contenta, durante quella magnifica sega, insinuava la sua calda lingua tra i miei coglioni dandomi dei brividi veramente intensissimi. Ad un tratto lei intuì che stavo per scoppiare e spalancò la bocca. Io le schizzai un caldo e forte getto direttamente in gola urlando per il piacere. Lei non si schifò ed anzi si infilò il cazzo in bocca succhiandomelo come invasata. Ogni tanto la mia sborra le sbrodolava dalle labbra senza che lei interrompesse l'ingoio. Continuò a pomparmelo per ancora qualche minuto fino a quando oramai non si fece moscio. Io le accarezzai la testa. Finito il suo lavoretto lei si staccò dal mio cazzo e mi sorrise... La visione della sua bocca ancora tutta sporca della mia sborra era eccitante e lei lo sapeva. Tutta soddisfatta mi disse - "Sono certa che lo rifaremo non credi?" - "Certo..." dissi io, già pensando a quali porcate avremmo potuto inventare insieme a quella magnifica troia che avevo conosciuto quel giorno...
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