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L'amica di mia madre...


di SilverStyle
12.01.2018    |    26.498    |    0 9.4
"Le spalancai le cosce prendendola per le caviglie e lei si aprì offrendo alla mia bocca il suo tesoro..."
Era un sabato pomeriggio come tanti altri.
Mi trovavo nella mia camera da letto alle prese con un libro universitario che non avrei volentieri buttato dalla finestra per quanto era palloso e ostico. Purtroppo ero costretto a passare il pomeriggio studiando anche se, col sole che c'era fuori, avrei preferito mille volte andare a farmi un bel giro.
La mia concentrazione era davvero ai minimi storici ed ogni due secondi la mia mente si distraeva pensando a tutt'altro rispetto a quei noiosissimi grafici che, invano, tentavo di capire.
Erano circa le tre e mezzo del pomeriggio e faceva molto caldo. Aprii la finestra per cercare di far entrare aria e per far uscire il fumo delle mie sigarette. Il palazzo difronte alla mia finestra è completamente bianco e rifletteva così il calore dei raggi solari che, a quell’ora, cadevano proprio sulla facciata di quell'edificio. Guardai la costruzione imprecando e notai che tutte le finestre avevano le tapparelle abbassate. Se io stavo male per il riflesso, figuriamoci loro con il sole diretto.
Come è mio solito durante l'estate, indossavo solo una maglietta di cotone ed un paio di shorts. Anche così grondavo di sudore e non si contavano più le docce che ero costretto a farmi ogni giorno.
Studiare in quelle condizioni era un vero martirio, ma dovevo assolutamente farlo, dato che all'esame mancavano solo una decina di giorni ed ero abbastanza indietro col programma.
Quando sentii il campanello suonare non ci badai più di tanto. Spesso, nel primo pomeriggio, vengono a casa delle amiche di mia madre. Mamma, insieme ad altre signore, ha costituito un simpatico gruppo di persone che, tutti i giorni, si ritrova nella vicina pista di atletica leggera per percorrere a passo spedito giri e giri di pista per tenersi in forma ma, soprattutto, per sfogare la noia della routine familiare con chiacchiere e spensieratezza.
Alcune di quelle signore le avevo conosciute, erano quasi tutte intorno alla cinquantina, con l'unica eccezione di Tiziana, una signora che abita al piano sopra il nostro che con i suoi 37 anni, è la più giovane ed è la mascotte del gruppo. Talvolta però, venivano a casa signore che non conoscevo, dato che la comitiva cresce spontaneamente di almeno un paio di "corridrici" al mese.
Si inizia col correre insieme e poi si fa amicizia, magari invitandosi reciprocamente a prendere un caffè a casa.
Quel pomeriggio fu proprio l'odore di caffè appena fatto che richiamò la mia attenzione e che, per dire la verità, mi fornì una buona scusa per allontanarmi per un po' da quel maledetto libro.
Mi diressi in cucina e, avvicinandomi, sentii che c'era un ospite la cui voce non riconobbi. Entrando la vidi di spalle. Era seduta al tavolo della cucina ed aveva davanti a sé la tazzina col caffè caldo. Aveva i capelli biondi e molto corti con un taglio piuttosto giovanile. Mamma, vistomi entrare mi salutò e mi presentò subito all'ospite. Quando si voltò con un sorriso la vidi bene in viso e ne fui subito colpito.
Sulla cinquantina, aveva gli occhi azzurri e due belle labbra carnose ravvivate da un rossetto rosso fuoco ad effetto lucido. Il taglio di capelli e la tinta la rendevano piuttosto sbarazzina per l'età che aveva e che si portava incredibilmente bene. "Salve...Io sono Marconardo" dissi io porgendole la mano. Lei, sorridendo mi rispose "Io sono Giacomina ma tutte mi chiamano Daniela...", e mi strinse la mano. Mia mamma si premurò di aggiungere che anche Daniela correva con loro, e che si era unita alle "Orsette”, così si chiamava il gruppo, da poco più di un mese.
Daniela indossava una tuta ginnica nera della Adidas all'ultima moda che la rendeva ancora più fresca e giovanile. Pensai tra me e me che finalmente qualcuna delle amiche di mamma iniziava a svecchiare l'ambiente.
Anche se era seduta notai che doveva essere alta più o meno dieci centimetri più di mia madre e quindi circa un metro e sessantacinque.
Ciò che mi colpì ancora di più fu il suo poderoso petto. Anche se il giubbetto della tuta era piuttosto abbondante, doveva avere davvero delle tettone enormi. Ho sempre adorato quella parte del corpo femminile. La trovo davvero arrapante quanto più è abbondante e florida. E lei doveva averle da sballo.
Un'altra cosa che notai subito furono le sue mani. Aveva delle unghie lunghe con dello smalto della stessa tinta del rossetto. Aveva il taglio squadrato che va di moda ora e che trovo veramente eccitante.
Per farla breve, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso anche se sarebbe potuta quasi essere mia madre.
Credo che lei avesse notato qualcosa perché, continuando a parlare con mamma, ogni tanto si voltava verso di me e mi sorrideva senza interrompere il discorso. Chiacchieravano del più e del meno mentre io sorseggiavo il mio caffè e continuavo a scrutarla nei minimi dettagli, molto più preso dal suo corpo che dai loro discorsi. "A proposito..." - disse mia madre rivolgendosi a lei “per quella cosa col computer che ti dà dei problemi, Marconardo ci capisce tantissimo, non fa altro che aggeggiarci da tanti anni. Magari te lo può sistemare lui."- E lei: “Ma no, dai ... non voglio disturbare... È che l'ho comprato da poco e sono così imbranata...". Pronto le risposi: “Ma si figuri... Non si deve vergognare... All'inizio si è tutti principianti... se posso darle una mano a risolvere un problema lo faccio volentieri..." - "Ma, sai, faccio fatica pure a spiegarlo... Non ci capisco tanto... Non si collega a Internet e mi appare una scritta che non capisco. È un portatile. Ci ho speso una bella cifra ed è un peccato tenerlo spento..." disse Daniela. A quel punto a mia madre venne spontaneo "Marco, perché non ci dai un'occhiata?" ed io aggiunsi - "Certo...Nessun problema. A parole è molto più complicato. Magari se lo potessi avere in mano potrei capire cosa non va.". Daniela mi sorrise ancora e disse: “Non vorrei scomodarti, ti ringrazio tanto...Puoi venirlo a vedere? Non vorrei staccare i fili che poi non saprei rimetterli a posto!" - "Mi dica lei signora...Quando è più comoda...L'unico problema è che io lunedì riparto per l'università a Perugia e tornerò solo venerdì prossimo.". Lei ci pensò su solo un attimo e poi rispose: “Bhè, potresti venire domani mattina? Magari sul tardi, verso le undici... Prima vado a Messa..." - "Ok! Per me va benissimo. Dove abita?" - "Abito in Via Roma ottantatre, vicino al vetraio. È una casa col giardino davanti. Col portone verde. C'è il campanello con scritto Marini F. Non puoi sbagliare...". In quel momento squillò il telefono e dovetti lasciare la stanza per rispondere.
Era un'indagine telefonica e, sebbene io facessi di tutto per chiudere, continuavano imperterriti con le domande. Non feci in tempo a concludere la conversazione che vidi Daniela e mia madre alla porta di casa. Lei mi fece un altro sorriso e con la mano mi fece un segno che interpretai come un ci vediamo domattina.
Non mi feci tante illusioni. A dispetto di un look giovanile o forse giovanilista, doveva essere l'ennesima provincialotta tutta casa e chiesa. Altro che bomba sexy! Quasi certamente l'indomani mi avrebbe aspettato una mezza mattinata di bestemmie per sistemare il computer ed al massimo un thè coi biscotti per sdebitarsi.

Il giorno dopo, domenica, arrivai a casa sua in cinque minuti, le nostre abitazioni non erano distanti e trovai subito il campanello. Era una bella casa a due piani con un giardino molto ben curato sul davanti. "Marini F." pensai, "Mah. Sarà il nome del marito... Sai che palle stamattina...". Suonai e dopo qualche istante un bel cane pastore belga si affacciò abbaiando come un pazzo. Le persiane del piano superiore si aprirono e vidi il viso di Daniela spuntare fuori. "Puoi entrare...Non ti preoccupare! Non morde... Vuole solo giocare...". Dopo qualche secondo sentii la serratura elettrica del portone scattare e, con qualche remora per il cagnone abbaiante, mi decisi a varcare la soglia. Arrivato alla porta di casa attesi che mi venissero ad aprire. Mi aspettavo che ad aprire fosse il marito mentre invece fu proprio lei a farlo. L'ingresso era un po' scuro e non riuscivo a vedere bene dentro anche perché quella domenica c'era un bel sole caldo che illuminava il giardino. "Prego...accomodati...Sei stato davvero puntuale..." Io, sempre con un occhio al cagnaccio, entrai e fui subito accolto dalla padrona di casa.
Oltre al suo splendido sorriso furono tante le cose che mi colpirono in quell'istante iniziale. Innanzitutto il suo abbigliamento...
Dato il caldo Daniela aveva indosso una maglietta celeste sbracciata piuttosto aderente e con una bella scollatura che, pur se piuttosto sobria, metteva in luce un petto abbronzato ed ancora vivace. Indossava inoltre una gonna al ginocchio di tessuto a fiori semitrasparente con un'altra sottogonna celeste come la maglietta. Ai piedi aveva dei sabot aperti con allacciatura intrecciata alla caviglia molto trendy e decisamente sexy pur se portati da una non più ragazzina. In quell'occasione potei guardare meglio le sue gambe che, a dispetto dell'età erano ancora piuttosto sode e senza segni di "cedimento". Inoltre erano piacevolmente abbronzate e la rendevano ancora di più attraente e stuzzicante. "Ti ringrazio tanto per la tua disponibilità... Tua mamma mi ha parlato tanto di te e di quanto ti intendi di computer...Io invece sono una vera schiappa...Forse sono troppo vecchia per queste cose..." disse lei facendo una smorfia divertente -"Macché! Non lo dica neppure! Sembra una ragazzina... E poi nella vita bisogna sempre essere al passo dei tempi no?" Lei mi strizzò l'occhiolino e aggiunse "Hai proprio ragione...Io non mi fermo mai! Ho sempre bisogno di qualcosa di nuovo...Così non mi annoio mai...". Io le risposi con un sorriso. Dopo un attimo lei mi prese per mano e disse: “Ora ti faccio vedere il computer, è di là... Nel salotto." e mi condusse senza mai lasciare la mia mano. L'arredamento era davvero curato. Uno stile classico ma senza esagerazioni pacchiane. Direi un gusto equilibrato, come se ne vedono pochi. Evidentemente la famiglia Marini se la passava bene ed aveva anche buon gusto. Si, ma dov'era il marito?
"Ora lo accendo...Ecco...ora carica il Windows...Ma che scema...Tu sei bravissimo...Non serve che ti dica nulla..." - "Non si faccia questi problemi con me signora... È sempre un piacere parlare con chi si affaccia con curiosità alle nuove tecnologie." Che frase stronza e fasulla che mi era uscita! Sapevo bene perché ero andato là. Avevo visto un'amica sexy di mia madre e volevo tentare...Ma dato che ero cascato proprio male oramai non mi restava che fare il "bravo ragazzo" e aiutare questa casalinga a sistemare il computer. Il computer era sistemato su un tavolino nero apposito. Vicino c'era anche un bel televisore panoramico con lettore DVD e videoregistratore. Il signor Marini se ne intendeva, erano tutti apparecchi di marca e costosissimi. "Hai sete? Cosa posso offrirti?" - "Mah signora, un bicchiere d'acqua fresca lo prendo volentieri...con questo caldo!" - "Solo acqua? Una coca? O preferisci una birra? Ne ho tante in frigo...Ne vuoi una?" - "Mmmm...Solo se mi fa compagnia...Chi non beve in compagnia..." risposi io con una battuta. “Marco, io ti faccio compagnia ma solo se tu la smetti di darmi del lei...Dammi del tu, ok?" - "Ok! Va benissimo." risposi. Mentre il sistema si caricava nel computer ed io iniziavo a dare un’occhiata, Daniela andò in cucina e la sentii trafficare con i bicchieri. "Sai..." disse lei a voce più alta per farsi sentire dall'altra stanza “anche se non ne bevo tanta la birra mi piace molto d'estate. Ce l'ho sempre in frigo. Dato che qui ci abito da sola non faccio mai tanta spesa e quindi c'è sempre posto...".
Sola...Ci abitava da sola! Ecco perché non c'era il marito! Che fosse separata? Divorziata? Vedova? Zitella non credo perché mi pareva troppo bella per non aver trovato marito... La cosa si fece d'un tratto molto più intrigante.
Dato che volevo che mi facesse vedere lei quale problema avesse il suo portatile aspettai che tornasse dalla cucina. Tornò con un vassoio con su due bottiglie di birra e due bei bicchieri alti e una ciotola di noccioline. Nel posarlo sul tavolino vicino al computer si chinò dandomi le spalle ed io notai un altro particolare che mi turbò parecchio. Non riuscivo a vedere il segno degli slip sotto il tessuto della gonna. Portava un perizoma evidentemente! Davvero niente male per una cinquantenne...Che, a onor del vero, dimostrava come minimo dieci anni di meno...
Aveva un bel sedere, ovviamente non più magro, ma ben sostenuto. Benedii le passeggiate che faceva insieme al gruppo di mia madre. L'attività fisica gli aveva giovato davvero preservando il suo corpo in una forma invidiabile e decisamente ancora molto appetibile.

"Ora ti faccio vedere cosa non funziona..." disse lei mettendosi seduta accanto a me e muovendo il mouse. Vidi la sua mano con le unghie laccate tenerlo in modo sensuale ... a suo modo eccitante... sembrava lo accarezzasse... Dopo qualche click apparse un messaggio di errore. Capii immediatamente quale potesse essere l'inghippo ma ne guardai bene dal rivelare subito a lei la soluzione... Volevo allungare un po' i tempi...
Mentre facevo alcuni test, piuttosto inutili in verità, con la coda dell'occhio notai che molto spesso lei mi guardava. D'un tratto accavallò le gambe e un suo ginocchio si poggiò contro la mia coscia. La situazione si faceva più calda e non solo per la temperatura atmosferica. Non potevo fare il cretino. Era pur sempre un'amica di mamma. Non potevo fare una figuraccia.
Notai che non spostò affatto quel ginocchio. Anzi!
Le sue cosce abbronzate mi distraevano continuamente. Feci di tutto per non farla accorgere delle mie occhiate... Mentre continuavo a digitare comandi inutili ma molto scenografici lei si staccò da me e si alzò. Mi passò alle spalle e sbuffando disse: "Questo caldo è davvero insopportabile! Non so che darei per essere in costume in piscina! A te non piacerebbe? Altro che computer! Ora mi farei proprio un bel bagno rinfrescante!" - "Hai proprio ragione! Non so che darei! Mi basterebbe anche una vasca da bagno! Basta che l'acqua sia fresca..." risposi sorridendo mentre accarezzavo l'idea di lei in costume da bagno con quelle tettone da urlo. "Bhè, non è proprio la stessa cosa... Comunque in casi estremi, anche quello si potrebbe fare...".
Mentre io ero alla tastiera lei si avvicinò e mi poggiò le mani sulle mie spalle allungando il collo per guardare il monitor. Sentii nettamente il suo buon profumo ed il calore del suo corpo. Provai un brivido d'eccitazione ma fu nulla rispetto a quello che provai quando avvertii il morbido contatto delle sue tette sulla mia schiena. Quella massa burrosa e calda che tanto avrei voluto vedere, ammirare, toccare e magari succhiare...
Sentii il mio cazzo crescere in un baleno. Fortunatamente il mio grembo era nascosto dal tavolo dove era poggiato il computer. Se non fosse stato per quello, lei non avrebbe potuto non notare il mio evidente stato d'eccitazione.
Quando, dopo alcuni lunghissimi secondi si staccò da me, sospirai piano piano per l'emozione provata. Oramai ero in balia delle mie fantasie. Purtroppo sarebbero rimaste solo tali. Era una donna molto erotica, ma non era una troia da letto. Pensai al fatto, e li risi con me stesso, che molto probabilmente, tornato a casa, non avrei potuto fare a meno di farmi una sega pensando a lei e fantasticando su quali maialate avremmo potuto fare.
Per rompere il silenzio dissi: "Daniela, penso di aver quasi risolto il problema. Credo che fra un paio di minuti sarà tutto a posto." e guardai l'orologio notando che era passata già più di un'ora e mezza da quando ero entrato in quella casa. “Bene!" - mi rispose - "Mentre tu armeggi ancora ti chiedo di scusarmi perché devo dare da mangiare al cane ok?" - "Ma certo, fai pure ... tanto oramai ho quasi risolto tutto...". Lei mi sorrise ed uscì dalla stanza. Sentii aprire la porta di casa e dopo pochi istanti lei chiamò il cane a voce alta. Nell'attesa del suo ritorno feci veramente quello per cui ero stato chiamato, stavolta per davvero. In pochissimi secondi sistemai il PC e feci una prova di collegamento. Tutto a posto. Quando Daniela sarebbe tornata le avrei mostrato come effettuare la chiamata e collegarsi alla rete.
Dopo circa cinque minuti lei rientrò in casa. “Perdonami ancora un minuto...Devo lavarmi le mani. Faccio in un lampo!" disse lei rientrando e dirigendosi stavolta al piano di sopra. Evidentemente il bagno evidentemente era al secondo piano. Guardai ancora l'orologio. Era quasi ora di pranzo ed i miei mi aspettavano. Speravo che Daniela facesse presto perché i miei genitori sono alquanto pallosi per quanto riguarda gli orari. Lei ci mise pochissimo a tornare giù ma quando entrò nella stanza notai che aveva qualcosa di diverso.
Non capivo cosa ma ne fui quasi certo. Quando mi fu abbastanza vicina capii. Si era ripassata il rossetto. Era senz'altro una donna che teneva molto all'aspetto esteriore. Ovviamente non l'aveva fatto per me. Le donne sono fatte così. Lo avrebbe fatto anche se fosse stata da sola.
Si sedette sul divano e accavallò le sue belle gambe abbronzate. C'era ancora qualcosa di strano...
"Hai fatto?" mi chiese - "Si. Dovrebbe essere tutto apposto ora...". Sentii nel suo tono di voce una certa impazienza. Forse voleva finire in fretta e mangiare anche lei. "Ora devi fare come fai di solito...Non vorrei disturbare oltre..." dissi con cortesia. "Macché disturbo! E poi è proprio adesso che ho più bisogno...Mi puoi spiegare passo-passo quello che devo fare? Ora mi dici cosa devo fare ed io lo faccio, ok? Mamma mia che caldo... Non se ne può più" concluse lei sbuffando. Per rinfrescarsi si tirò il bordo della scollatura in fuori e lo agitò avanti e indietro come per sventolarsi e ci soffiò dentro. Io, da dove ero seduto, potei solo vedere che portava un reggipetto nero con inserti viola a coppe rigide. Lei si accorse subito di aver catturato il mio sguardo in quella zona e si fermò sorridendomi. Mi alzai dalla sedia per farla sedere al mio posto ma lei rimase in piedi. Si avvicinò soltanto al tavolino piegando il busto in avanti. Quando lo fece per poco non mi prese un colpo!
Aveva tolto la sottogonna ed era rimasta solo con la gonna a fiori semitrasparente! Sotto quel velo colorato si notava benissimo un fantastico perizoma nero! Stentai a credere ai miei occhi. Dalla mia posizione, avevo anche fatto un mezzo passo indietro, mi godei quel bellissimo panorama. Potei così ammirare il suo bel culone morbido e pieno. Incredibilmente sostenuto e per questo ringraziai mentalmente ancora una volta le corse con mia madre, era una vera gioia per i miei occhi.
Il mio cazzo non resistette più ed in pochi secondi fui colpito da un'erezione senza precedenti. Non sapevo cosa fare. Se si fosse girata in quell'istante l'avrebbe sicuramente notata anche lei con una relativa figuraccia da parte mia. Goffamente, senza farmi vedere, tirai fuori dai pantaloni la mia maglietta che speravo avrebbe, almeno in parte, coperto quel gran bozzo che avevo. Aveva tolto la sottogonna per il caldo che faceva. Chissà però se aveva previsto la mia reazione...
"Da qui in poi mi devi aiutare tu...Ora non so cosa fare..." -disse Daniela senza togliere gli occhi dallo schermo. Mi avvicinai e le dissi-"Ora clicca su quell'icona e poi aspetta qualche secondo....Bene...Ora clicca su quella finestrina..." - "Quale?" - rispose lei. "Quella lì in alto..." - "Questa?" - "No, quella sotto..." - "Questa qui?". Dato che lei non riusciva a capire cosa doveva fare a parole passai ai fatti. Le appoggiai una mano alla sua che teneva il mouse e lentamente mossi il puntatore fino al punto giusto. Poi le premetti delicatamente l'indice sul pulsante di sinistra e raggiunsi lo scopo. Nel fare queste cose mi ero avvicinato moltissimo a lei. I nostri corpi si toccarono e rimasero in contatto per alcuni secondi. "Aahhh...Quello...Che scema che sono..." disse lei. Nel dirmelo si voltò verso di me. I nostri visi erano ad una decina di centimetri di distanza ed il suo sorriso mi investii. Io non potetti fare a meno di fissare le sue labbra rosse e carnose, con quel rossetto appena ravvivato e lucido. Tornai subito a guardarla negli occhi e sorrisi anch'io. Prima che tornasse a guardare lo schermo anche lei guardò le mie labbra ed io trovai la cosa davvero turbante. Come uno scemo pensai che forse avevo qualcosa sul mio pizzetto ed istintivamente mi passai una mano sul mento. "Ora cosa faccio?" - "Bhè, ora devi scrivere l'indirizzo Internet che vuoi visitare. WWW qualcosa punto it o punto com." - "Ah! Bene...Vorrei visitare ancora un bel sito d'arte che una mia amica mi ha consigliato...Dovrebbe ancora essere tra i Preferiti...". E cliccò sul menù giusto stavolta...
Che strano, prima sembrava una totale incompetente e ora...
Quando apparve l'elenco dei Preferiti, velocemente sbirciai i siti che aveva memorizzato. Dimmi che siti visiti e ti dirò chi sei si potrebbe dire parafrasando un antico motto. Con un'occhiata veloce mi resi conto che la maggior parte, a giudicare dai titoli, erano siti d'arte e letteratura, con qualche tocco di viaggi e paesi stranieri. Una selezione piuttosto sobria insomma. Ma l'ultimo della lista aveva qualcosa di più particolare:"www.maturehotwomen.com". Che visitasse pure siti porno???
Cercai di sforzarmi di credere che quel 'preferito' fosse dovuto a quei maledetti siti che ti inseriscono le pubblicità senza che tu lo voglia. I cosiddetti Pop site. Una cosa davvero fastidiosa ma purtroppo inevitabile.
Dovetti arrendermi all'idea anche se la mia fervida fantasia e, soprattutto, i miei ormoni maschili, avrebbero voluto il contrario.
"Eccolo! Arte d'Oriente punto com...È il mio preferito...Dovresti vederlo...È fantastico! Che bello! Ora tutto funziona come prima! Sei stato grande! Chissà quale pasticcio avevo combinato...Sei davvero bravissimo con i computer! Grazie mille davvero..." disse lei tutta eccitata. "Bhè, di nulla... Alcune volte può capitare... Ma basta un po' di pratica e tutto torna a posto..." dissi io con tono professionale. "Non essere modesto! E poi ti ho fatto perdere tutta la mattinata! Sei davvero un genio! Ti meriteresti un bacio...Anzi due!". Prima di finire questa frase sfoderò il suo sorriso più bello e mi si avvicinò per baciarmi sulle guance. Io sorrisi arrossendo. Lei, prima che le sue labbra mi baciassero mi passò le braccia intorno al collo e letteralmente si incollò a me!
I nostri corpi entrarono in contatto. Lei mi baciò prima sulla destra piuttosto velocemente e poi sulla sinistra trattenendosi leggermente più a lungo. In quei brevi istanti il mio corpo ebbe un forte fremito. Sentii nettamente la morbidezza delle sue labbra sulla guancia. Il suo seno enorme poggiarsi sul mio petto. Il suo calore...Il suo profumo...
"Te ne meriti altri due..." aggiunse lei. Io rimasi senza parole. L'unica cosa che feci fu sollevare una mano e poggiargliela su un fianco. Se lei si era spinta così in là il minimo che potevo fare era non passare da imbranato integrale e dimostrarle almeno un po' di scioltezza nei modi.
Lei mi diede un altro bacio sulla guancia destra. Un po' più lentamente del primo ma ancora piuttosto innocente. Tutto quello che era successo era durato solo pochi secondi ma, a me, era sembrato tutto al rallentatore.
Stacco il suo viso ed il suo corpo dal mio ma rimase ancora con le braccia sulle mie spalle. "E l'altro? Non me lo merito più?" dissi io con una bella faccia tosta accennando un sorriso malizioso. "Hai ragione..." disse lei "Te lo sei proprio meritato...". Mi guardò per un istante le labbra e poi mi fissò negli occhi per un attimo. Velocemente si leccò il labbro superiore con la punta della lingua per bagnarlo un po' e poi mi baciò la guancia sinistra.
Di nuovo mi si incollò addosso. Stavolta con un po' più di foga...
Spinse in avanti il bacino ed i nostri bassi ventri entrarono in contatto diretto. Stavolta non avrei potuto fare nulla per evitare la figuraccia. La mia erezione era sempre più violenta e lei l'avrebbe sicuramente "avvertita". Il suo bacio fu lungo almeno cinque secondi. Fu morbido, avvolgente, sensualissimo. Sentii le sue labbra chiudersi e aprirsi dolcemente. Sembrava mi stesse succhiando la guancia. Io, in quel momento, non sapevo cosa fare... Buttarmi? Così magari avrei rimediato uno schiaffone, mi avrebbe cacciato di casa e avrei messo mia madre in una bruttissima posizione. Mi limitai a rimettere le mani con leggerezza sui suoi fianchi e a godermi quel "bacetto" di premio... Sbagliavo?
"Mmmm...Hai una pelle morbidissima...e che buon profumo..." disse lei. Io fui spiazzato. Che le mie fantasie ci avessero azzeccato? Sembrava tutto troppo bello, quasi finto. Lei allontanò il suo viso dal mio di pochi centimetri senza però staccarsi dall'abbraccio. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo. In un'altra situazione avrei saputo cosa fare. Li, in quel momento, ero confuso ed agitato. Rischiavo troppo. Meglio cercare di mantenere la calma anche se era davvero una missione impossibile. Lei riprese a parlare guardandomi dritto negli occhi: “Sei stato davvero molto gentile ad aiutarmi... Io sono davvero negata come hai potuto vedere da te... Ma tu. Tu sei così bravo...Sono sicura che non sei bravo solo con i computer...Ho ragione?" e guardandomi ancora si bagnò ancora le labbra. Io presi la mia decisione.
La strinsi di più e dopo un altro istante di esitazione avvicinai il mio viso al suo. Lei chiuse gli occhi mentre io, nei miei ultimi istanti di istintiva vigilanza li tenni ancora aperti. Sentii le sue braccia cingermi con più decisione. Il suo corpo farsi ancora più aderente al mio. Il suo bacino si spinse ancora più avanti e, finalmente, mi rilassai anch'io rispondendo al suo movimento. Ci baciammo...
Le sue labbra morbidissime entrarono in contatto con le mie. Prima dolcemente, con dei tocchi lievi e ripetuti. Teneva sempre gli occhi chiusi. Oramai tutti i miei dubbi erano svaniti. Non era più una mia fantasia. Quello che stava succedendo era vero. Oramai ero in ballo e volevo ballare. Rimaneva solo una cosa da scoprire. Fino a che punto ci saremmo spinti. Quella era la mia unica remora. Decisi molto velocemente che sarei andato decisamente con i piedi di piombo e che sarebbe stata lei a condurre le danze...
Quei bacetti leggeri durarono ancora per diversi secondi. Sentii il sapore amarognolo del suo rossetto. La calda e scivolosa sensazione di labbra bagnate. Le accarezzai la schiena e lei ebbe un brivido. Lei fece altrettanto con gesti lenti e delicati. Mi infilò le mani sotto la maglietta, che prima avevo sfilato dai pantaloni, e raggiunse la mia schiena nuda. Sentivo le sue dita scorrere sulla mia pelle ed ogni tanto le sue unghie accarezzarmi dalle spalle alla base della schiena. Piano piano i nostri baci aumentarono d'intensità. Eravamo in quella stanza, in piedi, in silenzio mentre l'unico rumore che c'era veniva dalla ventolina del computer acceso. Avrei voluto spegnerlo ma in quel momento non mi importava.
Lei mi mise una mano sulla nuca e mi baciò con una passione accesissima. La sua lingua calda investì la mia con una foga che pochissime donne possiedono.
La sentivo frullare nella mia bocca. Mi lanciai anch'io e lei apprezzò molto la mia risposta. Mi succhiò la lingua in modo superbo. Davvero non avrei mai immaginato che una donna della sua età avesse ancora tanto fuoco dentro. Intanto non rimasi con le mani immobili...anzi... Le feci scorrere sulla sua schiena e sui suoi fianchi. Arrivai al bordo della sua maglietta e, come aveva fatto lei, le infilai sotto. La sua pelle era ancora perfetta. Frutto di massaggi, creme e tanto sport pensai. Salii fino a sentire la chiusura del reggiseno. Poi tornai giù verso il suo magnifico sedere. Prima di toccarlo mi fermai. E se fosse stato troppo? Ricominciai a salire come avevo fatto prima mentre le nostre lingue si incontravano sempre con maggiore passione. Nessuna donna mi aveva mai baciato come stava facendo lei. Mi stava letteralmente facendo impazzire. Fu lei a fare l'ennesimo passo avanti. Dopo avermi accarezzato con foga la schiena, le sue mani scesero fino ai reni e dopo un paio di secondi, la sua mano destra arrivò al mio sedere. Mi palpò sulle prime con dolcezza, poi con sempre maggiore trasporto. Io non attesi oltre e dopo aver atteso prudentemente qualche secondo, mi decisi.
Feci scorrere la mia mano sui suoi fianchi e da li, lentamente, scesi sul suo sedere. Anche se il tessuto della gonna si frapponeva la sensazione fu lo stesso esaltante. Lei non si ritrasse ne fece alcun movimento che mi facesse capire che non gradiva quella carezza. Io dal canto mio ne fui ovviamente felice e continuai a toccarla. Assaporai lentamente la curva del suo culo fino a raggiungere l'attaccatura posteriore delle cosce e poi tornai su.
La mia mano si aprì completamente e la massaggiai con sempre più vigore dato che anche lei mi stava toccando nello stesso modo. Era un culo fantastico!
Così rotondo e pieno. Morbido ma non cadente. Ovviamente non sodo come quello di una ventenne ma eccezionale per la sua età.
Tutt'ad un tratto smise di baciarmi e li ebbi un attimo di smarrimento.
Cosa sarebbe successo? Si sarebbe tirata indietro dicendo qualcosa tipo: "Oddio cosa stiamo facendo? Potresti essere mio figlio...". Io rimasi gelato per un istante lunghissimo. Mi sbagliavo ancora...
Senza staccarmi gli occhi di dosso mi sfilò la maglietta e mi lasciò a torso nudo. Mi abbracciò e baciò di nuovo. La sua lingua tornò sulla mia ed io tirai un virtuale sospiro di sollievo. Mi leccò le labbra e mi diede dei nuovi baci sulle guance, stavolta usando anche la sua lingua calda. Passò poi al mio collo. Oramai i brividi che provavo non si contavano più. Il mio cazzo pulsava ma non avevo il coraggio di fare nulla di quello che non stavo già facendo. Godermi quei sensualissimi baci. Sentii la sua lingua saettare sul mio collo. Mi baciò il collo più volte e cominciò anche a leccarmelo. Avvertii la sua saliva calda sulla pelle. Un attimo dopo vidi il suo viso scendere verso il mio petto. Mi mise le mani sui fianchi e lentamente scese con le labbra verso i miei capezzoli. Guardare quelle belle labbra carnose divorare quei due chiodini era il massimo. Li leccò e succhiò per un bel po’ di tempo. Credetti quasi di svenire per quanto fu forte la sensazione che stavo provando. Pensai che era venuto il momento di andare oltre anch’io. Di oltrepassare la soglia...
Feci scorrere le mie mani sui suoi fianchi fino al bordo inferiore della sua maglietta. Afferrai il tessuto e lentamente cominciai a tirarlo su. Daniela capì al volo e, dopo aver interrotto i succhiotti, si sfilò il capo d’abbigliamento.
Avevo visto giusto! Aveva un reggiseno nero con inserti ricamati viola. Forse un po’ troppo eccessivo per una donna come lei. Ma nessuno è perfetto...
“Cosa aspetti a togliermelo...” sussurrò. Si raddrizzò in piedi e mi voltò le spalle. Velocemente raggiunsi il gancetto e in un istante lo sganciai. Lei appoggiò le mani sulle coppe. Feci scorrere le mie dita prima lungo tutta la sua schiena e poi le feci scivolare le spalline del reggiseno. Non cadde a terra perché lei lo teneva sul davanti. Non si voltava ancora. Avvicinai il mio petto alla sua schiena e le feci di nuovo sentire il mio calore. Le baciai e succhiai un lobo. Lei gemette e vidi che aveva la pelle d’oca. Poggiai il mio pube sul culo e avvertii nettamente un suo movimento come per venirmi incontro e sentirlo meglio. Gemette ancora quando sentii il mio cazzo enorme premerle addosso. Lasciai stare il suo lobo e mi concentrai sul suo collo. La insalivai copiosamente. Chinò da una parte la testa per offrirsi completamente alla mia lingua. I suoi capelli cortissimi lasciavano un bel campo d’azione. Intanto le mie mani tornarono a scendere. Le accarezzai la pancia e salii. Sentii la base del reggiseno e le sue mani. Non si mossero e io non le forzai. Tornai a scendere lungo i fianchi. Scesi ancora e feci scorrere il tessuto della gonna in modo da farlo salire quanto bastava per toccarle le cosce. Lei era come paralizzata dal piacere. Ogni tanto gemeva quando con la mia bocca o con le mie mani le procuravo delle belle sensazioni. Ora avevo le mie mani sotto la sua gonna. Mi spinsi oltre e continuai a risalire verso le sue anche. La sua pelle era liscissima ed era meraviglioso accarezzarla. Arrivai al bordo del suo perizoma e seguii i sottili fili che portavano al suo bel culo. Li scostai il tessuto ed infilai un dito sotto a quel minuscolo triangolino posteriore. Lo feci scorrere verso il basso seguendo la fessura del suo sedere. La lentezza del mio movimento era esasperante. Lei non resistette più.
Con calma si girò e guardandomi sorridente allentò la presa delle sue mani dal reggiseno. Quando questo cadde finalmente potei vedere le sue tettone. Erano incredibilmente grandi, abbronzate e con un bellissimo segno bianco laddove il sole non le aveva baciate. L’areola era di un rosa pallido ed aveva due fantastici capezzoli eretti. Non resistetti più neanch’io. Mi chinai subito su di lei e, mentre con le mani le afferrai le tettone, con la lingua iniziai a leccarle e succhiargli i capezzoli. Lei emise un gridolino di piacere ed io ci diedi ancora più dentro. Le mie mani non bastavano per contenerle tutte ed io stavo letteralmente impazzendo dall’eccitazione di poter toccare e divorare quel ben di dio. Vidi che aveva chiuso gli occhi e ogni tanto reclinava il capo all’indietro. Doveva piacerle davvero tanto quel mio primo “assaggio” alle sue tettone. Le ciucciai i capezzoli per almeno cinque minuti buoni. Ad ogni mio succhiotto si facevano più turgidi. Ogni tanto staccavo la mia bocca da quei magnifici bottoncini e con la lingua disegnavo dei cerchi bagnati tutt’intorno all’areola.
Lei mi poggiò una mano sulla testa accarezzandola ed accompagnandomi nei movimenti. Voleva che alternassi le leccate tra un seno e l’altro e io l’accontentavo con piacere. Ero decisamente ipnotizzato da quelle montagne di burro...Non avrei mai smesso!
Evidentemente però lei aveva voglia anche di qualcos’altro... infatti dopo pochi altri istanti mi fece capire con un cenno di fermarmi.
“Me li vuoi mangiare tutti eh?” disse lei sorridendomi. “Magari!” risposi io - “Hai dei seni dolcissimi...”. Daniela mi prese per mano e si avvicinò al divano. Si sedette mentre io rimasi in piedi davanti a lei. Senza staccarmi gli occhi di dosso diresse la sua bocca sul mio ombelico. Tirò fuori la lingua ed iniziò a dargli dei colpetti. Con le mani mi accarezzava le cosce fino alle caviglie. Io stavo per esplodere! Il mio cazzo era diventato enorme e non vedevo l’ora di tirarmelo fuori. Magari per poterglielo far assaggiare...
Lentamente le sue mani risalirono fino alla cinta dei miei pantaloni. Con fare esperto me la slacciò ed in pochi istanti mi sbottonò gli shorts. Mi fissò il bozzo delle mutande e notai che fece uno sguardo di compiacimento. “Mamma mia! Ma quanto ce l’hai grosso? È davvero enorme!” sussurrò. Quando le sue mani stavano per arrivare al bordo degli slip la presi in contropiede e le afferrai entrambi i polsi... “Prima tocca a me...” le dissi sorridendo. Lei capii al volo e si staccò andando a poggiare la schiena sul divano. Mentre mi chinavo lentamente su di lei, divaricò leggermente le gambe ed io potei guardare meglio il suo interno cosce. Anche gli slip erano viola e neri.
Mi misi in ginocchio di fronte a lei e cominciai a baciarle le cosce. Lei ricominciò a mugolare...
Il tempo passava in fretta ed io decisi di accelerare i tempi senza però darle la sensazione di voler giungere subito al sodo. Feci scorrere le mie mani lungo le sue cosce fino ai filini del perizoma ed iniziai a sfilarglielo. Lei mi assecondò sollevando un po’ il sedere per facilitarmi l’azione. In pochi attimi le tolsi completamente gli slip e li posai sul tappeto. Ora Daniela era rimasta solamente con la gonna semi-trasparente ed i sandali. Le scostai con delicatezza le cosce e le sollevai la gonna fino a mettere la sua fichetta all’aria.
Aveva un ciuffetto biondo ben rasato. Le sue passerina era davvero curata ed invitante. Non la feci attendere molto. Intrufolai il mio viso fra le sue cosce ed iniziai a leccarle la figa.
Non appena la mia lingua entrò in contatto con il clitoride lei gridò.
Non fu un gridolino sommesso ma qualcosa di pieno e liberatorio. Doveva essere passato un bel po’ di tempo dal suo ultimo cunnilingus! Mi impegnai moltissimo in quella che ritengo uno dei preliminari più eccitanti che ci siano. Alternavo lappate a succhiate prima con delicatezza e poi sempre con maggiore vigore. Lei continuava con i suoi gorgheggi come impazzita: “Oddio! Oddio! Siiiii.... Quanto mi piace... Siiii.... Li... Li... Ancora... Siii ... Succhiamela... Succhiamela... Così è bellissimo... Oddio... Come mi piace... aaahhhh... Sei bravissimo... Leccami tutta... Dai... Più veloce... Mamma mia che bello... Mmmmmm.... Succhiamela tutta!”. Aveva perso ogni inibizione... Le sue mani avevano preso a toccarsi dappertutto. Ogni tanto si afferrava le tettone e se le strizzava. “Mmmmm.... Continua un altro po’ ti prego... Ancora... Ancora... Mi fai godere come una matta... Ancora ti prego...Mi fai arrapare da morire!” mi supplicò. Io ci avevo preso gusto anche perché vederla così eccitata era davvero fantastico e già pregustavo l’idea di come mi avrebbe contraccambiato. Continuai col il mio leccafiga per altri minuti. Non volevo farla venire subito quindi dosai sapientemente il ritmo. Desideravo farla scatenare... E c’ero riuscito in pieno!
Senza dire una parola mi fermò. I suoi occhi erano fissi nei miei. Le sue labbra erano lucide di saliva. Come una furia mi tirò a sé e mi baciò. La sua calda lingua penetrò nella mia bocca come un uragano.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai alle sensazioni...
Sentii le sue mani scendere dalle mie spalle ai miei fianchi. Non aveva più movimenti lenti ma una vera e propria frenesia nel toccarmi. Raggiunse ancora una volta i miei shorts e con decisione li abbassò. In quella posizione non poteva di certo sfilarmeli ma me li calò quanto basta per raggiungere i miei slip ed abbassarmeli. Il mio cazzo esplose fuori in tutto il suo vigore. Lei me lo prese in mano. Una stretta forte e passionale.
Io mi sedetti accanto a lei. Daniela non mollò la presa. La mano libera si diresse verso i miei coglioni e li accarezzò con dolcezza mentre l’altra mano iniziò una lenta sega. Tutto questo mentre mi baciava con una foga che poche altre volte avevo avuto il piacere di sperimentare.
Il torbido bacio non durò per molto altro tempo. Non appena mi accorsi che la sega si faceva più veloce lei si staccò dalla mia bocca e si diresse col viso verso il mio cazzo. Aprii gli occhi per gustarmi la scena e quello che vidi non lo dimenticherò mai...
Prima di assaggiarlo come si deve Daniela tirò fuori la lingua e la passò tutta intorno alla mia cappella. Sulle prime con lentezza, mentre con la mano continuava la bella sega. Poi con sempre maggiore trasporto. Io sospirai e mugolai... Mi appoggiai allo schienale e divaricai leggermente le gambe. Lei approfittò per togliermi completamente shorts e slip che caddero a terra. Ero completamente nudo in sua balia. Dopo pochi secondi di leccate lei si decise e lo prese in bocca. Le sue labbra carnose ed umide circondarono la mia cappella facendola sparire per intero nella sua bocca. La sentii succhiare forte. Io ebbi un fremito che mi scosse fino al midollo. Percepivo la sua lingua nella bocca giocare con la mia cappella gonfia. Poi andò oltre... Iniziò un lento su e giù ingoiando almeno sette o otto centimetri del mio cazzo. Mi stava facendo godere davvero tanto. Accompagnava il pompino con la mano da vera maestra. Ogni tanto mi guardava rendendo la scena ancora più arrapante. Ci sapeva fare...e anche molto! Ma superò sé stessa e tutte le altre troie che mi avevano spompinato quando, dopo l’ennesimo su e giù, si fermò e vidi che spalancò velocemente la bocca sul mio bastone. Lentamente iniziò ad ingoiarlo. La mia cappella e poi cinque, sette, otto, dieci centimetri. Nessuna donna mai era riuscita a prenderne così tanto! Se lo sfilò lentamente di bocca e mi sorrise compiaciuta...” Sei fantastica...” gli dissi mentre l’accarezzavo...” Hai una bocca caldissima...”. -” Grazie...Hai davvero un uccello bellissimo...Ora voglio che mi ...” aggiunse. In quel momento non capii bene cosa volesse dire ma non le feci domande. Lei riprese il pompino. Era una vera artista. Sapeva quando accelerare e quando lambirmi il cazzo solo con la lingua. Riaprì la bocca al massimo e si rigettò nell’ingoio. Vidi la sua bocca quasi deformarsi quando con stupore mi accorsi che stava scendendo ben oltre il punto di prima... Quando oramai aveva già ingoiato oltre una decina di centimetri di cazzo si fermò. Sperai che non avesse provato quella fastidiosa sensazione di rigetto che ogni tanto può capitare quando si fanno certi “sforzi” di bocca. Macché! Fui sbalordito dal fatto che riuscii ad ingoiarne ancora un altro centimetro fino a quando sentii che il mio cazzo non poteva andare avanti. Aprii gli occhi e vidi una scena incredibile. Lei con tre quarti del mio cazzo in bocca! Daniela rimaneva in quella posizione ed io mi domandai come riuscisse a tenersi tutta quella mazza senza battere ciglio. Dopo pochi altri istanti di sosta, col mio cazzo al massimo della sua virilità, lei iniziò a sfilarselo millimetro dopo millimetro....
Non aveva neanche fatto un paio di centimetri che riprese a scendere! Straordinaria! Una maniaca del bocchino!
Vidi che non si fermava ed anche stavolta raggiunse il traguardo. Poco più di tre quarti di cazzo erano spariti nelle sue fauci. Sentivo il mio cazzo sbatterle sull’ugola e la sensazione fu così forte che sentii che stavo per sborrare. Vidi che sul suo viso c’era una smorfia di dolore. Con un colpo deciso lei riuscii a finire l’opera. Avvertii nettamente la mia cappella violarla completamente... Era riuscita a ficcarsi tutto ma proprio tutto il mio cazzone in gola!
Le sue labbra erano a contatto con la base del mio uccello. Io non credevo ai miei occhi! Il mio primo vero golino! La smorfia sul suo viso cessò e vidi che tornava disteso. Feci appena in tempo a sbirciare nei suoi occhi un accenno di sorriso che il mio cazzo non resse più la sollecitazione e sborrai come una fontana. I suoi mugugni, per quanto fossero strozzati, mi fecero capire che era felice di avermi fatto godere. Fu senz’altro l’orgasmo più intenso della mia vita. Non finivo mai di schizzare. Pur non potendo vedere sentivo che le stavo riempiendo la gola di calda crema. Che troia incredibile quella Daniela...
Mentre lei si sfilava la mia nerchia di bocca pensai di nuovo a quale esperienza incredibile avevo vissuto e a chissà quali altre sorprese mi avrebbero atteso da quell’incredibile porcona che avevo accanto...
Dopo aver sfilato completamente il mio cazzo dalla sua bocca lei continuò per alcuni secondi a leccarlo e succhiarlo. Ora potevo vedere chiaramente la mia sborra colarle dagli angoli della bocca. Dovevo aver schizzato in maniera davvero eccezionale pensai, dato che molto del mio seme l’aveva senz’altro ingoiato. Ogni tanto mi guardava e sorrideva evidentemente compiaciuta dalla sua performance pompinara.
-” Ti è piaciuto davvero tanto, vedo...” disse lei dopo l’ennesima succhiata. - “È stato incredibile!” - “Spero solo che tu abbia ancora voglia di giocare con me...Tu non hai fame?” - “Da morire... Ho TANTA fame di te!”.

Ancora col cazzo mezzo moscio ripresi a dedicarmi alle sue tettone. I suoi capezzoli erano ancora duri. Mentre la leccavo lei si passò la lingua sulle labbra per far sparire le ultime gocce della mia crema dalla bocca. Usai una mano per tenerle la tetta che succhiavo mentre con l’altra mi diressi verso la sua fichetta. Era fradicia d’umore. E calda, tanto calda. Non resistetti alla tentazione e le infilai un dito dentro. Lei trasalii all’istante. Cominciai un lento su e giù col dito mentre la mia bocca divorava le sue tette. Le avevo fatte diventare lucide di saliva. Poi aumentai il ritmo col mio dito fino a quando lei mi fermò dicendo: “Leccami ti prego! Leccami tutta! Ho tanta voglia del tuo cazzo dentro ma ora leccami! Se mi lecchi faccio tutto quello che vuoi!”. Non me lo feci ripetere. Le spalancai le cosce prendendola per le caviglie e lei si aprì offrendo alla mia bocca il suo tesoro. Ero quasi impazzito. Le sue parole mi avevano scatenato. Non avevo mai leccato nessuna come feci con lei. Sembravo invasato. La succhiavo, lappavo, penetravo con la lingua con una foga animalesca. Lei urlava come una pazza a tal punto che ebbi paura che qualche vicino, sentendola, avrebbe chiamato la polizia. Non mi importava. Ero deciso a farla godere. Volevo farla impazzire di piacere come lei aveva fatto con me col suo golino. Credo che venne almeno quattro volte. Ogni volta che godeva la sentivo fremere come se fosse stata attraversata da una scossa elettrica. Inoltre, la sua fichetta schizzava ciprino come una fontana inondandomi labbra, mento e gola. Non le bastava mai. Io fui felice di accontentarla, anche perché il mio cazzo stava tornando più duro di prima.
Quando venne per la quinta volta quasi mi fece prendere un colpo! Vidi i suoi occhi girarsi all’indietro come quando uno sviene e percepii il suo corpo abbandonarsi come in preda ad un malore. “Daniela! Ti senti bene?” dissi io preoccupato. Lei non mi rispose. I suoi occhi erano assenti. Sembrava che avesse perso i sensi. Credetti che forse tutte quelle sollecitazioni erano state troppo forti per una donna oramai non più giovanissima e per qualche secondo fui invaso dalla paura. Oddio, pensai, dovrò chiamare aiuto? Sarebbe veramente un casino colossale... Come avrei spiegato il tutto? La visita medica avrebbe sicuramente rivelato che Daniela aveva avuto un malore mentre faceva sesso. Mi sentii in trappola. Cosa fare?

Dopo pochi ma interminabili secondi sembrò ritornare in sé.
“O mamma! Non ho mai goduto tanto in vita mia! Cosa c’è Marco, ti vedo preoccupato, come mai? Credevi che mi fossi sentita male?” - “Bhè...” le risposi “Non capivo cosa ti stesse succedendo, non mi rispondevi più...” - “Ti chiedo scusa, non potevi saperlo...Io quando godo così tanto, in modo così intenso, quasi svengo dal piacere...” - “Mi hai fatto prendere uno spavento!” dissi io mentre affettuosamente le accarezzai i capelli. “Che dolce che sei... Sei un ragazzo fantastico...E poi, come ti ho già detto, nessuno mi hai mai fatto godere così tanto in vita mia...” rispose sorridendo. Si avvicinò al mio viso e mi baciò con tenerezza. Io risposi con altrettanta dolcezza mentre sentii che la paura mi passava. Piano piano quel bacio diventò sempre più passionale ed io intuii che, sicuramente, le stava tornando la voglia. Mentre le nostre labbra e le nostre lingue si cercavano lei mi riprese il cazzo in mano. Pur se ancora abbastanza turgido, lo spavento lo aveva un po’ “ammorbidito”. Lei, per rimediare, prese a farmi una sega. Sentivo il rumore dei suoi braccialetti tintinnare contro la mia coscia. Aprii leggermente gli occhi e vidi la sua bella mano tenere ben saldo il mio cazzo. Le sue unghie laccate di rosso erano veramente eccitanti. Continuammo così per un paio di minuti. Speravo che non si accontentasse solo di una sega e di un bacio e dopo pochi istanti i miei desideri furono esauditi.
Lentamente stacco la sua bocca dalla mia e si diresse verso il mio uccello. Eravamo seduti l’una accanto all’altro ed io tirai indietro la mia schiena appoggiandola al divano per godermi di più quel secondo, agognatissimo, pompino. Stavolta fu più regolare. Una serie di su e giù né troppo lenti né troppo veloci, accompagnati dal movimento della sua mano. Sentivo la sua bocca calda e bagnata scorrere sul mio cazzo procurandomi un piacere intenso e continuo. Mentre mi pompava mi guardava con espressione divertita. Sapeva che mi piaceva da matti e ne era felice. Dopo pochi minuti il mio cazzo era di nuovo al massimo. Avevo tanta voglia di scoparla. L’avrei voluta prendere subito. Sbatterla con forza li sul divano. Farla gridare di nuovo come una pazza. Volevo che mi implorasse di fotterla come una troia fino a farla sborrare. D’un tratto lei si fermò e si sfilò l’uccello di bocca con uno schiocco. “È durissimo! Ed è davvero grosso ora... Ho tanta voglia di sentirlo dentro ma...” Ma? Cosa c’era che non andava? mi interrogai - “...ma non qui sul divano...Vieni, andiamo di sopra, in camera mia, sul mio letto...Staremo più comodi...”. Io sospirai. Chissà che mi pensavo. Voleva solo farsi sbattere senza la scomodità di quel divano che, tra l’altro, era già tutto bagnato dai suoi umori e dalla mia sborra.
Mi prese per mano e ci alzammo. La rividi a figura intera. Una figona da urlo. Mi disse di seguirla di sopra ed io lo feci impaziente. Mentre salivamo le scale il mio sguardo fu rapito dal suo splendido culo e dall’eccitante segno dell’abbronzatura. Un altro secondo e l’avrei sbattuta li, sulle scale. Entrammo in camera e notai che l’aria era sensibilmente più fresca che al piano di sotto. “Qui ho anche l’aria condizionata...Staremo sicuramente meglio che di sotto, non trovi?” - “Bhè, sì, ma non è l’aria fresca che mi fa star bene...Sei tu...” le dissi. Lei mi sorrise apprezzando davvero tanto il complimento. In piedi vicino al letto mi abbracciò e riprese a baciarmi. Il mio cazzo duro le premeva sulla pancia fino quasi a farmi male. Evidentemente la mia ultima frase l’aveva colpita davvero perché quando si staccò era raggiante. Era ovvio che il mio complimento fosse influenzato dall’erotismo della situazione ma, devo dire, a parte tutto, giudicavo molto dolce quella donna. Sentivo che i suoi baci e le sue carezze non erano solo sesso, c’era anche tanta tenerezza e questo a me non dispiaceva affatto.
Lei si ricordò il motivo per cui eravamo saliti al piano di sopra e, con un rapido gesto, tolse la leggera copertina dal suo letto matrimoniale.
C’era un bel lenzuolo di cotone grigio perla con dei cuscini coordinati. Aveva decisamente buon gusto pensai, soprattutto dopo aver sbirciato il resto della camera. Daniela si sedette sul bordo del letto e mi tirò a sé. La punta del mio bastone le finì proprio davanti al viso. Mi sorrise per un secondo e poi, dopo aver chiuso gli occhi, spalancò le labbra e me lo prese in bocca. Pensai che fosse proprio una malata del pompino. Ne ho conosciute di donne alle quali piace tanto succhiare il cazzo ma mai tanto quanto a lei. Sembrava non pensasse ad altro. In me invece stava crescendo mostruosa la voglia di ficcarglielo nella passerina.
“Non smetterei mai di succhiartelo... È così buono!” mugolo lei tra una pompata e l’altra. Io risposi solo con i miei gemiti di piacere. Le presi la testa fra le mani ed aumentai il ritmo e la profondità del bocchino. Lei intuì il mio desiderio e cominciò ad ingoiarne sempre di più. Stava ripetendo quello che aveva già fatto sul divano. Solo che stavolta non volevo venirle in gola quindi mi preparai a sfilarlo prima che fosse troppo tardi. Daniela fu più lesta a farselo arrivare tutto in gola questa volta. La sensazione che provai fu ancora più forte. Fortunatamente non venni subito ma, anzi, volli farle ripetere quel gesto più volte. Non avevo mai visto nulla di più arrapante in vita mia. I miei venti centimetri tutti nella sua bocca. Dopo qualche secondo lei si staccò dal mio cazzo con un fiatone da maratoneta. Ovviamente in quella posizione non poteva respirare. “Lo sai che sei un bel porco? Quanto ti piace sbattermelo in gola?” disse lei guardandomi con gli occhi da maiala in calore. “Non più che a te prenderlo tutto in bocca come una troia...” - “Ti piace quando faccio la troia vero?” - “Si! Da matti...” - “E allora fammi godere come una troia... Sbattimi tutta... Ho tanta voglia del tuo cazzo... Sono la tua porca...Dimmi che sono la tua porca!!!” - “Si! Sei la mia porca! Sei la mia porcona succhiacazzo! Il mio cazzo te lo metto dappertutto oggi! Sei proprio la mia troia!!!”.
Non le diedi tempo di replicare e le spalancai le cosce. Presi il mio cazzo in mano e avvicinai la cappella alla sua fichetta. Era ancora tutta lucida e bagnata. Con un colpo di reni glielo ficcai tutto dentro. Lei emise un urlo bestiale. Poi si mise una mano sulla bocca per evitare di urlare ancora. La sua passerina era tremendamente calda e scivolosa. Cominciai a pomparla con forza mentre con le mani le tenevo le cosce spalancate prendendola per le caviglie. Ad ogni colpo di cazzo che le davo mugolavamo insieme. Il mio cazzo scorreva così bene che pensai, gioendone, che prima di venirmene ci avrei messo un bel po’ di tempo. Daniela cominciò a muovere la testa a destra e a sinistra in preda al raptus erotico. “Oddio! Sbattimi così! Con forza! Quanto mi piace! Scopami tutta! Spaccami la fica...” mi spronò. Io ci detti dentro con ancora maggior vigore. Le lasciai libere le caviglie e le abbrancai le tette. Le impastai per bene con entrambe le mani. A quel punto mi venne un’idea. Senza smettere di scoparla mi chinai su di lei e le leccai le tettone insalivandole così tanto che dopo pochi istanti iniziarono a colare. D’un tratto le sfilai il cazzo dal ventre e con una rapida mossa lei fui subito sopra. In pratica mi sedetti sulla sua pancia con le gambe a cavalcioni sul suo corpo. Lei intuì cosa volevo fare e mi sorrise. Le appoggiai il cazzo, ancora lucido dei suoi umori, nel solco tra le tette e lentamente mossi il mio bacino avanti ed indietro. Daniela si prese le tettone in mano e lasciò che il mio bastone ci sprofondasse letteralmente in mezzo. L’abbondante insalivata ed i suoi umori le avevano rese perfettamente scivolose. Cominciò quindi una stupenda spagnola. Sin dal primo momento che l’avevo vista avevo sognato questa scena. Stavo provando un piacere sottile ma davvero appagante. Lei, ad ogni mio va e vieni, mugolava. Cercando di non perdere l’equilibrio allungai una mano sul suo clitoride e lei aumentò i suoi gemiti. Ora non ero solo io a muovermi scopandomi le sue tette. Fu anche lei a muovere quelle montagne di burro aumentando il mio piacere. Non paga, tirò fuori la lingua e, ogni volta che la punta del mio uccello le si avvicinava al viso, gli dava una veloce leccatina. Non avrei voluto smettere mai. Trovo le spagnole, se fatte a regola d’arte e avendo a disposizione delle tettone eccezionali come le sue, una delle cose più arrapanti che io possa sognare.
Ovviamente non mi limitai a stuzzicarle il grilletto ma volli profanare la sua fica prima con un dito e poi con due. Lei riprese i suoi vocalizzi.
Dopo altri pochi colpi lei venne come una fontana sulla mia mano bagnandomi fino al polso. Lo schizzo fu così potente e copioso che in pochi istanti una macchia di bagnato di oltre trenta centimetri allagò il lenzuolo intorno alla sua passera. Per guardare quella macchia mi girai ed i miei occhi caddero sul comò vicino al letto. Vidi che oltre ai suoi trucchi e ad un paio di deliziosi soprammobili in argento, c’era un flacone di crema liquida per il corpo. Altre idee malsane mi passarono per la testa.
Mi alzai e lei sorpresa mi chiese “Hey! Dove vai? Ti sei spaventato?” - “Macché...Aspetta solo un secondo che voglio fare una cosa...” le risposi mentre prendevo il flacone. “Ora girati che voglio farti un bel massaggio...”. “Mmmm.... Che bello! Si! Ho proprio voglia di un massaggio...Se mi prometti che poi...” - “Si...Stai tranquilla... Ci penso io a te...". Presi il flacone e versai un bel po’ di crema nel palmo della mia mano. Daniela intanto si era stesa a pancia in giù al centro del lettone. In quella posizione potei finalmente ammirare con comodo il suo bel fondoschiena. Come avevo già notato era ancora abbastanza sodo. Quello che mi colpì particolarmente era la sua pelle liscia e morbida. Neanche l’ombra di smagliature o altri segni dell’età. Il netto contrasto dell’abbronzatura delle cosce con il bianco di due terzi del sedere mi eccitarono da morire.
Avevo le mani piene di crema e iniziai a massaggiarla partendo dalle spalle. Pian piano che scendevo lungo la schiena la sentivo rilassarsi e sospirare. Le riservai questo trattamento per circa tre o quattro minuti. Poi presi di nuovo il flacone e versai un altro po’ di crema direttamente sul suo bel culo. La crema doveva essere abbastanza fredda perché lei trasalii e rise. “Mmmm...È bella fresca... Mi raccomando ora...Fammi un bel massaggio...”. Obbedii senza indugio. Impastare quelle belle e polpose chiappe era una vera goduria. Evidentemente lei doveva gradire molto tutto ciò perché più di una volta inarcò la schiena mettendo il suo didietro ancora più in evidenza e sospirando ancora più forte. Quando faceva così potevo vedere bene anche la sua fichetta ed il suo buchino posteriore. Chissà se avrebbe apprezzato anche delle attenzioni “anali” ...Mah! Ero piuttosto titubante a toccare certi tasti perché so che spesso si può rovinare tutto solo per un tentativo. Molte donne trovano la cosa umiliante, sgradevole o più semplicemente troppo dolorosa. Così mi astenni dal valicare certi limiti. Rimaneva la sua fichetta però. Infatti, durante il massaggio, spesso le toccavo anche la passera facendola gemere e più di una volta le infilai le mie dita, lucide e rese scivolose dalla crema, nella sua tana. Il mio cazzo reclamava scalpitante e decisi di accontentarlo. La presi per i fianchi e la tirai leggermente verso di me. Daniela capì e si mise alla pecorina. Si voltò e mi disse: “Ti sei deciso finalmente... Me lo avevi promesso, no?” - “Ti accontento subito, Cara...”. Mi misi un po’ di crema sull’uccello, tanto per renderlo ancora più scivoloso, e glielo appoggiai sulla fica. Lei non aspettò un secondo di più e indietreggiando si impalò tutta fino alla radice. Un verso gutturale le uscì dalla bocca. Io la afferrai con forza ai fianchi e presi a sbatterla sempre più forte. Stavolta bastarono solo pochi colpi per farla venire ancora. Anche stavolta un fiotto caldo di ciprino mi investì i coglioni e la parte superiore delle mie cosce colando giù fino alle ginocchia. Sembrava una fontana. Non smetteva mai di schizzare. Il centro del letto era un vero lago. Non mi era mai capitata una cosa così singolare ma ormai avevo capito che da quella donna c’era da aspettarsi di tutto. Lei si voltò ancora mentre con lenti movimenti del bacino continuava ad impalarsi sul mio cazzo. -” Scusami tanto...Ma è stato più forte di me...” - “Figurati...” le risposi con un sorriso di compiacimento - “Mi piace da matti...Davvero!” la rassicurai. Anche se lei era già venuta io avevo ancora tanta voglia di chiavarla e quindi ripresi a sbatterla di gusto. Lei ne fu felice e dopo solo pochi secondi rincominciò ad emettere lunghi gemiti. Il mio cazzo lucido e grondante d’umori entrava ed usciva da quella fica come un treno. Ogni tanto lo sfilavo completamente e poi glielo risbattevo con forza tutto dentro facendola urlare. Mi appoggiai col petto sulla sua schiena e le arpionai le tette. Le pizzicai con forza i capezzoli fino quasi a farle male. “Sbattiti tutta! Ancora, dai! Fammelo arrivare in gola...Lo voglio tutto!!! Dimmi che sono una troia...Dimmelo!” - “Siiii...Sei la mia troia! Ti scopo tutta...Voglio sfondarti la fica!!! Voglio farti sborrare mille volte oggi!”. La sbattevo come un pazzo. Le tolsi le mani dalle tette e misi la mia mano destra tra i suoi capelli. Le afferrai saldamente alcune ciocche e le tirai con decisione. La sua testa si reclinò all’indietro. “Si!!! Chiavami come una bestia!!! Sono la tua porca!!! Mi piace quando mi scopi così!!”. Era ovvio che non disdegnava le maniere un po’ forti ed infatti quando durante la scopata le diedi un bel paio di sculacciate sul sedere lei aumentò i suoi rinculi. Dopo pochi altri minuti smisi di chiavarla e mi stesi sulla schiena. Il letto era quasi tutto bagnato dalle sue sborrate ma riuscii comunque a trovare un angolo asciutto. Il mio cazzo ancora svettava al massimo del suo turgore pronto ad infiocinarla ancora. Lei mi passò sopra e si calò sul mio bastone aiutandosi con una mano. Prese a cavalcarmi furiosamente mentre le sue enormi tettone ballonzolavano a pochi centimetri dal mio viso. Tirai fuori la lingua per leccargli i capezzoli ogni volta che, durante la cavalcata, mi capitavano a tiro. Oltre all’ovvio piacere del maestoso smorzacandela che mi stava propinando, l’eccitazione di guardare tutto quel ben di dio rendeva quell’esperienza davvero straordinaria. Ora, dato che il flacone di crema era a portata di mano, le spalmai le tette fino a farle diventare lucide ed ancora più arrapanti. Quella sensazione di scivoloso che potevo provare toccandola mi stava fava facendo perdere i sensi.
Lei venne ancora, ovviamente inondandomi ancora i coglioni. Si prese un secondo di pausa rimanendo però col mio cazzo tutto dentro. Mi sorrise ancora e mi baciò. Si abbandonò sul mio petto appoggiandomi il viso accanto. Era ormai esausta. Non contavo più le volte che era venuta. Anche una ventenne sarebbe stata stremata.
Mi baciò ancora, dolcemente. Mi piaceva moltissimo il modo in cui lo faceva. Approfittai anch’io per rilassarmi un po’. Certamente non volevo che finisse tutto in quel momento, anche perché ero venuto solo una volta e tutta quella eccitazione meritava una più degna conclusione. “Mi hai distrutta! Sei incredibile!!! Ma ce l’hai di ferro?” mi sussurrò lei all’orecchio. “È tutto merito tuo... Nessuna mai mi ha fatto eccitare così tanto...Peccato solo che sia già finito...” le risposi sornione. “E chi ti ha detto che voglio smettere...Non crederai mica che mi sia arresa...” mi rispose ironica.
Dopo qualche minuto passato in silenzio, a rilassarci una sopra all’altro, decisi che era il momento giusto per ricominciare. Ripresi lentamente ad accarezzarle la schiena ed a muovere il mio bacino. Lei, dopo una iniziale inerzia, prese a rispondere ai miei stimoli. Lei si infilò una mano tra le cosce e raggiunse il mio bastone. Lo toccò e disse: “Mmmm...si è un po’ afflosciato...Ma so io come fare...”. Prontamente si alzò da quella posizione e si distese di traverso. Lo prese in mano e me lo menò un po’. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Quella sega durò ben poco. Avvicinò il suo viso e lo prese in bocca. Il gioco di lingua che intuii stesse facendo sortì presto i suoi effetti. In pochi secondi era di nuovo in tiro. Lei però non si stancò presto di succhiarlo. Alternava con perizia affondi e leccate. Ogni tanto faceva colare sull’asta tanta saliva da far sembrare che avessi già sborrato. Non mancava inoltre di far frullare la lingua sui miei coglioni. Volevo chiavarla ma non osavo interrompere tanta maestria succhiatoria. Mi rimontò sopra e si impalò di nuovo. La cavallerizza sembrava adorare quel gioco. Di nuovo le strattonai con forza le tette ciucciando i capezzoli con tale foga da farglieli diventare tutti rossi.
Passarono due minuti quando vidi lei prendere il flacone della crema. Ne prese una dose abbondante e me la spalmò sul petto. Io chiusi gli occhi e godei delle sensazioni. Sentii il rumore del flacone spremuto ma stavolta non mi spalmò addosso. Mantenni gli occhi chiusi. Dopo qualche istante sentii una stranissima sensazione sul mio cazzo.
Avvertii come una pressione forte nella sua fichetta che andava e veniva. Non capivo cosa fosse ma era molto piacevole. Aprii quindi gli occhi e capii tutto. Si era spalmata le dita della mano destra di crema e si era infilata il dito medio nel buchino del culo. Ecco cos’era che provocava quella sensazione! Ed io che mi ero astenuto dal toccarla li... Le feci capire chiaramente che avrei voluto volentieri metterci io le mani. Lei lo intuì al volo e mi fece colare la crema sulle dita. Impaziente raggiunsi il suo buchino e in un lampo la penetrai col mio dito medio. Lei sospirò forte ed ansimò. Non mi limitai a star fermo ma, mentre la scopavo, le feci un bel lavoretto al buchino del culo.
Le infilai anche altre due dita dentro e lei non batté ciglio, anzi.
Capii che forse un approccio più “sostanzioso” non le sarebbe dispiaciuto. Ma non volli affrettare i tempi e quindi continuai col mio cazzo in fica e dita in culo per svariati altri minuti.
Le piaceva da matti, senza dubbio. “E allora? Vuoi che ti preghi o lo ci arrivi da solo?” - Io, pur intuendo il significato delle sue parole, volli stuzzicarla fingendo ingenuità - “Arrivare a che cosa?” - “Quanto sei scemo...Dai che lo sai...Mi stai facendo smaniare...Ho tanta voglia di...” - io insistetti nel mio gioco - “..di? Di cosa hai voglia?” e mentre lo dicevo aumentai il ritmo dello sfondamento - “Sei un porcone...Dai che lo sai...Lo voglio...dietro...Ho voglia che mi inculi...”. Prima che ci ripensasse non risposi e mi tolsi da quella posizione. Per sicurezza le lubrificai ancora il buchino. Le mie dita oramai entravano senza problemi ma il mio cazzo era ben altro affare. “Cosa aspetti ancora? Sono arrapata da morire! È una vita che non faccio sesso anale...Tu mi hai fatto impazzire lo sai? Dai, su...non farti pregare...Inculami, dai! Inculami tutta!”. Le spalancai le chiappe lucide di crema e vidi chiaramente il suo secondo canale pronto ad accogliermi. Quando la punta della mia cappella si appoggiò al buchino lei fu scossa da un fremito. “Ti prego...Fai piano all’inizio...” - “Stai tranquilla...Farò con molta dolcezza...”. Strinsi forte nella mano la radice del mio cazzo ed iniziai pian piano a spingere. Sentivo il suo sfintere cedere lentamente. Ogni tanto lei emetteva dei gridolini di dolore ma non mi chiese mai
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