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Lui & Lei

I monti di cristallo - il risveglio


di alcazar63
14.03.2019    |    482    |    0 9.7
"Se ne poteva udire lo sciabordio..."
Verso le 2 di notte mi svegliai….
Il lungo viaggio in auto per raggiungere lo chalet, l’eccitazione accumulata guidando e l'eccitazione accumulata osservando le sue cosce semiaperte, invitanti, spudorate, mi avevano spossato.
Per non parlare della irrefrenabile passione che ci ha travolto appena ci siamo finalmente ritrovati da soli, con un letto soffice a disposizione. Le nostre mani si erano perse in quel tripudio di sensazioni eccitanti. Le mie nell'accarezzare il morbido piumino e subito dopo i suoi caldi e turgidi seni, le sue nell'aggrapparsi alle lenzuola con forza per sopportare la crescente eccitazione e subito dopo afferrare, con uguale intensità, il mio membro gonfio per portarselo ripetutamente alla bocca e poi infilarselo nella sua vagina grondante di umori.
Mi svegliai nella stessa posizione nella quale ero crollato, supino, le gambe divaricate il mio membro esausto ed esposto impudicamente. Una mia mano si adagiava sull'interno della sua coscia.
Anche L. si era addormentata supina, le cosce ancora larghe dopo aver accolto la mia passione. L. vestiva ancora le provocanti autoreggenti nere. Una di esse tuttavia era scesa sino al ginocchio. La seta raccolta disordinatamente intorno al ginocchio lasciava scoperta la coscia; questa non era stesa, era leggermente piegata, aperta, e metteva in mostra la porta del suo paradiso dalla quale fuoriusciva ancora un leggero fiotto del mio seme.
Mi alzai sedendomi sul letto e ammirai quel quadro. L. sembrava quasi essere stata violata. Una sua mano si posava su un seno ma non riusciva a coprirlo del tutto, tanto grande era.
Percepii la mia eccitazione riprendere vita e con un riflesso spontaneo mi accarezzai il cazzo. La mia mano dapprima lo sfiorò dolcemente ma immediatamente dopo lo strinse forte, quasi a simulare i muscoli della sua vagina che poche ore prima lo trattenevano in un abbraccio bollente.
L. dormiva profondamente, era praticamente incosciente. La sentii in mio totale potere: una schiava a disposizione della mia lussuria che riprendeva vigore.
Con una mano incominciai a masturbarmi lentamente, misi invece in bocca le dita della destra, le estrassi fradice della mia saliva e con i polpastrelli incominciai ad esplorarle la figa.
Raccolsi anche un po’ dei nostri succhi che si erano miscelati col precedente amplesso e che la sua natura offriva come una fonte primaverile, con le dita così lubrificate incominciai a penetrarla.
Una, due dita… perlustravo la sua dolce caverna. Il caldo e umido pavimento… risalivo le pareti…e girando le mie dita verso l’alto ne percorsi la volta, dall'entrata sino al più profondo interno.
Un gemito appena percettibile di L. manifestò il raggiungimento della mia meta. Era ancora palesemente addormentata ma probabilmente stava vivendo una di quelle favolose sensazioni che talvolta puoi raggiungere sognando, quando poi ti svegli e ti accorgi che la tua eccitazione non era stata un sogno.
L. piegò in alto anche l’altra gamba e così facendo mi si offrì spalancata, più o meno inconsciamente, al mio gioco che si sarebbe fatto più audace.
Riunii tutte le mie dita in un cuneo affusolato e le intinsi della sua vagina. Dapprima appena appena, poi le spinsi all'interno con un gesto più deciso.
Tutta la mia mano venne avvolta dall'abbraccio delle labbra della sua passione e come un enorme glande la penetrò….
L. sembrava non svegliarsi ma la sua eccitazione ormai palesemente evidente la teneva, anche se non fisicamente, legata comunque al mio volere. Vidi che si portava una mano alla bocca, mentre l’altra rimaneva sul seno. Vidi le sue dita scomparire tra le sue labbra mentre le dita dell’altra mano incominciavano a torturare un capezzolo.
Della mia mano ormai non vedevo più nulla, solo parte dell’avanbraccio, avvolto dalle sue larghe labbra, tese, che lasciavano su di esso una umida striscia di passione.
Con la mia bocca raggiunsi il capezzolo “torturato” e sostituii alle sue dita dapprima le mie labbra, poi tutta la bocca. Risucchiai il suo capezzolo e lo strinsi tra palato e lingua. Lo succhiai e lo masturbai con la lingua: volevo il suo latte, volevo nutrirmi da lei.
L. mise le dita delle sue mani tra i miei capelli e premette forte la mia bocca sul suo seno.
La mia eccitazione era al colmo, La mia mano vagava dentro di lei nuotando tra i flutti del suo mare. Se ne poteva udire lo sciabordio. Con la bocca incominciai a masticarle letteralmente i capezzoli attraendoli prima dentro di me sempre più profondamente, risucchiandoli con tutte le mie forze.
L. sembrava essere totalmente in mio potere, o forse ero io in totale balia della sua carica erotica.
Gemeva e ondeggiava le anche, forse immaginava di avere un membro enorme dentro di se. La sentii venire più volte, sentii la mia mano raccogliere i suoi umori a fiotti, abbondanti, caldi.
Volevo venire anch'io. La mia schiava non avrebbe tuttavia meritato un finale banale.
Estrassi dapprima il mio braccio e per un attimo mi fermai a rimirare la sua vagina spalancata dalla quale uscivano onde di piacere, poi la girai prona afferrandola per le caviglie.
Strinsi i suoi tondi glutei fra le mani e la aprii come un frutto. L’ano mi si mostrò invitante. Percependo forse le mie intenzioni L. ne contraeva ritmicamente lo sfintere.
Raccolsi un po’ dei succhi della sua vagina con la mano e li spalmai sapientemente umettandolo. Non contento di quella preparazione ed ormai in preda ad una frenesia erotica irrefrenabile le preparai l’ano con la mia lingua, penetrandolo più a fondo possibile.
La feci quindi mia….
Non fui delicato e paziente, ero in preda ad una eccitazione animalesca. L. comprese e agitò i suoi glutei come un animale selvaggio.
Il mio glande si appoggiò per un attimo brevissimo sul suo ano lubrificato e poi scomparve repentinamente risucchiato al suo interno, poi entrai con tutta la verga marmorea, sino ai testicoli che premettero sulla sua vagina e si bagnarono dei suoi succhi.
L. emise un breve acuto grido, quindi si abbandonò al mio volere… mi afferrai ai suoi seni da dietro ed incominciai a muovermi come una pompa impazzita.
Mentre sentivo il suo buchetto cedere sempre più e diventare morbido ripercorrevo con la mente ogni momento precedente alla penetrazione.
Così il mio pene si indurì ancora di più….. ero all'atto finale, poco prima di sborrare dentro di lei le afferrai i capezzoli tra le dita e li tirai verso il basso come per mungerli.
L. gemette ad alta voce…. Un fiotto uscì da lei…. Un fiotto, da me, entrò in lei.
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