trio
Triangolo di passione

25.04.2025 |
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"Claudia gridava il suo nome, le mani nei capelli di lui, il corpo che tremava come febbre..."
La villa affacciata sul Lago di Como sembrava uscita da un sogno: muri in pietra, grandi vetrate, silenzio denso, profumo di glicine e acqua dolce.Claudia aveva 45 anni, e un’eleganza che non aveva mai davvero capito quanto potesse essere pericolosa.
Da troppo tempo si sentiva spenta. Non mancava l’amore, mancava il fuoco. Quel brivido tra le cosce che non aveva più provato da anni.
Poi, quel giorno d’estate, sua figlia Giulia arrivò con lui.
José.
Colombiano. Venticinque anni. Un corpo che sembrava scolpito dalla sabbia e dal sudore dei tropici. Occhi color miele scuro. Bocca piena. Mani lente.
Si erano conosciuti a Barcellona. Giulia rideva, parlava, lo stringeva forte. Ma Claudia… lo guardava in silenzio.
E José la guardava. Di nascosto. Ma la guardava.
La prima scossa avvenne in cucina. Claudia indossava solo una canottiera sottile e dei pantaloncini di lino bianco. Lui le passò dietro per prendere un bicchiere. La sfiorò con il fianco. Il tocco fu minimo, ma bastò: sentì il sesso contrarsi come una fiamma improvvisa.
— «Scusami,» disse lui. Ma i suoi occhi le erano scivolati sul petto, sulla pelle sotto la stoffa. Troppo lentamente.
Claudia non disse nulla. Ma quella notte non dormì.
Le giornate successive furono un lento veleno.
José si allenava in giardino, a torso nudo.
Beveva a canna dalla bottiglia, le gocce che gli scivolavano sul petto, lungo gli addominali.
Parlava spagnolo al telefono, parole lente, umide, piene di promesse.
Claudia si chiudeva in bagno dopo ogni conversazione con lui. Si toccava.
Pensava alle sue mani. Alla sua bocca. A quanto desiderava essere presa, dominata, adorata.
Aveva passato anni a fare la madre perfetta. Ora voleva solo essere donna. Carne. Pelle.
Una sera, Giulia uscì con delle amiche. José restò.
Claudia scese con una vestaglia corta, nera, di pizzo.
Sotto, nulla.
José era in terrazzo, con un bicchiere in mano. La vide. Sorrise.
— «Hai qualcosa di diverso stasera,» disse.
— «Sì,» rispose lei. «Sto smettendo di fingere.»
Quando José entrò in salotto, la musica era lenta. E Claudia era seduta sul divano, le gambe accavallate, il pizzo aperto a lasciar intravedere l’interno coscia.
José si avvicinò.
— «So che non dovremmo…»
— «Siamo già oltre il punto del dovere.»
E si baciarono. Violenti. Profondi. Sporchi.
José le sollevò la vestaglia. Il corpo di Claudia si offrì come un frutto maturo. Il sesso già bagnato, aperto, vibrante.
Le sue dita scivolarono dentro, lente. Claudia gemette. Aprì le gambe.
— «Questa bocca,» sussurrò lui, mentre le scendeva lungo il ventre. «La sogno da giorni.»
La leccò con fame. La possedette con la lingua come se volesse prenderla l’anima.
Claudia gridava il suo nome, le mani nei capelli di lui, il corpo che tremava come febbre.
Poi si spogliò. Il cazzo duro, possente, puntato contro di lei.
E la prese. Con forza. Con ritmo. Con desiderio.
Piegata sul tavolo. Poi a cavalcioni su di lui.
Ogni colpo più profondo. Ogni spinta più vicina al peccato.
Quando venne, Claudia pianse. Di piacere. Di liberazione. Di lussuria finalmente vissutaClaudia sentiva il cambiamento.
Non era solo il corpo che si risvegliava — era qualcosa di più profondo. Una consapevolezza nuova. Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo diventava carico di significato.
José si muoveva in casa come se ne fosse parte da sempre.
Eppure, adesso, anche Giulia cominciava a danzare nella stessa corrente elettrica.
Una sera, il temporale scosse il lago. Fulmini sulle montagne, il vento a spingere le tende come mani invisibili.
Claudia era in bagno, immersa nella vasca. La porta socchiusa. Le luci basse.
La musica arrivava dal salotto, jazz morbido, sensuale.
E Claudia sentì il suono di passi.
Non si voltò.
Rimase lì, nuda, il corpo immerso, le ginocchia fuori dall’acqua come colline lucide.
Fu Giulia a entrare.
Si fermò sulla soglia. Osservò sua madre con un’intensità nuova.
— «Sei bellissima così,» disse.
Claudia aprì gli occhi, appena.
— «Così come?»
— «Vera. Nuda. Libera.»
Un attimo. Una pausa.
— «José ti guarda come se volesse divorarti,» continuò Giulia, avvicinandosi. «E tu… lo lasci fare.»
Claudia non rispose. Sollevò solo il mento, fiera, conscia della propria rinascita.
Giulia si inginocchiò accanto alla vasca. Immerse una mano, poi l’altra.
— «A volte vi sento, sai?» sussurrò.
— «E cosa provi?»
Giulia sorrise piano.
— «Che forse… vorrei sentirmi così anch’io. Guardata. Toccata. Desiderata come tu lo sei.»
Claudia non la rimproverò. Non si scusò.
Perché la verità era che anche lei l’aveva sentita.
Quegli occhi su José, quella tensione che cresceva, il desiderio condiviso.
E in quell’istante, qualcosa tra loro cambiò. Un confine si piegò, non si spezzò, ma tremò.
José entrò nel corridoio, si fermò. Vedeva solo la schiena di Giulia, inginocchiata, e Claudia che gli rivolse uno sguardo lento, languido, aperto.
Il temporale si intensificò.
E nella villa, l’aria era densa di segreti pronti ad esplodere.La sera seguente, la villa sembrava sospesa.
Dopo cena, i tre rimasero in terrazza, a guardare il lago nero di stelle. Il vino rosso, corposo, scivolava lento nei bicchieri. Le candele gettavano ombre calde sui volti, sui corpi rilassati, sui pensieri che nessuno osava dire ad alta voce.
José era seduto tra loro. Giulia accoccolata su un lato, i piedi nudi raccolti sul divano. Claudia sull’altro, con una vestaglia di seta chiara che lasciava intravedere le cosce, il collo, la curva del seno.
Si parlava piano. Di niente. Eppure, tutto ardeva.
Poi fu Giulia a rompere il silenzio.
— «Voglio proporre una cosa…» disse, con voce bassa, quasi roca.
José la guardò. Anche Claudia sollevò lo sguardo.
— «Giochiamo. Ma con regole. Niente che faccia male. Niente che costringa. Solo… verità e desiderio.»
Un attimo di silenzio.
José sorrise, lento.
— «Sono curioso.»
Claudia inclinò la testa.
— «E io voglio sapere dove vuoi arrivare.»
Giulia si alzò, prese tre candele profumate, le posò a terra nel salotto.
Poi si sedette su un tappeto, a gambe incrociate.
— «Ci sediamo qui. Uno per volta dice qualcosa che desidera. Qualcosa che ha sempre voluto provare. E gli altri decidono se ascoltare, accogliere… o solo guardare.»
José fu il primo a sedersi. Poi Claudia. Poi di nuovo Giulia.
La fiamma delle candele disegnava lenti cerchi di luce sul pavimento. Il buio attorno sembrava proteggere, come una coperta densa.
— «Io voglio essere toccato da mani diverse,» disse José. «Non solo per sesso. Ma per curiosità. Per sentirmi visto.»
Claudia abbassò gli occhi. Poi sollevò una mano. La passò lenta sul petto di lui, sopra la maglietta. Giulia fece lo stesso, sfiorando il braccio, il polso.
José chiuse gli occhi.
Poi fu Claudia.
— «Io voglio sentire due sguardi su di me. Voglio essere desiderata da entrambi. Senza gelosie. Solo… bellezza.»
Giulia le si avvicinò.
José la osservava, ipnotico.
Le mani di Claudia si posarono sulle gambe, il busto un po’ piegato in avanti.
La seta della vestaglia scivolò, lasciando il seno scoperto.
Nessuno la toccò.
Ma la guardarono. La divorarono con rispetto e lussuria.
Claudia respirò piano. Si sentì un’opera d’arte. Una regina.
Poi toccò a Giulia.
— «Io voglio essere al centro. Non scelta tra uno dei due, ma… accolta. Venerata.»
José la sfiorò con lo sguardo. Claudia si avvicinò e le accarezzò i capelli.
Poi, lentamente, la madre le prese la mano e la posò sul petto nudo.
— «Sei bellissima,» le disse. «E sei pronta.»
Quella notte non ci fu sesso nel senso comune.
Ma ci furono mani intrecciate. Respiri confusi.
Abiti sfilati lentamente. Corpi nudi che si cercavano solo per sentire il calore.
Baci sulle spalle, sulle cosce, tra i capelli.
Dormirono nudi, vicini, sotto lo stesso lenzuolo.
Tre respiri, uniti.
E nel cuore della notte, tra carezze sospese e sguardi nel buio, nacque un desiderio nuovo, silenzioso… pronto a esplodere.Il mattino dopo, la luce del lago filtrava tra le tende leggere, disegnando sul pavimento onde d’oro e pelle.
I corpi erano ancora lì, vicini, caldi, intrecciati come in una scultura viva.
José si svegliò per primo.
Guardò Claudia. Guardò Giulia. Dormivano con lo stesso respiro, le labbra socchiuse, nude sotto il lenzuolo spiegazzato.
Sembravano sorelle, amanti, dee cadute insieme nella stessa tempesta.
Fu Claudia ad aprire gli occhi.
Lo vide. Vide il desiderio gonfiargli il corpo sotto il tessuto leggero dei boxer.
Senza dire una parola, gli prese la mano e la portò tra le sue gambe.
Bagnata. Calda. Viva.
José si chinò su di lei e la baciò.
Non sulla bocca. Ma sotto il seno. Sulla pancia. Lì dove la pelle pulsa.
Claudia allargò le gambe lentamente, senza pudore.
Lo accolse. Sussurrò il suo nome come una preghiera.
E poi, senza voltarsi, allungò la mano verso Giulia.
— «Voglio che tu guardi,» disse. «Voglio che tu senta con me.»
Giulia si svegliò di colpo.
I suoi occhi incrociarono quelli di sua madre, brillanti di piacere.
E guardò.
Guardò José leccare Claudia con fame e devozione. Le mani che accarezzavano, le dita che entravano lente, il corpo che tremava.
Giulia si portò una mano tra le gambe.
Lo fece con naturalezza. Come se fosse parte del rito.
José sollevò lo sguardo. I suoi occhi incontrarono quelli di lei.
Poi si spostò. Si inginocchiò tra loro due.
— «Ora siete mie,» disse, piano.
E le baciò entrambe. La bocca di Giulia, poi quella di Claudia. Il suo sesso ancora lucido.
Claudia si mise dietro José, lo accarezzava mentre lui si chinava su Giulia.
Le dita di Claudia accarezzavano il petto, le spalle, il ventre di lui.
Giulia gemeva piano, si offriva.
Ma non c’era vergogna. Solo fuoco.
Il letto era un tempio.
E loro, creature nate per bruciarsi insieme.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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