trio
In campagna... 9. A casa
di Calaf
18.08.2016 |
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"Le pare di vivere un sogno, l’eccitazione che si regala da sola è amplificata da quella che sente nell’amica, dai gemiti che le paiono rimbombare nella..."
Il mattino successivo ha gli occhi pesti. Tanta attività, poco sonno: un cocktail micidiale che solo la giovane età le permette di sopportare.Anche Marisa che arriva poco dopo la colazione appare un po’ sbattuta in volto anche se meno di lei.
Insieme vanno verso la vigna, del ragazzo non c’è traccia.
- Francesco? Non viene oggi? –
- E’ venuto troppo questa notte…… ah ah ah ah –
Marisa ride e spiega a Silvia che al rientro a casa hanno incontrato la fidanzata di lui, una ragazza di un paese vicino.
- Quella stronzetta è venuta a cercarlo al bar e qualcuno deve averle detto qualcosa di noi. Così si è appostata vicino casa mia e ci ha beccati quando mi ha riaccompagnato. Avresti dovuto vedere la scenata che ha fatto. Le urla hanno svegliato i miei e i vicini.
Francesco si è preso due sberle fortissime e è scappato via con la coda tra le gambe. A quel punto lei si è rivolta a me e insultandomi ha provato a prendermi per i capelli. –
- E tu che hai fatto? –
- Nulla……….. le ho dato uno schiaffo a mano aperta e ha capito che non c’era storia. E’ andata via continuando a insultarmi con me che le ridevo in faccia. –
- Non ci posso credere –
- Credici dai, non mi lascio sbatacchiare da una stronzetta qualunque. Non l’ho mai potuta sopportare, miss “ce l’ho solo io”, mi sono fatta un po’ male alla mano ma ne valeva la pena. I miei poi mi hanno fatto la solita ramanzina sul rientrare tardi, sui vicini che hanno visto la scena e parlano, ma ormai ci sono abituata. –
- E ora? –
- Ora niente, dai. Tra pochi giorni sarò all’università, me ne frego di quello che la gente dice. –
- E Francesco? Pensavo fosse il tuo ragazzo. –
- Ma daaaaiiiiiiii. Veramente? No, è solo uno con cui scopo ogni tanto. E’ bello eh? Peccato sia un coglione. Non mi mancherà, e poi ci penserai tu a farmi conoscere tanti bei ragazzi dai. –
- Come? Scusa non capisco –
- Mi sono iscritta nella tua città, Così ci vedremo spesso. Dai, sarà fighissimo. Avrò un appartamentino tutto per me. –
Parlando scoprono che Marisa si è iscritta al primo anno del suo stesso corso e che abiteranno anche vicino.
L’energia di Marisa contagia Silvia che comincia a pensare a cosa faranno nell’anno accademico che sta per iniziare, al frequentarsi anche in città. Già pensa a quale dei suoi amici farle conoscere. Ha qualche remora, in fondo la conosce appena pur avendo già tanto condiviso con lei.
Arrivano al posto di lavoro e non è più tempo per pensieri o parole. Sotto il sole crescente che riscalda l’aria fresca del primo mattino lavorano vicine scambiando poche parole.
A metà mattina fanno una breve pausa, si asciugano il sudore e mangiando qualcosa e bevendo un po’ d’acqua riprendono a chiacchierare.
- Quindi tu e Francesco scopavate soltanto, e a te va bene che sia fidanzato? –
- Dai, chi se ne frega. E’ bello, ha un uccello di buone dimensioni e sempre duro, accorre appena faccio un fischio. Che mi importa se si scopa anche un’altra? Dai, anche tu ti sei divertita con lui, no? –
- Sì, però…….. intendevo un’altra cosa, lo stare insieme –
- Dai, che significa stare insieme? Era uno scopamico. Dico era perché dopo che ieri è scappato come un coniglio se lo rivedo scoppio a ridere e basta. Dai, morto un papa se ne fa un altro. Ci sono tanti bei ragazzi in giro. Per esempio tuo zio. –
L’ultima frase Marisa la dice guardando attentamente Silvia per captare ogni sua reazione involontaria, e lei non riesce a evitare un certo rossore sulle guance.
- Che intendi dire? –
- Che è un bel figo, e mi pare lì sotto sia messo bene. Dai, non dirmi che non te ne sei accorta, specialmente ora che gira sempre con i pantaloncini per il caldo. –
- Ahem, no, non mi pare di averci fatto caso. –
Marisa ride vedendo il rossore accentuarsi sulle guance di Silvia.
- Bugiarda. Dai, sei diventata un peperone. L’hai notato. Se fossi al posto tuo gli sarei già saltata addosso. Ma è vero che è un prete spretato? –
- No, che dici, non ha mai preso i voti, è stato solo in seminario –
- Peccato, dai, sarebbe stato più interessante. Rimane sempre un bel maschione, peccato che gli piacciano le vecchie, eppure ha pochi anni più di te e me –
- Ma che dici, quali vecchie? –
- Dai, lo sa tutto il paese che si scopa Maria. Chissà che arretrato aveva ah ah ah ah. –
Silvia rimane sconcertata, credeva che tutto quel che era successo alla fattoria fosse noto solo ai partecipanti. Si preoccupa un po’ pensando a sua madre, a se stessa, se in giro si sa anche questo……….
- Chi te l’ha detto? Non è vero –
- Sì che è vero. Dai, li ho visti queste mattine come si guardavano…………. A dire la verità ho visto anche come lui guarda te. –
Se possibile Silvia diventa ancora più rossa al tono insinuante dell’amica. Reagisce nell’unico modo che può, inalberandosi come se fosse stata calunniata.
- Ma che cazzo ti inventi? Credi che io vada a letto con mio zio? Tu sei pazza, e non provare a mettere certe voci in giro o giuro che….. –
- Ehy, ehy, ehy, Calmati dai. Non intendevo niente. Solo che lui ti guarda non proprio come si guarda una parente, e lo capisco, sei una fighetta che se fossi maschio ci proverei anche io. Dai su, non avercela con me, o ti giuro che non te la lecco più. –
L’assurdità della frase di Marisa unita alla sua risata squillante e al suo sguardo sardonico stemperano il momento di tensione. Ride anche Silvia, contenta che l’argomento sia stato abbandonato, e si rimettono al lavoro scambiandosi battutacce l’un l’altra fino all’ora di pranzo.
Il pomeriggio lavorano ancora assieme e Marisa torna sul discorso mentre lavorano fianco a fianco.
- Dicevo sul serio che in paese sanno tutti che tuo zio si scopa Maria. –
- Ma come fai a dirlo. Li hanno visti? –
- No, dai, non si sono mai visti insieme, però lui quelle rare volte che viene in paese pare più sicuro di sé, e lei…….. lei ha il sorriso di quella che ha raggiunto “la pace dell’uccello” . ah ah ah ah –
- Sei una stronza sai? E non poco. –
Silvia si sforza di ridere anche se un pochino impaurita che le storie della fattoria diventino pubbliche. Lo fa senza troppa fatica: Marisa è coinvolgente e nelle sue parole non trova tracce di cattiveria.
- Dai, sai che me ne frega a me? Anzi, beata lei. Mmmmhhhhh so io cosa farei a Emilio se lo avessi tra le mani –
- Sempre a quello stai a pensare. –
- Perché dai, c’è qualcosa di meglio? E non dirmi che tu non ci hai pensato mai, non saresti arrossita così tanto prima, dai –
Scegliendo il male minore, un’ammissione che nasconda la verità,
- Beh, in effetti è veramente un bel ragazzo –
- ECCOLA QUI! Dai, finalmente l’hai detto, ora ammetti anche che l’hai guardato “lì” dai. –
Più che le parole che Silvia tarda a dire è il nuovo rossore che le colora le guance a far esultare Marisa.
- Lo sapevo! Come si fa a non guardarlo quel gran figo dai? Ti voglio svelare un segreto. Quando è tornato in paese se lo ricordavano in pochi perché non ha mai frequentato gli altri ragazzi tranne che a scuola. Poi… dai, si diceva che era un prete che aveva buttato la veste alle ortiche e così eravamo curiosi. Un pomeriggio con Vittoria, non la conosci, siamo salite sulla collina, quella lì, dove c’è la macchia di alberi, e di nascosto, con un binocolo, lo abbiamo guardato mentre lavorava.
Dio com’era bello. A torso nudo sul trattore, i muscoli lucidi per il sudore, il gonfiore che aveva sul davanti dei calzoni corti. Mi ha fatto bagnare e così….-
- Così cosa? –
- Dai, lo sai…….. mi sono toccata. –
- Davanti alla tua amica? Non ci credo. –
- Perché non la conosci, dai. Quando mi sono girata aveva già una mano sotto la gonna e una sulle tette. –
- E che avete fatto? –
- Dai, devo farti il disegnino? Ci siamo toccate una di fianco all’altra, dividendoci il binocolo fino a godere entrambe –
- tu non sei normale –
- E cosa vuol dire normale? Vuoi farmi credere che non ti sei mai toccata? Che non senti mai il bisogno di soddisfarti? Dai, io già mi comincio a bagnare già solo a parlarne. Guarda. –
Marisa spinge in avanti il bacino, sul cavallo dei pantaloncini, appena visibile, una chiazza umida.
- Mi correggo: tu sei depravata –
- Parla quella che mi ha insegnato a fare i golini, dai, dammi la mano. –
- No, che vuoi fare? –
- Dammi la mano dai, -
Marisa prende la mano di Silvia e se la porta tra le cosce, a contatto della stoffa.
Umido, è questo quello che sente Silvia, la mano poggiata sui pantaloncini, e calore, il calore della micina di Marisa che pare scottare.
Alla fine le lascia andare la mano.
- Dai, hai visto che effetto mi fa? E pensare che non gli ho nemmeno visto il cazzo. Senti, tu devi fare in modo di vederlo nudo e raccontarmi, magari fargli una foto dai. –
- Ma che cazzo stai dicendo, tu sei di fuori. Dovrei mettermi a spiare mio zio per farti masturbare con la foto del suo cazzo? –
- Perché tu non hai voglia di vederglielo, di sapere come ce l’ha? Dai. –
Silvia non può confessare di conoscere bene il cazzo di Emilio, la sua consistenza, il suo odore, il suo sapore; di averlo preso con gusto già due volte godendo come una pazza. Marisa insiste:
- Senti, perché non mi inviti a venirti a trovare questa sera dopo cena? Dai, mi basta restare sola con lui per un poco. –
- Non so. Non è casa mia. Perché non ci provi quando siamo tutti insieme a colazione o a cena? –
- Dai, con tutta la gente intorno, soprattutto la Maria. Dai, fammi contenta, vengo per una chiacchierata con te e poi appena posso, se posso, basta che mi lasci cinque minuti. Dai. -
Marisa è incontenibile e alla fine riesce a strappare a Silvia l’invito.
Tornano al lavoro in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri: Silvia incerta di aver fatto una cazzata, Marisa che già si fa un film mentale del suo incontro con Emilio.
La giornata volge al termine. I braccianti vanno via dandosi appuntamento per l’indomani, il penultimo giorno di vendemmia, i familiari si radunano per la cena. Seduti a tavola Silvia informa lo zio:
- Zio, mamma, questa sera dopo cena Marisa viene a trovarmi per farci due chiacchiere al fresco. –
La notizia suscita reazioni diverse nei presenti. Se Emilio non vi dà peso poiché sa già che non potrà vedere Silvia in quanto Maria tonerà nella sua camera, questa si allarma un pochino per la presenza estranea, e poi decide di fregarsene. E’ cosciente che in paese si mormora di lei e Emilio ma dopo alcuni giorni di astinenza la voglia di vederlo è troppa.
I più colpiti sono Mario e Pia, entrambi timorosi di non potersi vedere come sempre nel fienile. Alfredo è invece stuzzicato dalla cosa. Meditava di incontrare Silvia e quindi la presenza di Marisa è un impiccio, però la ragazza gli è sempre piaciuta e anche se gli ha sempre rifilato un due di picche……. Chissà, vedendola in un posto diverso………
Come previsto Marisa arriva dopo cena con la sua utilitaria, prende il caffè col gruppo, scambia due parole con tutti e poi va sulla veranda con Silvia, sedendo entrambe sul dondolo e parlando del più e del meno. Gli altri a uno a uno vanno ognuno per i fatti suoi in attesa che Marisa decida di togliere il disturbo e così potersi vedere come soliti fare.
Passa il tempo e Marisa sembra finalmente volersene andare ma, disastro, l’auto non ne vuol sapere di mettersi in moto.
Emilio prova a alzare il cofano senza venirne a capo e Marisa chiede di potersi fermare a dormire con Silvia.
- Dai, non voglio dare troppo disturbo, poi Silvia sarebbe costretta a tornare da sola e non è bene che una ragazza giri sola di notte –
L’ha studiata bene Marisa, va da sé che le sue parole hanno un senso e sarebbe logico che Emilio si offrisse di accompagnarla lui.
Non ha fatto i conti con Maria che forse subdorando qualcosa lancia un’occhiata in tralice a Emilio. Questi capisce e acconsente a far restare la ragazza a dormire.
Le due ragazze sono nella camera di Silvia, adagiate sul letto con il solo intimo a causa del caldo persistente.
- Cazzo! A quest’ora ce l’avevo già in mano o da qualche altra parte. –
- Ti è andata male. Ti ho capito sai, se lo zio ti accompagnava…….. –
- Sì dai, avrei avuto tutto il tempo. Maledizione a Maria, mi sa che ha capito. –
- Anche se non l’avessi saputo l’avrei capito anche io. Non sei stata proprio discreta nei tuoi approcci con lui –
- Davvero? Dai, non me ne sono accorta. Vero è che quando ce l’ho vicino la mia micina piange. Hai visto che mani forti che ha? Me le sentivo già addosso, dai. –
- E adesso? –
- E adesso o mi scopi tu o chiacchieriamo finché non ci viene sonno –
E’ una battuta quella di Marisa ma Silvia non è poi tanto sicura di lei, ricorda come impudicamente si è tirata la sua mano sul pube.
Si affretta a parlare di un qualsiasi argomento e le due restano a bisbigliare al buio, rischiarato solo dalla luce di uno spicchio di luna che entra dalla finestra. Dopo poco sentono dei rumori dalla stanza vicina.
- Lo sapevo io. Si sta scopando Maria, dai. Qui si sente bene tutto, e tu che facevi finta di niente ihihihihihih –
- E come fai a dirlo? –
- Sì, va bè, stanno giocando a moscacieca, ma dai……… Come fai a negare che questi siano i versi di due che scopano? –
- Va bene, i versi sono quelli ma come fai a dire che è Maria? –
- E’ vero, magari è la fata della luna. Dai chicca, in questa casa ci sono solo tre donne, una sei tu ………… VUOI DIRE CHE EMILIO SI SCOPA TUA MADRE? –
- Ma che ti viene in mente……. no, non è mamma sono certa. Il mio era un discorso……. ipotetico. Probabilmente è Maria ma non puoi esserne sicura. –
- D’accordo, c’è una probabilità minima che Angelina Jolie sia arrivata di nascosto e ora stia saltando allegramente sul cazzo di tuo zio. Va bene? –
Dopo questo scambio di parole le due ragazze restano in silenzio, gli occhi al soffitto, ma dura poco.
- Senti Silvia…….. ma a te non fa effetto sentirli? A me fa venire voglia. Vorrei essere al posto di lei mmmhhhhhh. –
- Che fai? –
- Come che faccio? Mi tocco, senti come sono bagnata. –
Marisa ancora una volta prende la mano di Silvia e se la porta tra le gambe, sotto le mutandine.
Silvia oppone solo una lieve resistenza sorpresa dal gesto. Ha modo di sentire l’umidiccio della vagina di lei prima di sottrarsi al contatto. In realtà anche lei si è eccitata, più per il pensiero che al posto di Maria poteva esserci lei che per i gemiti che nel silenzio della notte si odono chiaramente.
- Sono sicura che sei bagnata anche tu……. Lo sapevo, ti piace ascoltarli. –
Marisa ha allungato la propria mano negli slip di Silvia che riesce a scostarle il braccio solo dopo che ha fatto in tempo a sentire l’umidiccio della sua micina.
- Marisa, scusa ma tu sei…… ? –
- Lesbica? No dai, a me piace il cazzo, e tanto, però non c’è nulla di male a giocare con un’amica quando sei eccitata……….. Vuoi provare? –
- Io……. no……. Non mi va…… non me la sento –
- Tranquilla dai, non attenterò alla tua virtù ihihihih. Però lascia che mi tocchi da sola, quei due ci stanno dando dentro. –
Alle parole fa seguire il gesto infilandosi la mano negli slip, carezzandosi apertamente, allargando le gambe a contatto con quelle di Silvia.
Quest’ultima sente il contatto del corpo dell’altra, il movimento del braccio contro il suo, i primi gemiti che escono dalle labbra di Marisa mentre affonda dentro di sé le dita. Come se avesse vita autonoma la sua mano scivola lungo l’addome, si insinua sotto le mutandine, raggiunge il clitoride carezzandolo con movimenti circolari.
Si masturbano l’una di fianco all’altra, i corpi caldi a contatto, e presto i gemiti di Silvia si aggiungono e si sovrappongono a quelli di Marisa.
Le pare di vivere un sogno, l’eccitazione che si regala da sola è amplificata da quella che sente nell’amica, dai gemiti che le paiono rimbombare nella stanza, così forti che le pare strano che il paese non arrivi a vedere cosa succede.
Un urlo roco subito strozzato, dall’altra parte della parete, la blocca per un istante.
- Senti?......... Glielo sta mettendo nel culo, mmmmhhhhhhhh –
La voce di Marisa è una scossa per i suoi nervi tesi. Silvia si sente sciogliere, affonda due dita nella micina continuando a sfregarsi il clitoride con il pollice, i movimenti si fanno sempre più veloci, frenetici. Quasi urla lei stessa quando gode, sentendo la mano di Marisa sul suo seno, sul capezzolo, che aggiunge altro piacere a quello che la sta scuotendo come una foglia.
Per un attimo è buio dentro di lei, poi si ritrova col fiato corto, di fianco Marisa che sta godendo a sua volta inarcando il bacino verso l’alto, entrambe le mani a carezzarsi, mugolando forte tra le labbra serrate.
Il respiro si fa normale mentre giacciono affiancate, le cosce ancora aperte, gli umori che stillano come rugiada.
Dall’altra parte della parete è silenzio. Silvia non sa se abbiano finito o si siano fermati udendo lei e Marisa. Non le importa, sente le palpebre farsi pesanti, il corpo che si abbandona e mentre Marisa le dà un bacio leggero sulla guancia si lascia andare.
- E’ stato bellissimo –
La sente dire un istante prima di sprofondare nel sonno ristoratore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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