trio
Incontro a tre "parte uno"


11.04.2025 |
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"Allora ebbe inizio un orgasmo mai provato prima in vita sua: tutto il corpo, di dentro, spingeva verso la vulva, il centro del suo essere era li' e in quel..."
Questo e altro si agitava nella loro mente, ne avevano discusso e si erano raccontati eccitandosi fino al parossismo, ma sempre avevano concluso che finché si immaginava era un conto, quando si passava a vie di fatto le cose potevano prendere un’altra tinteggiatura. Si sentiva frastornata e ora, era là, con lui.
Le tornavano in mente le parole, le tante dolcezze che si erano scambiati durante alcune serate in chat.
A quel punto lui le s’inginocchiò affianco, la circondò col braccio, come a rincuorarla, infondendole una sensazione di sicurezza.
Cercò di nuovo le sue labbra ma stavolta il bacio non fu altrettanto casto; fu lascivo, pieno di lingua e di desiderio.
Le baciò tutta la bocca, poi i lobi e ancora il collo.
La mano incontrò il seno delicato di Anna, lo toccava con voluttà, godendo di ogni curva o insenatura.
Carezzava dal basso verso l’alto, cercando i capezzoli piccini, leggermente puntuti.
Le sue carezze non erano insistenti ma avevano un qualcosa di inarrestabile, che rendeva Anna smarrita, ma eccitata. Scaltramente Paolo, avvicinandosi per baciarla, col bacino premeva tra le gambe, divaricandole verso la sua natura.
La gonna della ragazza, costretta a risalire, lasciò intravvedere le cosce nude, abbronzate e lisce.
Continuò a toccarla con curiosità, come se la esplorasse e restasse stupefatto da ciò che toccava.
Non spostò il reggiseno. Non spostò le sue mutandine, però passava dappertutto con le dita, con la bocca.
Quando lei pensò che sarebbe stato il momento di opporsi era troppo tardi, era vinta, e l’uomo lo sapeva.
Le piazzò tutta la lingua in bocca, e la costrinse ad alzarsi, guidandola verso la casa.
Sul pianerottolo Anna si liberò dei sandali.
Un momento dopo erano seduti su di un grande di vano ad angolo.
Paolo, riprendendosi, le chiese se gradiva qualcosa da bere; lei ne approfittò per divincolarsi e andare al bagno.
Non si preoccupò di chiudere la porta; quell’uomo terribile, con sua grande sorpresa, la seguì… si poneva con tale disinvoltura che Anna non provò alcun disagio, tranne un calore diffuso e piacevole sulle gote.
Pur arrossendo riuscì a fare pipì davanti a lui, poi si accorse che, nel bagnetto all’europea, mancava il bidet.
Presa dal disagio si affrettò a premere il tasto dello sciacquone, almeno per far sparire lo’odore caldo dell’orina. L’uomo per nulla disturbato, sorrideva divertito… «Noi qui facciamo così… ti aiuto!» Allungò la mano verso la doccia vicina e le passò la lunga manichetta.
Regolò l’acqua e senza alcuna esitazione le lavò con maestria le parti intime; non ne faceva un fatto morboso, al contrario, si comportò come un padre che pulisce la sua bambina.
Anna non si raccapezzava più in quella inattesa, inaccettabile confidenza.
Non si era mai sentita tanto in balia di un uomo; ma come uscirsene?
Quel maledetto agiva in modo tale che sembrava impossibile arrestarlo: era amorevole e virile allo stesso tempo.
La scenetta continuò in quel clima irriverente, assurdo, come fosse in Autogrill col suo migliore amico, fu Paolo ad accostarsi alla tazza e orinare… “Pazzesco!” pensò Anna “e non tanto che questo stronzo pisci davanti a me… e io sono più stronza di lui, che non riesco a farci niente…” Non le era mai capitato, tra l’altro, nessuno aveva fatto una cosa simile, con lei nel bagno.
Forse era il caso di telefonare e di farsi venire a prendere, eppure…
Quella estrema confidenza inebriava Anna, che sentì l’eccitazione salirle alle tempie.
L’odore acre della pipì la eccitò invece di disgustarla, e quel porco doveva averlo sentito… così le sembrò del tutto naturale che lui si girasse, con il pene non ancora duro e, guidandola con la mano dalla nuca, lo offrisse alle sue labbra.
Anna ebbe un attimo di riluttanza ma poi cominciò ad assaggiare quell’affare morbido e caldo, la cui testa inizio a pulsare sulla sua lingua.
Lo succhiò e lo leccò con delicatezza e quando, in pochi minuti, si fece duro ed eretto, cominciò a farselo viaggiare completamente in bocca.
Un rumore vicino le fece distogliere lo sguardo; le porte erano aperte e pure le lampade.
Nel bagno, invece, la luce era spenta ma ci si vedeva benissimo lo stesso.
Era Giovanna.
La donna era da sola, li vide ma non sembrava particolarmente sorpresa, al contrario, abbozzò un sorrisetto, che, per Anna, fu abbastanza doloroso.
La ragazza fece per staccarsi ma Paolo, con un cenno del capo, la tranquillizzò.
In quell’occasione Anna imparò una cosa del sesso che avrebbe sempre rimpianto in futuro: sentirsi esposta, sentirsi osservata mentre si comportava da puttana, era inebriante come un Gin Fizz tracannato tutto d’un sorso.
Un piacere psicologico, mai provato, la portò su di giri.
Giovanna gironzolò per il tinello, forse a sistemare qualcosa, poi, semplicemente, si avvicinò.
Con quel sorrisetto complice, si abbassò, e cominciò a controllare in che modo lei lo prendeva nella bocca.
Le carezzò le gambe liscissime, affettuosa, quasi materna, e armeggiò delicatamente per sfilarle le mutande.
Solo allora, Anna, si rese conto che erano rimaste abbassate, più in giù delle ginocchia.
Subito dopo le aprì la camicetta leggera.
Ad Anna sembrava tutto così naturale, anche troppo, ma era terribilmente piacevole, non riusciva a tirarsi indietro e non provava alcun pudore.
Dopo quel primo contatto, si spostarono tutti e tre in camera da letto. Giovanna si limito' a rivestire un ruolo collaborativo, come una Geisha: si rese quasi invisibile, ma la sua delicata presenza conferiva a ogni naturale rapporto una vena di peccaminoso, un che di mistico e di proibito.
Anna temette, temette di starci, ma anche di non riuscire.
Era tutto troppo nuovo per lei.... ma il suo lato erotico, la sua sessualita' sognata erano orami inarrestabili, in quella strana serata.
Giovanna spiego' che il piccolo era dalla sorella da qualche parte.
Erano soli, semi nudi ed eccitati piu' che mai.
Seduta sul letto, tocco ad Anna stavolta, osservare: Giovanna si era tolta il reggiseno e i due seni enormi, muliebri, penzolarono appetitosi nella penombra, per un momento Anna invidio tutto quel ben di dio, visto che le sue, per quanto sode, erano grandi sola meta'.
Ora la moglie prendeva in bocca l'uccello di Paolo, senza frenarsi nonostante la presenza dell'estranea.
Premendo con la testa e, come per non perderne neanche un centimetro, si teneva con le mani dietro le cosce di lui.
Si fermava, tenendolo pressato tutto in bocca, e resisteva, evidentemente senza respirare, fino a scattare all'indietro, per tossire e riprendere fiato.
Paolo le porse dei fazzoletti di carta, dove Giovanna lasciava cadere l'eccesso di saliva trasparente, provocato dallo stimolo dell'ugula. Lui era in ginocchio sul letto con lungo coso eretto, come un totem.
"Vieni", disse ridendo, rivolta ad Anna "adesso e' ben lubrificato".
Paolo si stese per terra, su una coperta, affianco al letto; Giovanna la tenne per i fianchi con delicatezza e l'aiuto' a montare su suo marito.
Fece tutto affacciandosi dal letto, dove se ne stava distesa.
Con la mano cerco' la figa di Anna e la studio' con le dita sapientamente.
La sposto' di poco con l'altra mano sul suo culetto, fino a far si che la vulva s'incontrasse col cazzo.
Poi, con un lieve tocco, le premette sulle spalle.
Anna discese sul pene e lo prese tutto in una volta.
Bagnatissima, il cazzo non trovo' alcun ostacolo e penetro' come un perno.
A lei sembro' di poter perdere i sensi per il piacere.
Fece tutto da sola, spontaneamente: comincio a scopare lenta, con volutta'.
Adesso lei e Giovanna erano viso contro viso; con lo sguardo, ora sembrava la sfidasse, ora sembrava implorare il suo aiuto. Ogni tre o quattro ficcate, scendeva fino in fondo e si strusciava sul pube di lui, ruotando il bacino sentiva intensamente il manubrio dentro di lei.
Dopo alcuni minuti di sesso solitario, la coppia si sposto sul letto. Paolo sotto; Anna riprese il posto sul cazzo.
La sua donna li carezzava intanto. Quando il ritmo giusto fu raggiunto, si abbasso' sotto e lecco' avidamente lo scroto e la base del pene.
Dei colpi di lingua colpirono le grandi labbra di Anna, facendola saltare di piacere.
A un certo punto, Paolo usci da lei.
Si alzo' e la guido in modo da farla mettere sul a quattro zampe, come una giumenta.
Mentre aspettava, alle sue spalle, lui in piedi, imboccava Giovanna; entrambi carezzavano il sedere di Anna.
Lei era vogliosa, spazientita, ma la fecero aspettare, era voluto e le piacque.
All'improvviso fu presa di nuovo, in modo forsennato.
Colpi veloci la penetravano, mentre Giovanna la teneva ben salda per i fianchi.
Si sentiva profanata, in balia di quei due che , sapientemente, la usavano.
Un piacere profondo la invase, rapidamente perse il controllo e comincio a venire, Giovanna lo senti' e scatto' con due dita a sfregarle il clitoride.
Ad Anna si strinsero i fianchi ed inizio a sussultare, l'asta spingeva forte, la testa girava, si sentiva come una caffettiera sotto pressione, infatti sbuffava.
Era troppo!
Scarto' in avanti mentre ancora terminava di godere, sfuggi al pene di Paolo e si accascio' sul letto, convinta di finirla cosi, sbuffando per calmarsi, in attesa che il suo cuore e la sua mente tornassero pian piano alla normalita'.
I due non la mollarono, invece al contrario adoperarono il suo corpo come fosse un manichino; lei era troppo eccitata per avere la volonta di reagire e troppo stupita per capire cosa le stavano facendo.
Paolo la giro' sul letto, e mettendosi dalla parte della testa, le tenne le gambe in alto, in questo modo Anna si ritrovo' con la bocca proprio sotto lo scroto dell'uomo, ma quello era il minimo.
Giovanna invece, con la mano aperta, aporofittando della oscena divaricazione della vagina, le frullava con le dita le grandi labbra, solleticando il clitoride, adesso grosso come una noce.
Anna ebbe quasi paura di quella pratica, tanto decisa quando inaspettata, lei pensava di essere venuta, anche abbondantemente; lei pensava di avere raggiunto il piacere.
Invece il bollore riprese, il respiro torno' affannoso e ritmico: piu' che emettere il fiato, lo soffiava fuori, quasi emettendo un fischio.
Tutti i suoi muscoli erano tesi, le gambe sospese tremavano da sole; le girava la testa, come se avesse bevuto e senza poter controllare la sua volonta' emetteva degli: "Aaaah...Aaaah..." sempre piu' lunghi e acuti, ma non le interessava minimamente, anzi gridare come un' ossessa, le piaceva.
Allora ebbe inizio un orgasmo mai provato prima in vita sua: tutto il corpo, di dentro, spingeva verso la vulva, il centro del suo essere era li' e in quel momento, mentre s'inarcava sulla schiena attraversata da una scossa elettrica si rese conto che, da qualche parte, degli alti spruzzi di liquido incolore, volavano nella stanza, principalmente spruzzando i seni e il volto di Giovanna.
Cercava di difendersi dagli spruzzi, ma non si fermava, la sua mano implacabile continuava senza posa.
Anche lei a un certo punto, comincio' a emettere piccoli strilli di godimento.
Anna aveva bisogno di sesso, lo avrebbe chiesto persino per carita', addento il cazzo pendulo di Paolo, che la sovrastava, se ne riempi la bocca, succhiando come una ventosa, per non perdere il contatto con quel grosso tubo di carne e di piacere.
Si riprese solamente dopo parecchi minuti.
Giovanna la prese per mano e l'aiuto a inginocchiarsi sul tappeto, per poi imitarla.
Paolo era troppo eccitato, non reggeva piu' si pose di fronte alle due donne, toccando con il pene le loro bocche, a tratti ne penetrava una, poi l'altra, finche', con un grugnito basso e profondo, comincio ad emettere fiotti di sperma che colpivano le donne dappertutto.
Anna ne prese alcune gocce persino in bocca, invece di sputarle, come faceva sempre, le succhio come un nettare, felice di trattenere a lungo quel gusto strano in fondo alla gola.
Dopo sfiniti, si lasciarono andare sul letto per riposare, mentre Giovanna, distesa tra loro, si masturbava da sola.
Sembrava godere del calore dei loro corpi evenne con gli occhi chiusi, mugolando felice, prima di assopirsi a sua volta.
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