Prime Esperienze
In campagna... 2. Verità
di Calaf
18.08.2016 |
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"Non ha il tempo di rimetterlo dentro, sente un fuoco venirgli dalle reni e spasima strofinando l’uccello su e giù sul suo ventre, imprigionato tra i due..."
“Oh Emilio, quanto tempo che non godevo cos씓Ti è piaciuto? Ho fatto bene?
“Sì caro, hai fatto benissimo, e t’insegnerò ancora meglio ma ora ti voglio dentro di me”.
Guarda golosa il membro di lui ancora turgido, pensava di doverlo aiutare lei ma vede che è già pronto. Emilio non sa che averlo duro dopo essere venuto due volte in poco tempo non è poi tanto normale, non sa che dipende dalla giovane età, dall’astinenza vissuta, dal desiderio che sente bruciargli dentro. Sa solo che lei lo vuole e lui è pronto. Non sa come fare, l’istinto gli dice di mettersi tra le gambe di lei ma poi si perde, colpisce sulle cosce, sulla pancia.
E’ Maria che allunga la mano e lo guida, facendolo entrare in lei centimetro dopo centimetro, sentendolo aprirla piano a piano. Soffoca un urlo, quanti anni sono che non provava questa sensazione? Non ricorda, non importa, ora c’è lui. Allarga le gambe per prenderlo al meglio, teme per un attimo che sia troppo lungo ma non smette di farlo entrare fino a quando i peli pubici non sono a contatto.
Emilio sente la guaina rovente accoglierlo lentamente, sino in fondo. Giace su di lei ma non sa cosa fare. Sente lei che muove i fianchi, li rotea, e gli piace la sensazione trasmessa al suo pene. Sente i muscoli di lei stringerlo, ricorda i discorsi con gli altri studenti e prova a uscire. Di poco, che il gemito di delusione di lei lo blocca, poi spinge ancora in avanti e lei sospira soddisfatta. Deve essere così che si fa, e lui lo fa muovendosi avanti e indietro, avanti e indietro, senza mai uscire tutto ma spingendo sino in fondo quando rientra.
S’accorge di avere il fiato corto, Maria si muove sotto di lui venendogli incontro quando spinge, gli ha incrociato le gambe sulla schiena, lo tira a se e Emilio accelera i movimenti provando quel che mai aveva provato prima. Sente ancora la testa girargli, sa che come le volte prima presto schizzerà in lei, non si preoccupa del fatto ma è lei in un barlume di lucidità a fermarlo. Gli dice di non venire dentro, gli spiega che deve uscire prima e intanto geme e gode, si dimena sotto di lui in un altro orgasmo. Emilio non è sicuro di saper riconoscere il momento, gli viene in aiuto una sgroppata di lei che lo fa uscire involontariamente. Non ha il tempo di rimetterlo dentro, sente un fuoco venirgli dalle reni e spasima strofinando l’uccello su e giù sul suo ventre, imprigionato tra i due addomi, sporcando entrambi.
Ci vogliono alcuni minuti prima di slacciarsi dall’abbraccio. Giacciono tutti e due illanguiditi, senza forze, assaporando le ultime stille di piacere, godendo ancora del contatto dei corpi. Poi sii rassettano entrambi silenziosamente. Lui pensa che non comprende come si possa rinunciare a questo piacere, peccato o non peccato. Lei pensa che dovrà recarsi dal ginecologo, nella città vicina per non far chiacchierare la gente, a farsi prescrivere la pillola. Entrambi sanno che ci saranno altre volte. Emilio va a casa a farsi una doccia prima di cena, incrociando i figli di lei che tornano da un appezzamento distante, e Maria torna a casa per preparare il pasto ai figli.
Da quel momento ogni occasione è buona per trovarsi insieme. Ogni luogo, dal fienile al capanno che li ha visti per la prima volta, dal podere distante al filare di viti che corre sulla collina, dall’androne della casa colonica alla camera di lui. Basta che i due siano vicini e scatta la scintilla che li fa cercare e accoppiare.
Rischiano anche, perché la madre di Emilio non può non notare certi movimenti.
La sera ogni tanto parla al figlio:
“E’ peccato figlio mio, è peccato” e scuote la testa per questo figlio che pare aver perso la bussola. Non che tratti male Maria, capisce che in fondo è meglio lei che un’altra, ma scuote lo stesso la testa e parla ogni tanto, tra una preghiera e l’altra.
Emilio non risponde alla madre. Non vuole interrompere questa storia, non vuole parlarne con lei perché inutile. Ha smesso anche di andare la domenica a messa per non dover confessare quello che continua a considerare peccato ma a cui non sa resistere.
La storia continua, poi la madre si ammala e una delle sorelle, Pia di 43 anni, torna per assisterla.
Pia ha sposato giovane un operaio e è andata a vivere in città impiegandosi come cameriera.
Ha avuto due figli, un maschio e una femmina ora di ventuno e ventitre anni, che studiano all’università del capoluogo di regione.
Anche lei timorata di Dio ha conosciuto solo il marito, che ha sposato per scappare dai lavori di campagna che mal sopportava. E’ una signora piacente, senza grilli per la testa. Il sesso lo vive una volta ogni 15 giorni come dovere coniugale. Le piace sì ma non poi tanto.
Il giorno del suo arrivo Maria e Emilio ne discutono prima di abbandonarsi alla solita sessione torrida di sesso.
Sono nel capanno degli attrezzi, i figli di lei mandati all’altro capo della fattoria.
Abbracciandosi e toccandosi febbrilmente mentre si spogliano a vicenda decidono di essere più discreti, la presenza della sorella fungerà da inibitore ma sanno che ci sono altri posti, altri momenti per vedersi senza essere scoperti.
Nudi, distesi sullo stesso telo della prima volta, rilassandosi dopo l’orgasmo, si preparano al secondo round. Hanno tempo oggi. Maria si alza e s’inginocchia sopra una sedia. Gli occhi le brillano. Il suo amante se l’è coltivato per bene insegnandogli tutto quel che sapeva, e Emilio è stato un allievo diligente e volenteroso e ora ogni volta la porta a orgasmi memorabili. Pregusta quel che sa sta per accadere, oggi vuole insegnargli una cosa nuova.
Emilio le si avvicina, di nuovo duro e teso, le cerca la vagina affondando di colpo come sa che le piace e strappandole un gemito. L’afferra per i fianchi e comincia a muoversi, lo fa per pochi minuti, fino a quando lei, che sente montarle dentro un nuovo orgasmo, gli dice di fermarsi, di uscire.
“Aspetta Emilio, lasciami”
“Cosa c’è, non vuoi……?”
“Sì, ma voglio insegnarti una cosa nuova”
“Cosa”
“Hai mai pensato che puoi entrare in me in un altro modo?”
Si gira Maria guardandolo in attesa, scuote il sedere davanti a lui e alla fine lui capisce.
La conosce per sentito dire, la sodomia, sa che una città è stata distrutta per questo, è un peccato ancora più grave degli altri. Però ormai non bada più alla morale, solo alle sensazioni del proprio corpo, e il suo corpo lo vuole, sente il pene irrigidirsi ancora di più, una sferzata di libidine lo colpisce. Allunga le mani su quel culo, lo accarezza, separa le natiche per vedere bene il forellino che lo invita. Lo vede un po’ dilatato. Non sa che Maria, che da anni non la pratica più, si è preparata al meglio per lui. Col marito lo faceva spesso, le piaceva, ma teme le dimensioni di Emilio, nettamente superiori, per cui si è “allenata” con degli oggetti via via più grandi e ora sente di essere pronta anche se un po’ nervosa.
Gli suggerisce di bagnarlo un po’ e Emilio si sputa sulla mano, si bagna la punta dell’uccello, poi sputa ancora e bagna la rosetta. Indugia con un dito che premendo un po’ vede scomparire dentro con facilità. Prova con due dita e entrambe entrano bene, senza sforzo. Maria geme piano. Chiude gli occhi mentre lui l’afferra ancora per i fianchi, se lo sente puntare sul forellino. Fa in tempo a dirgli di essere delicato, di fare lentamente e già la cappella è dentro. Stringe i muscoli per impedirgli di entrare tutto di colpo. E’ inutile, Emilio ha capito come fare ma quella stretta ha rischiato di farlo venire anzitempo.
Spinge piano, Maria rilassa i muscoli e la verga lentamente sparisce nel forellino, senza esitazioni, senza ripensamenti, sino in fondo.
Maria emette dei gridolini:
“Oddio, me lo sento in gola. Mmmmhhhhhhh, Emilio muoviti ora, piano, fammi piano”
Emilio obbedisce. La sensazione è nuova per lui, sente che è più stretto della vagina ma che piano piano si sta abituando alla sua presenza. Si muove indietro fino quasi a uscire e poi la penetra ancora, e ancora, e ancora, e ancora. La velocità aumenta, Maria corre con la mano alla micina, si accarezza; Emilio si sente preda di una furia sconosciuta, colpisce con forza ora, sente poca resistenza, ode il rumore dei corpi che sbattono insieme, i mugolii di piacere di lei. Non sa quanto resisterà ancora ma continua a spingere, dentro e fuori quel buchino delizioso. Maria quasi ulula quando viene, è un orgasmo particolare che non ricordava così forte. Nel venire stringe i muscoli dell’ano e Emilio si sente come strozzato. E’ il colpo di grazia e anche lui viene, continuando a entrare e uscire, forzando l’anello di muscoli e la simbolica resistenza. Sente la testa girargli, non aveva mai provato una tale intensità di sensazioni.
Esce da lei e fa un passo indietro, quasi cade sedendo sul telo. Guarda Maria inginocchiata che si muove ancora negli ultimi sussulti del piacere, vede il forellino ora non più tanto piccolo che si contrae, che fa uscire della sostanza biancastra. Vorrebbe quasi tornare dentro di lei, provare ancora quel piacere sublime, ma sente in lontananza il motore di un’auto. In fretta si riveste, incita lei a imitarlo e esce sull’aia proprio mentre sua sorella si ferma davanti alla casa.
Corre a abbracciarla, sporco e sudato ma non importa, non la vede da tempo.
Pia scende dall’auto e vede venire verso di lei quel ragazzone che ricorda bambino, ammira il passo atletico, il corpo ben delineato, i muscoli evidenti. Lo abbraccia con affetto e insieme entrano in casa per vedere la madre.
Maria esce di soppiatto dal fienile e va verso il retro della casa, entra in cucina. Ha bisogno di andare al bagno, sa che ha diversi minuti prima che scendano. Fa le cose con calma.
Sopra, nella camera dell’anziana madre, la scena è commovente. Pia si sente in colpa per averla trascurata in questi anni, rabbrividisce a vederla lì, così vulnerabile, la abbraccia, la bacia con trasporto. La madre è contenta di rivederla, a fatica alza il busto dal letto per ricadere senza forze. Vede dietro il figlio e pensa che ha una bella famiglia.
Pia riprende la sua vecchia camera, si fermerà per qualche tempo. Nostalgicamente guarda le pareti, i mobili che l’hanno vista giovane. Si cambia e scende di sotto. È bello per i figli di Maria rivedere lei dopo tanti anni. Emilio le ha parlato di loro, e in più vuole ringraziarli per il loro lavoro.
Li trova tutti nella cucina, i figli di Maria sono rientrati da poco, ancora sporchi del lavoro. Li guarda e vede due bei maschi, giovani, prestanti, abbronzati dal lavoro sotto il sole. Emilio fa le presentazioni, prima Maria che lei si ricorda bene essendo quasi coetanee. La trova bella, prosperosa, con quell’aria sana che solo chi vive in campagna ha. Nota una specie di legame invisibile tra lei e Emilio, quasi complicità, poi le presentano i figli e si distrae, prima il più giovane, Mario, che educatamente le stringe la mano, le pare che sia arrossito un po’, poi il maggiore, Alfredo, che le stringe la mano un istante più del necessario, la guarda in modo sfacciato e è lei a arrossire sotto quello sguardo.
Cenano tutti insieme raccontandosi storie e aneddoti dell’infanzia, aggiornandosi sul presente, prendendo confidenza l’un l’altro. E’ una serata divertente per tutti ma finisce presto, in campagna occorre dormire bene e molto per poter essere pronti il mattino dopo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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