trio
In campagna... 8. Al bar
di Calaf
18.08.2016 |
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"Si permette di riflettere sull’idea e nel farlo ricorda il mattino, quando si è sentita il grosso affare duro di Francesco fino in gola..."
Nel pomeriggio il lavoro è tanto, devono sbrigarsi per paura che il tempo cambi e la vigna è vastissima, così non riescono a riprendere il discorso e Marisa, la ragazza, invita Silvia a uscire la sera per recarsi al bar del paese che funge da punto di ritrovo per ragazzi e non.Silvia non è sicura di voler andare, preferirebbe restare a casa, scopare ancora con Emilio, e invece è proprio lui che la esorta a uscire, spalleggiato da Pia che egoisticamente vuole la certezza di avere solo per sé Mario e Alfredo. Alla fine accetta e così, dopo cena, si ritrova circondata da ragazzi e ragazze della sua età o poco meno.
E’ una compagnia divertente, ascoltano musica da un’auto col volume alto e finestrini aperti, bevono e chiacchierano di tutto, nota numerosi sguardi sulle sue gambe abbronzate lasciate scoperte da una corta gonnellina estiva. Marisa le fa conoscere diversi giovani e si intrattengono fino a tardi, quegli avanti con gli anni sono già andati a casa, tutti insieme.
A coppie o singolarmente anche i giovani cominciano a andare via e Silvia si prepara per tornare a casa contenta di aver accettato l’invito. Si è divertita, svagata, non rimpiange il sonno perso. Marisa la trattiene, le ricorda la promessa e la guida verso un posto appartato per poter parlare con tranquillità.
Silvia guida e Marisa di fianco le dà indicazioni fino a uscire dal paese e imboccare un viottolo sterrato che termina in una radura.
Lì c’è un’auto scura parcheggiata. Silvia frena, indecisa, un po’ impaurita, anche scocciata di avere magari disturbato una coppietta.
Invece Marisa apre la portiera con sicurezza, la invita a fare altrettanto.
- Dai, tranquilla, è Francesco (il ragazzo con cui lavorano alla vigna). Gli ho detto io di venire qui –
Silvia è titubante, d’accordo spiegare a Marisa come è riuscita a fare un “gola profonda”, ma parlare davanti al ragazzo?
Con esitazione la segue e Francesco scende dall’auto salutandole con calore e il classico triplo bacio sulle guance a entrambe.
- Dai Silvia, ho pensato che potresti spiegarmi a parole tutto quanto ma nulla vale quanto una lezione pratica e lui si è “gentilmente” prestato come cavia –
- Vuoi dire che devo…………tu vuoi che io faccia………-
- Un pompino a Francesco. Sì, dai, sei stata fantastica, fammi guardare per bene, da vicino, così io posso provare e vedere dove non riesco –
La proposta è fatta con una voce così tranquilla, come se fosse la cosa più naturale del mondo, che Silvia non reagisce male. Si permette di riflettere sull’idea e nel farlo ricorda il mattino, quando si è sentita il grosso affare duro di Francesco fino in gola. Le pare di sentirlo anche ora e l’idea la eccita insieme all’orgoglio di saper fare una cosa che l’altra non sa.
- Dai Silvia, guarda lui che pende letteralmente dalle nostre………. labbra –
Marisa ride per la sua stessa battuta e anche Silvia ha un moto d’ilarità. Osserva Francesco fermo a due passi in trepida attesa e fa cenno di sì con la testa. Il ragazzo si affretta a prendere un plaid e stenderlo davanti all’auto. Nella luce dei fari tutti e tre si mettono a sedere. E’ Marisa a fare la prima mossa:
- Dai Francesco, tiralo fuori così faccio vedere a Silvia come faccio io –
Francesco non attendeva altro, con fare impacciato si tira giù i jeans, i boxer, espone alla loro vista il cazzo già rigido.
Marisa si china in avanti, le labbra protese, prende subito in bocca il pene cercando di scendere giù più che può. Si rialza subito tossendo.
- Ecco, vedi? Più di questo non riesco –
E indica una misura corrispondente più o meno alla metà.
- Dai Silvia, fammi vedere tu. Dai. –
Silvia sale in cattedra, assume un’aria dottorale e prova a spiegare.
- Vai troppo veloce, devi scendere lentamente, così –
E dalle parole passa ai fatti chinandosi a sua volta, stringendo le labbra intorno all’asta, scendendo piano fino a sentire i primi conati. Lì si ferma, respira col naso, attende che passino e poi va ancora giù, piano, resistendo. Ancora una volta, come al mattino, posa il naso sui peli pubici di Francesco.
Questi sospira deliziato. Quando Marisa gli ha detto di farsi trovare nella radura, luogo abituale di ritrovo per le coppiette del paese, sperava in una scopata con lei, come altre volte era accaduto. Quando poi gli ha spiegato il motivo ha sentito subito il suo cazzo ergersi, e è dal pomeriggio che è eccitato, resistendo alla voglia di masturbarsi in vista dell’incontro serale non con una ma con ben due ragazze, e tra queste Silvia, la nipote di Emilio, che proprio quella mattina gli ha fatto un pompino con ingoio come mai aveva avuto nella sua pur breve esistenza.
Silvia rialza la testa con lentezza, sempre lasciando copiosa saliva sull’asta, e torna a dare spiegazioni.
- Ecco, devi fare piano, spingere fino a quando senti i conati e lì fermarti per abituarti, e poi riprendere cercando di resistere.
Se lo fai lentamente ci riesci. Soprattutto devi renderlo scivoloso più che puoi. Prova –
Marisa si rifà avanti. Seguendo le istruzioni appena ricevute scivola con le labbra sull’asta fin dove può. Si ferma, aspetta che il riflesso spontaneo si attenui prima di scendere ancora un poco. Ripete altre due volte la cosa cercando di rilassare la gola, di renderla un canale accogliente e scivoloso per il cazzo di lui, e finalmente arriva con le labbra all’attaccatura del pene. Si sente piena, non l’aveva mai fatto così. Un moto di esultanza spontaneo la costringe a una precipitosa marcia indietro.
Tossisce ancora e guarda i due ragazzi con un sorriso luminoso:
- Daaaaaiiiiiiii! Ce l’ho fatta, non c’ero mai riuscita. Grazie Silvia, grazie. –
L’istante dopo è di nuovo china su Francesco, a provare ancora la tecnica appena appresa riuscendoci più facilmente. Poi il pompino prende ritmi canonici, solo a tratti intervallato da affondi, quasi a sincerarsi di essere sempre capace di farlo.
Francesco è quasi al limite, la bocca di Marisa lo stimola enormemente. Annuncia il suo prossimo orgasmo e ci rimane male quando Marisa si stacca da lui.
La ragazza ha un sorriso di comprensione per colui che è quasi un moroso per lei.
- Dai, cerca di resistere, devo ringraziare Silvia –
Questa guardandola si era eccitata e aveva portato una mano sotto la corta gonna a massaggiarsi la micina, così come le aveva visto fare al mattino, comprendendo come non avesse potuto resistere alla tentazione. Sentendo le sue parole aggrotta le sopracciglia, non capisce, fino a che Marisa le tende la mano, la tira a sé facendola salire sopra Francesco.
E’ lei che solleva la gonna, scosta gli slip e indirizza il cazzo durissimo all’ingresso della vagina.
A Silvia basta scendere un pochino per sentirsi penetrare. Geme sommessamente e si lascia andare impalandosi.
E’ talmente eccitata che le occorre veramente poco per godere. Cavalca Francesco con forza, spingendo avanti il bacino con forza, sentendolo entrare e uscire dal suo corpo. Di fianco Marisa si è alzata la gonna, si è tolta lo slippino e si carezza mugolando.
Il suo viso è stravolto dal piacere, la micina, così simile alla sua, è aperta, bagnata. E’ con questa visione negli occhi che Silvia gode non riuscendo a trattenere degli urletti, fregandosene che qualcuno possa udirli, agitandosi scompostamente sopra il ragazzo che non resiste a sua volta:
- Non ce la faccio piùùùùùùùùù –
Urla Francesco, e Marisa si scuote, si butta addosso ai due avvinghiati, toglie il cazzo dalla micina di Silvia e se ne appropria con la bocca appena in tempo per ricevere il primo schizzo. Stringe le labbra sull’asta per non perdere nemmeno una goccia, muove la lingua intorno alla cappella e sente la bocca riempirsi di seme caldo che inghiotte come può, gli occhi fissi sulla micina di Silvia che si contrae ancora a pochi centimetri.
Non smette di succhiare Marisa, vuole che il cazzo rimanga duro morendo dalla voglia di prenderlo dentro di se. Con fervore succhia e lecca riuscendo nel suo intento.
- Lo voglio io adesso, dammelo dai, dammelo. –
Scosta Silvia che si lascia cadere di lato e sale sopra Francesco puntandoselo alla micina e lasciandosi cadere di schianto, prendendolo tutto dentro di sé in un solo movimento. Poi tende la testa indietro e geme muovendosi con forza come una provetta cavallerizza, stringendo le labbra per non urlare, inseguendo l’orgasmo che raggiunge dopo diversi minuti in cui Francesco è passato dal torpore post-eiaculazione a una nuova eccitazione che lo fa tendere per spingersi incontro a Marisa.
- Oh cazzo! Sto venendo, dai, dai, dai, DAAAAIIIIIIIIII -
Gode prima lei urlando e non paga si toglie da sopra il ragazzo impugnandogli l’uccello e segandolo con forza fino a farlo schizzare ancora come una fontana, col seme che cade tutto intorno a loro, sulla pancia di lui, sulle gambe di lei, sul plaid strapazzato.
E’ molto tardi quando Silvia torna a casa, cercando di fare poco rumore per non svegliare gli altri.
Passando davanti alla camera di Emilio vede la porta aperta e da dentro la sua voce che la chiama:
- Silvia –
E’ poco più di un sussurro ma lo sente e entra nella stanza.
Emilio è sul letto, coperto dal lenzuolo. Non le dice nulla ma l’erezione è evidente sotto la stoffa e Silvia si avvicina senza una parola, tirando via il lenzuolo dai piedi del letto, salendovi sopra in ginocchio e calando la bocca sull’uccello prepotentemente teso verso l’alto.
Nessuno dei due parla, nemmeno quando Silvia sale sopra di lui e sposta gli slip facendosi penetrare e muovendosi avanti e indietro come non molto tempo prima con Francesco. Le pare di non avere mai smesso, di continuare la scopata sull’erba appena fatta, unica assente Marisa.
Emilio la sente partecipe, disponibile, forse la trova un po’ più aperta, bagnata, di come se l’aspettava ma non parla, si limita a afferrarle i fianchi assecondandone il movimento fino a quando avverte il piacere farsi imminente e l’avverte.
Silvia si scosta da lui, si china e ripete quanto fatto da Marisa ricevendo contenta gli schizzi, ingoiando il dono di lui.
Non ha goduto ma non le importa, le è bastato sentirsi riempire, sentire il corpo caldo di Emilio contro il suo. Un egoistico altruismo il suo, perché è solo di quello che aveva bisogno per dimenticare, o forse sublimare, l’incontro con Francesco e Marisa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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