trio
Come ci sono arrivato qui?
di bolleblu
01.01.2025 |
220 |
0
"Il suo viso è sereno nel sonno, le labbra appena socchiuse..."
Mi sveglio in un groviglio di lenzuola stropicciate, la testa che mi pulsa come un tamburo. La luce fioca del neon filtra dalle fessure della tenda, proiettando ombre distorte sulle pareti del motel. Un odore acre di sesso e sudore inebria l'aria. Apro gli occhi e il mondo si sbianca.
Accanto a me, disteso su un fianco, c'è un uomo nudo e addormentato, con un corpo che potrebbe far sciogliere la neve più dura. I suoi capelli corvini sono arruffati, ci sono segni sul suo corpo di rossetto e tracce di sborra intorno alla bocca, il suo cazzo a riposo è mostruosamente largo e lungo. È la bellezza incarnata, un sogno ad occhi aperti.
Dall'altra parte, rannicchiata sotto le coperte, c'è lei: Angela, la mia amica di sempre. Il suo viso è sereno nel sonno, le labbra appena socchiuse.
Un brivido mi percorre la schiena. Cosa diavolo è successo? Cerco di rimettere insieme i pezzi della notte, ma i ricordi sono frammenti sfocati, come un film visto attraverso una lente sporca. Ricordo il calore, il contatto, il piacere. Ricordo le risate, le confidenze, la complicità. Ricordo i nostri sguardi che si incrociavano, carichi di desiderio e di promesse.
Un'immagine improvvisa mi esplode in mente: l'aperitivo con Angela, qualche ora prima. Ricordo la luce del tramonto che filtrava attraverso le persiane del bar, il rumore ovattato delle conversazioni, il suo sguardo che mi bruciava la pelle. In quel momento, spinto da un'impeto irrefrenabile, le avevo confessato tutto: il mio amore per lei, celato per anni dietro un muro di diffidenza e paura.
"Angela ti amo. Ti amo da sempre."
Le parole mi erano uscite dalla bocca come un fiume in piena. Avevo atteso quel momento per tutta la vita, eppure mi sentivo allo stesso tempo terrorizzato e liberato.
La sua reazione mi aveva gelato il sangue. Aveva sorseggiato il suo bicchiere di vino, i suoi occhi scintillanti di una luce che non avevo mai visto prima.
"Finalmente ti sei deciso, bambo!" aveva esclamato, con un sorriso che mi aveva disarmato. "Sapessi quante volte mi sono sgrillettata in questi anni, fantasticando su di noi. Su quello che avrebbe potuto essere."
Le sue parole erano state come una bomba che mi aveva scosso fino alle fondamenta. Mi ero sentito esposto, vulnerabile, ma allo stesso tempo eccitato. Il mio cazzo pulsava dentro ai boxer che mi aveva regalato lei l’anno scorso. In quel momento avevo capito che tra noi c'era sempre stato qualcosa di profondo, qualcosa che andava oltre l'amicizia.
Angela improvvisamente si alzò dal tavolo e mi disse: “Portami in un motel Ale! recuperiamo il tempo perduto, scopiamo come non ci fosse un domani!”
Sono di nuovo nella stanza, mi alzo dal letto e vado in bagno. Mi guardo allo specchio. Gli occhi sono rossi, le labbra screpolate. Ho l'impressione di essere un altro uomo, un uomo che non riconosco. Mi sciacquo il viso con acqua fredda, nella speranza di ritrovare me stesso.
Torno in camera e mi siedo sul letto. Angela si stiracchia e apre gli occhi. Il suo sguardo incrocia il mio e sorride.
"Buongiorno", dice con voce rauca.
"Buongiorno", rispondo.
"Ricordi la scorsa notte?", chiede Angela.
"Come potrei dimenticarla?", rispondo, mentendo.
Sorride e si avvicina a me. Mi accarezza il viso, le dita che mi sollevano il mento.
"È stata perfetta", sussurra.
Annuisco. È stata perfetta. Ma c'è qualcosa che mi turba. Un senso di colpa, forse. O forse è solo la paura di rovinare tutto.
"Ti amo, sai?", le dico.
Mi guarda negli occhi, senza batter ciglio.
"Lo so", risponde.
E in quel momento, mentre le nostre labbra si incontrano, capisco che non importa più nulla. Non importa il passato, non importa il futuro. Importa solo questo istante, questo contatto, questa connessione profonda.
Angela psi inginocchia di fronte a me, i suoi occhi fissi sui miei. Con un gesto lento e sensuale, mi afferra il cazzo, iniziando a lavorarci sopra con una maestria che mi lascia senza fiato. Il suo calore, la sua umidità, la sua abilità mi fanno impazzire.
Sento il cazzo pulsare, la cappella fremere per la velocità della sua lingua sul frenulo. Le labbra scorrono e il suo viso è deformato dal piacere e dal mio cazzo che è grosso come forse mai lo è stato. Con una mano lavora le mie palle, l’altra si muove veloce sulla sua figa, che intuisco fradicia. Più il ditalino si velocizza, più il ritmo del pompino aumenta, i suoi occhi non si staccano dai miei.
La stanza si riempie di suoni ovattati, di gemiti soffocati. Il tempo sembra fermarsi. Vengo con un rantolo, sborrandole in bocca. Angela ingoia tutto e con voce roca ed impastata mi dice “ora tocca a te! Apri la bocca e bevi tutto!”
Porto la mia bocca sulla sua figa oscenamente aperta, chiudo gli occhi e sento un calore intenso, un liquido caldo che mi inonda il viso. È lo squirt di Angela, un'esplosione di piacere che mi lascia senza parole.
Angela si stacca dalle mie labbra, gli occhi brillanti di passione. Il suo respiro è affannoso, il corpo tremante. Mi sorride, un sorriso enigmatico che mi fa perdere la testa.
Mi ritrovo a baciare la sua pelle, a sussurrare parole d'amore. Lei ride, un suono cristallino che risuona nella stanza.
"Adesso guardami e segati per me!", dice, gli occhi brillanti di malizia.
Si sposta di nuovo verso l’uomo addormentato e, con delicatezza, inizia a baciarlo sul collo, a sussurrare parole dolci al suo orecchio. Lui si muove, borbottando qualcosa nel sonno.
Angela scende con la testa e inizia a lavorare sul cazzo, il suo corpo si inarca, i suoi fianchi si muovono ritmicamente.
Mi sento come un voyeur, nascosto nell'ombra: mentre assisto a questa scena intima, mi sto segando furiosamente e con una mano alternativamente, mi stringo le palle e cerco di incularmi con le dita. Vengo urlando il suo nome: “Angelaaa!”
Cosa mi succede?
Mi guardo intorno, cercando di dare un senso a tutto questo. Come siamo finiti qui? Chi è lui? E soprattutto, come faremo a tornare alla nostra vita normale dopo una notte come questa?
Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi. Ma le domande continuano a tormentarmi.
Con la bocca piena di sborra, Angela si avvicina a me, deglutisce, mi sorride e, accarezzandomi il cazzo, mi dice: “a proposito, chiamami Anya! E lui è N!”
(Continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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