trans
Sottomessa in uno splendido pomeriggio
di culettosodo
24.03.2015 |
31.696 |
11
"Penso a come posso mostrargli tutta la mia gratitudine e la mia sottomissione e gli dico: “Fammi bere tutto, tutto quello che vuoi, sono tua..."
SOTTOMESSA IN UNO SPLENDIDO POMERIGGIOLa prima volta che Steven mi aveva scritto, aveva indicato il suo numero di telefono, segno che riponeva grande fiducia nella mia serietà ma anche che aveva una gran voglia di me e del mio culetto, che compare impertinente e voglioso in molte delle foto sul mio profilo: non voleva perdere tempo, voleva la mia carne e, da bravo diavoletto, anche la mia anima.
Data la stagione fredda decido di rinunciare al carsex, che pure mi piace e mi eccita moltissimo; ci diamo appuntamento al Motel sulla superstrada per Como, nell’ora pomeridiana in cui iniziano le grandi code del rientro.
Attendo il suo arrivo un po’ tesa, appoggiata alla parete, con il culo nudo e sporgente ed un sorriso convinto dietro il biondo intenso della parrucca; una parrucca di qualità, raccolta sul retro con un lunga molletta intarsiata per mostrare, con femminea civetteria, gli orecchini luminosi e ricchi di riflessi. La porta è socchiusa, lui entra timidamente e vede subito i miei quasi due metri di troiona, tacchi compresi; abbandona in fretta la timidezza e lascia cadere gli abiti sullo schienale della poltrona. Il suo corpo tonico, le braccia e le cosce potenti mi dicono che sarà un bel pomeriggio, lo sento.
Seduta sulla poltrona, gli slaccio maliziosa la cintura e mentre gli apro la cerniera dei pantaloni sento un intenso, delizioso profumo di cazzo: che bello non sentire l’odore di detergente del discount alla vaniglia, come a volte purtroppo succede! Lo guardo dal basso in alto sorridendo, chino la testa e comincio a succhiare il suo cazzo devotamente, alternando le lunghe succhiate ad occhi chiusi con passate lente della punta della lingua sulle sue palle già gonfie, sulla cappella violacea, sulle cosce marmoree e giù giù fino ai piedi, una delle mie passioni.
Mi tiene la testa con una mano mentre succhio avidamente il suo obelisco; mi accorgo che lui mi guarda nello specchio per controllare il mio impegno e la mia dedizione, potremmo dire il mio livello di “troiaggine”.
A questo punto mi ordina di mettermi a quattro zampe su di un divanetto in finta pelle nera, di fronte al grande specchio dalla cornice dorata che troneggia nella camera, testimone di innumerevoli e mitiche scopate. Io fingo di non capire le sue richieste e lo guardo con aria di sufficienza, come a dirgli che non sono la sua schiava, che mi deve convincere se vuole impormi qualcosa ed allora lui mi assesta una tremenda sberla sul culo nudo, accompagnando il veloce gesto con un “obbedisci, troia!”.
E’ proprio quello che cercavo, quello che aspettavo con ansia da quando ci siamo scritti la prima volta: lo guardo con apparente disprezzo, mentre provo un dolore intenso misto a piacere; lo sfido a darmene un’altra se ne ha il coraggio, ma è proprio quello che voglio, quello che bramo per sentirmi domata, sottomessa, ridotta ad una puttanella. Lui lo capisce bene, fa due passi per posizionarsi dietro a me che sono accovacciata sul divanetto, finchè non riesco più a vederlo con la coda dell’occhio; passano due, forse tre lunghi secondi ed ecco arrivarmi in sequenza tre, quattro, sette forse dieci sculacciate tutte insieme. Mi guardo nello specchio, mi gira la testa mentre mi chino in silenzio come per richiederne altre, di quelle splendide sberle: il mio culo è fortemente arrossato, non più candido e burroso. Temo che a Steven le mie chiappe possano piacere di meno così arrossate ed invece mi accorgo che il suo pene è turgido, dritto, svettante: venti centimetri che reclamano la loro preda, uno sfogo immediato, una mia resa senza condizioni.
Mi piazza le sue ginocchia sopra i miei polpacci, sento che la punta calda del suo membro cerca imperiosa una via tra le mie rotondità, provo ad aiutarlo, ad istradarlo con la mano e lui me la blocca, quasi me la storta, mette un filo di gel dal tubetto prodigioso sulla cappella calda e mi penetra, prima lentamente, poi sempre più velocemente.
Mi piazza le mani forti sulle spalle, la mia schiena si inarca per accogliere meglio le spinte dei suoi fianchi potenti: mi guardo sorridendo nello specchio: mi sta montando, mi sta fottendo il culo con decisione, con un convinto e trionfante senso di possesso, pronunciando con fiato un po’ pesante e sguardo sarcastico : “prendi, puttana….ti piace fare la puttana.. lo sapevo! “. Poi dopo numerosi assalti che mi sfondano e mi fanno sentire il suo cazzo su quasi tra i polmoni, decide di cambiare entrata, mi fa segno di sedermi e mi piazza le sue parti basse sul viso “succhia, zoccola..! Fai vedere quello che sai fare..”.
Succhio a lungo, non so per quanto e mi sento puttana, sempre più puttana. Mi piace sentire il suo sguardo severo su di me; prende lo smartphone e mi fa delle foto dall’alto: è un ragazzo serio e non temo sorprese, anzi gli chiedo di farne tante di foto, la cosa mi eccita molto: chissà che non le voglia mostrare agli amici, sarebbe bello soddisfare ancora lui ed anche i suoi amici tutti insieme, gli voglio già bene anche se lo conosco da così poco! Poi torna a montarmi con decisione davanti allo specchio dl bagno, la sua pelle contro le mie chiappe, una splendida musica ritmica..
Alla fine sono vinta, soddisfatta, persino dolce con lui, che mi ha trattata come volevo. Penso a come posso mostrargli tutta la mia gratitudine e la mia sottomissione e gli dico: “Fammi bere tutto, tutto quello che vuoi, sono tua.”
Chinata davanti a lui, bevo a più riprese e sono felice.
FINE
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.