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Dolce sottomissione


di Ermesincuriosito
30.04.2024    |    9.248    |    12 9.8
"Poi, sempre più eccitato, iniziai ad andare su e giù con la bocca sulla sua cappella, dapprima tenendo la sua cappella scoperta e succhiandola nella bocca, ..."
Conobbi Giulia oltre 10 anni fa, ancor prima di conoscere mia moglie.
Lavorava come personal trainer nella palestra di quartiere in cui ero iscritto all'epoca che, a causa del lavoro che facevo, frequentavo presto la mattina, e poiché anche lei faceva principalmente turno di mattina, instaurammo dapprima un bel rapporto professionale, che bene presto si tramutò in una sincera amicizia.
Sincera perché sicuramente da parte mia non ci sarebbe mai stato motivo di cercare qualcos'altro visto che Giulia aveva tutto ciò che in una donna non mi attirava: alta più di me, fisico magro ma molto muscoloso, addome scolpito, braccia venose e maschili, viso squadrato decisamente androgino, con zigomi sporgenti e naso diritto. Mentre la bellezza che cercavo nella donna era più dolce, fragile, quasi innocente.
E poi Giulia era trans, ed io non ero minimamente attratto dal cazzo.
Insomma, era per me certo che non si sarebbe mai tramutata in qualcos'altro..o almeno così credevo..

Con Giulia ho passato innumerevoli serate e molte delle quali, soprattutto negli ultimi anni, si concludevano con noi due da soli, principalmente ubriachi, seduti su una isolata panchina di un parco poco frequentato del nostro quartiere, parlando di tutti i nostri problemi, confidandoci paure e timori, sogni e delusioni.
Quello che amavo del rapporto con Giulia, e che non giudicava, con lei potevo essere davvero me stesso e aprirmi su qualunque aspetto, anche i più intimi.

Giulia fu la prima e unica persona a cui confidai le mie fantasie più spinte, come mi eccitasse più dare piacere ad una donna che riceverne io, quasi essere usato da una donna per il suo godimento, rendendomi a mia volta conto della mia indole sottomessa. Lei d'altro canto mi confidava le sue delusioni, di come fosse per lei difficile trovare un partner che l'accettasse completamente, soprattutto il suo lato attivo e autoritario.
"Una padrona ed uno schiavo, certo che saremmo una coppia perfetta noi due!" scherzava spesso così quando i nostri discorsi prendevano una piega sessuale. Ma non avevo mai voluto pensare a qualche intenzione diversa nascosta dietro queste sue battute.


Fu in una serata come queste, su quella panchina, che cambiò per sempre la mia vita.
Avevo avuto una settimana orribile a lavoro e avevo pure discusso pesantemente con mia moglie per le vacanze estive, visto che non avevo intenzione di passare le uniche due settimane di ferie al paesello con i suoceri.
Dovevo sbollire e Giulia mi fece compagnia al pub, e come al solito terminammo la serata, dopo innumerevoli alcoolici, su quella panchina.
Ero così ubriaco da quasi non riuscire a stare seduto. Stravaccato sulla panchina avevo la testa così pesante che ad un certo punto la appoggiai sulla spalla di Giulia che sedeva alla mia destra, perso con la testa a contemplare il bel cielo stellato.
"Io sono convinta che a te piacerebbe, comunque" singhiozzò Giulia d'un tratto, parecchio brilla anche lei.
"Eh? Cosa?"
"Il cazzo! Secondo me ti piacerebbe, dovresti provare!" Continuava ridendo.
"Ma smettila, e poi io adoro la figa..non quella cosa appesa che hai tra le gambe" tagliai corto.
"Ma no pensaci..a te piace dare piacere, sentirti sottomesso, umiliato. Dimmi se fare un bel pompino ad una ragazza col cazzo non tocca esattamente tutte queste cose?".
"Ma va'..ma che dici..?"
"Pensaci, una ragazza ma con un bel grosso uccello, uno di quei cazzi belli grossi, che quando lo vede anche l'etero più convinto si inginocchia per succhiarlo" continuava lei.
"Ma come ti viene? Come può uno, se etero, a voler succhiare un uccello?" Mi trovai a controbattere la sua flebile argomentazione.
"Bè... perché magari è etero ma con una indole sottomessa, no? E si eccita a dare piacere, venerare il sesso dell'altro."
"Bha..." Dissi io, l'alcool non mi permetteva di essere lucido, tanto che la sua tesi iniziava ad avere un certo senso nella mia testa.
"Pensaci, in tutti i porno si inginocchiano davanti a un bel cazzone grosso, duro e virile, per succhiarlo, dargli piacere..venerarlo"
"Comunque a me non attira per nulla.." dissi svogliatamente trovandomi a riflettere che effettivamente, ripensando ai porno che guardavo da ragazzino, mi eccitavano molto quelli in cui ragazze dalle fattezze minute succhiavano cazzi enormi, fino a farsi venire sul volto contente.
"Solo perché non hai mai provato, o non ti sei mai trovato nella situazione giusta!" Continuava lei imperterrita, come al solito voleva avere sempre l'ultima parola.
"Bha...non penso mi possa piacere.." riuscì a rispondere, con la testa pesante che continuava a girarmi per l'alcool.
"Solo perché hai paura: paura della società, paura di essere giudicato, e sai che è vero"
"Bè...forse.." non sapevo più come rispondere.
"Devi solo provare una volta, anche solo a prenderlo in mano, non devi per forza fare chissacché. Solo per vedere cosa provi, cosa senti. No?"
"Si si" risposi velocemente per chiudere lì quell'estenuante discorso "ok".
Ubriaco dall'alcool e dal continuo incalzare di Giulia su questo argomento, non feci tanto caso al suo dimenarsi accanto a me e non mi interrogai oltre, finché non mi prese la mano per portarla verso il suo addome e sul mio palmo appoggiò un qualcosa di grosso e caldo.
"Ma cos'è..?" Chiesi con la testa ancora rivolta verso il cielo stellato.
"Il mio pisello.." disse ridacchiando appoggiando la sua testa sopra la mia.
"Cazzo dici..?" risposi incredulo, trovando quasi comica l'idea.
"Guardalo, ti prego" mi disse, questa volta sussurrandomi dolcemente all'orecchio.
Il suo cambio di tono mi preoccupò, e così mi girai guardando verso il suo inguine.
"Oddio..." Esclamai incredulo, finalmente rendendomi conto di quello che aveva fatto.
Giulia aveva preso e appoggiato il mio braccio sotto il suo seno, in modo che il palmo della mia mano destra guardasse verso di lei e le dita puntassero verso di me. Poi, sbottonatasi i jeans, aveva tirato fuori il suo uccello e lo aveva appoggiato sul palmo della mia mano.
Fu così che vidi per la prima volta il suo cazzo, direttamente appoggiato sulla mia mano, ed era un qualcosa di grottesco.
Da ragazzino avevo visto diversi film porno, ma non mi imbattei mai in un uccello così.
La sua asta, larga quasi quanto il mio palmo, era inumana, davvero spaventosa. Dalla sua base partivano due grossi vasi sanguigni, gonfi e esageratamente in rilievo, che correvano paralleli per tutta la lunghezza dell'asta terminando prepotenti nella punta. Da questi partivano diverse diramazioni, altrettanto grosse ed in rilievo che serpeggiavano intorno al suo enorme uccello dandogli l'aspetto di un qualcosa di mostruoso, di alieno. Nonostante quell'incredibile dedalo di vene in rilievo, si distingueva perfettamente sotto la spessa pelle color caramello la figura fungina della sua larga cappella. E proprio lì nella zona del prepuzio, sopra la cappella, le vene salivano ancora più in superficie risultando più doppie e di un acceso colore blu, completando il disegno mostruoso di quell'uccello.
"..ma che.." non riesco a finire la frase che nel mentre Giulia chiude la sua mano sulla mia, piegando il mio pollice sulla sua asta facendomelo cingere, in tutta la sua grossezza, nella mia mano. Dolcemente, la sua mano sulla mia, mi guida in un lento movimento su e giù.
Tutta questa situazione, il suo prendere l'iniziativa in modo così improvviso ma allo stesso tempo dolce, il mio essere ubriaco, il fatto di avere la mia mano intorno ad un cazzo mostruoso, tutto quel discorso sulla sottomissione e la venerazione del cazzo, mi spiazzò non poco.
La mia mano la sentivo...piena. Era una sensazione completamente diversa da quando qualche volta mi trovavo a prendere in mano il mio purtroppo non così grosso e virile uccello.
Era tutto così strano, ma non spiacevole, anzi il suo uccello emanava un piacevole tepore stretto nelle mie dita. Le sue dimensioni, il suo tepore mi infondevano una strana sensazione di calma, sicurezza. Ma la situazione era troppo imbarazzante, fuori dall'ordinario a cui ero abituato e lentamente provai a ritirare la mano, ma Giulia me la strinse saldamente, bloccandomela attorno al suo cazzo.
"Avevi detto che lo avresti fatto.." mi anticipò lei.
"No..Giulia..non intendevo..questo" le risposi con poca lucidità.
"Solo un pò...se non ti và smettiamo..ma solo un altro pò..fallo per me" insistette con dolcezza, quasi come se fosse un qualcosa di importante per lei. Stranamente importante.
"Giulia..io.." volevo uscire da quella situazione ma allo stesso tempo avevo questa strana paura di ferirla.
"Fidati di me? Ti prego.." continuò mentre alzando il suo braccio sinistro lo cinse intorno al mio collo, posando la sua mano sulla mia testa, in una delicata carezza.
Mi trovavo adesso abbracciato da Giulia, la testa leggermente reclinata e sempre appoggiata sulla sua spalla, la sua mano destra che mi accarezzava dolcemente la testa, mentre la sua sinistra altrettanto dolcemente mi guidava sulla sua asta.
Io non le risposi, per paura di ferirla, e la seguì in questa cosa.


Davanti ai miei occhi avevo il suo uccello che lentamente prendeva vigore nella mia mano. Adesso che si induriva mentre lo stavo stringendo, iniziai a sentire più chiaramente le sue vene sulla mia pelle che, come l'asta, iniziavano a gonfiarsi.
"Lo stai guardando?" mi chiese.
"...Si.." le risposi dopò un po' parecchio imbarazzato.
"È molto grosso vero?"
"..Si.." risposi sempre a monosillabi, sempre più in imbarazzo.
"Adesso non guardarlo..sentilo nella mano" mi chiese e così facendo fece scivolare la sua mano sinistra sui miei occhi. "Prova ad immedesimarti in una persona che lo vuole, che lo desidera..che vuole dargli piacere?"
"Giulia..io non.." rispondo sempre più spaesato.
"Prova..a pensare a cosa farebbe una ragazza ad un uccello così..lo desidererebbe..vero?" mi domandò ma non risposi.
"Lo vuole stringere nella sua mano, sentirlo crescere e diventare ancora più grosso..gli vuole dare piacere, non pensi?"
"..si...non so..io non.."
"Non rispondere più.." mi interruppe dolcemente, sussurrando "..ascolta solo la mia voce."
"Immaginati di essere questa ragazza che si ritrova appoggiata al suo amante con il suo uccello in mano. Lei è un po' intimorita, imbarazzata, è ritrosa, vorrebbe andarsene. Ma adesso, con quell'uccello così grosso in mano, inizia a sentirsi strana, ad essere incuriosita. Inizia ad avere una strana voglia, a fare strani pensieri.."
Con gli occhi chiusi, cullato dalle sue parole, iniziai a immaginare una delle ragazze che guardavo nei porno, quei classici porno sulle "prime esperienze" che mi eccitavano tanto.
"Quell'uccello è troppo grosso, troppo potente, troppo maschile, non ha mai visto una cosa del genere. Inizia a pensare che non può fare altro che dargli piacere, che è il suo compito. Deve venerarlo."
Con la sua mano spostò la mia, facendomi mollare la presa, mentre il suo membro si appoggiava sull'addome. Mi prese la mano e me la posò aperta sull'asta e mi guidò ad accarezzare la sua asta per tutta la sua lunghezza.
"Lo sente grossissimo sotto il suo palmo mentre il suo amante la guida nell'accarezzarlo, e si eccita sempre di più. E allora non resiste più prende coraggio e di sua iniziativa lo impugna nella sua mano" continuava a descrivermi la scena mentre avevo ancora gli occhi chiusi dalla sua mano sinistra.
"Prendilo in mano..." mi sussurrò languidamente nell'orecchio.
Alla cieca la mia mano iniziò a muoversi cercando il suo uccello per poi afferrarne nuovamente l'asta.
"Adesso può sentire quanto è grosso e caldo nella sua mano" continuava a narrare Giulia con la sua dolce voce mentre io, con gli occhi chiusi, vivevo quel racconto attraverso il tatto, in un mondo per metà onirico, fomentato dall'alcool.
"Ma lei vuole di più, vuole dargli piacere, per farlo diventare ancora più grosso, duro.."
E nella mia mano, sulla mia pelle, iniziai a provare le stesse sensazioni che lei stava descrivendo.
"Lei lo stringe, e lentamente và su e giù, su e giù. Lo vuole far diventare duro..vuole sentire tutta la sua forza..la sua virilità..Lentamente sta perdendo la testa.."
La mia mano seguiva scrupolosamente il copione di Giulia, iniziando una lenta e sensuale masturbazione mentre io perdevo l'ultimo barlume di lucidità.
"Lei lo sente, sente quel grosso uccello diventare sempre più duro. E lo desidera sempre di più."
Io ero ormai un burattino nelle mani, anzi, nelle parole di Giulia, che come una strega mi aveva fatto cadere sotto il suo incantesimo da cui non riuscivo a evadere.
"Anche se inesperta, la sua dolce sega sta dando piacere a quell'uccellone così virile. Sente la sua mano piena di quel cazzo così grosso e duro. Desidera essere sua. Sentirsi sua completamente."
Iniziai ad eccitarmi a quel racconto, e portai lentamente la mia mano sinistra sulla mia intimità, per placare quella strana sensazione di calore che iniziamo a sentire.
"Lei non vuole sentire solo la sua mano piena di quella virilità..anche la sua bocca desidera sentirsi riempita."
La mano di Giulia dolcemente iniziò a fare pressione sulla guancia, come per farmi girare. Ma in realtà non mi stava forzando, mi indicava solamente la direzione giusta. Era la mia testa a muoversi da sola, verso la sua.
Sentivo il suo respiro caldo sulle mie labbra.
"Ma ha troppa paura ad ammettere di volere quell'enorme cazzo nella sua bocca, e allora cerca la bocca del suo amante, per provare a soddisfare la sua voglia."
Timidamente tirai fuori la punta della lingua e subito sentii la sua lingua trovare la mia. Per un istante le nostre lingue si toccarono e si accarezzarono. Un istante che eccitò come nulla prima d'ora, ma che come per la ragazza, mi lasciò insoddisfatto.
Giulia riprende a descrivere la scena, mentre la mia lingua accarezza dolcemente le sue labbra che, indifferenti, continuano a pronunciare quelle parole che su di me avevano l'effetto di un incantesimo.
"Il bacio non le basta. Lei vuole sentire nella sua bocca quelle stesse cose che sente la sua mano: l'asta così dura e vigorosa, le vene così gonfie e pulsanti."
Guidato dalla voce di Gilia iniziai anch'io a sentire la rude mascolinità di quell'uccello. Mi ritrovai a stringerlo più forte nella mia mano, per sentirlo meglio. Sentire le sue vene virili e gonfie, la sua asta dura e maestosa, la sua pelle scorrerci sopra come se fosse un ramo nodoso. Ruvido, grumoso, nerboruto, iniziai a sentire realmente la potenza soverchiante di quell'uccello,
"Le piacciono perché le danno una sensazione di forza, di potenza, di virilità..Nella mano sta stringendo il cazzo di un vero uomo.."
Sentivo anche io questa strana sensazione, la sensazione di stringere qualcosa di forte, potente, incredibilmente maschile, molto più di quanto potrei mai esserlo io.
Iniziai ad ansimare in preda ad una terribile voglia mentre la mia mano destra, quasi aggrappata a quel grosso bastone di carne, continuava a masturbarlo.
"Non le basta più averlo solo in mano, lo vuole dentro di sé, nella sua bocca, venerarlo, dargli piacere.."
Ansimavo sempre più profondamente mentre sentivo la mia bocca sempre più secca. E la voglia cresceva, sempre di più. La voglia di sentirmi...
"..essere sottomessa a quel grosso cazzo.."
...sottomesso.


Giulia spostò la sua mano dai miei occhi, tornando ad accarezzarmi la testa, permettendomi di nuovo di vedere.
Io, enormemente eccitato, diressi subito lo sguardo verso il basso, verso il suo uccello.
I miei occhi poterono finalmente ammirare quell'immenso uccello in erezione. Vedere la mia mano ubbidiente andare su e giù lungo la sua asta masturbandolo. Il prepuzio colorato dalle infinite diramazioni blu delle vene, scorreva lentamente, sospinto dalla mia mano verso il basso, scoprendo per la prima volta quel grosso glande.
Rimasi estasiato dalla vista di quel glande così gonfio e prepotente, di come deformava con arroganza la pelle del prepuzio che gli scorreva sopra, tanto che continuai ad andare su e giù su quell'asta solo per vedere la sua cappella coprirsi e scoprirsi, rimanendo ipnotizzato da quell'incredibile uccello.
Per la prima volta, desiderai poterlo baciare, leccare. I miei batti aumentarono all'improvviso, il mio respiro divenne affannoso a quel pensiero così umiliante. Chiusi un momento gli occhi per provare a scacciarlo, ma una volta riaperti mi bastò posare gli occhi sul suo potente uccello, per far ritornare immediatamente quel pensiero.
"Vedere quell'uccello la eccitava terribilmente. La sua grossezza, la sua potenza, la sua virilità. Non aveva mai visto un uccello più mascolino, più bello di quello" continuava Giulia focalizzandosi sui concetti che più mi facevano scivolare verso la perversione più estrema e la sottomissione.
"Le piace da morire quel grosso uccello..vuole succhiarlo e sottomettersi a lui" mi diceva mentre io continuavo a fissare vogliosamente la sua cappella.
"Ti piace?" disse questa volta sussurrandomi direttamente nell'orecchio "..ti piace..vero?"
La mia testa era ormai intrappolata in quella dimensione erotico-onirica narrata da Giulia, eccitato ed ansimante risposi lasciandomi sfuggire un gemito "..ahh..si...mi piace.."
"Guardalo quanto è bello.." sospinto dalle sue parole, mi soffermai a guardare il suo cazzo, la sua asta grossa e lunga, la sua cappella gonfia, le vene così grosse e virili. Quello che all'inizio mi sembrava mostruoso, adesso aveva un fascino autoritario e perverso. Il suo aspetto così virile e potente lo aveva reso diverso ai miei occhi..più bello, desiderabile.
"..forte, e virile..Avanti, sottomettiti a lui." mi sussurra nuovamente nell'orecchio, mandandomi delle scosse lungo la schiena.
"..sotto..mettermi..." blabettai spaesato. La lenta seduzione di Giulia stava ormai facendo breccia nella mia indole remissiva, portandomi a desiderare il piacere di quel cazzo.
Giulia mi girò lentamente verso il suo viso, mentre la sua mano destra strinse forte la mia sul suo cazzo. Aggrappato a quel grosso uccello, sentì la sua lingua penetrarmi tra le labbra, e vorticarmi in bocca in un bacio pieno di passione. Quel bacio mi tolse il fiato, facendomi gemere di piacere mentre con gli occhi chiusi, non facevo altro che sentire la sua forte e mascolina presenza nella mia mano.
Si staccò da me solo per dirmi di cambiare la mano e di continuare a segarla.
Ubbidiente mi girai leggermente verso destra e afferrai con la sinistra il suo maestoso uccello, continuando la sega, e subito Giulia riprese a limonarmi, non dandomi il modo di pensare, respirare e reagire.
Quando si staccò finalmente dalla mia bocca, ripresi fiato in un colpo di tosse, e ansimando mi appoggiai con la guancia sul suo petto, tornando a guardare il suo uccello.
Giulia iniziò a muovere leggermente il bacino, assecondando i movimenti della mia mano iniziando ad ansimare anche lei.
"Lo senti..? Vuole godere di più. Lo senti?" mi chiese posando la sua mano sinistra sulla mia testa.
"Non fermarti..lasciati andare..Dimmi cosa senti.." mi sussurrava di nuovo nell'orecchio, mentre con la mano mi stringeva verso di lei, come a tenermi ferma la testa diretta verso il basso, vero il suo uccello.
"Io...lo sento...è grosso...duro...è...."
"È forte.." si insinuava nelle mie parole, nei miei pensieri.
"..ahh..si..è forte..è.."
"È virile..vero?" continuava a confondermi, a farmi dire quello che non dovrei dire.
"..virile..si..è viri.."
"Questo è un vero cazzo..e tu lo vuoi, vuoi diventare sua.." mi interruppe Giulia iniziandomi a portare alla sottomissione.
"..io...io.." balbettai mentre la mia psiche era in bilico.
"Lo vuoi..ti vuoi sottomettere..." incalzava sempre di più.
"..io..si..io.." ero sempre più confuso in questa dimensione per metà reale e per metà fiabesca.
"Sei sua..dagli piacere.." mi sussurrava nell'orecchio mentre la sua mano iniziò a fare pressione sulla testa.
Le sue parole mi eccitarono così tanto che il cuore prese a battermi all'impazzata.
"Sottomettiti.." mi continuava a dire con voce sensuale mentre mi spingeva verso il suo cazzo.
"..oddio.." mi scappò in un gemito mentre mi abbassavo verso di lui.
"Veneralo.." continuava lei
"..oh..ahhhh.." riuscivo solo ad ansimare.
"Succhialo.." mentre la sua mano mi portava sempre più giù.
Io scendevo sempre di più verso le sue gambe, verso il suo inguine, verso il suo cazzo. La mano di Giulia sulla mia testa leggermente ma inesorabilmente mi spingeva verso il basso, verso il suo uccello.
"Succhialo.."
Nella mia mano sentivo il suo bastone di carne incredibilmente duro, mi sembrò quasi di sentire le sue vene pulsare di voglia. La sua cappella era sempre più vicina, sempre più grossa. Il mio corpo si piegava sempre più in avanti, mentre la mano sinistra stringeva saldamente il suo cazzo, così mascolino da farmi quasi da supporto.
Le mie labbra erano a qualche centimetro da quel fortissimo uccello, e una sensazione di paura mi percorre come un brivido tutto il corpo.
"O..oddio...che sto..facendo.." balbettai tirandomi un pò su, quasi desistendo dal portare avanti quella perversa pratica di sottomissione.
La mano di Giulia smise di spingere e mi accarezzò la testa.
"Gli stai dando piacere..perchè è quello che desideri..lo vuoi dentro di te..nella tua bocca.."
Nonostante sia riuscito ad allontanare la testa dal suo uccello, non riuscivo a staccarmi con la mano, che si rifiutava di lasciare quel cazzo.
"Guarda quanto è grosso nella tua mano..senti come ti desidera..segalo, dagli piacere!" e la mia mano fuori dal mio controllo riprese ad andare su e giù su quell'asta nodosa, scoprendo la sua gonfia cappella e offrendomela alla vista nella sua magnificenza.
Giulia capì di dover tornare a mettere pressione sulla mia testa.
"Sei stata brava, e adesso..bacialo."
Le sue parole annullarono completamente i miei pensieri, e sotto la sua mano la mia testa si abbassò sottomessa finché le mie labbra non si posarono sul suo caldo glande.
Come una timida ragazzina, diedi un leggero bacio a stampo sulla sua cappella, perdendo ogni possibilità di tornare indietro.
Dopo il bacio mi tirai leggermente su, solo per guardare meglio quel magnifico uccello.
"..un altro.." mi chiese Giulia.
Chiusi gli occhi e timidamente diedi un altro bacio a stampo sul suo glande, per poi ristaccarmi.
La mano di Giulia era salda sulla mia testa, ma non esercitava più alcuna pressione, ero io a voler tornare con la bocca sul suo cazzo, perché ormai non riuscivo più a staccarmene.
Diedi un nuovo bacio a stampo sulla sua punta, mi staccai, mi leccai le labbra per lubrificarle, cercando di carpire qualche nuovo sapore ma non ne sentì. Così tornai a dare altro bacio sulla sua gonfia cappella.
Questa volta però restai sul glande, aprì leggermente le labbra e con la punta della lingua lo leccai un po' con un piccolo movimento circolare. La sua cappella era calda e liscia tanto da non volermi staccare, così che quando finì con la lingua chiusi le mie labbra attorno a lei e tirando su la testa, trascinai le mie labbra sul suo glande, che deformando le mie labbra, uscì dalla mia bocca.
Giulia si posizionò meglio col bacino allargando le gambe per godersi il momento portando la mia mano a risalire un pò sulla sua asta, coprendola leggermente.
Riaprì le labbra e abbassandomi sul suo uccello, lo baciai, sentendo la sua pelle rivida sulle mie labbra invece del glande. Con la lingua lambì dapprima la punta del suo uccello, solleticando l'orifizio, per poi passare, con movimenti rotatori, sul prepuzio, dove potei sentire le grosse vene scorrere sotto la mia lingua, e questo mi eccitò da morire. Mi rileccai le labbra per inumidirle e di nuovo tornai giù in un altro bacio.
Le mie labbra si aprivano e la bocca, abbassandosi leggermente, le faceva posare sulla pelle mentre la lingua usciva per salutare il glande, e richiudendole risalivo leggermente con la testa succhiando un po', e poi ripetere lentamente, dolcemente, sensualmente, questo ciclo di baci inesperti, andando su è giù con la testa
Sentì il respiro di Giulia diventare più pesante, i miei baci le stavano piacendo e questo mi appagava.
Con la sua punta tra le mie labbra iniziai a ondeggiare con la testa a destra e sinistra sentendo le mie labbra aprirsi al passare del glande.
Aprì di più la bocca e presi tutta la cappella dentro di me, ma il piacere che le procuravo non era abbastanza poichè il glande era ancora per metà coperto dal prepuzio.
Giulia mi bloccò la testa con la mano destra, mentre con la sinistra si scappellava l'uccello per poi spingermi la testa contro il suo cazzone.
"Apri la bocca e prova ad andare su e giù con la testa, mi muoverò un po' anch'io".
E così facemmo, la sua cappella mi entrò possente tra le labbra e mentre io la baciavo e leccavo, il bacino di Giulia faceva su e giù tra le mie labbra.
Sentivo il suo largo glande sbattere contro le mie labbra, aprendomele con forza per poi farle richiudere sullo scalino che la sua cappella a fungo creava con l'asta, inglobandolo.
Giulia mi scopò la bocca in questo modo per qualche minuto, mentre io mi eccitavo sempre di più venendo usato per il suo piacere.
"Proviamo al contrario adesso.." mi disse Giulia mentre prendeva la mia mano sinistra per posarla di nuovo sul suo bastone.
"Torna giù con la bocca e vai su e giù, e fai lo stesso con la mano."
Ubbidiente, assecondai la sua richiesta cingendo con indice e pollice la sua asta e prendendo in bocca la punta.
Ci misi un pò per prendere il ritmo..Prima la mia bocca era ferma e solo la lingua leccava la punta mentre la mano segava la sua grossa asta coprendo e scoprendo il glande. Poi, sempre più eccitato, iniziai ad andare su e giù con la bocca sulla sua cappella, dapprima tenendo la sua cappella scoperta e succhiandola nella bocca, poi trovai il ritmo giusto ed iniziai a far andare all'unisono la mano con la bocca nel mio primo vero pompino.
Diventavo sempre più perverso, volevo sempre qualcosa di più sottomesso, di più umiliante. Iniziai a baciare la sua asta, leccandola avidamente con la lingua, per poi tornare su a servire la sua cappella.
Alternavo colpi di lingua, baci e risucchi sul suo glande, in cerca esclusivamente del suo piacere.
La mano destra di Giulia prese il posto sulla mia testa, tenendomela stretta in una presa forte e autoritaria.
La mano sinistra invece si spostò lungo la mia schiena navigando alla ricerca dei miei glutei, e più diventavo spigliato, più la sua mano scendeva verso il mio deretano cercandolo con insistenza col dito indice.
"Ah...si..se continui così..non resisto più.." mi disse con voce profonda.
"Continua..fammi venire..sottomettiti completamente.." mi invitava Giulia.
Io ormai ero perso in quel sogno di perversa sottomissione.
Mi staccai però dal suo uccello mettendomi seduto, con suo iniziale disappunto. Mi misi però in ginocchio sulla panchina e mi piegai di nuovo su di lui.
"Cosa sto facendo..." farfugliai mentre la mano riafferrò il suo uccello e la mia bocca tornò a spompinarlo.
Giulia soddisfatta portò un po' avanti il bacino aprendo le gambe, mettendosi più comoda a godersi il mio timido lavoro di bocca.
La mano andava su e giù coralmente con la mia bocca che succhiava sul suo glande.
Sentì le sue vene pulsare e il suo addome tremare. Mi sollevai con la bocca senza smettere di masturbarla: volevo guardare il suo potente uccello esplodere di piacere.
"Sborro..!" urlò Giulia tremante.
Mentre la mia mano tornava su vidi una grossa goccia bianca fare capolino per poi essere raccolta dalla mia mano che risaliva, esplodendomi tra le dita, riempendomi la mano di caldo seme in un sibilo.
I fiotti successivi furono meno violenti, ed uscendo si limitavano a colare lungo la forte asta su cui venivano spalmati dal dolce movimento della mia mano.
Continuai a segarla sempre più lentamente finché non terminò il suo orgasmo
Mi staccai dalla sua asta, aprì la mano per vedere la sua sborra creare delle ragnatele tra le mie dita. Incuriosito, portai la mia mano verso il mio volto e nonostante il forte odore, quasi di muffa, leccai nell'incavo tra il pollice e l'indice deve si era accumulato un po' del suo seme per assaggiarlo.
Un forte sapore acre mi riempì la bocca, un sapore nuovo, non piacevole, ma con una forte carica erotica.
A quel punto, carico di voglia come mai prima d'ora, strinsi la sua asta tirandola verso l'alto, quasi spremendola. Un'ultima goccia perlacea sbocciò dal suo orifizio su cui senza pensarci mi abbassai con la testa per raccoglierla nella mia bocca, assaporando il suo nettare direttamente dalla fonte e riempendo le papille gustative del suo acre piacere.
Mi staccai finalmente dal suo uccello, ed un filo di saliva e sborra continuava a collegare la mia bocca alla sua cappella finché non si ruppe posandosi sul mio labbro inferiore.
Giulia si alzò, si ricompose, e mi leccò un'ultima volta le labbra, prima di girarsi e andarsene, lasciandomi lì ancora con la voglia di sottomissione non completamente soddisfatta.
Dopo qualche passo si voltò verso di me "Domani pomeriggio ti aspetto a casa dopo il lavoro..non hai visto ancora nulla!"
E con un ghigno, se ne andò.
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