tradimenti
VACANZA NEL CILENTO, CIRCUITA DAL MATURO DIRETTORE DELL’HOTEL
di LaCavalla
05.05.2020 |
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"Tefi nel mentre comunicò che con me aveva terminato, al che, risposi - bene, ora se per favore esci vorrei vestirmi; si scusa, ero passato per dirti che..."
Era l’estate 2018 ed arrivati al mese di giugno inoltrato, ancora non avevamo prenotato le ferie, né tantomeno avevamo idea di dove andare. Finalmente una sera Carlo, tornando da lavoro, mi comunicò il suo periodo di vacanza, aveva a disposizione l’ultima settimana di agosto e le prime due di settembre. Dovendo fare i conti con una somma di danaro abbastanza limitata, mi misi su internet alla ricerca di qualche offerta. Mi colpì quella di un albergo della costa cilentana e così li contattai. Rispose un uomo dal tono di voce così professionale, profondo e deciso che quasi mi mise a disagio se non fosse stato per la cordialità che mostrò quando sentì che ero interessata ad avere delle informazioni sulla loro proposta. L’uomo che si era presentato come il direttore dell’hotel, ascoltò tutto quello che avevo da chiedere e poi concluse dicendo - signora venga pure da noi, non c’è bisogno che rinunci a nulla, si farà la sua settimana di vacanza come da pacchetto, con il budget che ha a disposizione e poi, come non potrei accontentare una signora con una voce ammaliante come la sua - un po’ imbarazzata per l’inatteso complimento, lo ringraziai e concludemmo con la prenotazione.Quando Carlo rincasò, gli raccontai tutto, anche del siparietto con il direttore e lui scuotendo la testa e sorridendo mi baciò in bocca dicendomi che ero una donna incredibile, che lui mi amava alla follia e che non potrebbe vivere senza di me.
Due mesi dopo, finalmente arrivò il momento delle vacanze. Avevamo deciso di partire prima di pranzo, anche se sapevamo che in albergo si accedeva solo dalle quindici e magari pranzare qualcosina al volo da quelle parti. Appena Carlo tornò dall’ufficio, mi disse di prepararmi mentre lui caricava le valige in auto. Ci misi un attimo a togliere l’incrociatina che avevo per casa e indossare una mini di jeans, un toppino a fascia e un paio di sandali con tacco da dodici.
Quando Carlo si voltò e mi vide, esclamò - wow, amore sei uno schianto, va bene che il reggiseno non lo usi quasi mai, ma almeno le mutande le hai messe? Certo amore, risposi e nel dirlo gli voltai le spalle, sollevai la mini e gli mostrai il mio perizomino stringato. Scoppio in una fragorosa risata dicendomi che ero una gran puttana e che così vestita avrei fatto rizzare il cazzo a tutti i camionisti che avrebbe sorpassato per strada.
Mi adorava proprio per questo, perché sapevo sempre come fare per farlo eccitare.
Arrivammo in albergo che erano le 13,40 e mentre io scesi in prossimità della hall, Carlo andò a sistemare l’auto nel parcheggio. Portai con me solo la borsa con i documenti e mi avvicinai nei pressi della reception. C’erano già due persone servite da una ragazza e da un altro signore il quale, dopo avermi salutata, disse che presto avrebbe servito anche me. Lo ringraziai e restai lì in attesa del mio turno. Le procedure andavano un po’ per le lunghe per un’improvvisa avaria alle linee telefoniche, così l’addetto della reception chiamò il direttore che uscì dal suo ufficio situato alle spalle del ricevimento e si avvicinò al dipendente che gli fece notare la mia presenza. Alzò lo sguardo e mi fissò come se non avesse mai visto una donna, poi fece un sorriso a trentadue denti e mi invitò ad accomodarmi nel suo ufficio per le procedure di check-in.
Era un gran bel tipo, passata la sessantina, alto credo sul metro e novanta, robusto, con capelli folti e tutti bianchi, un filo di barba molto intrigante, occhi verdi, uno sguardo molto penetrante e galante nei modi. Insomma era proprio bono e quello che mi faceva piacere era che io non gli ero affatto indifferente, anzi vedevo che mentre parlavamo del più e del meno in attesa di Carlo, non toglieva mai lo sguardo dalle mie cosce accavallate e abbondantemente scoperte per l’esiguità della gonna. Non mi dispiaceva affatto essere guardata con tanto interesse da quel bel maschio, la cosa mi eccitò al punto che anche i capezzoli iniziarono a premere prepotentemente contro il toppino e così la sua attenzione per un po’ si spostò sul seno.
Forniti i documenti e assolte tutte le operazioni previste per l’accesso, il direttore riprese a fissarmi e a riempirmi di complimenti quando, finalmente, sulla porta apparve Carlo che, dopo la presentazione, si scusò per il ritardo dicendo che era dovuto alla sostituzione della ruoto dell’auto che si era forata.
Il direttore, galante come fino a quel momento, chiese se avevamo già pranzato, quando gli dicemmo di no, ci invitò a consumare il pasto con lui e nonostante il nostro rifiuto, insistette che fossimo suoi ospiti.
Poi, fattosi consegnare le chiavi dell’auto, incaricò un suo collaboratore di farla riparare.
Al tavolo ci sedemmo io alla sinistra e Carlo alla destra del direttore che, durante tutto il pranzo, non mancò mai l’occasione per scrutarmi e per fare i complimenti a mio marito per la mia bellezza, cosa che Carlo apprezzò molto. Gradiva molto l’ostentata sicurezza di quell’uomo nell’approccio.
A pranzo finito, ci recammo alla reception dove l’addetto ci consegnò la chiave della nostra stanza, ma quando il direttore vide il numero assegnato, chiese di sostituirla con un’altra, al che, l’omino disse - direttore ma queste sono le suite. Il direttore rispose con un semplice, lo so e ci consegnò la chiave. Entrando in ascensore, mi accorsi che ancora mi fissava e accennai ad un saluto con la mano. Una volta dentro Carlo mi spinse contro la parete e infilandomi una mano tra le cosce mi chiese se mi piaceva quell’uomo, ma notando che ero tutta bagnata, non ci fu bisogno di risposta e proseguì dicendomi che ero tutta aperta come una vacca in calore. Toccandogli la patta, e tu? Non sei forse eccitato per come mi guardava? Risposi.
In camera presi dal forte momento di eccitazione, ci abbandonammo alla lussuria, masturbandoci vicendevolmente e per la mia micina in calore il mio caro maritino riservò, come trattamento supplementare, le sue poderose slinguate che mi portarono a diversi orgasmi.
Trascorremmo tutto il pomeriggio sul terrazzo vista mare al sole e a parlare della spregiudicatezza del direttore, la cui forte personalità aveva indubbiamente lasciato il segno.
A cena decidemmo di scendere all’ultimo orario disponibile, così dopo essermi truccata e aver indossato un abitino rosso molto leggero e un paio di sandali con tacco quindici, andammo in sala.
C’erano pochissime persone e, sarà stato il periodo, tutti di una certa età dove i maschietti mi mangiavano con gli occhi mentre le femminucce beh!!! Non penso avessero pensieri troppo positivi su di me, tranne una bella signora che nei giorni a seguire non mancò mai di farmi tanti complimenti per la mia bellezza e sensualità. Mentre continuavo ad osservare l’ambiente circostante e facevo queste considerazioni nella mia mente, si avvicinò il maître che ci fece strada al nostro tavolo.
Nel frattempo anche il direttore aveva fatto il suo ingresso in sala che avvicinatosi, domandò se eravamo soddisfatti della nostra sistemazione, oltre a comunicare che la ruota dell’auto era stata riparata. Dopo averlo ringraziato delle attenzioni, Carlo gli chiese se avesse cenato e lo invitò a sedere con noi.
La serata continuò poi sulla spiaggia dove era allestito il piano bar. Fu lì che per la prima volta arrivai a stretto contatto fisico con il direttore che mi aveva invitata a ballare con il consenso del mio caro maritino. Non nascondo che mi eccitò tantissimo sentire le sue grosse mani sui miei fianchi, sulla mia schiena. Il ballo aveva lasciato il segno anche in lui, avvertii sul mio pancino la sua erezione e quando la musica smise, per qualche secondo i nostri corpi rimasero ancora attaccati. Fummo ridestati da qual momento di forte imbarazzo solo dal lungo e fragoroso applauso che Carlo e gli altri ospiti ci dedicarono.
Al tavolo, tutti e tre continuammo a parlare come amici di vecchia data. Ad un certo punto però il direttore prese l’iniziativa e disse - sentite, ma perché non la finiamo con questi formalismi e ci chiamiamo per nome, visto che c’è tanto feeling tra noi? Con un sorriso di assenso, da quel momento passammo ad una conversazione più confidenziale.
Sempre disquisendo cordialmente, chiesi al nostro amico perché avesse deciso di fare un centro massaggi tailandese e, vista la confidenza creata, a quanto corrispondesse di vero il chiacchiericcio che avevo sentito tra due signore nel bagno, circa l’identità sessuale della massaggiatrice. Infatti, le due donne sostenevano che la massaggiatrice non fosse una ragazza, ma in realtà un transessuale.
Armando mi spiegò che Tefi era un kathoey tailandese di 24 anni, una lady boy per intenderci e ci tenne a precisare che per il suo popolo quelli come lei erano considerati il terzo sesso. Ad un certo punto si fermò per chiedermi se avevo qualcosa contro le diversità, ma Carlo prontamente intervenne nella conversazione dicendo che noi non avevamo nessuna forma di prevenzione né riguardo i sessi, né riguardo i gusti sessuali, anzi rispettavamo tutte le diversità e aggiunse infine – in fondo ognuno di noi è diverso e non per questo deve essere discriminato, solo perché magari non rispecchia lo stereotipo che la massa ha e fece l’esempio di due maschi, concludendo - non è detto che solo perché appartengono entrambe allo stesso genere debbano godere allo stesso modo e non possano farlo in modi diversi. Armando sorrise e rivolgendosi nuovamente a me - allora domani ti faccio provare le mani fatate di Tefi - e prima che noi potessimo obiettare, disse – ovviamente è tutto offerto dalla casa.
Si era fatto tardi e cominciavo a sentire un po’ di fresco, cosi sciogliemmo la seduta e ci apprestammo ad avviarci verso l’ascensore, arrivati alla reception notai una ragazza molto giovane con capelli lisci e lunghi e un fisico invidiabile, indossava un abitino aderente che modellava alla perfezione i suoi fianchi, il suo fondoschiena e le sue gambe perfette erano messe ancora più in risalto da un paio di sandali alti come i miei. Armando la chiamò e passò alle presentazioni, dopo le quali comunicò a Tefi che dal giorno seguente sarei stata sua cliente.
L’indomani, di buon ora come sempre, mentre Carlo continuava a dormire beatamente, stavo scendendo per la colazione e sentii aprire la porta dell’appartamento accanto e le voci di due persone, socchiusi la mia porta e mi misi a curiosare. Sapevo che quello era l’appartamento di Armando e rimasi sbalordita quando vidi quell’omone seminudo che teneva stretta a se la esile Tefi, abbigliata come la sera prima, le sue grosse manone su quel culetto perfetto della ragazza che si dimenava ridendo e chiedendo di lasciarla andare, che doveva lavorare e solo così mollò la presa, rimanendo a osservarla mentre sculettando si allontanava nel corridoio dopo essersi sistemata il vestitino.
Non so perché ma la cosa mi indispettì, scesi a fare colazione e poi mi recai in spiaggia a fare due passi sul bagnasciuga dove un uomo di mezza età, anch’egli ospite dell’hotel, cominciò ad attaccare bottone e io lo assecondai civettando con lui e accettando il suo invito al bar, passammo davanti ad Armando che salutai con un cenno della mano e sculettando sui miei zatteroni. Non passarono più di dieci minuti che il direttore venne ad interrompere la mia conversazione con quell’uomo per ricordarmi che ero attesa al centro massaggi, così salutai lo sconosciuto e mi avviai all’appuntamento con Tefi. Quando percorsi la prima rampa di scale notai che Armando era rimasto lì imbronciato a guardarmi mentre mi allontanavo - in cuor mio mi ero presa la rivincita.
Rivincita di che poi? Questo non lo sapevo nemmeno io - quell’uomo era uno sconosciuto - era appena il secondo giorno che lo vedevo e non potevo arrogare nessuna pretesa nei sui riguardi. Mortificata per il mio stupido atteggiamento e in preda al rimorso, raggiunsi Tefi che stavolta indossava una divisa impeccabile con il logo dell’hotel.
Mi accolse con gentilezza, mi invitò a spogliarmi e a stendermi sul lettino, dopo avermi coperto il fondoschiena con un piccolo asciughino, prese degli oli molto profumati e cominciò a massaggiarmi partendo dalla cervicale. Era bravissima, ero completamente rilassata dal tocco delle sue mani e dalla dolcezza della sua voce, mi faceva un sacco di complimenti per la mia pelle morbida e liscia. La ringraziai ricambiando i complimenti per la sua dolcezza e per la sua bellezza che avevo potuto apprezzare la sera prima nella hall.
Poi, come in tutti i negozi di parrucchieri, estetisti e comunque dove si radunano gruppi di donne, cominciammo con gli inciuci, mi raccontò dei commenti su di me di alcuni ospiti suoi clienti, iniziammo a fare commenti su qualche maschio di questi finché il mio interesse non arrivò a parlare del direttore che lei definì un uomo molto affascinante, ma molto severo sul lavoro, avvertivo una certa riluttanza a parlare di lui, così per non farmi vedere troppo interessata, le chiesi - a di quei tipi burberi e brontoloni? Lei sorridendo mi rispose con un più o meno.
Dai, però sei fortunata – proseguii - lui ha grande stima di te, ieri sera a cena con me e mio marito ti ha elogiata a tal punto che, eccomi qui nelle tue mani.
Quella mia confidenza la fece aprire di più, così mi confidò che tra gli uomini che più mi apprezzavano c’era proprio il suo principale che, da quando ero arrivata, non aveva fatto altro che fare cose non da lui, come darmi la suite al posto di una camera standard prenotata, il trattamento di pensione completa al posto della mezza, insomma tutti i dipendenti parlavano di questa cosa.
Risposi - ammazza sono arrivata solo da un giorno e già è successo tutto questo? Già parlano tutti di me? E meno male che sto con mio marito e, scoppiammo a ridere. Mentre continuava a massaggiarmi le cosce mi disse - lei è bella signora e quelle formose e giovani come lei non passano mai inosservate, specialmente per i maschi che frequentano la nostra struttura che sono tutti di una certa età, altra risata e le chiesi di darmi del tu e di chiamarmi per nome, niente signora.
Non ci accorgemmo che nel frattempo era entrato Armando che esordì con un - noto che andate d’accordo e vi divertite, le vostre risate si sentono fin sopra le scale. Rivolgendomi a lui gli chiesi se la cosa lo disturbava, ma lui rispose che gli faceva molto piacere e rimase lì impalato a guardarmi.
Tefi nel mentre comunicò che con me aveva terminato, al che, risposi - bene, ora se per favore esci vorrei vestirmi; si scusa, ero passato per dirti che oggi vi aspetto per il pranzo, ci vediamo alle 13,30 in sala. Altro sguardo di intesa con Tefi e altra risata. Rivestita ritornai in spiaggia dove nel frattempo era arrivato anche mio marito a cui feci il resoconto della mattinata e dell’invito per il pranzo.
Carlo rimase incredulo per tutto quello che stava accadendo, ma la cosa lo intrigava terribilmente, l’interesse dei maschi maturi per me lo ha sempre eccitato tanto, come il sapermi o vedermi presa da loro.
Dopo una giornata trascorsa in maniera alquanto movimentata tra massaggi, spiaggia, pranzo con il nostro amico, arrivammo a sera che nemmeno ce ne rendemmo conto, avevo la sensazione che se continuava di quel passo, la nostra vacanza sarebbe finita in men che non si dica.
Quella sera avevo deciso di far impazzire di eccitazione Armando e rovistando tra i miei vestitini ne scelsi uno elasticizzato, fasciato e abbastanza corto che dietro lasciava gran parte della schiena nuda, un paio di sandali con tacco vertiginoso come mia abitudine e sotto solo un perizoma stringato.
Mio marito quando mi vide pronta esclamò - cazzo amore, così mi fai rizzare tutti quei vecchi porci che sbavano ogni volta che passi e prendere un infarto alle mogli. Tu non ti rendi conto, ma fa rizzare più cazzi il tuo bel culone con la sua danza e le tue cosce carnose su quei trampoli, che serpenti un incantatore con il suo flauto.
Scoppiai a ridere e baciandolo gli dissi - che si rizzassero pure tutti, ma a me interessa solo uno, vero amore?
Armando rimase incantato quando mi vide e non mancò di essere galante, i suoi complimenti mi facevano immensamente piacere. A tavola parlammo dei miei massaggi, della nostra prima giornata in hotel, poi raccontò a mio marito del cliente che ci aveva provato con me e del suo intervento per allontanarlo, salvando così la sua onorabilità e scoppiammo tutti a ridere.
Dopo cena ci spostammo in spiaggia per il piano bar, ma stavano smontando tutti gli strumenti a causa dell’imminente arrivo di un temporale. Avrebbero riproposto l’intrattenimento musicale dentro la sala ristorante.
Avevo la pelle d’oca dal freddo e i miei capezzoli turgidi e ben evidenti ne erano la prova. Il direttore fissandoli, avanzò una proposta, accettata senza esitazione da mio marito, ascoltare della buona musica e farci qualche bicchiere in allegria nel sul alloggio. Quando Armando aprì la porta e accese le luci rimanemmo sbalorditi, altro che alloggio, era un open space di circa sessanta metri quadri. Di fronte alla porta d’ingresso c’era un divano da due posti più due poltrone, di fronte al divano un termo camino, sulla sinistra, due gradini davano accesso alla zona notte occupata da un lettone con due porte laterali, una accedeva al bagno e l’altra alla cabina armadio, di fronte al lettone c’era una vetrata enorme che dava sul terrazzo attrezzato con tavolo e sedie, prima della vetrata, sulla destra c’era una Jacuzzi tonda con idromassaggio e sulla sinistra un angolo bar. Ci spiegò che il letto rialzato serviva ad avere una buona visuale del mare e che quella soluzione se l’era fatta fare da quando si era lasciato con la moglie e aveva deciso di andare a vivere lì.
Carlo si sedette subito sul divano, io invece, appena partì la musica in sottofondo cominciai a ballare da sola davanti al camino spento. Con la musica le luci divennero soffuse e colorate e ogni tanto cambiavano di colore, creando un’atmosfera molto rilassante. Dopo averci offerto da bere, Armando mi raggiunse e cominciò a ballare con me. Si piazzò alle mie spalle e mi teneva per i fianchi mentre io ondeggiavo sinuosa il mio fondoschiena a ritmo di musica arrivando a contatto con le sue parti intime che immediatamente divennero dure.
Sorseggiando il suo drink, Carlo assisteva estasiato allo spettacolo.
Intanto il direttore, sempre tenendomi stretta per i fianchi, con lo sguardo rivolto verso mio marito, mi disse - hai sentito come è duro il mio cazzo per colpa tua? Mmm si - risposi - e allungai la mano dietro la mia schiena per prenderglielo, per accarezzarlo. Non parve per niente turbato da quanto stava accadendo e rivolgendosi a Carlo - guarda come le piace il mio cazzo, guarda come lo coccola. A te piace farla prendere da maschi come me che sanno come calmare le sue voglie, vero? Mentre diceva questo, infilò le sue mani in mezzo alle mie cosce palpandole vigorosamente mentre salivano verso la mia fica ormai fradicia di umori, la sua bocca e la sua lingua avevano cominciato a baciarmi e leccarmi il collo, l’orecchio.
Sembrava un animale in calore per la sua irruenza, le sue mani mi facevano male e nonostante lo invitassi a fare piano, lui era sempre più deciso. Diceva che il suo atteggiamento era solo colpa mia che lo avevo eccitato a bestia sin dal primo momento che avevo messo piede dentro l’hotel.
Mio marito intanto si toccava mentre assisteva allo spettacolo. Ad un certo punto Armando mi allontanò, mi girò verso di lui e mi sfilò il vestitino, lasciandomi solo con i miei tacconi e il perizomino. Prese le mie tette nelle sue grosse mani e le palpò prima di portarne una alla bocca e cominciare a ciucciare e mordere il capezzolo. Nel frattempo io gli avevo slacciato i pantaloni liberando il suo bel cazzo da quella costrizione, sbottonato la camicia mettendo a nudo il suo bel corpo massiccio e villoso. Mi attirò a se per sfilarmi il perizoma e mi trovai con il volto sul suo petto, non resistetti a prendergli in bocca il capezzolo e succhiarlo, per un po’ mi lasciò fare, poi però mi mise una mano sulla testa e cominciò a spingermi verso il basso. Mi trovai con in faccia il suo grosso sesso turgido, la cappellona gonfia, lucida e umida del suo liquido, anche lo scroto era enorme, lasciai scivolare lentamente la mia mano su tutta quell’asta scappellandola completamente, mentre con l’altra mano carezzavo e strizzavo le sue grosse palle, inebriata dal suo odore di maschio. Fissandolo negli occhi passai la lingua sul filetto della cappella prima di lasciarla scivolare tra le labbra per leccarla e ciucciarla. Era troppo arrapato, non resistette a quel trattamento e tenendomi ferma la testa con le mani, con un colpo di bacino, mi spinse in gola il suo grosso cazzo, cominciando letteralmente a scoparmi in bocca, rantolando come una belva ad ogni affondo. Dopo un lungo pompino mi spinse sul divano, affianco a mio marito, mi allargò completamente le gambe tenendomi per le caviglie e si tuffò con la testa tra le mie cosce cominciando a leccarmi come un dannato, la sua barba mi solleticava e mi faceva bagnare sempre di più. Le sue mani cominciarono a scendere carezzando e palpando il mio interno coscia, stavo impazzando, urlavo di piacere e spingevo la sua testa sempre di più sulla mia fica. Carlo si era avvicinato e ora mi baciava con la lingua e mi strizzava i capezzoli. Le mani di Armando avevano preso possesso della mia fica e le sue dita mi penetravano, mi torturavano il clitoride prima piano, poi sempre più forte, non potevo urlare perché mio marito mi tappava la bocca, mi dimenavo come un’ossessa mentre il direttore aumentava sempre più il ritmo fino a farmi squirtare.
Ero sfinita, svuotata di energie nervose ma quell’animale dopo avermi leccata e poi fatta leccare anche da Carlo, cominciò a colpirmi la fica con schiaffi e pizzichi mentre inveiva contro di me - che fai vacca, già sei sazia? Ancora non hai preso il cazzo e già stai così? E tu, cornuto, non fai niente? Dai, allargale le cosce e mettigli il mio cazzo dentro, dai, sbrigati. Mio marito obbediente poggiò il grosso cazzo sulle labbra della mia fica che quel toro di Armando penetrò con un colpo secco facendomi sobbalzare dal dolore. Mi scopò con foga producendomi ancora tanti orgasmi, ero stremata. Stavo per avere l’ennesimo orgasmo quando lo tirò fuori dalla mia vagina e mi mise a pecorina sul divano, inumidì il mio forellino con i miei stessi umori e mi penetrò nel culo, lo sentii in tutta la sua larghezza, mentre mi scopava e mi sculacciava forte dicendomi di provare a sculettare ora che avevo il suo cazzo in culo se ne ero capace e spingeva con forza il suo cazzo nel mio intestino. Carlo di fianco mi masturbava e mi carezzava la pancia mentre il direttore mi montava e continuava a sculacciarmi le natiche facendole diventare rosse per la tanta violenza. Non ce la facevo più, volevo che mi riempisse la pancia del suo sperma, lo desideravo. Ma, poco prima di venire, lo tirò fuori e mi costrinse a prenderglielo di nuovo in bocca. Lo succhiai fino a quando non ebbe eiaculato tutto il suo sburro nella mia bocca. Solo dopo essersi svuotato completamente del suo abbondante e cremoso sburro, mi permise di condividerlo con mio marito con un lungo bacio durante il quale gliene passai una parte.
Restammo buttati sul divano nei nostri liquidi e ansimanti per riprenderci da quel rapporto cosi cruento per un po’, prima di concederci un bagno ristoratore nella Jacuzzi, dove io continuai a pomiciare con quel maschione che, osservando Carlo, ripeté le stesse parole dette proprio da mio marito al bar, ovvero – ad ognuno il proprio godere – e riprese a divorare il mio corpo come fa un leone con la sua preda.
Completamente appagati, andammo nel lettone dove ci abbandonammo ad un sonno ristoratore fino a quando la luce del sole all’alba, ci ridestò.
Il direttore mi prese ancora, appena svegli, prima di abbandonarci lì mentre lui si recava a lavoro.
La giornata si svolse tranquilla e rilassata sotto il sole settembrino fino a sera. Cenammo sul terrazzo vista mare dell’appartamento di Armando prima di abbandonarci ad un’altra notte di sesso con quel maschio che aveva saputo cogliere i segnali e ora ci usava donandoci tanto piacere.
Il giorno seguente, dopo il massaggio dell’ormai fredda Tefi con me, in fondo aveva ragione, mi ero presa il suo uomo. Il direttore mi strinse in un angolo appartato e mentre mi toccava tutta e mi baciava, disse che quella notte mi avrebbe voluta da sola, senza marito. Gli risposi che sarei stata da sola, come lui desiderava.
La notte trascorse tra balletti sensuali fatti per quel maschione, sesso nella Jacuzzi e sul grande lettone dove mi prese diverse volte e dove mi confidò di essersi impasticcato per essere così prestante.
La mattina successiva, eravamo ancora a letto nudi, dopo aver fatto sesso per l’ennesima volta, quando bussarono alla porta. Si coprì le parti intime con un telo bagno e aprì facendo entrare il cameriere che aveva servito la colazione con un carrello. Il tizio rimase a bocca aperta nel vedermi tutta nuda, a pancia in giù sul letto, sotto lo sguardo fiero e compiaciuto del suo principale.
Era molto tardi quando raggiunsi Carlo in spiaggia che trovai raggiante. Armando oltre ad avergli raccontato di come mi aveva montata quella notte, gli aveva anche detto che la nostra souite sarebbe rimasta libera ancora per qualche giorno, per cui, se ci faceva piacere, potevamo rimandare la nostra partenza e che aveva accettato l’offerta, pensando di farmi cosa gradita.
Mi faceva piacere e anche molto, essere trattata da regina servita e riverita durante il giorno e sbattuta come una puttana la notte da quel maschione che mi mandava fuori di testa. Carlo concluse - ovviamente sarai sua da qui alla fine del soggiorno senza la mia presenza.
Baciandolo affettuosamente gli dissi - che porco che sei amore, cornuto e sottomesso al maschio, mi hai data come una puttana. Ma non temere amore, soddisferò tutte le tue voglie da cornuto e le sue da maschio padrone.
Tornati dal mare mi preparai per la serata, salutai Carlo, che era rimasto tutto il tempo ad osservare come mi facevo bella per il direttore, elargendo anche qualche consiglio sull’outfit e uscii.
Mi sentivo di casa ormai e quando entrai nell’appartamento di Armando, la scena che mi si presentò mi fece andare su tutte le furie, era avvinghiato a Tefi e la baciava con passione, fuori di me, gli urlai che era un porco bastardo e mi voltai per andarmene ma lui mi rincorse, mi bloccò contro la parete e disse - ma dove pensi di andare, cominciando a baciarmi e a toccarmi tutta, come mi piaci così femmina, focosa e ora anche gelosa, mi mandi ai pazzi. Lasciami – risposi - con un filo di voce, ma lui continuò a toccarmi le cosce mentre ero schiacciata dal peso del suo corpo con il volto rivolto al muro e lui a dire - no, tu sei mia e stasera ti voglio insieme a Tefi.
La giovane ora si era avvicinata a noi e aveva preso ad accarezzarmi i capelli mentre lui continua a toccarmi tra le cosce. Avevo abbandonato ogni resistenza e ora mi lasciavo toccare con piacere.
Armando che aveva capito da subito il fascino che esercitava su di me, sull’appoggio trovato di un marito cuckold come Carlo e allo stesso tempo sapendo di contare sull’obbedienza assoluta della sua geisha Tefi, aveva orchestrato tutto per mettere in atto il suo vizioso piano.
Bevemmo tanto sia io che Tefi e accompagnate dalla musica e dalle luci soffuse, improvvisammo un sexy balletto per il nostro maschio che ci osservava compiaciuto dalla sua postazione.
Tefi iniziò ad accarezzarmi con le sue manine fatate, mi piaceva il suo tocco e ricambiai allo stesso modo, i nostri corpi arrivarono molto vicini e improvvisamente provai un forte desiderio di baciare quella ragazza, le nostre bocce si unirono in un bacio appassionato mentre Tefi mi abbassava le spalline e lasciava cadere il mio vestitino, io scoprivo lei.
Per la prima volta sentivo la sua pelle setata sotto le mani e vedevo il suo corpo, aveva una seconda taglia di seno con dei capezzoli molto scuri, il suo culetto era un’opera d’arte e davanti accarezzai un minuscolo organo maschile morbido, senza nessuna erezione. Continuammo a baciarci e quando rivolgemmo il nostro sguardo verso Armando, lo vedemmo completamente nudo che si accarezzava il suo grosso membro in erezione. Ci fece cenno di andare da lui e noi ubbidienti lo accontentammo, ci inginocchiamo tra le sue gambe e cominciammo a baciare e succhiare il suo cazzo. Quella verga passo diverse volte dalla mia, alla bocca di Tefi fino a che lui non fece impalare la giovane ragazza sul suo membro e cominciò a scoparle il culetto. Istintivamente, mi avvicinai alla bocca di Tefi e gli offrii la mia tetta da ciucciare, intanto la mia mano aveva preso ad accarezzare quel piccolo organo maschile mentre lei cavalcava quel grosso membro che le stava aprendo il giovane culetto. Non avevo mai goduto così, stavo provando sensazioni mai provate prima, ero in preda al piacere delle poderose ciucciate che dava al mio seno, quando la mia mano fu bagnata dalla sua eiaculazione, venne in un orgasmo molto liquido ma abbondante che leccammo insieme. Da lì finimmo sul lettone dove stavolta fu il mio turno, mi prese a pecorina, mentre Tefi mi mungeva le mammelle come si fa con le vacche, mi montava come un toro in calore, le poderose spinte mi facevano urlare dal piacere, si sentivano i forti colpi che i suoi coglioni davano sul mio culo mentre io continuavo ad avere orgasmi. Fu una notte molto intensa dove quel toro di Armando, anche se impasticcato, ci prese diverse volte e in tutte le combinazioni possibili e immaginabili facendoci godere da matte.
Di notti come quelle ce ne furono ancora parecchie fino alla fine della nostra permanenza in quel magnifico hotel.
Io e Carlo non dimenticheremo mai questa magnifica vacanza cilentana.
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