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INCONTRO INASPETTATO CON ANTONIO, MASCHIO MATURO CON CUI CHATTAVO SU A69
di LaCavalla
28.05.2019 |
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"Ero sfinita quando liberatosi dalla mia morsa mi allargò le cosce e mi penetrò con forza, mi strinsi a lui mentre mi penetrava con foga, mi scopava e..."
Lo scorso mese di gennaio, mentre eravamo in giro per Salerno, siamo stati fermati da una pattuglia delle forze dell’ordine e mentre mio marito era impegnato con uno di loro a mostrare i documenti, l’altro, un uomo moro e massiccio, si è avvicinato dal mio lato e mi fissava, mi guardava senza pudore le cosce. Anche io l’ho scrutato, mi piaceva, poi mi ha fatto un sorriso a cui ho risposto anche io. L’uomo dopo aver guardato in direzione della volante dove stava mio marito con il suo collega, si è avvicinato al finestrino e mi ha detto: “complimenti, hai delle bellissime cosce”; con lo sguardo malizioso gli ho risposto in modo spudorato: “anche lei è un bell’uomo e la divisa le dona molto”. Lui senza perdere tempo mi ha detto: “dammi del tu, io mi chiamo Antonio e tu mi conosci benissimo cara Assunta”.
A queste parole sono rimasta a bocca aperta e l’ho guardato in maniera turbata e spaventata, come faceva a conoscere il mio nome? Ma lui ha provveduto subito a tranquillizzarmi dicendomi: “sono Hotbird62 di A69, ci conosciamo da tempo e quando ho visto queste splendide cosce non ho avuto alcun dubbio che fossero le tue, poi mi avevi detto il tipo di auto che avevi… Quindi, se uno più uno fa due...”
Prima che il suo collega finisse i controlli ai documenti di mio marito, si è sbrigato a dirmi, con fare deciso, che mi voleva, che lui da lì a un’ora avrebbe finito il turno di pattuglia e mi chiese di aspettarlo al bar “ics” che ci avrebbe raggiunti li.
Mentre riprendevamo la marcia, Carlo sorridendo, mi disse: “ho notato che hai fatto colpo su quel bel maschione in divisa, non si staccava più dal tuo finestrino” e io gli risposi, lasciandolo interdetto, che quel “bel maschione” era Hotbird62 di A69 e mi aveva dato appuntamento in un bar della città. Ci guardammo in faccia e dopo un breve silenzio scoppiammo a ridere e commentammo il fatto che questa tra le casualità con cui facciamo gli incontri era la più assurda, in un posto inaspettato, dove eravamo andati per una semplice passeggiata, avevamo incontrato l’uomo che tanto ci eccitava con la sua corte pressante e decisa nei miei confronti su A69.
Arrivati al locale che Antonio mi aveva indicato, il barista ci chiese, con nostro stupore, se eravamo Carlo e Assunta e, quando gli demmo conferma, ci fece accomodare in una saletta molto piccola e discreta dove c’era un divanetto ad angolo con tavolino e la filodiffusione che trasmetteva musica in sottofondo.
Eravamo stupiti da tutto questo che ci stava capitando e nella mia mente si affollavano una miriade di sensazioni e turbamenti dovuti all’incognita di quello che potesse accadere da lì a poco. Dopo pochi minuti che eravamo arrivati, entrò il barista con degli stuzzichini, una bottiglia di prosecco di ottima marca e tre calici e, dopo averci imbandito il tavolo, con un sorriso si congedò da noi augurandoci un buon aperitivo.
Dopo una mezz’oretta che eravamo lì, sentii la voce di Antonio che diceva qualcosa al barista, oramai il suo timbro di voce mi era entrato nella testa dopo quella breve conversazione durante il blocco stradale. Un istante dopo apparve in tutta la sua magnificenza, quell’omaccione di Antonio. Era veramente molto arrapante nella sua uniforme che gli donava ancora più autorevolezza di quella sempre dimostrata durante le nostre lunghe conversazioni in chat. Chiuse la porta alle sue spalle isolando la saletta dal resto del locale e donandoci la nostra privacy e si avvicinò prima a Carlo che salutò cordialmente dandogli subito del cornuto e dopo avergli messo in mano il berretto della divisa mi attirò a lui baciandomi in bocca con la lingua andai subito fuori di testa, era così possente, forte, deciso, autoritario e quando si staccò avvertii che avevo avuto un orgasmo, i miei capezzoli si erano inturgiditi e si notavano sotto al vestitino corto elasticizzato che portavo, erano venuti fuori prepotentemente.
Antonio si sedette in mezzo tra me e mio marito, Carlo versò da bere per tutti e brindammo alla nostra amicizia, era scoccata la scintilla giusta in maniera così spontanea e naturale grazie alla mascolinità disarmante di Antonio che ora aveva appoggiato la mano tra le mie cosce e mi palpava voglioso fino ad arrivare al mio perizomino che era bagnato fradicio dei miei umori. Le sue dita scivolarono agevolmente dentro di me che ormai ero completamente in suo potere, avevo allargato le cosce per farmi toccare più a fondo, volevo sentirlo dentro di me, gemevo sotto lo sguardo eccitato di mio marito che assisteva come quel maschio cominciava a prendere sempre più possesso di me usandomi per il suo ed il mio piacere. Allungai la mano sulla sua patta e sentii la sua eccitazione, era turgido come il ferro, fu allora che con l’altra mano mi palpò una mammella strizzandomi forte il capezzolo e quando si accorse che erano nude sotto il vestitino esclamò: “cazzo, cornuto che vacca che hai sposato, per questa ci vuole un vero maschio e non una frocetta come te per saziarla, andiamo che ho una voglia matta di fotterla.”
Ero completamente soggiogata da quel maschione, volevo sentirlo dentro di me. Uscimmo dal bar con Antonio che mi cingeva il fianco e mio marito dietro di noi, quando passammo davanti al barista gli disse di segnare tutto sul suo conto e quest’ultimo ci salutò con un sorriso beffardo e ci augurò una bella serata.
In pochi minuti fummo in un B&B di un suo amico dove nemmeno il tempo di entrare mi ritrovai accovacciata davanti a lui con il suo cazzo in bocca, emanava un odore di maschio che mi faceva impazzire, mi teneva per i capelli e me lo spingeva in gola ordinandomi di succhiarlo, continuava a dirmi che ero una gran puttana.
Poi, ad un certo punto, senza rendermene conto, mi ritrovai con addosso solo le autoreggenti color carne, il perizoma stringato e le mie scarpe con tacco da dodici centimetri. Antonio ora era davanti a me, vedevo il suo corpo villoso e possente completamente nudo e il suo cazzo nodoso in un’erezione mostruosa.
Con la forza bruta ridusse letteralmente in brandelli il mio perizomino e si tuffò con la faccia tra le mie cosce, ero già tutta bagnata e quando cominciò a prendersi cura della mia micia mordendo, leccando e succhiando con maestria il mio clitoride ebbi una serie di orgasmi violenti, urlai di piacere. Le sue manone avevano preso possesso delle mie mammelle le palpavano e strizzavano forte i miei sensibilissimi capezzoli, cominciai a contorcermi a urlare a stringere la sua testa tra le mie cosce, mi stava facendo impazzire. In un momento in cui girai gli occhi vidi mio marito in un angolo della stanza che si segava guardando quanti amplessi mi faceva provare quel maialone di Antonio.
Ero sfinita quando liberatosi dalla mia morsa mi allargò le cosce e mi penetrò con forza, mi strinsi a lui mentre mi penetrava con foga, mi scopava e continuava a urlare a mio marito che era un gran cornuto, di guardare come mi chiavava, al momento dell’orgasmo affondai le mie unghie nella sua schiena, questo lo fece diventare ancora più violento, mi urlò che ero una zoccola e mi sborrò tutto in fica.
Rimase dentro di me ancora qualche minuto poi si fece da parte e rimase lì a guardarmi e ordinò a mio marito di venire a pulirmi, a sentire come viene un vero maschio, passai la mano tra le mie cosce e sentii il suo sperma che cominciava a uscire, pochi istanti dopo mio marito mi stava mangiando avidamente e voracemente la fica mentre Antonio aveva preso in bocca un mio capezzolo e lo lappava voglioso mentre mi massaggiava sapientemente le tette, mi fecero venire ancora non so quante volte prima di assopirci sfiniti dall’eccitazione di quel primo incontro.
Mi svegliai che ero di fianco abbracciata a Carlo e sentivo la presenza di Antonio alle mie spalle che mi diceva nell’orecchio che voleva il mio culo, la sua mano mi carezzava dolcemente le natiche, poi le stringeva con forza, poi sentii le sue dita che entravano nella mia fica ancora umida e con i miei stessi umori cominciò a massaggiare il mio buchetto.
In pochi istanti la sua erezione fu piena, ora mi aveva penetrata con le dita e mi masturbava il buchetto e quando mi ritenne pronta, mi sollevò a pecorina e mi penetrò l’orifizio anale, dopo un paio di colpetti per entrarmi bene dentro, mi prese per i fianchi e cominciò la sua monta decisa, urlava: “mmm quanto ho desiderato fotterti in culo, puttana mmm” e spingeva forte. Intanto Carlo si era infilato sotto di noi e leccava la mia fica e le palle al nostro maschione che si infoiò sempre di più fino a riempirmi lo sfintere del suo caldo sborro che colò tutto nella bocca vogliosa del mio servizievole maritino.
Dopo quelle quattro ore di sesso devastante dal punto di vista mentale oltre che fisico, ci salutammo con la promessa di rivederci.
Tornammo a casa felici e sazi di un maschio che aveva saputo farci godere come pochi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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