tradimenti
Margot scopre se stessa III
di Figar0na
14.03.2018 |
14.521 |
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"Mi voltai verso di lui, sorrisi e mi avvicinai danzando languidamente..."
Ero di nuovo in vasca con le ragazze, scombussolata e con la fica che pulsava di voglia, non mi riconoscevo quasi più, per fortuna nessuna di loro sembrava accorgersi del mio turbamento, troppo interessate al resoconto di Roberta sulla serata. Io dopo averla vista entrare in acqua con quel seno esplosivo e il perizoma che rendeva il suo sedere ancora più dannatamente tondo, mi ero estraniata. Non riuscivo a capacitarmi di quello che mi stava succedendo, non mi ero mai sentita così languida, ed ero ancora frastornata quando ci recammo alla sala massaggi, avevo chiesto un massaggio di gruppo, ma la struttura ovviamente non disponeva di stanze così grandi, quindi ci dividemmo godendoci il massaggio in solitaria. Personalmente mi era toccata Francesca, una giovane ragazza alta e magra, seno poco marcato con corti capelli rossi, naturali, un bel sorriso rassicurante e uno sfizioso brillantino verde al naso a rimarcare lo stesso colore degli occhi. Mi invitò ad indossare il costumino di carta per evitare di macchiare il costume da bagno, ma spaventata dalla poca igiene di quell’indumento di carta, appena portato da una sua collaboratrice direttamente in mano, preferii tenere il costume, tanto più che essendo un perizoma non ostacolava in alcun modo il massaggio.
Mi liberai del reggiseno mentre Francesca sottolineò con un sorriso il sobbalzo dei miei seni liberati dal bikini, dopodichè mi distesi sul lettino pronta a godermi quel momento tutto mio.
Francesca aveva mani d’oro ed evidentemente era esperta nel suo lavoro perché mentre sentivo allentarsi tutta la tensione accumulata mi riempiva di domande leggere a cui aggiungeva spesso la sua opinione od esperienza, venni a sapere così cose anche piuttosto personali partendo dal nulla, ad esempio, notando il mio segno dell’abbronzatura mi raccontò che col suo ragazzo adoravano la barca, occasione per la quale lei restava completamente nuda, proprio per evitare quei segni bianchi.
Mi sentivo bene, a mio agio, rilassata, le sue mani si muovevano sulla mia pelle veloci e sicure scivolando grazie all’olio che ungeva la mia pelle. Passò dalla schiena alle gambe sempre con la stessa sicurezza e la stessa leggerezza, proprio nei punti più piacevoli, merito anche delle sue mani piccole. Il languore che mi aveva accompagnato in quella stanza tornò su prepotentemente, e la musica new age in sottofondo mi riportò alla serata in discoteca, a Rocco e a pensieri poco casti. Ero persa, come in un sogno, non mi resi nemmeno conto che le mani rapide di Francesca si erano spostate sull’interno coscia, motivo per cui la pelle d’oca era apparsa sulle mie gambe e sui glutei. Quando si spostò di nuovo sui polpacci, persa tra i pensieri e quel tocco malandrino sentii la necessità di stringere le cosce come fosse un accenno di masturbazione, per dare sollievo alla mia voglia umida. Oddio, chissà cosa pensava Francesca di me, abbandonata così, con la bocca socchiusa e ed il respiro veloce, se avesse visto poi i miei capezzoli ritti…
Le mani risalirono sull’interno coscia ed ebbi l’impressione che risalissero di qualche cm ogni passaggio, sempre di più, sempre più su, regalandomi brividi e sospiri. Poi accadde… sentì l’indice della sua mano destra sfiorare le labbra umide della mia fica e fu come rompere un argine…un’ondata di piacere risalì dalla fica allo stomaco, come una vampata di calore, socchiusi gli occhi, di nuovo un passaggio questa volta più deciso, sentii l’indice penetrare appena nella fica, allargando le labbra, e sollevai il culo per agevolarla, bastò un altro passaggio, questa volta la punta dell’indice trovò il mio clitoride…mugolai e venni…non fu un onda travolgente, piuttosto uno scivolare verso il piacere senza poterlo (né volerlo) arginare. Credo di aver mugolato appena, perché mi morsi le labbra immediatamente, e sperai solo che Francesca non si fosse accorta di nulla.
“Ora rilassati” mi sussurrò all’orecchio, poi posò le sue labbra sulle mie in un bacio, che mi parve così naturale da non sottrarmici ed uscì dalla stanza aggiungendo “E’ successo anche alla tua amica comunque”. Che figura…
La serata prevedeva una festa in maschera nella sala dell’Hotel, con animazione e balli, un’occasione che non potevo di certo lasciarci sfuggire, vista la nostra vena di folleggiare. Dei vestiti se ne era occupata Natalya, ed ero felice di ciò, avevo paura di cosa avrebbero potuto combinare Roberta o Antonietta.
Per Ilenia ovviamente un abtitino da sposa, anche se l’impressione era che avesse indossato un abito da prima comunione viste le dimensioni, una gonnellina di tulle abbinata ad un corpetto rigorosamente bianco e damascato, con un velo lungo che le arrivava sui piedi e a completare la mise calze a rete bianche, rifiutò categoricamente l’idea di Roberta di abbinarci un bouquet composto da falli in gomma legati assieme. Ad Antonietta, vista la sua fissazione per Grey’s Anatomy, era toccato un costume da infermiera, non troppo corto ma con due aperture maliziose sui fianchi ed abbinato a parigine bianche con una vistosa croce rossa sul ginocchio. Natalya invece, appassionata di cinema e sempre attenta alle tendenze, aveva scelto per se il costume da Harley Quinn di Margot Robbie, e devo dire che con i suoi capelli chiari e quegli shorts che sottolineavano ancor di più il suo culo invidiabile, era davvero stupenda. Roberta, la più casta di noi, non poteva che trasformarsi in suora, devo dire che la scelta fu indovinata, perché il vestito così lungo era tutto sommato casto, tuttavia a soddisfare il suo lato esibizionistico concorrevano una scollatura squadrata ed un lungo spacco che ad ogni passo mostrava le sue gambe ben più su della balza in pizzo dell’autoreggente.
Ciliegina sulla torta, io ero stato trasformata in corsara, una gonnellina rossa piena di tulle e gonfia un po’ fru fru, poi un gilè che mi stringeva la vita e faceva scoppiare le mie tette, appena coperte dalla camicetta bianca con maniche a tre quarti, cappello a tricorno e pappagallino di peluche cucito sulla spalla, anche qui Roberta propose una sostituzione, ma l’idea di andarmene in giro per la festa con un dildo sulla spalla le fece guadagnare un sonoro vaffanculo. Stivali alti sopra il ginocchio e visto il clima non proprio estivo calze autoreggenti.
Arrivammo nella sala in buon ritardo, e prendemmo posto al tavolo. L’organizzazione dell’Hotel aveva optato per tavoli misti, per aiutare a socializzare, ed al nostro capitò una coppia sui 40 anni, molto divertenti, lui, vestito da Pierino, bassino e con pochi capelli, ma dalla battuta sempre pronta e lei, vestita da angioletto, alta con luminosi occhi verdi e dal fisico statuario, ma con una risata trascinante e in grado di tener testa al marito su ogni battuta. Restava ancora un posto e quando vedemmo entrare in sala Rocco, vestito da carabiniere, lo invitammo subito al tavolo.
Stasera non avevo intenzione di farmi manipolare o di essere il suo burattino, ma ammetto che mi prese in contropiede quando chiese a Natalya di cambiarsi di posto sedendosi accanto a me.
La serata fu stupenda, tra i consigli per un matrimonio felice della quarantenne (tra cui quello di incazzarsi a prescindere ogni 15 giorni per non perdere l’abitudine) e le storie disastrate del marito o di Rocco il tempo scorreva rapido e altrettanto velocemente si svuotavano le bottiglie.
Approfittavo dei momenti in cui Rocco si voltava per scrutarlo meglio e se mi accorgevo che guardava lui, cercavo la mia vendetta accavallando le gambe o muovendomi per dargli nuove prospettive sul mio decolleté. Il mio piano funzionò perché a durante gli amari, la mano di Rocco si posò sulle mie cosce, ci era cascato, posai la mano sulla sua per toglierla, ma oppose forza e riuscii solo ad impedirgli di muoversi e salire più su. Che situazione, speravo nessuno se ne accorgesse, in fondo ero stata io a provocarlo. Il calore della sua pelle attraversava il nylon della calza e si irradiava alla mia pelle come un fluido, mirando diretta verso il mio piacere.
Gli diedi pizzichi sulla mano, ma quello stronzo, se anche soffriva non sembrava darlo a vedere e la sua mano restava immobile, se era una sfida avrebbe avuto quello che cercava , portai la mano verso il suo inguine, e lui immaginò volessi palparlo, invece gli diedi un forte pizzico proprio lì, sul suo pisellone. Mi spiazzò trovarmi tra le dita la sua voglia gonfia e tugida, ma era possibile che fosse sempre pronto e duro? Strinsi le dita cercando di fargli male e ripetei il tentativo con forza tre o quattro volte anche perché la sua mano era risalita velocemente sulla balza in pizzo infilandosi sotto la minigonna. Strinsi istintivamente le cosce, intrappolando così la sua mano vicinissimo all’inguine. Forse fu una scelta sbagliata, in quel modo il mio calore era chiaramente indicativo per lui. Come se non bastasse quella situazione paradossale, Roberta accanto a me si voltò e vide la mano di Rocco sparire tra le mie cosce, mi sorrise complice, poi guardò Rocco in modo languido e rimase lì a gustarsi la scena. Mi fece imbestialire che si intromettesse in quel momento così intimo, Rocco invece parve galvanizzato dalla situazione e mosse la mano per risalire. Guadagnò altri centimetri, oramai le sue dita erano sul lembo di pelle scoperta tra la calza e il perizoma, i miei pizzichi non sortivano alcun effetto, anche se una parte di me ammise che oramai lo scopo non era fargli male ma mantenere il contatto con quel pezzo di carne dura e vogliosa.
Roberta sorrideva guardando la nostra lotta e quando il mignolo di Rocco toccò la mia fessa mi alzai di scatto per andare in bagno.
Avevo bisogno di scappare e sciacquarmi il viso, chiusi la porta dietro di me e rimasi qualche secondo a fissarla, certo che Rocco sarebbe arrivato per avere quello che oramai era chiaro desiderava, per questo feci il più veloce possibile ed uscii dal bagno prima che si trasformasse in una trappola.
Fuori erano iniziate le danze, al tavolo c’era solo la coppia sposata e Ilenia che chiacchieravano le altre erano tutte in pista, vidi Roberta che ballava con Rocco sussurrandogli all’orecchio qualcosa, mentre le sue braccia erano languidamente incrociate dietro il collo dell’uomo. Dopo avergli confidato qualcosa, gli sorrise e si allontanò sculettando con uno dei suoi sorrisi a mezza bocca, da consumata mangia uomini. Se volevano giocare quei due erano perfetti, la sola immagine del suo grosso cazzo e della mia amica che godevano mi colpì con forza, facendomi al contempo incazzare ed eccitare mi andai a sedere al tavolo ma Ilenia come in un oscuro disegno del destino disse “Margot!!! Stavo aspettando proprio te, subito a ballare!” e mi trascinò in pista.
I balli si susseguirono veloci e la musica alta e il vino ingerito mi resero la testa leggera, non mi interessava più nulla, ero con le mie amiche e ci divertivamo come pazze, e mi colpì una consapevolezza, come se finora avessi guardato altrove ma ora era semplice e chiaro, avevo una voglia di scopare assurda, e al diavolo, c’era lì un maschio che mi scaldava e che non aspettava altro. Mi voltai verso di lui, sorrisi e mi avvicinai danzando languidamente.
Per un attimo vidi passare sul suo volto lo smarrimento, poi ritornò quel sorriso, curiosamente adesso non mi sembrava più da stronzo, ci vedevo complicità, intrigo.
La musica alta copriva i miei pensieri, i no che provavano a risalire da dentro, ma non soffocavano la voglia, il desiderio, la fica pulsava finalmente libera da vincoli. Nella penombra, occhi negli occhi mi avvicinai a lui, nascosti dalla folla e dopo avergli poggiato le braccia sulle spalle, scivolai in avanti incrociandole dietro al collo, fronte sulla fronte, col mio seno gonfio che spingeva sul suo petto, le nostre gambe si incrociarono e la sua erezione finì sulla mia voglia. Dio, la sentivo strofinarsi sulla pancia come una promessa di goduria, mi strofinavo su di lui a tempo di musica, mentre la sua mano si teneva stranamente sulla schiena, evidentemente era più preoccupato mi allontanassi se l’avesse spostata per toccarmi il culo. Se avesse saputo.
Mi sollevai appena sui piedi, facendo si che la punta della sua virilità combaciasse con le mie labbra, poi mi lasciai scivolare in basso, gustandomi quell’accenno di intrusione lungo tutta la fica. Non mi importava in quel momento delle mie amiche, anche se sapevo di poter contare su di loro. La nostra danza proseguiva, ho perso il conto delle volte in cui ho sentito la cappella strofinarsi sul mio clitoride, credo che il mio perizoma fosse oramai da strizzare, e credo fu anche il suo pensiero perché portò la mano lì sotto accarezzandomi, lasciandomi andare in un gemito lungo.
Decisi, lo presi per mano e lo trascinai verso gli ascensori, lo volevo, e lui voleva me.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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